Ci ho pensato, in questo week end. Non soltanto a Beppe Grillo e alla prevedibile riflessione seguita sui quotidiani a proposito dei blog, del loro potere, del fatto che stiano travolgendo /potrebbero travolgere /hanno travolto “la casta”: politica, giornalistica, letteraria, culinaria eccetera, a piacere.
Per quanto sia odioso tirare in ballo, in queste occasioni, il “già detto”, direi che è inevitabile farlo. Mi pare che in rete, o nella cosiddetta parte abitata della medesima, non si sia parlato d’altro da più di un lustro. E assai giustamente Vittorio Zambardino sottolinea il rischio opposto a quello delle illustri spallucce sollevate, off line, negli anni d’esordio:
Ora si commette un errore diverso e più ampio: si riconosce ad Internet un potere perché uno solo ce l’ha fatta, ignorando la “macchina sociale” che c’è sotto. Il che non sarebbe grave, se questa “macchina” non contenesse i modi di pensare, di manifestarsi e di agire di una opinione pubblica, cioè nostri, che diventa sempre più ampia e potente.
In più, mi viene da dire, molto banalmente, che non esserci non basta. Non basta aprire un blog per essere nuovi. E non basta nemmeno pigiare il pedale della satira e della comicità (reali, nel caso di Grillo, presunte, in altri casi) . E, soprattutto, non basta “voler vincere”. Riprendo un post importante di Giuseppe Granieri a proposito della nuova generazione di giovani commentatori di blog. Granieri, in sostanza, ha la sensazione che
oltre ad una certa tendenza a “las malas tripas”, stia emergendo una cultura diversa del fare rete. Un approccio molto strumentale alla circolazione dei link e all’incremento di visibilità, che sostituisce quella che in realtà potrebbe essere una tendenza (persino etica) a provare a fare cose belle insieme. Io, personalmente, scommetterei che è questo secondo tipo di agire in Rete che ha fatto e fa crescere la rete. E che la ricerca di visibilità e il link farming siano strategie che pagano solo sulla breve durata. Ma, anche qui, non è detto che io vinca la scommessa.
Sottoscrivo e aggiungo una riflessione (banale pure quella, ma tant’è). Nella stragrande maggioranza dei casi, in rete vengono riportati comportamenti identici a quelli che imperversano fuori. Ad un Fabrizio Corona che, nel presentare il suo nuovo libro, dichiara che l’importante, oggi, è “fare di se stessi un prodotto economico”, per poter così vincere, corrisponde spessissimo, nel web attuale, il concetto del vincitore che annichilisce l’avversario con la propria dialettica. Dell’io-sono-più-bravo-di-te.
They win, we lose, mi scriveva un’amica un paio di giorni fa.
Beh, è quest’ idea che personalmente rifiuto. Mi fa abbastanza paura una rete concepita come un territorio di battaglia dove qualcuno deve necessariamente emergere sul cadavere di qualcun altro, convinto che, se il sangue scorre, i blogger plaudano, rapiti e soprattutto divertiti. Non mi piace che ci si concentri sull’ultima parola, e non su tutte le parole che vengono durante.
Per dirla con il vecchio B Rabbit,
Fuck this battle, I don’t wanna win, I’m outie.
Ps. A margine del V-day e della polemica sulla legge Biagi, evidentemente non criticabile in alcun modo, rimando a questo post agostano di Girolamo De Michele, con cui concordo al cento per cento.
Partecipazione, condivisione, produzione orizzontale, economia del dono, creative commons, open access. Potrei continuare.
ll Web identificato da queste parole chiave non corrisponde o quasi al Web rappresentato da Grillo e dai suoi adepti, molti dei quali non conoscono neppure né i termini né il loro significato nel contesto della Rete.
I flussi di informazione, i percorsi di conoscenza, gli scambi di esperienze richiedono un navigatore attivo, che faccia funzionare la mente e che eserciti lo spirito critico, in primo luogo verso se stesso. Un navigatore educato alla conversazione. Non qualcuno che ripeta slogan e ritornelli superficiali senza verifiche, ricerche, analisi, riflessioni.
Il Web siamo noi. Ma anche gli altri.
