Ida Magli è stata una grande antropologa. Ho seguito le sue lezioni, molto tempo fa, per un periodo breve ma per me determinante: un certo modo di guardare al mondo mi viene da lei, o da quel che lei era, dai suoi libri di allora (Gli uomini della penitenza, Matriarcato e potere delle donne, La donna: un problema aperto), dalla lucidità e dal carisma con cui questa donna piccolina e dalla voce sottile interpretava e decostruiva l’apparenza del quotidiano (ricordo, per dire, una lezione magnifica sui pericoli in cui incorreva il femminismo maneggiando il simbolico).
Quanto scritto fino alla riga precedente costituisce il mio grazie. Da questo punto in poi, comincia lo sconcerto. Conoscevo le posizioni recenti di Ida Magli, ma non avevo mai visitato il suo sito. L’ho fatto ieri, curiosa per l’uscita del suo ultimo libro, Omaggio agli italiani-Una storia per tradimenti (Rizzoli). Vado e trovo una citazione che provoca i primi brividi: è di Henri-Frédéric Amiel, i Frammenti di diario intimo, già citati da Guido Ceronetti in Tra i pensieri (Adelphi). Ovvero:
"Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga."
Poi arrivo all’ editoriale dell’11 giugno, “Provetta vuol dire distacco dall’uomo”. Stralcio:
“Si tratta di favorire la vita, dicono ancora i fautori delle nascite in laboratorio. La vita? Quale società più insensata di questa che paga col sistema sanitario di Stato l’aborto di massa e poi si dilania per far nascere qualcuno a tutti i costi? Si afferma che non è in discussione la legge sull’aborto. Bene: non lo sarà per i politici ma non per gli esseri umani in quanto questi sono forniti dello strumento del pensiero, della logica, della razionalità, che è l’unico a garantirgli l’appartenenza alla specie umana. Sarà bene dunque conoscere qualche cifra, anche se il ministero le fornisce con molto ritardo e fa di tutto per non diffonderle. Nel 2001 gli aborti ufficiali sono stati 130.512 (più di un quarto delle nascite). Calcolando con larghezza un 10 per cento di interruzioni dovute a malattie, a malformazioni, a rischio grave per la madre, tutto il resto è voluto, e già lì era stato cancellato il maschio, il padre dalla procreazione. Oggi siamo di fronte ad una responsabilità enorme: distaccarci dal Pene significa distaccarci da tutto quello che è stato costruito, nel bene e nel male, ma comunque costruito dagli uomini maschi. La leggerezza con la quale le donne si sono avviate su questa strada induce a temere che non se ne siano rese del tutto conto…”
Bene. Non sono mai stata convinta fino in fondo della necessità di uccidere (metaforicamente) i propri maestri. Mi sembra comunque una condizione migliore del dover giungere a provare per loro umana pietà.
“Sta Roquentin orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l’intrata; giudica e manda secondo ch’avvinghia”:-/
O mi sono rimbabito io oppure è scomparso un pezzo.
In pratica dicevo che Roquetin mi ha parlato bene di te, per questo postavo qui. Boh, mi sarò scemunito
Io stavo parlando solo della legge sull’aborto dove conta solo il parere della donna. PUNTO.
Poi che noi uomi spesso e volentirei ci comportiamo da perfetti imbeccili è vero: ma che cacchio centra?
@: elio “postura submissive” Roquentin? Senti elio, hai detto una sciocchezza grossa come una casa. Siccome non volgio abusare di questo spazio, se sei in buona fede, scrivimi. La mail è vera non finta, così ti spiego per filo e per segno perchè non condivido nulla di quanto hai scritto.
Lpperini ti parlo con molta sincerità e molto consapevole del fatto che passerò per presuntuoso.
Io partecipo a questa discussione per la stima che provo nei confronti di Ivan Roquetin: lo conosco poco, ma lo considero una delle poche persone con la mentalità veramente aperta, cioè con voglia di capire, che ho trovato sui blog. Che ce ne sono lo so. Ma a trovarli!
