Buon Santo Stefano.
Capito come funziona? Dopo la polemica su Femminismo a Sud, e dopo aver risposto con un articolo a distanza, Gli Altri inizia la campagna personalizzata contro chi ha osato dissentire.
Dunque, ecco che vengo accusata di fare liste di proscrizione anche io. Sugli Editori a Pagamento. Notare la finezza dimostrata nell’articolo. Giornalismo di gran classe, non c’è che dire. Ad Andrea Colombo, che frequenta questi lidi, faccio presente che mai, presentando le liste, ho parlato di spregiudicato affarismo a proposito degli Editori a Pagamento, ma solo di un servizio informativo fatto da Lipperatura e altri blog. Cos’altro devo aspettarmi, cari compagni? Un articolo sui miei ex fidanzati? Sulle mie pagelle alle elementari? Mi metto comoda.
Io leggo da mobile e non mi riesce in nessun modo di leggere l’ articolo in questione. Any help?
Purtroppo è solo in pdf…
Mi piacerebbe sapere che cazzo (quando ce vo’, ce vo’) c’entrano le liste degli editori a pagamento con il potere – spesso male esercitato- dei grandi gruppi editoriali, come in questa stessa sede più volte sottolineato. La spiegazione più semplice è quella di una vergognosa vendetta trasversale ai danni della proprietaria di questo blog: o con noi o contro di noi. Giusto un minchione (quando ce vo’, ce vo’, parte seconda) non arriverebbe a capirlo.
cara loredana, di questo articolo non sapevo niente. ne ho scoperto l’esistenza solo in questo momento. colpa mia che in questo periodo seguo troppo poco il lavoro di redazione. ci tengo però a dire che non sono nemmeno un po’ d’accordo sull’idea di pubblicarlo, che mi pare purtroppo allo stesso livello della famosa lista, o almeno del giudizio che ne ho dato io, palesemente diverso dal tuo.
vedo che qui le cadute di stile si moltiplicano da tutte le parti, e come è ovvio mi dispiace molto più per quelle che mi riguardano da vicino come questa che per le altre.
Non solo non c’entrano, non solo le liste sono state pubblicate, come specificato decine di volte, come servizio informativo, ma l’attacco ai Wu Ming sottinteso? Certo che è una vendetta trasversale, dal dubbio iniziale (“sarebbe”) sulle mie attività professionali, al vittimismo preventivo (oddio! E adesso che mi succederà? Ho attaccato la Lipperini): ignobile due volte, perchè anche quando ho pesantemente polemizzato con i miei interlocutori in rete, questo non ha mai e poi mai interferito con il mio lavoro e con le recensioni che scrivo o le interviste che conduco a Fahrenheit. E ci sono decine di persone che possono testimoniarlo, peraltro. Vergogna.
Prendo atto, Andrea Colombo. Di certo, sembra un articolo fatto per esclusivo attacco personale, che non tiene in minima considerazione il motivo reale per cui le liste, stilate da un gruppo di ragazzi su Writer’s Dream, poi oscurate causa minacce, sono state riprese da me, Michela Murgia e altri blogger.
leggo i nomi collaboratori de “Gli Altri” da un lato rabbrividisco e dall’altro mi dico che, in fondo, c’era da aspettarselo. Questi sono i giornali che un mio amico decreterebbe “giornali fascisti e razzisti che si spacciano a sinistra….”, giornali che siccome hanno avuto facoltà di parlare sul web scambiano la democrazia per il relativismo delle opinioni.
Ma tant’è.
Perchè l’elenco degli editori a pagamento e/o a “doppio binario” è on line da un paio di anni, ma se ne accorgono solo quando lo ripubblica un sito che smuove opinioni. E allora cosa fanno? Attaccano il sito e chi lo gestisce invece che fare un’accurata analisi dell’elenco stesso.
Qualora ci siano da fare analisi.
Si ripropone, dunque lo schema standard che qualcuno aveva pensato che il web avrebbe potuto distruggere: fa notizia solo chi ha un qualche potere. Gli altri possono parlare. Tanto non li legge nessuno.
Riguardo all’articolo su Casa Pound, capace solo di confondere le acque e mischiare i significati, quello che più mi colpisce è il tentativo di mettersi dalla parte dei buoni affermando di aver difeso l’anarchico Pinelli e non so chi altro, come se questa fosse l’etichetta per essere annoverati dalla aprte degli antifascisti.