Come sempre
Questa volta non riesco ad essere d’accordo con quanto scrivi. Non capisco, materialmente, come si possa sul web annichilire l’avversario con la propria dialettica. perchè questo avvenga ci vorrebbe un popolo di lettori-bue pronto ad andare dietro a chi le spara più grosse. non mi sembra che questo avvenga, non solo questo almeno. non mi sembra insomma questa “la tendenza” verso la quale stanno andando i blog.
Bologna blog, è difficile parlare di tendenza in rete, dove si vive tutto sommato in nicchie più o meno grandi. Personalmente ho avuto questa sensazione, di recente (e anche altri, noto): chi strilla di più, si sente più forte. Magari mi sbaglio, per carità: e, ti confesso, mi auguro con tutto il cuore di sbagliare.
Grazie, Lori.
E devo dire, se non fosse che a me certe cose fanno ancora bollire las tripas, condivido molto il tuo appello.
Fuck this batle, I don’t wanna win. I’m outie.
certamente ci sono settori (giusto dire nicchie) della rete che vanno in questa direzione (un po’ come i video truculenti). sul discorso voce più grossa, però, come scriviamo sul nostro report dalla piazza, il discorso interessante emerso sabato a Bologna, è che non c’erano truppe cammellate, c’erano cittadini interessati e magari neanche del tutto d’accordo con grillo. tutti erano però accomunati dal vedere con i propri occhi come si fosse autorganizzato uno spazio di libertà. è risultata, insomma, un’iniziativa quasi più rilevante dal punto di vista mediatico, che politico. ed alla fine è sopratutto questo che è rimasto: lo spazio di libertà durante, più che l’ultima parola (il vaffanculo).
da ottimista rimango convinto che la stessa cosa succeda sui blog. ma magari sono troppo ottimista
anche sui blog si rispecchia la vita “reale” e la vita “reale” è SEMPRE PIù tendente a utilizzare una lingua dura, ostile, contro, prevale il farsi sentire rispetto all’ascolto, ma fin qui non dico niente di nuovo; il blog , la rete, sono solo un mezzo. Sabato sono stata al banchetto a raccogliere firme, sempre meno convinta via via che vedevo l’afflusso di persone che venivano a firmare ed è da sabato che oscillo tra “qualunquismo” e “la gente è stanca di questo modo di non fare politica” e probabilmente c’è sia qualunquismo che stanchezza, c’è sia il di una deriva fascista, il bisogno “dell’uomo forte”, che una necessita di etica in un paese che ha conosciuto il primo e non riesce, non riusciamo a portare avanti un’ etica della solidarietà, della tolleranza, della legalità, del rispetto per gli altri/e.
Come si fa a raggiungere l’etica superando la retorica?
Anche la retorica di Grillo, ma non solo la sua. La retorica delle frecce tricolore ad un funerale, per fare un esempio. Riconoscersi nel campione nel vincitore, per farne un altro.
saluti
Ma sai, bologna blog, non è una questione di ottimismo: è una questione di meccanismi che possono essere virtuosi e civili nel caso di sabato, ma anche deleteri e violenti in molti, molti altri episodi verificabili, semplicemente, stando in rete quotidianamente. E notando come, qualora si verifichi non un confronto fra diverse posizioni, ma flame-war o cose del genere, ci sia un sacco di gente che commenta “che bello, si scannano. Che divertente!”.
Dai un’occhiata al blog di Vittorio Zambardino: a fronte di un intervento molto preciso e importante, molti, moltissimi commentatori non fanno altro che salmodiare il vecchio (e in questo caso quanto mai sbagliato) mantra: sei sotto padrone, sei un giornalista ergo sei un prezzolato. Eccetera.
