Un bel po’ di libri in lettura, e tutti importanti: l’influenza, a ben vedere, è un incentivo a stare sotto le coperte e leggere, finchè si può. Attendo con curiosità anche Emmaus di Alessandro Baricco. Su Repubblica, ne scrive oggi Domenico Starnone:
Emmaus, il nuovo libro di Alessandro Baricco, racconta di quattro giovani cattolici, furiosamente chiusi nella loro fede, che l´uno dietro l´altro sconfinano nel territorio di chi, giovane come loro, gode di tutti i privilegi e di ogni piacere senza nessun sentimento evidente della colpa e della punizione.
Il tema è spiazzante – cattolicesimo, fede, calvario, resurrezione – ma i lettori che hanno amato Oceano mare, Novecento, Seta, possono stare tranquilli, ritroveranno il loro autore e in ottima forma. I protagonisti di Emmaus – vale a dire l´io narrante senza nome, Bobby, Luca, Il Santo, tutti campioni fervidi dell´edificazione del Regno di Dio, e la sirena Andre che invece con le sue fattezze androgine li trascina fuori delle rotte note – hanno i tratti precisi e insieme indeterminati ai quali Baricco ci ha abituati. E le loro appassionanti vicende d´amore, di violenza, di morte, sono raccontate con un effetto sempre meglio studiato di rapidità lenta, intensa, cadenzata, senza una parola in più e forse, se è possibile, con parecchie in meno.
Questo libro tuttavia ha qualcosa in più fin dal titolo, toponimo del mito della resurrezione. L´episodio di Emmaus è noto. Due seguaci di Gesù, uno dei quali si chiama Cleopa, si imbattono in un tale che fa tutta la strada con loro. Si parla della crocifissione, lo sconosciuto cita e interpreta le Scritture, i due alla fine lo ospitano nella loro casa di Emmaus. Solo durante la cena Cleopa e l´altro riconoscono in lui Gesù risorto. Perché non se ne sono accorti prima? Hanno fatto un cospicuo percorso con quell´uomo: come mai non l´hanno riconosciuto? Luca, l´unico evangelista che narra per filo e per segno questa storia, lo dice con chiarezza: gli occhi di Cleopa e del suo compagno erano assoggettati ad abitudini visive che li rendevano ciechi.
Emmaus è appunto un libro su com´è difficile vedere davvero, in tutti i tempi e in questo nostro tempo. I giovani cattolici di Baricco hanno occhi impediti. Da cosa? Dalla tradizione. Dalla nebbia della loro educazione religiosa, dagli scenari di tranquilla finzione tirati su dalle loro famiglie, dalla pazzia santa della loro stessa fede che li obbliga a opere di carità negli ospedali, a far musica scialba da oratorio, a pratiche di sesso quasi casto con le loro fidanzate semivergini e mai troppo belle, alla frequentazione per scopi ascetici di prostitute o travestiti dai membri accarezzabili.
Questo loro impedimento dello sguardo però non esclude la tentazione di guardare oltre confine, tra “quelli là”, i ricchi e giovani epuloni che ignorano le ulcerazioni del prossimo e godono, bellissimi e luminosi per privilegio, della bellezza tragica di esserci. La domanda perciò diventa: c´è, oltre il perimetro in cui è stato chiuso lo sguardo, un altro vedere, più vero?
Pare di sì. C´è la giovanissima Andre, figura seducente di femmina senza rotondità femminili, oggetto del desiderio per un´eterosessualità determinata e nutrita da desideri omoerotici. Lei è segreto da svelare e che insieme ti svela, lei allarga velocemente la crepa nel muro di confine. È la terza persona di genere femminile che tradizionalmente rivoluziona il racconto maschile e che qui, in clima di cattolicesimo fervido, risulterà in grande familiarità con la morte e forse anche più amara.
Cosa rivela, Andre, cosa mostra ai quattro ragazzi questa macchina predisposta per la distruzione e insieme per la nascita? Niente? Tutto? È a questo punto che il libro si impenna, facendo inarcare la sua stessa struttura. All´inizio troviamo un ragazzo di “tanti anni fa”, una terza persona maschile, un lui. Volti la pagina e questo lui si trasforma in un io, che racconta, a partire da oggi, il tempo andato in cui è stato un diciassettenne, un´epoca ancora senza cellulari e Sms e Internet. Volti ancora la pagina e l´io si inserisce dentro un noi e ci informa prima su un “noi cattolici di fede”, opposti a “quelli là”; e poi su un “noi di gruppo”, il gruppo di amici composto dall´io narrante, da Bobby, da Luca e da Il Santo, ciascuno con un suo tratto marcato: l´autocontrollo, la curiosità divertita, la bellezza fragile, l´ascesi. Tutto in ordine, parrocchia, genitori, figli. Ma Andre appare e scompagina il tessuto pronominale con il suo “lei”. Lacera il “noi cattolici” e il “noi gruppo”. Li lascia nudi a guardare lo spettacolo della sua nudità, sospingendoli l´uno dietro l´altro – loro che sono per costituzione trattenuti, prudenti, pudichi, distanti dalla bellezza, dal dolore e dalla morte – verso la tragedia.
Emmaus diventa dunque la storia di una finzione – vale a dire un universo plasmato nei secoli – che va a pezzi sotto la pressione del crudelissimo vero. Ma, in parallelo, si compone anche la storia di come appare, tra le macerie, il mondo confuso (alla lettera) della resurrezione.