Riguardo all’elenco degli editori a pagamento sono settimane che mi faccio la stessa domanda: perchè alterarsi? Se un editore decide di farsi pagare avrà i suoi buoni motivi. Per quale motivo, allora ha bisogno di “pubblici difensori”?
Gli scrittori decideranno cosa fare, come hanno sempre deciso.
Chi può pagare pagherà e forse sarà il mercato a decretare se si tratta di un buono o di un cattivo scrittore. Alcuni sceglieranno una via di mezzo e, da bravi imprenditori, si autopubblicheranno. Altri si faranno giudicare da un editor. Con buona pace di chi ancora non ha capito che il gioco dell’arrabbiato non funziona proprio più.
Tutta la mia solidarietà. Parleremo anche di questo. Quello che si muove in questi giorni è veramente la dimostrazione che chi tocca zone grigie “paga”. Ora so a cosa serve Gli Altri: a fare cecchinaggio su chi non è d’accordo con le idee di tizi@ e cai@.
Grazie. Va anche preso atto della dissociazione di Andrea Colombo. Sicuramente Giuliano Compagno, l’autore dell’articolo, ha inteso essere più realista del re e sbracciarsi in prima fila per far vedere come si colpisce chi ospita una discussione fuori linea.
A parte che è pure noioso, consiglio una spolveratina al tedesco. Fraulein si scrive Fräulein, con la dieresi…
Per un attimo mi sono chiesto che cosa cavolo avessi scritto a riguardo. Poi mi sono ricordato di non avere scritto nulla a riguardo. Allora ho pensato a uno dei due omonimi giornalisti che mi ritrovo (o viceversa, a seconda della data di nascita), e ho capito di essere innocente. Un discreto sollievo…
comunque noi chiudiamo rigorosamente il giornale il lunedì pomeriggio. il pezzo di giuliano compagno era stato quindi pensato, scritto e impaginato prima dell’uscita del tuo post su femministe a sud come polemica su altre fronti che personalmente conosco e seguo poco.
resta il fatto che trovo la coincidenza estremamente poco gradevole.
Quando si fa volutamente confusione tra i piani del discorso arrogandosi un ragionamento che non fa una grinza solo perché tautologico ci si trova di fronte, ahimé, al peggior vizio del giornalismo e dell’intellettualismo italiano. La lista degli editori a pagamento o a doppio binario è una segnaletica onesta per indicare un cattivo uso dell’imprenditoria culturale che cresce sul narcisismo degli autori e non rischia né nel cercare veramente il talento – missione culturale – né i soldi propri – missione imprenditoriale. L’omologazione culturale e la mercificazione della Cultura di cui sono colpevoli molti grandi editori e molte teste pensanti è un problema altrettanto grave che va distinto. Semmai l’omologazione culturale crea negli imprenditori falsi l’idea che basti copiare ricette di un certo tipo per fare libri, e la miseria culturale dilagante induce troppi soggetti a inventarsi mestieri che non sanno fare. Che scrivere un libro sia diventato come fare la velina per entrare nel mondo dello spettacolo, ahimé, è un dato che non porta la Letteratura al popolo ma ancora una volta si fonda sulla creazione di bisogni (fasulli) indotti e di grammatiche di valori vacui. Il lavoro della conoscenza, di cui tutti: editori, giornalisti, scrittori, siamo operai merita attenzioni diverse e una riqualificazione, anche imprenditoriale, di altro genere. L’oligarchia che impera causa in parte il proliferare di piccole editorie sane nella speranza, non sempre soddisfatta, di tutelare una bibliodiversità sempre più carente (varietà di un’offerta libraria che si sposi con la qualità, varietà di contenuti e di pensieri), ma non è causa scatenante la generazione invece di editorie fasulle che aiutano solo il sistema del “print on demand” uccidendo il valore autentico dell’operaio della conoscenza: il giudizio critico, la lettura come sapienza, la selezione come meritocrazia. L’editoria a pagamento uccide il senso stesso della competenza. E se questa competenza cominci a mancare o nascostamente sempre sia mancata anche nelle grandi case editoriali non è una giustificazione argomentativa legittima a lasciar perdere le Liste. Un articolo come questo non è solo una risposta stupida a un gesto che tra l’altro Loredana Lipperini eredita e non inventa – e quindi tanto sarcasmo ad personam è fuori luogo e pretestuoso – ma alimenta la convinzione diffusa e malsana di un’italietta che si rifugia dietro l’alibi che tutto è marcio e che se non si colpiscono gli evasori “grandi” tanto vale che si lascino evadere quelli “piccoli”. Un’opinione populistica che andrebbe combattuta e non citata.
