L'INTERVISTA A JT LEROY: CONTENUTI EXTRA

Post di servizio. Esce oggi nelle pagine degli spettacoli un’intervista della sottoscritta a JT Leroy, in Italia per l’uscita del film Ingannevole è il cuore più di ogni cosa. L’intervista medesima, realizzata via mail, si è rivelata decisamente più lunga di quanto pubblicato: anche perchè a Leroy piace assai corrispondere attraverso la posta elettronica. I contenuti extra, che non sono leggibili sul quotidiano, son questi:

Sarah non è la prima cosa che ha scritto, vero? C’era una raccolta di racconti, sulla prostituzione, credo. Sono mai stati pubblicati?

Il mio primo libro, che la casa editrice Crown Publishing comprò quando avevo 16 anni, parlava della strada, di quel genere di situazioni. Raccontavo la vita di strada di San Francisco, di Portland, di Seattle, di Los Angeles. Non mi piaceva, non era quello che volevo esprimere. Non aveva, ehm, spazio. E non aveva humour: ero troppo vicino a quelle esperienze. Avevo bisogno di più tempo per maturare come scrittore, per sviluppare le mie capacità.Quindi non scrissi per due anni, poi cominciai a scrivere di quello che sapevo del West Virginia. Non avevo mai provato a scrivere fiction prima, e non lo programmai neanche: venne fuori da sé. Non so perché, né come. Ma fu divertente. Mi divertii a farlo. Era come se tutte le cose assurde e folli, tutte le battute divertenti, tutti i dettagli assurdi che avevo visto lì venissero fuori spontaneamente. Ed è ciò che amo del West Virginia; è così fuori da ogni mappa che può succedere di tutto. E credetemi, succede di tutto!
La cosa che colpisce nella sua scrittura è una sorta di binario doppio: da una parte il racconto di sofferenze e atrocità, dall’altra una mistica di quelle stesse atrocità. Cherry mi ha ricordato una grande eroina della letteratura francese, Divine, il travestito-santa di Notre-dame-des-fleurs di Jean Genet. Lei lo ha letto?

Ho sentito fare a molti il paragone con Genet. Uno dei miei scrittori preferiti mi ha detto:”Mi ha ricordato Genet per la strana religiosità di coloro che sono completamente tagliati fuori, quel mythos che tu crei per gli abitanti di un mondo disincantato, ri-incantato…”.Ho provato a leggere Genet, ma non sono andato molto avanti. Vorrei saper leggere il francese. Ma ho rubato argenteria, come ho sentito dire abbia fatto anche lui! In realtà ho solo preso qualche cucchiaio ad una festa terribile cui sono stato. Ma non ruberei mai da casa di qualcuno. Quello non me lo hanno insegnato.
E quali sono gli scrittori che ha amato, che ama?

Ci sono così tanti scrittori che amo e ammiro che è impossibile indicarne solo alcuni, perché ne lascerei fuori un milione. Imparo ogni giorno dagli altri scrittori. Ammiro molto Dave Eggers per la sua scrittura e per il senso di comunità che sta creando. Anche Breece D’J Pancake ha avuto molto peso nella mia vita. Anche lui era del West Virginia, come me, e pubblicò una sola raccolta di racconti prima di suicidarsi sparandosi un colpo in testa all’età di 26 anni. Parlo con lui quasi tutti i giorni. Mi dissuade dal voler fare la stessa cosa. Mi dice che se ne è pentito. Nella sua opera c’è una freddezza, distante ma palpabile, sia nei personaggi che nelle trame. Mi rende felice di essere un tipo alla “Golden Retriever”. C’è in me una speranza di cui non sono mai riuscito a disfarmi, neanche quando lo volevo disperatamente. Adoro Pancake per la sua abilità nello scrivere. Non una parola viene sprecata. Anche Flannery O’Connor mi incuriosisce sempre molto.

Alcuni sono stati incontri importanti: Dennis Cooper, o Dave Eggers. O Mary Gaitskill

Non capisco la domanda. Molti magnifici scrittori mi hanno preso sotto la loro ala, e io cerco di fare altrettanto per altri. Michael Chabon e sua moglie, Ayelet Waldman, mi hanno offerto una stanza in casa loro in cui scrivere; ho poi potuto passare del tempo con loro in Italia, il che è stato fantastico. Poi Mary Gaitskill, che mi ha guidato riga per riga; Tobias Wolff e Mary Karr, scrittori che mi hanno concesso la loro bravura, il loro tempo e mi hanno accolto nel loro mondo, cui ancora oggi non mi sembra di appartenere. Amo sempre Dave Eggers, che sa dare così tanto. È ciò cui aspiro.
Si sono dette e scritte tante cose sul suo conto: qualcuno parla di lei come di un’icona pop. E d’altro canto lei sembra amare davvero molto poco la visibilità, l’esibizione in pubblico. Si sente a disagio in questa definizione?

