PINK

Essendo una
nota testona, rimuginavo stamattina sul colore rosa, chiedendomi, per
esempio, perché si senta la necessità di una playstation o di un iPod in tinta Barbie. Per meglio dire, mi
chiedevo perché tanta insistenza nel definire il genere sessuale anche in
prodotti che sembravano essere indistintamente destinati a maschi e femmine (a
chi siano destinati questi oggetti, invece, è ovvio).

Grazie
all’immaginifico Jenkins, scopro che le differenze fra giocatori
e giocatrici sono assai più complesse di quelle sbrigativamente riportate: per
esempio, per la gioia di De Beauvoir,

GIRLS — Success comes through development of
friendships.
BOYS — Success comes through the elimination of competitors.

Ma scopro anche che esistono case di produzione di
videogiochi solo per bambine, come questa o questa. E mi
piace meno: tra i molti altri motivi, perché sento odor di ghetto (il
corrispettivo per console della narrativa sentimentale di donne-per le donne,
insomma). E perché diffido di Nancy Drew.

29 pensieri su “PINK

  1. Che piacere leggere il movimento del pensiero della Lippa, oggi oltre a leggerti ti rispondo.
    Lontano nel tempo scrissi un articolo per una rivista univesitaria intitolato: “La sessualizzazione del consumo”. Ovvero come riescono a convincerci che invece di acquistare un oggetto, acquistiamo la nostra indentità sessuale. Insomma la menavo un po’ co Benjamin, papavo con Adorno, e mettevo a bollire il tutto con le parole di Ritzer (‘La religione dei consumi, Ed.Mulino).Era il ’98 e mi tormentavo sul fatto che esistessero distinti bagnoschima per donna e per uomo lì dove la funzione era esattamente la stessa (lavasse).Ma i prezzolati copy non sanno che “L’omo pe esse omo a da puzzà”? Certo se ci fidassimo ancora dei proverbi…Ma non è così, quindi i furbacchioni dei copy hanno pensato bene di
    fare leva sulla nostra ansia di essere riconosciuti, di essere ‘identificati’. Così i nostri oggetti diventano appendici della nostra aura personale, una propagazione del nostro genere,status,ruolo. Siamo ciò che compriamo, meglio siamo ciò che ci dicono di comprare. Se l’equazione scatta e tiene allora ecco perche coltivare da subito l’IPOD rosa, il cellulare rosa, l’automobile femminile, il regginseno che inventa il seno, le calze che lucidano le gambe, i pantaloncini che alzano la ‘mela’ matura. Che prali prima l’immagine please, poi il resto, cioè se c’è. Il contenuto è assolutamente inutile, trascurabile. Viviamo per la perfezione del nulla. L’umanità si schianterà per vuoto interno, mangiata da dentro. E nell’articolo ero molto più pessimista. Vabbè esco a farmi un french sull’unghia del mignolo.
    Un saluto alla superlippa.

  2. Sono ormai da considerarsi classici gli studi sull’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile: la cultura alla quale apparteniamo utilizza TUTTI i mezzi possibili per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che vuole conservare e trasmettere. Il problema è che si continua a ragionare in termini di qualità maschili/femminili e non in termini di qualità umane: a questo proposito anche le conclusioni di Jenkis mi paiono molto importanti in quanto trovare un modo per muoversi oltre tali categorie comporterebbe un cambiamento nella natura della stessa società.

  3. Nancy Drew…Lippa oggi mi fai fare un tuffo nel passato…quei romanzi li leggevo da piccola e confesso che all’epoca mi piacevano moltissimo. Negli anni ’70 li pubblicava la Mondadori nella collana “Gialli per ragazzi”. Li conservo ancora tutti. Tempo fa ho letto un articolo in cui si diceva che quelle edizioni, con le copertine psichedeliche, valgono 500 euro a volume! In pratica, ho un piccolo gruzzolo in uno scatolone in garage…;-)
    Anna Luisa

  4. Per Girolamo: Articolo tratto da *D* La repubblica delle donne ( la rivista femminile allegata con Repubblica )del 3aprile 2004. Conservo ancora l’articolo. Perchè vuoi saperlo?
    Anna Luisa

  5. rovisto nel portatile il file e se trovo mando.
    E come disse il sommo “Gli scatoloni non finiscono mai…” Appena finisco di metterli insieme mando anche quelli. Baci

  6. Per Girolamo:anche tu con un potenziale gruzzolo in cantina grazie a Nancy D.??!! E tutto questo alla faccia dei critici bacchettoni che dicono che leggere gialli e noir non è salutare ;-))
    Anna Luisa