E non bastano i toni veementi per dare credibilità e autenticità a un pensiero qualunquista che come tutti i qualunquismi mischia i piani del discorso, ribalta le posizioni e si arroga il diritto – che non dovrebbe essere di nessuno – di contrabbandare per “critica” ciò che è solo e unicamente un’offesa. Lo stile dell’insulto tipico del talk show a cui si riduce la chiacchiera dei non pensanti (o dei mal-pensanti). Aspetto con fiducia discussioni a grandi altezze di vedute da questa apertura pubblica delle Liste: c’è in gioco il senso stesso del fare Cultura non l’esibizionismo della penna facile. Che non graffia ma sporca.
Due articoli piuttosto maldestri e offensivi.
Tuttavia non sono da sottovalutare. Spero non ci sia un “seguito”,
intanto hai tutta la mia solidarietà.
Pare anche a me che una analisi di quanto sta succedendo in rete su EAP sarebbe stata più opportuna e più interessante. Non accetto che chi scrive su un giornale on line o cartaceo non spieghi, analizzi e faccia esempi di quanto succede, magari approfondendo. Mi sembra che ci siano spunti per indagare il mondo degli esordienti, degli aspiranti scrittori, il perchè di un fenomeno, cioè tutti quegli spunti che occhieggiano leggendo in rete tutto ciò che è emerso sugli EAP. Si può tracciare una ‘storia’ dell’editoria a pagamento? O una localizzazione geografica? Io non so se questi argomenti siano stati trattati, ma il risultato giornalistico non può essere solo attacchi personali e polemiche su questo o quel blogger.
Ha senso che la rete ‘comunichi’ con delle testate online o in cartaceo in questo modo?
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/12/26/gli-altri-ora-fanno-anche-vendetta-trasversale/
tanto per dire, ci sono un sacco di persone che in questi giorni si sono espresse come hai fatto tu, Loredana, o Wu Ming1. ci è arrivata pure la solidarietà di gruppi musicali noti (che non cito perché potrebbe arrivargli una stroncatura di ritorsione) e di un sacco di altri compagni e compagne. Deve essere brutto non avere argomenti di cui occuparsi per chi scrive su un giornale. Ci voleva proprio questa coraggiosissima inchiesta sulla rete antifascista che sul web non si fa gli affari propri.
Un abbraccio forte, cara Loredana.
Un abbraccio a te e voi: preoccupato, ma forte.
Preoccupat* anche noi, molto, se questo è lo stato delle cose. Non poter dissentire senza aspettarsi articoli di ritorsione è di una gravità enorme. Bisognerebbe parlare di questo e parlarne molto dato che negli ultimi anni questo metodo (come si può chiamare?) ha silenziato critiche e opinioni.
In sicilia ci sono due modi per fermare chi si oppone alla mafia (fermare depotenziando le parole, ché di sparare non hanno più voglia perché non paga):
– la denigrazione, la diffamazione e la minaccia di querela con richiesta di risarcimento danni.
Nel primo caso si lede la credibilità della fonte e nel secondo si produce un embargo economico perché troppo spesso chi fa antimafia non ha neppure un soldo per sostenere cause in tribunale.
Non c’entra con quello che succede a te ma è così strano che a me, siciliana, vengano in mente queste analogie?
Non conoscevo quella testata giornalistica. Quello che mi ha stupita di più, dopo aver letto i due articoli linkati, è che cliccando sul “chi siamo” ho scoperto che si definiscono “giornalisti di sinistra”. Ecco devo dire che a parte gli attacchi personali (che alla fine si commentano da soli) è questo a preoccuparmi di più. Dagli articoli che ho letto, di “sinistra” non ci ho visto proprio nulla.
Cosa ci sia poi di così scandaloso nell’avere pubblicato la lista delle case editrici non lo capisco… se sono a pagamento sono a pagamento, no? Cioè non è illegale e chiunque di noi lo può sapere semplicemente informandosi, quindi non hai pubblicato un segreto. Boh!
Anche a credere al fatto che questo articolo sarebbe stato scritto e approvato per la pubblicazione prima della querelle su CasaPound, non si può comunque ignorare l’estrema povertà degli argomenti dell’autore, che costruisce un editoriale su un fatto di cui non conosce l’origine (Writer’s dream e la sua filosofia, gli scontri tra quel sito e alcuni EAP), ignora tutti gli argomenti di merito, e non morali/stici, addotti da Writer’s dream prima e da chi ha ripubblicato la lista poi per sconsigliare la pubblicazione a pagamento, mescola considerazioni a casaccio sullo stato dell’editoria italiana, sempre ignorando la discussione che su questo blog va avanti da mesi, se non anni… Altro che caduta di stile, questo è pessimo giornalismo proprio nei contenuti.