Se la rete somiglia ad un luogo dove si lincia senza peraltro conoscere la storia e le posizioni del linciato (eppure basterebbe leggere il post attentamente), credo che lo spazio di libertà (che c’è, e in cui credo, altrimenti non sarei qui da quattro anni) rischi di autoannientarsi. Qualcuno, tempo fa, fece una battutaccia: fatti i blog, bisogna fare i blogger. Significa capire esattamente lo strumento che si ha a disposizione, e non svalutarlo con i cachinni…
no, giusto loredana (e poi la chiudo qua che non voglio mica monopolizzare questo tuo bel blog). su quanto scrivi sui commenti sono d’accordo, e ti dico che io, tutto sommato, il commentare la trovo la parte peggiore di alcuni blog. d’altronde chi è acceso da livore è più portato a commentare di chi è d’accordo (sarebbe interessante un bello studio approfondito sulla dinamica dei commentatori).
però va anche detto che riguardo quanto scrive zimbardino (che io condivido) sono più importanti dei commenti, i post che alle sue riflessioni fanno riferimento: è questa la blogsfera. forse in questo, una partecipazione dei bravi blogger alle discussioni nei commenti, aiuterebbe a migliorare i dibattiti.
Ho visitato il blog con il post che citi alla fine e, a dire la verità, mi sono incazzato non poco.
Clicca di qui, clicca di là, si arriva a blog che chiedono la liberazione di Cesare Battisti.
Che c’entrano i terroristi con i morti sul lavoro? Ma forse è troppo chiamare terrorista Cesare Battisti. L’ho visto una volta in TV e mi è sembrato semplicemente un coglione.
Preferisco non avere niente a che fare con gente che confonde cammelli con cavoli, soltanto perchè tutt’e due le parole iniziano con “ca”.
bisognerebbe creare incrementandolo quotidianamente un data base atto a fornire la materia prima a un generatore di frasi casuali del qualunquismo(ad esempio,”la più grande delle mistificazioni”,” una manifestazione di cui dovremmo tutti vergognarci”,”si butta a mare un patrimonio di valori”,”bisogna ritrovare la tensione morale”),magari qualcuno comincia ad accusare il senso del ridicolo,traendone giovamento.Su uno dei primi libri di Castelvecchi che parlava di internet c’era una frase che,se non ricordo male era stata assunta come motto proprio di una radio che recitava così:”non contate su di me.Non ci sono.Non è questa la vita che sto cercando”
Sì ma la cosa che si dovrebbe dire, e non si dice – perché si dice soltanto che i blog e i blogger dicevano e facevano quello che ha fatto e detto Beppe Grillo da oltre un lustro e questa cosa è esattamente la morte dei blog e dei blogger: parlarsi addosso – la cosa che si dovrebbe dire è che Grillo (da me niente affatto stimato per motivi spiegati tempo addietro) ha FATTO una cosa, finalmente, a differenza di qualsiasi altro blog e blogger: ha fatto uscire i blog e i blogger dallo schermo del computer. Voce del verbo FARE.
Checché se ne continui a dire i blog e i blogger contano poco e niente, sono un’inezia nel mare magnum dell’informazione e dell’intrattenimento. (scadente, per carità) Nessuno parla dei blog al di fuori dei blog e dei blogger e lo dimostra il fatto che NESSUNO sa chi sia Mario Adinolfi eccezion fatta per noi blogger e per i lettori del suo blog. (ed è una fortuna intendiamoci. Il concetto di “democrazia diretta” ha più o meno la valenza della locuzione: “Beepooalula” o di “Cancella il debito” o di “Soidfdfdfudfd”.
Grillo ha preso la Rete e l’ha trasportata FUORI dalla rete della Rete. Mi spiego? L’ha portata in piazza, nelle televisioni, sulla bocca dei politici, sulla bocca dei presentatori dei tiggì. Ha fatto qualcosa in più che ritagliarsi una rubrichetta di spalla sulla rubrica settimanale “Le kose più kool viste in rete kuesta settimana!” di “Cioè”.
Ecco perché ha vinto. Perché Grillo non si sognerebbe mai di dire cose come “Link Farming” che nessuno AL MONDO sa che cazzo significhi. Ha vinto perché quasi mezzo milione di persone FISICHE, motivate e consapevoli sono uscite di casa, hanno cercato parcheggio, hanno rinunciato al Gran Premio e si sono fatti 35 minuti di traffico per rientrare.
Tutti noi saremmo capaci di radunare 2, anche 300mila persone intorno a un blog, ma il migliore di noi, fuori dalla Rete, a stento riuscirebbe ad organizzare una pizzata. Quindi non è vero che noi diciamo e scriviamo le stesse cose che Grillo dice e scrive da meno tempo: o almeno è vero in parte. Noi le abbiamo sempre dette e scritte inter nos. Grillo ha preso un concorde e le ha trasportate fuori di questo ghetto razzista ed elitario. (poi io Di Michele non lo leggo più da mesi: mi perdo dopo la quarta riga. Preferisco un piatto di spaghetti col tonno)
[Ste]
Allora, Ste, facciamo a capirci, e a leggerci con attenzione.