Perchè non riconosci le ragioni di Magli? Guarda che ci sono e sono consistenti. Ti premetto che io sono favorevole all’aborto, ho votato 4 si e ateo.
Magli dice una cosa semplicissima: ci stiamo distaccando da una tradizione secolare e *maschiocentrica* per avventurarci su una strada *donnacentrica*. Prima decideva tutto l’uomo, ora tutto la donna. La vita è una, come è possibile parlare di vita qui e li ignorla?
Questo ragionamento e sensato, logico. Ci sono evidentemente più principi etici che entrano in conflitto. Ognuno risolve le cose a modo suo, siamo umani, ma perchè non riconoscere il *valore* di questa posizione?
E’ giusto che tu *ammazzi* il maestro, chi vuol crescere lo deve fare ma..ma…non sempre ammazzare il maestro e crescere. Riconoscere i limiti nostre scelte NON vuol dire rinnegarle ma cercare di migliorarle.
Sto ragionando solo su quanto scritto sul tuo post, sia chiaro.
Ciao
sì, eh? ci stiamo allontanando da una tradizione maschiocentrica, per avvivinarci a una donnacentrica, eh? beh, te ne racconto una. sono una che gira tanto per blog. a un certo punto mi comincia a scrivere uno dicendomi cose diciamo spiritose. gli rispondo scherzosamente, anche per l’imbrazzo. non erano tutte cose spiritose. a un certo punto, lui dice a un amico comune, “Quella lì mi scrive sempre”. allora io dico, “Ha capito male! non sapevo come liberarmi dall’imbarazzo e per non mandarlo a quel paese…”. sai cosa ha detto il mio amico? “beh. sbagli tu. lui lo conosco. stai troppo tempo sul blog…”. il blog come il corso di un paese, e quella che da retta agli uomini come una che se le va a cercare! DONNACENTRICA? MA VAFFANCULO!
O mi sono rimbabito io oppure è scomparso un pezzo.
In pratica dicevo che Roquetin mi ha parlato bene di te, per questo postavo qui. Boh, mi sarò scemunito
io penso che “gli uomini” (non tutti vorrebbero a tutti i costi farlo, diciamolo subito, io ne conosco tanti equilibrati :-)) non decidano della riproduzione solo perchè la “natura” – almeno una cosa, la più importante – gli ha proibito inesorabilmente di farlo.
se no ci avrebbero già messo sopra le mani. la rossanda – per parlare di un bel personaggio femminile che non ha mai abiurato e tutto compreso – ieri sul manifesto diceva “le donne non hanno amici(…) – e qui invece si riferisce quasi a tutti, quando ci sia di mezzo il cosiddetto amore, secondo me – possono essere inseguite, amate, adorate(…) ma comprese mai”
una donna per definzione ha torto. e più si sa difendere e più ha torto. e più è scaltra – complice gli eventi della sua vita – e più ha torto.
e il guaio è che spesso ha torto anche per la altre donne 🙂
e tutto questo c’entra con la riproduzione.
…no, ma scusate, se non avessi tenuto le mail? proprio perchè il tipo non mi era piaciuto. e soprattutto se non avessi avuto una testimone, con cui alla fine gli abbiamo pure fatto uno scherzo? io chi ero? io chi sono, secondo lui? mi viene da pensare, io chi sono, anche secondo me. perchè come a tutte le donne quando quello mi ha detto, hai sbagliato tu stai troppo tempo sul blog, io ho un poco ci ho creduto.
Spego bene perchè magari sono io contorto.
Prima giuridicamente aveva valore solo il diritto dell’uomo. Nelle legge sull’aborto conta solo il diritto della donna. Entro i tre mesi diritti di uomo e nascituro non contano.