L’articolo di Compagno è semplicemente penoso.
Solidarietà e specchi lucidi per guardarsi in faccia, alla fine della giornata: c’è chi può permetterseli, e chi no.
Sempre più felice che i “professionisti” stiano facendo la figura che meritano. Come ho detto più volte in mezzo a questa polemica via via più marrone, dovrebbe bastare saper leggere. E infatti quelli che hanno un normale desiderio d’informarsi leggono e poi esprimono la loro opinione – laddove possono informarsi, ovviamente. Qui e su Femminismo a Sud si può.
Dàje Loredò.
Pessimi articoli, soprattutto il secondo. Però sono figli del medesimo linguaggio e del medesimo assetto mentale. Quindi solidarietà totale, ma occorre reagire sempre mettendosi sul gradino della complessità e cercare di rifiutare quello loro della semplicità, della gara di sputi.
Il che mi aiuta a capire una serie di cose dei femminismi in rete. Spero che non sia tanto ot. Ma forse abbiamo bisogno di trovare più che un pensiero comune un comune modo di parlare che non generi di queste escalation all’idiozia. No perchè dopo di questo che ce so, li pomodori sotto casa?
Come già ti ho detto via twitter, stendiamo un velo pietoso su gli altri.
Premesso che Giuliano Compagno mi sembra una firma falsa, aggiungo che questi personaggi, caduti nel dimenticatoio da parecchio tempo, vivono di queste provocazioni e ci si masturbano sopra.
Ignoriamoli visto che non esistono e non contribuiscono a nessun dibattito né politico né culturale.
Dedicargli un post, dopo un articolo penoso come quelli di “Compagno” va tutto a vantaggio loro perché dimostrano che esistono.
Ignorare personaggi del genere è necessario.
Sono come i troll dei vari forum.
Zeropregi, GC è vero, scrive libri e collabora anche a Il Futurista. Ma non è questo il punto, non voglio ricadere io stessa nei personalismi. E’ una questione di pratiche.
Perché alla base della polemica di questi giorni c’è – e qui ha molta ragione, fra gli altri, zauberei – una terribile semplificazione. “Oddio mi menano” versus un post che ragionava su media e neofascismo. L’unica possibilità per uscirne è, in effetti, cercare di continuare quei ragionamenti, ogni giorno, e di moltiplicarli. E mica potranno fare un articolo al giorno contro venti, trenta, cinquanta persone, eh.
Ah. A proposito. Grazie a tutt*. Di cuore. 🙂
Concordo pienamente con l’affermazione che l’unica possibilità per uscire dalla spirale della ritorsione senza lasciarsi intimorire è quella di continuare su quei ragionamenti (che evidentemente tanto infastidiscono) e di moltiplicarli. Dietro una serie di tentativi sconnessi di istituire relazioni tra liste al fine di …boh? mi pare di cogliere nell’articolo di Compagno un che di risentimento e di timore proprio verso forme e pratiche della comunicazione e dello scambio di informazioni reso possibile dai/dalle blogger che mettono in discussione e forse tolgono spazio al tradizionale giornalismo cartaceo, avvezzo a scriversi addosso senza repliche. Be’,dovranno imparare a farci l’abitudine.
Un abbraccio a te e grazie per tutto il lavoro che fai.
Lippa, intanto auguri! Se ho capito bene il fine pensiero per essere sinceramente di sinistra dovrei pubblicare a mie spese, rifiutare con sdegno ogni anticipo, cercare un editore distribuito poco e male, sfuggire alle interviste… Insomma un suicidio non assistito. Su casa Pound dissento molto dall’impostazione data da tutti alla vicenda ma credo non sia né tempo né l’ora per discuterne in rete – visto che siamo arrivati a questo punto.
Perché dovrei avere un pregiudizio sui giornalisti? No. Nessun motivo. Spesso, i giornalisti sottovalutano la portata delle loro azioni. Ma questo capita a tutti.
