MINISTERO BUFFO

L’ho scritto per L’Espresso qualche settimana fa. Ripensando, oggi, al Ministero della Cultura, lo posto qui.

“Se abbiamo una gloria nazionale, questa è l’opera buffa, che peraltro nasce con l’intento di avvicinare i nobili personaggi della lirica agli spettatori comuni. Ci è riuscita talmente bene che alla fine di una settimana dove un Ministero della nostra Repubblica è diventato oggetto di meme e parodie, il paragone che salta alla mente è quello con Despina. Appare in Così fan tutte, musica di Mozart, libretto di Lorenzo Da Ponte: è un’astuta servetta che, un po’ per noia e un po’ per soldi, accetta di celebrare un matrimonio finto vestita da notaio. Viene scoperta, ma mente meravigliosamente, dicendo che si era solo mascherata per un ballo, e gorgheggia: “Una furba che m’agguagli, dove mai si troverà?”.
Ecco, nelle vicissitudini del ministro Sangiuliano e nelle reazioni e decisioni della presidente del consiglio c’è molto di Despina. Ma, risate a parte, i problemi che emergono da questa storia sono almeno due: la sfacciataggine con cui ci si fa beffe delle istituzioni che si dovrebbero rappresentare e la memoria corta di tutti noi. Perché va bene inarcare tutte e due le sopracciglia per il trascorso neofascista di Alessandro Giuli, ma, per usare un’espediente che all’opera buffa è caro, bisognerebbe anche dare un’occhiata al catalogo dei ministri della cultura del passato.
Sandro Bondi, per esempio. Pochi, credo, dimenticano la sua poesia A Silvio (Berlusconi): “Vita assaporata/Vita preceduta/Vita inseguita/Vita amata” (e qui ci fermiamo, perché neanche i Vogon di Guida galattica per gli autostoppisti, che sterminavano i nemici con i loro orridi versi, resisterebbero a tanto). Ma molti hanno dimenticato il crollo della Domus dei Gladiatori a Pompei (che evidentemente è fatale ai ministri della cultura) nel 2010, per piogge, e mancati investimenti dovuti al taglio, due anni prima, di oltre un miliardo di euro.  Exit Bondi, enter Giancarlo Galan, che verrà condannato nel 2017 a un risarcimento di quasi sei milioni di euro per tangenti legate dal Mose (nel 2021, erano stati recuperati solo 1800 euro). Non fu il solo inquisito: c’è anche, fra gli altri, Giuliano Urbani, condannato per abuso d’ufficio. Ah, e Giulio Andreotti, e qui bastano nome e cognome. Ma nella galleria di ministri c’è stato anche Rocco Buttiglione, quello disse che l’omosessualità è “indice di disordine morale”. E l’indimenticato Alberto Bonisoli, che non solo molto prima di Sangiuliano aveva dichiarato di non aver tempo per leggere i libri del premio Strega, ma che osò questo parallelo con i migranti: “Quando arrivano alcune specie di piante da fuori, se non c’è un processo artificiale che regola l’acclimatamento possono diventare infestanti.”
Cosa si deduce dal catalogo? Che l’Italia, che vanta non solo l’opera buffa, ma un patrimonio culturale impressionante e amato in tutto il mondo, non ha mai tenuto in seria considerazione il suo ministero chiave, quello che dovrebbe valorizzare e far conoscere e preservare quanto nei secoli è stato ideato da uomini e donne.”

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