Non voglio essere un’icona pop. Cerco di tenermene fuori. Credo che l’attenzione dovrebbe essere concentrata sul mio lavoro. Le icone pop hanno, quasi sempre, una breve arco di tempo in cui sono rilevanti. Mi piace pensare che quello che sto creando sia senza tempo. Persone che hanno letto Sarah mi hanno detto che potrebbe essere stato scritto in qualsiasi epoca. Non mi piace inserire riferimenti alla cultura pop nei miei romanzi. Mi piace l’idea che possano esistere senza essere collegati ad uno specifico prodotto, a uno specifico slang di moda al momento; eccetto che per i ragazzi di strada dei miei romanzi, che usano qualche espressione slang che diventerà inevitabilmente vecchia. Sono più interessato a ciò che gli dà fondamento, le ragioni profonde, le eterne domande su chi siamo, qual è il nostro rapporto con noi stessi, con la nostra famiglia, la nostra ricerca di un’identità, individuare i miti che raccontiamo. Secondo me, inserire un riferimento a un prodotto svilirebbe il mio lavoro. Diventare uno di quei prodotti, significherebbe denigrare il tutto. Mi interessa la scrittura. Mi interessa l’arte. E m’interessa migliorare come artista e come scrittore. Non m’interessa essere un elemento di curiosità eppure so di esserlo, è parte di ciò che sono. So che è necessario farsi pubblicità e mi divertono anche alcuni aspetti di questo teatro, del mostrarsi. Mi piace la moda! Non lo avrei mai creduto possibile, ma sono preso dai vestiti ora. O piuttosto dai personaggi che posso diventare, dentro quei vestiti. Per questo mi piace lo stilista newyorkese Gary Graham, è un po’ come Blade Runner che incontra Oliver Twist, e questo è il mio stile! Adoro Ennio Capasa del Costume National, è un maestro. Mi ha insegnato la grazia e l’eleganza. Non erano cose cui facevo caso da piccolo, o forse sì, ma era più una questione di vita o di morte. Con mia madre… Ma ora non voglio rimanere incastrato in qualcuno dei personaggi di cui scrivo. Anche se in parte mi rappresentano, io sono in costante evoluzione. ‘Chi sono’ emerge sempre più. Quindi se scrivo ora qualcosa su un aspetto del mio carattere, quando sarà pubblicato io sarò ormai cambiato. Ci sono persone che vorrebbero tenermi legato a quello che ero, ma io non voglio essere legato ad alcuna particolare identità. È come un attore che viene sempre identificato con lo stesso tipo di personaggio. Io voglio che la mia arte rimanga autonoma. Ma in quanto genitore di quella arte è mia responsabilità dotarla di una vita propria; e se posso farlo senza compromettere me stesso, la mia morale e i miei parametri di giudizio, lo farò. E i miei criteri morali e i miei parametri di giudizio sono maturati, di pari passo con i progressi fatti nel lavoro con il mio terapista. 

 

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68 pensieri su “L'INTERVISTA A JT LEROY: CONTENUTI EXTRA

  1. Dado, ci sei ancora?
    Vedi quel che mi turba- anche con un occhio alla discussione sul post di sopra- è la sensazione che le donne che amano la letteratura, leggano esattamente li stessi Roth e DeLillo e Biondillo (assonanza dovuta a comuni origini campane, mica si scherza) e Covacich e fai un po’ tu, mentre voi maschietti parimenti appassionati, fate molto più fatica a riconoscere il pari merito e valore a una scrittrice.
    Non sto ovviamente parlando di Serrano o Allende, ma di Oates, Munro, Atwood, Homes, Morrison, Lessing, Gordimer, Ali Smith, Anne Marie McDonald, Donna Tartt…
    L’elenchino fatto a casaccio serve solo a rammentare che ce ne sono, hai voglia. E a proposito di colonne che vanno oltre al genere, mi piace ricordare anche Patricia Highsmith.