  7. Niente eBay! Non riuscirei mai a venderli: li leggevo all’età di 12-13 anni con accanto una piccola vaschetta di Nutella ( una razione monodose con spatolina allegata, molto in auge nelle merende degli anni ’70 )
    Dei momenti bellissimi… Come faccio a venderli?
    Nello scatolone accanto ai libri di Nancy, conservo invece le fiabe sonore della Fabbri Editore, quelle con i dischi45 giri allegati. QUelle poi, non le venderò MAI!
    Chissà come è messo con le favoline sonore Girolamo? ;-))
    Anna Luisa

  8. Lo scatolone non è mio, ma è “in famiglia” 🙂
    Le fiabe sonore se le è prese per prima una delle mie sorelle, ovviamente le avevo tutte (le ho dovute ricomprare in audiocassetta quando è stato il momento)
    Gli Alan Ford, invece, sono qui, accanto a me. E non si vendono!

  9. Oltre alla tattica del silenzio NI si è servita di un altro genere di polemica, che nella sua diffusa, fatua e solenne loquacità costituisce, per così dire, il complemento attivo a quel passivo e malinconico tacere. NI tace dove si tratta di lotta di princìpi, di lotta per l’essenziale; ma ascolta di nascosto, osserva di lontano, spia l’occasione in cui db trascuri la propria aconciatura, faccia un faux pas nella danza, lasci cadere il fazzoletto, e allora s’impettisce virtuosamente, distoglie il viso, fa suonar alto, con imperturbabile aplomb, il suo sdegno a lungo trattenuto e ben intenzionato, riempie l’aria con tutto il suo corruccio e grida alla Gran Rete: “Ecco, guardate, questo è il carattere, questi i sentimenti, questa la coerenza di db! Lì è l’inferno, notte, zolfo, fuoco, bollore, miasma, corruzione. Via, via, via! OT, OT!”.

  10. Non credo che realizzare console rosa sia una ghettizzazione o di imporre un genere sessuale alle cose. La gran parte delle console sono semplicemente esteticamente orrende. Le donne sono più sensibili ai fattori estetici e così il mercato cerca di accontentarle per avere nuove consumatrici. Non sono solo le ragazze ad amare le console colorate, ma al momento il mercato investe in questo senso andando sul sicuro. Conosco diverse persone che hanno cellulari o accessori rosa: lo fanno per essere “originali”. Se ci fossero anche altri colori probabilmente sceglierebbero anche quelli.

  11. @ Girolamo: il tuo amore per la raccolta di Alan Ford ti fa onore! L’episodio delle fiabe sonore ricomprate…beh …mi sono commossa:-)
    @ Massimone: se ti può consolare, la madre di Valerio Evangelisti buttò via un’intera collezione di vecchissimi Urania, nonostante il Magister li avesse abilmente occultati dietro al termosifone.
    @ Biondillo: stavo per darti del venduto ma visto che il tuo scambio è stato fatto per una manciata di romanzi e non per soldi, allora mi astengo!
    Anna Luisa

  12. salve, io ho scritto un commento anonimo prima di questo riguardo alle console rosa e non so per quale motivo ha preso come nome “la lipperini”; lo segnalo perché penso sia un errore, io non avevo scritto nulla ho messo solo un codice numerico che mi era stato chiesto.

  13. La Lipperini sono io, infatti. Il tuo commento, se noti, non è firmato, perchè la firma appare in fondo e non in testa.
    Se segui il link sulla storia del colore rosa, su wikipedia, noterai comunque che la scelta non è casuale…

  14. Il tutore vandalo, cieco distruttore di collezioni cartacee è un classico: ne tocca uno anche al protagonista di “Confessioni di un artista di merda”, il mainstream (semi)autobiografico di Philip K. Dick

  15. “…Ma non è così, quindi i furbacchioni dei copy hanno pensato bene di
    fare leva sulla nostra ansia di essere riconosciuti, di essere ‘identificati’. Così i nostri oggetti diventano appendici della nostra aura personale, una propagazione del nostro genere,status,ruolo. ”
    Ehm… a pitturare di rosa i prodotti più improbabili non sono i copywriter, ma i product manager. I copywriter combinano un sacco di guai, ma non questi.
    Sul fatto che l’umanità rischi di collassare sul proprio vuoto -fittiziamente- riempito di oggetti di consumo (e delle relative promesse di successo, felicità e fortuna): perfettamente d’accordo.