Per me è un buon compromesso. Avrei difficoltà a miglioralo. Però, innegabilmente, nei primi due mesi conta solo la donna. E’ un limite, che io non saprei superare, ma lo riconosco come tale.
Ho letto l’articolo di Ida Magli: “Provetta vuol dire distacco dall’uomo”
http://www.italianiliberi.it/Edito05/giornale20050609.htm
Ha senz’altro ragione. Cito la frase conclusiva dell’articolo perche’ la trovo significativa: “La leggerezza con la quale le donne si sono avviate su questa strada induce a temere che non se ne siano rese del tutto conto…”
@ lucis. Grazie dell’invito ma preferisco gli spazi pubblici e liberi. Se in questo luogo la presente discussione verrà considerata un off-topic molesto (e sarà Loredana, non altri, a deciderlo) possiamo ritrovarci da qualche altra parte (per esempio su usenet c’è un it.arti.varie assolutamente sottoutilizzato: nessuno protesterà per l’intrusione.)
Trovo interessante che ti allarmi tanto per una mia considerazione (l’atteggiamento altezzoso di Roquentin) così facilmente deducibile dai suoi testi e comportamenti. Di che ti preoccupi? Lui ha risposto al mio commento con uno sdegno trattenuto alquanto aristocratico, che ha fatto scattare gli applausi degli amici. Io continuo a ritenere la sua una risposta sostanzialmente vuota, così come la sua insistentemente suggerita “eccezionalità” principalmente un “effetto di linguaggio”, dal quale forse mi ripara una certa resistenza intrinseca ai miti letterari.
Ma non c’è davvero nulla di personale in tutto questo, è un gioco di rappresentazioni alquanto astratte, sostanzialmente irriconducibili ad una realtà concreta, oggettivabile. Internet è una curiosa miscela di vicinanza e di distanza: quei molteplici strati di rappresentazioni, favole, maschere, finzioni, retoriche e strategie comunicative, che la natura del mezzo non consentirà mai di superare, possono improvvisamente venire bucati – realisticamente solo per qualche attimo – da un qualche “spezzone” accidentale, particolarmente acuminato, distaccatosi da un qualche dialogo, da qualche delirio o da qualche polemica.
E’ di questi elementi in libera fluttuazione, di tutti e di nessuno, che vado alla ricerca, macchinando come esca delle “retoriche” che possono risultare goffe, ma non del tutto prive di insegnamenti.
In questo caso, alla questione vera, cioè quale senso possa mai avere l’insulto di una collettività (gli italiani che non hanno votato ai referendum, insieme che mi comprende) Roquentin ha risposto senza argomentare, evidentemente stizzito dalla mia maniera priva di complimenti di porre la questione. Fuor di letteratura, la sua risposta è stata: hai sbagliato tutto ma non te ne spiego i motivi in quanto non sei un interlocutore alla mia altezza. Non pago, ha apposto quella ridicola minaccia di cancellerare ulteriori miei commenti che non si adeguassero ai suoi arbitrari, e totalmente asimmetrici, standard di valutazione. Ma di Roquentin mi interessa assai poco, almeno fino a che pose e sdegni troppo comodi da indossare non lasceranno il posto a dei “contenuti” effettivi, eternamente rimandati. Cassato senza rimpianti quale interlocutore, qui, sulla scorta del commento di Loredana, mi rivolgevo ad altri, e mi dispiace soltanto di non essere stato in grado di formulare più efficacemente e nitidamente la domanda essenziale che si era formata in me davanti allo spettacolo delle guerre per l’editoria, alle lotte tra cordate rivali di letterati, alle teorie della restaurazione, eccetera eccetera, e che provo a ripetere: dove diavolo possa esserci il nesso tra le competenze linguistiche acquisibili nell’individualismo più sfrenato ed indecente che contraddistingue certe pratiche “poetiche”, e l’acquisizione di responsabilità sociali, la coscienza della complessità e della delicatezza dei meccanismi sui quali l’intera società precariamente si sostiene.