Questo post prende spunto da Grillo e dice un’altra cosa: dice che, mentre improvvisamente tutti glorificano i blog medesimi, qui dentro (dentro la rete) sta succedendo qualcos’altro che dà da pensare. Ovvero, csi pensa che basti utilizzare il tono dell’invettiva o della battuta per realizzare l’utopia della democrazia e della libertà.
Non è così.
E lo dimostri tu stesso: nel momento in cui usi gratuitamente aggettivi come razzista ed elitario, e preferisci gli spaghetti col tonno (liberissimo) ad una riflessione sul precariato e sulla legge Biagi che, ti assicuro, off line non passerebbe da nessuna parte.
ringrazio Di Michele per fornirci lo spunto di dire che il combinato disposto delle leggi Biagi-Treu è una trappola per topi.Ripeto,meglio finirla al bar(almeno li troveremo sempre un Gentilini qualunque che pontifica alticcio tra una scopa e una briscola a riconciliarci con l’ironia).E ringrazio Stefano per avere nominato adinolfi,che non conosco e che molto probabilmente non voterò,ma che qualche giorno fa ho visto ignobilmente attaccato con toni da spaccone inguaribile da uno che si spacciava per Diaco in un pezzo raccolto dal foglio.Mi sarebbe piaciuto sentire qualcuno che prendesse le sue difese
solo una considerazione.
la mia città: 48mila abitanti, circa 2000 firme ai banchetti del V day.
grazie al passaparola, poco a internet.
molti firmatari chiedevano cosa fosse un blog.
c’è anche la forza di un passaparola che beneficia di giornalisti, comici, qualche giornale. e la rete, certo, ma non so dire, io, quanto.
“io” significa: io dalla “provincia”.
(l’uso della rete, qui, è diffuso tra i giovani, e per giovani intendo i ventenni. Han firmato tanti quarantenni, da quel che so).
buone cose
Remo, sì.
Ma ripeto: non cadiamo nell’errore di pensare che in questo post ci si riferisca solo a Grillo, e non a quanto avviene in rete, in assoluto….
Sembra che la Lipperini sia un prodotto economico, che vale poco… nessun spirito critico… sono d’accordo che Battisti è solo un coglione… brutto arrivare fin qui per colpa di un link e scoprire che argomenti proposti zero ma solo un lungo rinvio per andare a parare con il caso Battisti… Solo Beppe Grillo ha i coglioni, GRAZIE BEPPE GRILLO CHE CI SEI O SAREMMO SEMPRE SOTTO QUESTI PADRONI COMUNISTI COI SOLDONI… a fare i comunisti con i soldi sono bravi tutti, pure io sarei capace ma io ci ho l’orgoglio quello che voi vi manca.
Il caso Battisti non ha nulla a che vedere con l’argomento del post.
Ringrazio la persona che si firma (immeritatamente) Stratos per aver esemplificato a perfezione quanto tentavo di sostenere a proposito di alcuni commenti e alcuni commentatori.
Dopo tante parole, ecco che Demetrio sintetizza ogni cosa.
A parte questo, ormai i commenti di molti Blog sono davvero arene dove via via, commento dopo commento, ci si allontana dal post per prendere binari di autocelebrazione e arguzia, e invettiva, che davvero non hanno alcun nesso con l’argomento trattato.
Come se uscire vincitori da queste battaglie verbali, inutili, possa dare visibilità, forza, a chi le combatte.
Tutti noi Blogger, nel nostro piccolo, sogniamo la Visibilità. Credo che per molti, la nobile arte dell’insulto, sia l’unico mezzo per emergere. Un po’ come succede nella realtà, in fondo. Nella Tv-realtà.