  16. Mi sa che i funghi della pizza avevano…
    – Eh? Non ho capito.
    – Niente, parlavo tra me e me, però non ti è sembrato anche a te che quei funghi sulla pizza…
    – Cosa?
    – Niente, niente, una cazzata. Però mi sembra…
    – Dico, ti senti bene?
    – Non lo so… Cioè, l’ho vista solo io?
    – Chi?
    – Tipo che forse guardavi da un’altra parte… Pure io l’ho vista solo con la coda dell’occhio… Ma forse no…
    – Cazzo, te non stai mica bene. Hai un capogiro? Sdraiati un momento.
    – No, non è un capogiro, vedo dei colori… Ma siamo proprio sicuri che quei funghi…
    – Fidati, erano porcini. Normalissimi. Ti pare che mettono i funghetti sulla pizza? Senti, tu stai male, è meglio che ti porto al S. Orsola, tanto è qui dietro…
    – Macché santorsola, io sto bene, però l’ho vista, tu non l’hai vista?
    – Ma chi?? Cosa??
    – Annamaria Testa. L’ho vista passare, ne sono sicuro.
    – L’hai vista dove? E chi è?
    – Mi chiedi chi è? Cazzo, guardati nei neuroni, cercala nelle sinapsi…
    – Tu sei fuorissimo! Lavori troppo, ti sta partendo il cervello. Guarda che c’hai ‘na figlia, non puoi mica…
    – Non la vedi adesso?
    – Chi, sempre ‘sta Annamaria?
    – No, lei non c’è più, è sfrecciata via… Non la vedi la donna sull’autobus?
    – Io mi sa che ti porto all’ospedale.
    – Ma no, ma no, devi guardare dentro di te e la vedrai… C’è un autobus, e c’è una donna con un pullover bianco, di cachemire… Il bigliettaio si china su di lei e le chiede: “Nuovo?”
    [rimane in attesa]
    – ‘mbeh?
    – Tocca a te. Lui chiede: “Nuovo?” e lei cosa risponde?
    – Cazzo dovrà rispondere? “Lavato con Perlana”?
    – Evvai! E adesso: “Liscia, gassata o…”?
    – “Ferrarelle”!
    – Esatto! Esatto! Lo vedi che lo sai? Ce l’hai dentro! Ce l’hai dentro, come tutti noi! Nelle sinapsi! Nei ricordi!
    – Chi??!
    – ANNAMARIA TESTA! La pubblicitaria! C’ho pure dei suoi libri! Ti dico che l’ho vista passare!
    – Ma dove, qui in casa?
    – Beh, c’era il computer acceso, la schermata di Lipperatura, c’è stato come un guizzo, uno zip!, e mi è parso di vederla.
    – Ma sei sicuro che fosse lei?
    – …beh… no. Come faccio a esserne sicuro? Forse era un fake…
    – Ma di che parlava?
    – Del rosa. Del colore rosa.
    – Dammi retta: fatti una valeriana e vai a dormire. Sei sovraffaticato, hai davvero bisogno di riposo.
    – Tu dici che quei funghi erano normali?
    – Normalissimi.
    – Ma non ti sembravano diversi…
    – Erano porcini. Normalissimi.
    – Non Amanita Muscaria?
    – No.
    – Amanita Pantherina?
    – No, vai a dormire.
    – Psilocybe Cubensis?
    – Io vado a casa, tu mettiti a letto.
    – Liscia, gassata o…?
    – Ciao, eh!
    – Sfrezzola il velopendulo?

  17. Wm1, ma non era sfrizzula il velo…che?
    forse non erano i funghi, sai, sembrava proprio lei …e difendeva i copy, teneri….gli sfrizzulava il che?
    oddio, ma allora lipperatura è importante, ma allora un giorno apparirò anch’io….,
    ma solo quando Lolip si trasforma in Madonna. Quella vera, che non sa neanche cosa sia il velopendulo. Lei lo ‘porta’ proprio il velo pendulo. Azzurro, mica Rosa.
    Da emancipata e ricca, visto quello che costavano i colori prima dei derivati degli idrocarburi.
    No, wm1, io non vado in quella pizzeria, stasera solo yogurt. Che fosse pieno di tossine?
    besos

  18. “Le donne sono più sensibili ai fattori estetici”
    ma come si fa ad affermare una simile banalità? quale sensibilità estetica fa preferire orrendi capi di vestiario tipo jeans-finto-usato o scarpe strizzadita semplicemente scomode? e poi in certi periodi il rosa è stato trend anche per gli uomini…

  19. Ciao WM1: tranquillo, i funghi andavano benissimo.
    Sono io che, fra tutte le tentazioni a cui potrei scegliere di non saper resistere, sono andata a cedere proprio a quella di essere pedante.
    Prometto: non lo faccio più.

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