Leggendo i commenti è facile dimostrare che avevo ragione quando ho ricordato la vecchia notizia: l’informazione forma l’opinione pubblica. C’è chi preferisce farlo scravattato, con i mondi trasparenti, le vetrate trasparenti, e chi ammiccando, ipotizzando complotti e tergiversando sui rimandi più astrusi. E chi con le liste. A ogni modo, si tratta sempre di seguire una strada piuttosto che un’altra per promuovere un’opinione. Non è in sé sbagliato. È in sé normale. Detto questo, contano i modi con cui l’informazione si dà. E darla attraverso queste due liste, una giornalista scafata dovrebbe saperlo, è un modo per formare un’opinione, o per dare un’informazione, di per sé totalmente inutile, se non entrasse in relazione, pericolosa, con chi le vede come l’ultimo mezzo necessario per far valere le proprie idee. In maniera pacifica ma anche no. È una stupidaggine, ma è una stupidaggine anche non perdere tempo a togliersi il casco integrale prima di entrare in una tabaccheria, magari con una mano nella giacca imbottita in cerca del portafogli. Forse il tabaccaio non spara (non lo ha fatto, per fortuna), forse lo fa, o forse lo fa per sbaglio, però è sempre meglio risparmiare in cose inutili che correre inutili rischi. A saperlo prima, sono tutti buoni.
Informare tramite i nominativi a che scopo? Informare chi? I distributori, i librai, i giornali, la “canaglia letteraria”? Per quale ragione? A che serve? Queste informazioni sono utili per chi vuole davvero e soltanto “informarsi”? Forse quelle liste saranno usate in qualche comitato per evitare di assegnare premi o finanziamenti a questo e a quello, perché l’ha detto la Lipperini (si badi), sulla base di quello che pensano o di come fanno pagare e a chi il prezzo del mercato, e non di quello che hanno scritto o editato. Forse saranno usate per non invitare qualcuno, per licenziare, e anche per gambizzare e per eliminare. Chi lo sa. Stupidaggini? E allora ripeto, in termini più chiari, la storiella edificante del tabaccaio: c’era una volta…
In tribunale e per la chiesa cattolica le omissioni valgono quanto una bugia. Anche se questo, per fortuna, non vale per la stampa, non significa che ricordarselo, ogni tanto, non sia d’aiuto per avere uno sguardo più ampio e per garantirsi un futuro con un numero ragionevole di sensi di colpa.
Secondo me, utile sarebbe dire quello che già, Lipperini, ha detto altre volte, e non stancarsi di ripeterlo, ma fare più chiarezza, magari compilando una voce e una categoria: editoria a pagamento, cosa bisogna sapere. Cos’è l’autopubblicazione? Cos’è Mio Libro? C’è una differenza fra pubblicare a pagamento libri di buona poesia e libri cattivi? Perché bisogna far pagare all’autore qualcosa che è “buono”? Qual è la differenza fra la vanità dell’artista talentuoso e quella di chi è privo del sacro dono? Il tempo della defecazione poetica come per il prototipo metallaro faulkneriano di Zanzare? O che altro?
Non ho seguito la polemica ma dico solo una cosa: io non mi farei operare da un chirurgo che ha pagato per farlo e non opera perché scelto in base al talento. Idem per gli autori, tutto il resto è conversazione.
Cavolus, o chi per lui, sposa lo stile già usato da altri e altre. Visto che ho pubblicato – non compilato, peraltro – le liste, qualcuno le userà per gambizzare gli editori. Così come le “liste” di FaS porterebbero alla gambizzazione dei veri e sinceri democratici.
Sinceramente, ritengo di averle già risposto. E il gioco “o con noi o favorisci la catastrofe, il terrorismo, l’apocalisse Maya” mi disgusta, anche se va per la maggiore fra chi si ritiene depositario della vera e democratica cultura.
Secondo Andrea Colombo non ci sarebbe alcun legame tra l’articolo contro Loredana Lipperini pubblicato su “Gli Altri” e la polemica su Femminismo a Sud.
Non so cosa sia meglio o peggio. Immaginare che quell’articolo sia una rappresaglia ad personam oppure un attacco personalistico gratuito. Nell’uno e nell’altro caso lo stile si commenta da sé. Non c’è bisogno di pubblicare per il gruppo Mondadori per essere berlusconiani. Come non c’è bisogno di sventolare una celtica per essere fascistoidi.
Sul merito della questione EAP: in questa sede è stato ribadito ad nauseam che la lista degli editori non è stata pubblicata con finalità denigratorie. Prova ne è il fatto che qui sono state ospitate rettifiche, prese di posizione, motivazioni degli editori in questione. Fingere di ignorare questo dato di fatto, riscontrabile da chiunque faccia un giro da queste parti, è roba per poveracci con piccoli conti da regolare, meschini rancorucci, miserie varie ed eventuali. Ho due colonnine da spendermi, me le gioco contro Tizia, o contro Caia (senza dimenticare quei Sempronii che mi stanno sul cazzo da sempre).