Andrea
Io non capisco che ha, se non le interessa parlare, allora perché scrive? Io me lo domando. Ho capito solo una cosa che lei ha detto, non le piace BEPPE GRILLO. Il nostro BEPPE GRILLO HA RACCOLTO IN PIAZZA TANTI NOI senza il suo aiuto signora. Ma adesso che lui è riuscito a raccogliere lei parla di tutta altra cosa tirando in ballo la potenza di internet per fini che piacciono a lei. Se non voleva parlare di BEPPE GRILLO perché lo ha chiamato? Per attirare la attenzione su di lei, giusto? Non devo fare pubblicità a nessuno, ho le mie spalle e sono forti, lavorano sempre duro per tanto sudore mica come lei. Il discorso che fa lei fa acqua come si dce al mio paese. Lei non vedo diversa da Corona, piuttosto uguali, pure lei fa vedere io-sono-più-bravo-di-te. Invece lei la publicità la vuole. Ecco che cosa ho capito, mica tutti sono ciechi.
Alcune impressioni sparse e poche domande. Mi scuso in anticipo per la lunghezza.
1) Nei blog, come altrove, se centri il tuo post su un argomento articolato, interessante e complesso, ma poi commetti l’imprudenza di accostarlo anche marginalmente a un argomento più facile (o anche solo più mainstream), come nel caso odierno il V Day di Grillo, o la televisione cattiva, o l’ultimo libro di Baricco (capolavoro vs. bluff) o il sesso in ogni sua declinazione ecc., la maggior parte dei commentatori ignorerà l’argomento centrale per buttarsi a fare commenti salaci e spesso inutili, sull’argomento facile. Perché? Forse perché così non hai bisogno di leggerti bene il post né i vari link in esso contenuti, cose delle quali nessuno ha voglia, ma hai una bella scusa per aprire la bocca e darci fiato, cosa di cui tutti hanno voglia.
2) I flame. In genere un post dal quale parte un flame arriva a centinaia di commenti, perlopiù di infima qualità e spesso offensivi, mentre altri post, magari ugualmente interessanti, in cui i commenti sono molto civili rimangono a 6-7 interventi. Basta confrontare quello che è accaduto qui qualche giorno fa con argomento Babsi Jones, peraltro introdotto da un commento che si riferiva a un altro blog e non nel post principale, che ha scatenato un casino, mentre il post successivo sulla scuola non se l’è filato quasi nessuno. Mi viene da dire semplicemente: il fascino del gatto spiaccicato. Fa schifo ma non riesci a smettere di guardarlo. O le file su una corsia dell’autostrada quando l’incidente è sulla corsia opposta (e dunque la fila si crea solo per la curiosità di guardare chi si è schiantato e come).
3) I blog legati a un giornale (come quello di Zambardino) raccattano più spesso di altri commenti del genere sfogo furioso/demagogico. È solo una mia impressione?
4) E allora, forse. I blog, come internet sono fatti dalle stesse persone che vivono il mondo reale, sempre di più man mano che il mezzo internet diventa più diffuso. A rigore, dunque, credo che i difetti riscontrabili in essi siano quelli riscontrabili ovunque si apre un dibattito. Con l’elemento di accelerazione, per così dire, che per commentare in un blog non hai bisogno di esporti in prima persona né di accreditarti in nessun modo, il che aumenta la democraticità ma anche la maleducazione e l’approssimazione.
5) La potenza reale dei blog. Grillo ha portato migliaia di gente fuori dalla rete ecc ecc. Ma lo ha fatto davvero grazie al blog, o ci è riuscito perché lui è Grillo, cioè un nome noto diventato tale grazie ad altri media? Uno che quando va a fare casino alla Telecom, ci fanno un servizio di prima pagina sui tiggì. Solo grazie al blog? Un blogger nato blogger e che è arrivato al successo solo grazie al suo blog riuscirebbe a fare la stessa cosa?
ehm, “migliaia di persone”, non di “gente”. ma era chiaro lo stesso no? anzi mi piace pure: migliaia di ggente
We lose anyway, Lore. E dopotutto è bello: uno scrittore straniero, qui poco conosciuto, diceva che è meglio stare dalla parte dei perdenti che da quella dei farabutti e degli spacconi. A grandi linee…
L’amica che ti diceva “we lose”. E che ti vuol bene.