  2. DADO:
    Stia tranquillo, il mio approccio alla lettura è sempre scevro da pregiudizi. Li leggerò volentieri e le saprò dire, in tutta sincerità, cosa m’avranno ispirato. Di certo ciò che ho letto m’è piaciuto molto.
    BIONDILLO:
    Già, e poi consideri che io, vestita da moglie dello scrittore sto malissimo 🙂 Seguirò anche il suo consiglio, precedendo la lettura del nuovo con quello che mi ha suggerito. Volevo solo aggiungere che trovo molto stimolante la possibilità d’interagire direttamente con gli autori dei libri che leggo, e di questo ringrazio chi offre questo spazio e questa opportunità.

  3. helena hai perfettamente ragione. io infatti sostenevo solo che le donne sono lette in grandissima maggioranza da donne (dato di fatto).
    quelle che citi sono quelle che ho citato anche io ma è vero che io stesso leggo molti più uomini (ma questo adesso che ci penso, mica lo faccio dolosamente)
    epperò anche le donne scansano alcuni autori: di la verità ti è piaciuto animale morente di roth? o la piattaforma di houllebecq? o cane mangia cane di bunker?
    ma poi un libro una volta scritto si stacca dall’autore per cui non ha più importanza chi l’abbia scritto….

  4. La Highsmith, si. Una grandissima del cosiddetto thriller. Una che ti fa venire i brividi. Una donna. Helena, ma come fai ad avere sempre ragione? Tu sei Mussolini e io e Biondillo siamo Longanesi!;-)
    Tittyna, io sarei scapolo, volendo…;-)

  5. va bè se ci togliete anche la trasgressione… 🙂
    cmq loredana (ed helena) voi non siete rappresentative del campione “donna media” che legge…

  6. Eh sì, Helena ha davvero sempre ragione.
    Dado, e chi è che scansa Houellebecq, o Bunker? Gli scansamenti riguardano semmai quelli che Evangelisti chiama i daciamarainismi: e dunque Serrano, Mastretta e Allende rientrano in pieno nella categoria (Mastretta soprattutto: è una delle poche letture capace di irritarmi profondamente. Ma allora è molto più onesta la Chick Lit).
    Seratona: oltre alla rosa rossa, ho finalmente ricevuto il libro del Biondillo 🙂

  7. LOREDANA:
    Ecco, vedi le preferenze? A me non è arrivato alcun libro 🙂
    DADO:
    Ommioddio no, donna “media” che legge no! Non è da lei, una frase simile.
    Si dissoci da se stesso, la prego. 🙂
    FRANZ:
    Rifletterò attentamente sulla sua proposta. Ma le ripeto quanto già detto a Biondillo, vestita da moglie dello scrittore sto malissimo, e a quanto pare anche lei scrive. 🙂
    Ne riparleremo quando mi sarò fatta una posizione.
    GIANNI:
    D’accordo, non accetterei mai di perdere il tuo saluto. TI bacio allora, castamente, è ovvio, non vorrei lasciarti senza cena.
    HELENA:
    Concordo in pieno sulla sostanza, però il suo commento m’ha fatto venire in mente quei signori di mezza età che la domenica portano la famiglia in pizzeria e sciorinano con gli amici coetanei le formazioni vincenti della squadra del cuore. Non per lei, ne ho letti diversi di commenti contenenti la hit-list, ma l’immagine che mi è venuta è questa.
    Perdonatemi. 🙂

  8. Adesso vado a letto col pensiero di aver sempre ragione? Inquietante.
    Comunque, Tittyna, capisco l’immagine della Squadra del Cuore Scrittrici (brividi? Mah, anche no…) Era solo il modo più semplice per inquadrare la questione.
    Avrei – forse- qualcosa di più utile da dire, ma domani è una giornataccia.

  9. una volta la morosa con ironia mi chiese: “come ci si trova ad essere sempre dalla parte della ragione?”
    ed io: “un incanto, dovresti provare…”
    quindi helena dormi tranquilla… 🙂

  10. Si Helena, difatti il tuo commento era solo lo spunto per un’immagine che m’ero fatta già da tempo, seguendo il dibattito sui post precedenti. Il tuo commento, in quanto a sostanza lo condivido e sono corresponsabile del tuo andare a letto preoccupata 🙂
    Piuttosto, per restare in tema calcistico, direi che a volte si comincia parlando di tattica, poi si va sulla tecnica, infine ci si accapiglia sui nomi. Non trovate anche voi?

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