Sul merito della questione FaS: c’è gente che da molto tempo ha perso qualunque legame con i movimenti reali che attraversano il paese e il mondo. Gente per cui “gli altri” si dividono in maitre-a-penser di sinistra venduti a Berlusconi e post-fascisti del terzo millennio con i quali è doveroso dialogare e ai quali vanno garantiti spazi e finanziamenti. Personaggi che si fanno infinocchiare da un gruppuscolo di fascistoidi nicodemiti perché costoro sono ormai gli unici disposti a blandire le loro belle teste. Si sa che la vanità gioca brutti scherzi. Costoro, davanti all’evidenza dei morti ammazzati, degli scritti razzisti e antisemiti cancellati in fretta e furia dai siti, delle goffe giustificazioni (“se c’ero dormivo”) sentono la coscienza di sinistra rimordere. Così se qualcuno fa loro notare che da anni hanno preso fischi per fiaschi, il riflesso è quello di gridare: “BR!”. Ed è il grido disperato di chi è rimasto solo con la propria insipienza e con la propria spocchia. La lingua batte là dove il dente marcio duole: si evocano i mostri del passato con la stella a cinque punte sul berretto per non ammettere di aver creduto a quelle facce da “bravi ragazzi” (U.M. Tassinari dixit a L’Infedele) che facevano gli occhioni del Gatto con gli stivali di Shrek. E ci si stringe a coorte per difendere le libertà democratiche insieme a quelli che di dette libertà saprebbero bene cosa farne.
Da non addetto ai lavori, dato che io non scrivo nulla e mi limito a leggere quello che altri hanno scritto, trovo utile sapere chi pubblica a pagamento e chi no. Sfogliando il catalogo di quegli editori, saprò che alcune opere non sono state selezionate per la loro qualità, che magari c’è pure, ma evidentemente non agli occhi di chi l’ha pubblicata. E questa è un’informazione. O no?
Ma come, Loredana Lipperini, hai pubblicato una lista? Un elenco già presente nel web da due anni? Come ti è venuto in mente? Non lo sai che i terroristi fanno la fila per queste cose?
Altrimenti non potrebbero “eliminare”, “gambizzare”. No. Aspettano che Loredana Lipperini pubblichi un elenco vecchio di due anni, da soli non se lo sanno cercare mica nel web, e quel che è peggio, non sanno fare elenchi.
Usano le pistole ma non sanno fare liste. Sono scemi.
Non ho più parole, davvero. Solidarietà totale a Loredana.
Jo, peggio: sarò anche responsabile dei licenziamenti. Da una parte i terroristi rossi, dall’altra i direttori amministrativi delle case editrici. Armageddon. 🙂
(grazie!)
A tutti quelli che si preoccupano di essere “gambizzati” o aggrediti da sedicenti neopostultrasbrigatisti rossirossissimiquasibordeaux vorrei far notare una cosa:
gli unici aggrediti e che c’hanno rimesso la pelle negli ultimi anni, finora sono dei ragazzi di sinistra, dei migranti, delle donne, vittime loro sì dell’intollranza di qualche fascista organico alle organizzazioni o, come spesso avviene, fascista sedicente ed esaltato (vedi gli assassini di Renato Biagetti o Nicola Tommasoli).
Evitate di fare i pre-martiri che ai vari Colombo o “listati” vari credo che tutti pensino non valga la pena neanche dargli un ceffone. L’indifferenza vi sta accompagnando e vi continuerà ad accompagnare. Ed è l’arma che più temete.
“Sul suo blog ha pubblicato i nomi delle case editrici a pagamento. Un elenco in nome della “qualità”, per tacere dei veri monopoli.”
Per la serie compagni che sbagliano mira e la fanno fuori dal vaso. Che se c’è un posto dove si parla di editoria in modo non superficiale, articolato, e considerando tutti i punti della filera (editori, lettori, librai, scrittori…), senza preclusione di dimensioni, generi, ecc. è proprio questo!