Ce lo dice bene, dall´inizio alla fine, la tonalità dell´io narrante che racconta dalla sponda dell´oggi vecchie appartenenze, rotture tragiche, ricomposizioni fluide. La sua voce, la più complessa del libro e la più nuova, oscilla tra almeno tre stadi che si urtano e si sovrappongono e si contraddicono di continuo. C´è l´adesione alle credenze della tradizione. C´è la critica violenta del “noi” e lo scantonamento tra “gli altri”. C´è il ritorno in seno al “noi”, ma con un´irriducibile confusione con “gli altri”. E anche i materiali del racconto presentano gli stessi urti e lesioni. Il lessico sventaglia un apparato simbolico massicciamente divulgato, una “ragnatela di sentieri” su per l´immaginario letterario-cinematografico-televisivo-in rete. Nebbie, acque nere, tenebra demoniaca e sciabolate di luce. Scambi misteriose tra nascite e morti. Donne che inducono i santi alla copula che ingravida. Masturbazioni, pompini, sesso a tre e voyeurismi. Pistole che prima o poi dovranno sparare. Ascesi tolstojane e orrore conradiano. Ma tutto piegato a nuove cadenze e nuove inquietudini. Baricco sembra essersi fermato a sua volta a Emmaus in cerca di uno sguardo più acuto che buchi il già finto. Così state attenti al gesto femminile rabbioso che modifica la forma cinematografica del sesso orale. Così badate ai nomi dei personaggi che esibiscono una loro ragione profonda, e non solo Andre, non solo Bobby, non solo Il Santo, ma lo stesso Luca, l´unico con un nome casereccio, che però è il nome dell´evangelista di Emmaus. Così guardate come ogni sortita “romanzesca” viene presto negata (“non è vero”, “forse è andata in un altro modo”) e piegata a effetti imprevisti. Così ammirate come la verità esplode dall´interno di uno spettacolo o ha bisogno di un “doppio” per essere pronunciata. Insomma è l´intero congegno verbale che, muovendo da stilemi collaudati, sprigiona un di più, il cuore inenarrabile del racconto.
Di cosa è fatto questo cuore? Naturalmente di mistero, del letterario mistero del nuovo millennio che fruga nell´antico per scoprirvi le forme dell´oggi. I giovani di Baricco vogliono essere tutto e affermano questo loro bisogno di totalità. Sconfinare alla fine per loro è questo: fondere insieme gli opposti, la tenebra-luce, gli angeli-demoni, noi-gli altri, la madre-vergine. Perdere le identità troppo rigide. Confondersi, come ad Emmaus, dove nessuno vede, nessuno sa. Forse nemmeno Gesù, finche cammina lungo la strada per Emmaus – intuisce a un certo punto l´io narrante – sa di se stesso, della sua morte, della resurrezione. Vedere non è un miracolo, ma un continuo esercizio, un lavorio disciplinato.
Mi piace moltissimo la chiusa con gesù ignaro di sé stesso. Chissà, mi fai quasi venire voglia di riconciliarmi con Baricco, che trovo sempre tanto asettico e formale, e leggerlo.
Di Baricco ho amato moltissimo Novecento e letto e riletto il resto che mi ha sempre lasciata freddissima. Vediamo se con il tempo e con la paglia sono cresciuta abbastanza da riapprezzarlo.
magari il libro di baricco è bello… ma questa critica di starnone è illeggibile
Detta così, mi viene da invidiartela l’influenza. Che dire? ad augurarti una pronta guarigione quasi mi dispiace. Sia come sia, hai tempo di godertela fino al 16, poi basta.
ah, ovviamente se sei tu ad avere l’influenza, magari era una considerazione generale. Comunque auguri a tutti gli influenzati.
(per un po’ mi astengo dal lggere: critici e scrittori fuori la porta, sciò. quando mi passa riprendo)
..che gli è successo a Starnone? Dall’ironia degli articoli per il manifesto sulla scuola a queste recensioni demenziali e pompose?
Salvateci da Baricco.
E’ che a volte capita quando si recensisce un amico.
Ma prima leggiamo, poi torturiamo…
“Forse nemmeno Gesù, finche cammina lungo la strada per Emmaus – intuisce a un certo punto l´io narrante – sa di se stesso, della sua morte, della resurrezione. ”
Forse è meglio che ti documenti : Gesù appare ai discepoli dopo la sua resurrezione !!
Cmq ho letto Emmaus nel weekend e mi è piaciuto moltissimo; è anche un po’, credo, l’effetto del quasi coetaneo che racconta un mondo al quale appartenevate, voi due (lettore e autore) ognuno per suo conto e adesso vi ritrovate, lui che scrive e tu che leggi commossa e così ti frega; però raccontare le storie e le epoche delle persone elencando fatti di cronaca, musiche, tinelli, programmi tv eccetera di allora all’improvvisio mi sembra troppo facile; Baricco ha fatto una cosa molto diversa: non ci sono riferimenti concreti eppure c’è un universo precisissimo; veramente un romanzo che ti pervade.
il libro mi è piaciuto tanto..sarà che adoro baricco??!!
narciso e boccadoro….il ruolo dell’arte, la ricerca della vergine Madre, la sintesi tra bene e male come fine ultimo di tutte le cose. La vita vissuta alla ricerca di un senso e di una comprensione che si trova solo superando il bene e il male in una sintesi che rende sacro anche il profano.
E’ quasi plagio,
Bah. Ricco. L’arte di pestar l’acqua nel mortaio. Da una parte fanno pena, dall’altra vanno invidiati. Hanno scoperto la macchinetta giusta.