LA ZONA MORTA DELLE ELEZIONI AMERICANE

Nel 1955 Gregory Ammas Stillson vende Bibbie porta a porta. Già che c’è, ammazza un cane e osserva soddisfatto la sua agonia, prefigurando per sé un destino grandioso. Diversi anni dopo, quando Stillson è già lanciato verso Washington e seguito da un’adorante folla di sostenitori, annuncia il suo progetto, anzi le “cinque travi” su cui si poggia la piattaforma che intende condividere con gli elettori:
“Prima trave: buttare fuori i cialtroni” (applausi, applausi). “Volete sapere perché porto quest’elmetto, amici e concittadini? Ve lo dico, perché. Lo porto perché quando mi manderete a Washington, io passerò loro attraverso come quell’affare attraverso un canneto! Li spazzerò via esattamente così!” (segue simulazione di un toro che carica. Applausi, applausi). Le altre travi, per la cronaca, sono la messa al bando di chi “fornica” con “qualche pollastra che non sia sua moglie” (con i nostri soldi!), mandare la spazzatura nello spazio, usare le “maniere forti” con “quegli arabi” per avere tutta la benzina e petrolio che servono. E l’ultima trave? Facile: salsicciotti caldi “per ogni uomo, donna e bambino d’America! E quando avrete eletto Greg Stillson alla Camera, direte: Salsicciotto caldo! Finalmente c’è qualcuno che ci pensa!”.
Stephen King scrive La zona morta nel 1979. Donald Trump ha 33 anni, all’epoca, e da otto ha rilevato l’azienda paterna, la Elizabeth Trump & Son, ribattezzandola Trump Organization. Il 1979 è l’anno dell’assassinio di Mino Pecorelli e della vittoria di Margaret Thatcher. King non immaginava che quel giovanotto intraprendente sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti. Al momento in cui scrivo, non so se per uno o due mandati. Non è un preveggente, King. Ma intuisce quel che i futuri elettori di Trump desiderano.
Spesso mi chiedono se gli scrittori possono vedere nel futuro. Io continuo a pensare che non si tratti di vaticinio, ma di osservazione di quanto ci sta attorno, dello sguardo del passero, che becca dettaglio dopo dettaglio, contrapposto a quello dell’aquila, che dall’alto ha senz’altro una visione d’insieme, ma non dei particolari che la costituiscono.
Auguri a noi.

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