Fossi nei panni dei giornalisti de Gli Altri proverei un forte imbarazzo. L’argomento “chi spara tra ispirazione da quello che certi intellettuali scrivono” è esattamente quello che veniva rivolto dalla destra più cretina al Manifesto e Liberazione, peraltro esattamente quando molti dei “giornalisti” in questione scrivevano sul Manifesto e Liberazione…
Come dissi altrove: se le parole sono pallottole allora un intero dizionario è una bomba atomica. Questa è la fine dell’anno in cui noi di FaS ricorderemo che sono vietati gli elenchi, che gli ipertesti con link non vanno fatti, che una rassegna documentata è roba delle Br, che “la precaria antifascista, no!”, che “ora bisogna preparare il pranzo di natale e basta!”, che è “caduta di stile”, che “ao’ me vogliono fare menà”, che vietiamo pure le liste della spesa, che Lipperini è responsabile della fine del mondo e poi, diciamocelo, qui siete un branco di capitalisti che proteggono le multinazionali, mica come certi che si spendono per le cause della povera gente, ché te li vedi a far picchetti davanti alle fabbriche che delocalizzano e che sputano in faccia a quelli che fanno tanto i noglobbbal rossobruni e poi ricevono finanziamenti dalle amministrazioni affini. Siete voi il nemico. Come lo vedo bene il 2012…
Non che lo veda molto meglio, Marij. Però, però….questa orribile storia ha almeno aiutato a fare chiarezza, e a capire esattamente cosa si sta delineando. Meglio, infinitamente meglio così, a pensarci bene.
Sono d’accordo, si. Certo potevamo fare a meno tutte e tutti di essere crocifiss* giacché di cose chiare ne avevamo viste tante pure senza l’apporto di questa discussione, ma ora non ci sono più alibi. E a me come a te interessa fare “rete” su questioni che ci sono affini. Di genere, di classe, con l’antifascismo bello evidente. Su questo ci misureremo, così come giustamente sostieni tu da giorni.
Cristoforo Colombo scoprì l’america, Andrea Colombo ha scoperto l’acqua calda, il tenente Colombo ha scoperto il colpevole. Secondo me Loredana ha fatto benissimo a pubblicare le liste e può farlo tranquillamente quando le pare.
Vorrei contribuire ricordando che Marcel Proust pubblicò a pagamento il suo romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”.
http://it.wikipedia.org/wiki/Alla_ricerca_del_tempo_perduto#Vicenda_editoriale
Son passati quasi cento anni e le beghe da scuola materna (la nomea di compagni in questo caso è quanto di più azzeccato ci sia) son rimaste le stesse:
“Gide, incaricato della lettura, lo scorse appena e lo bocciò, contrariato anche dalla nomea di mondano e snob che accompagnava Proust.”
Il romanzo può anche essere bello, ma lo scrittore mi sta antipatico, quindi non lo pubblico. Geniale.
Il pezzo che mi è piaciuto di più della bisticciata è il seguente:
“cara loredana, di questo articolo non sapevo niente. ne ho scoperto l’esistenza solo in questo momento. colpa mia che in questo periodo seguo troppo poco il lavoro di redazione.”
E ti pagano anche? Dai, ma cavolo, se volete inventare delle scuse, almeno metteteci più fantasia. Tipo che avevate lasciato il gatto con gli stivali sul fuoco.
Comunque grazie per le risate. Buona continuazione e che Marx sia con voi. ^^
Gli altri…mah , sembra la versione demenziale del foglio. Alcune di queste persone una volta erano anche dei compagni intelligenti…mistero della fede..
Maurizio, nessuno ha detto che un libro pubblicato da un editore di questa Lista non sarebbe un buon libro. Sicuramente, non la Lipperini. D’altronde, se fosse questo il problema di Witer’s Dream, Wu Ming, Murgia, Lipperini, sono certo che avrebbero pubblicato un apposito elenco: Elenco delle Case Editrici, delle Collane, che editano libri senza Qualità; oppure: Elenco dei Libri senza Qualità.
Non stupisce che certi scrittori e certi critici che hanno a cuore una Causa siano sempre molto indulgenti nei confronti dell’opera di chi abbraccia la Causa se l’opera abbraccia la Causa. Però, secondo me, è una cosa molto sbagliata.
Comunque, ho già spiegato di essere contrario alle liste di denuncia che vengono spacciate per informazioni neutre. Ho già detto perché. Sarebbe bastato l’elenco delle case editrici certificate peraltro già pubblicato in Writer’s Dream ma che non riscuote lo stesso successo della “lista dei cattivi”. Se la scelta viene fatta tra un’informazione e la sua speculare, è inevitabile che qualcuno ne chieda il motivo. A parte per il piacere, non c’è bisogno di recitare la parte di Scalfaro in Non toccatemi Oscar Luigi.
Non meravigliamoci, poi, se la gente si incazza. A leggere Writer’s Dream, questi editori avevano ottime ragioni per farlo. Qualcuno (non io) potrebbe sentirsi insultato da una Licia Troisi che pontifica sull’incongruità professionale altrui. Comunque, se uno che non è un truffatore e, poveretto, si sente trattato come tale, cosa ovvia che minacci querela, a meno che non si tratti di un tipo molto riflessivo o di un depresso. Comunque, in quanto al feeling per i tribunali, sono i giornalisti a trovarsi al secondo posto dopo i magistrati e non gli editori a doppio binario.
P.S In quanto a refusi, errori di ortografia e cose pessime, 1) i giornalisti sono maestri del mestiere (es. l’Ovra scambiata per la Ceka da… Gramellini), 2) De Turris non ha pubblicato per un editore a doppio binario, 3) Il Silenzio dell’onda di Carofiglio, Rizzoli, se ho ben letto, ha una svista grammaticale nella seconda riga dell’incipit. Ergo, andiamoci piano a determinare la qualità di una Opera d’Arte dalle qualità intrinseche dell’editore, dai refusi e dalle comprensibili sviste dell’autore o del correttore di bozze.
Cavolus, confonde i piani. Mai sostenuto che l’editoria non a pagamento pubblichi solo opere di qualità. Tutt’altro, se ha la pazienza di farsi un giretto.
Secondo. La maggior parte degli insulti viene non dagli editori a pagamento ma dagli autori che hanno pubblicato a pagamento e non vogliono passare per autori che hanno pubblicato a pagamento.
Terzo. No, la lista certificata lasciava dubbi in moltissimi che avevano bisogno di reperire informazioni, e questo posso assicurarglielo.
Quarto. Che c’entra il Ps?
Aggiungo un secondo-bis all’ultimo commento di Loredana. Come utente lurker di Writer’s dream (lurker vuol dire che mi limito a leggerlo, partecipando molto poco) posso testimoniare che, nel forum dedicato alle case editrici a pagamento o doppio binario, quando ancora facevano le liste, ci sono stati casi di utenti che avevano usato toni accesi contro le stesse e sono stati ripresi più o meno duramente dagli amministratori del sito.
Lo so che non l’ha mai detto. E infatti non ho detto quello che mi imputa di aver detto. Quello l’avrà sottinteso il suo acerrimo nemico degli Altri, mica io.
Prendo atto che lei pensa che serva davvero a qualcosa, oltre ad alimentare piacevoli diatribe, pubblicare questo tipo di liste. Io non ne sono sicuro. Vabbè.
Il ps c’entra con quello che ha detto sui libri usciti per gli editori a pagamento. Sono spesso farciti di errori, ha detto.
Però, se gli errori sono tanti è perché Tizio non ha fatto correggere la sua opera e non perché ha pubblicato con un editore a pagamento, che non fornisce alcun ausilio di questo tipo. E’ovvio che ci deve essere sempre qualcuno che induca l’autore a correggere, migliorare, scremare, compito che spetta all’editor, in mancanza del quale l’autore dovrebbe, sempre, surrogare con un dilettante, un professore.
Dico la verità, credo di avere una decina di libri di questi editori, forse poesia, ma l’unico che mi viene in mente è una copia della prima edizione di Fanculopensiero che ho acquistato non appena ho visto il tipo che me la voleva vendere (l’autore) e per nessun altro motivo. Mi ha anche scritto una simpatica dedica.
Uno o due anni dopo, l’ho trovato in Galleria, edito da Feltrinelli, e le differenze si vedevano eccome.
Ecco poi che ha detto M.S Palieri, sull’edizione Feltrinelli:
“(Fanculopensiero) è un bel libro molto divertente e molto duro, scritto con una particolare chiaroveggenza procuratasi, narra Maksim Cristian, con una specie di droga naturale, cioè restando, a forza, sveglio per trenta o quaranta ore successive prima di prendere la penna in mano.”
Questo per dire: non tutto il “male” vien per nuocere.
leggete tratto dagli altri.
Quanto a Firenze, i più attempati di noi hanno da giovani denunciato con massima foga le responsabilità del commissario Calabresi nella morte non accidentale dell’anarchico Pinelli nonché difeso con altrettanta decisione il diritto dei brigatisti rossi a essere processati nel rispetto pieno delle garanzie. Non per questo ci siamo sentiti responsabili dell’assassinio di Calabresi e o della barbarissima esecuzione di Roberto Peci, né di quella di Aldo Moro.