“5) La potenza reale dei blog. Grillo ha portato migliaia di gente fuori dalla rete ecc ecc. Ma lo ha fatto davvero grazie al blog, o ci è riuscito perché lui è Grillo, cioè un nome noto diventato tale grazie ad altri media? Uno che quando va a fare casino alla Telecom, ci fanno un servizio di prima pagina sui tiggì. Solo grazie al blog? Un blogger nato blogger e che è arrivato al successo solo grazie al suo blog riuscirebbe a fare la stessa cosa?”
Questo mi sembra un punto cruciale. Confrontiamo il successo di Grillo con quello di Scalfarotto, per dirne una, e vediamo che chi nasce totalmente in rete non ha ancora la forza di fare molta strada, almeno in Italia. Espandersi dalla rete alla società richiede la presenza di una base sociale che aiuti. Per restare in ambito politico, Scalfarotto alle primarie dell’Unione ha perso rovinosamente nonostante il grande clamore suscitato, perché era solo su internet, l’anno prima alle primarie pugliesi Vendola ha vinto perché aveva un partito alle spalle e un forte radicamento nelle lotte sociali pugliesi, oggi Grillo ottiene 300mila firme per un progetto politico con molte imperfezioni, ma ci è arrivato dopo anni di sostegno, con il suo blog, ad iniziative dal basso e dalla società (comitati, lotte ambientaliste e via dicendo).
Se per potenza dei blog intendiamo la capacità di questi di mettersi alla testa di un movimento o di un cambiamento (e io sino ad ora ho parlato di politica, ma potrei riferirmi a cambiamenti anche in altri ambiti) allora c’è da dire che non si è ancora a questo livello, e forse non ci si arriverà mai. Ma se per potenza dei blog intendiamo la capacità di influenzare il dibattito e l’agenda di discussione, allora dei risultati ci sono già, e sarebbe meglio concentrarsi e ripartire da questi piuttosto che tentare salti nel vuoto.
“vedere con i propri occhi” esserci da protagonisti. a me sembra centrale questo punto in cui si dice che si ha bisogno di visibilità: nel blog come nella vita reale. ma una visibilità che non chieda l’uso della coscienza critica: qualcuno che “faccia funzionare la mente e che eserciti lo spirito critico” è ben di là da venire. si va più facilmente dietro al più forte, a chi urla più forte, a chi ha il blog che fa più tendenza…
mi è venuta una grande tristezza guardando la manifetazione di bologna e pensavo: l’italia non dovrebbe avere bisogno di questo ma anche questa, oggi, è l’italia.
Beh Lipperini, per quel che vale, concordo anch’io al 100% con Girolamo e ti ringrazio per averlo segnalato.
Non nutrendo in genere alcuna simpatia per Caruso, stavolta pensavo avesse detto sulla legge Biagi una cosa ineccepibile e intellettualmente onesta: apriti cielo !
Io che di solito trovo il “Manifesto” e “Liberazione” gonfi fino alla nausea di politicamente corretto “de sinistra”, mi son trovato spiazzato dalle abiure, ma come, per una volta che viene detta una cosa di sinistra sì, ma RAGIONEVOLE E GIUSTA, si scatena il linciaggio ?
Si vede che stavolta il politicamente corretto richiedeva dissociarsi dal Caruso, missione compiuta compagni.
Un cenno con la testa.
Inauguriamo nel milleottocentoquarantatre.
A me colpiscono alcune cose nella scrittura di questo articolo di GDM:
– l’uso dell’illazione che non permette di capire né il grado di informazione dell’autore, né l’autorevolezza dell’informazione;
– la delineazione di un bersaglio e dunque la forma della ‘mise en abyme’ per colpirlo;
– l’uso di citazioni culturali che capiscono in pochi e interessano ancora meno persone.
Sono tre caratteristiche che portano a mio parere l’efficacia di quello che è scritto a un grado forse negativo, cioè potrebbe addirittura nuocere.
Domenica sera in tv c’era Lucarelli sul g8 di Genova. Anche a isolare un semplice tassello di quella puntata, tutto era perfettamente chiaro. Venivano presentate informazioni e si tendeva a lasciare il telespettatore – come un ideale ‘giurato popolare’ di corte d’assise – decidere del senso delle informazioni. Nessun elemento che non fosse pefettamente funzionale a spiegare le cose, nessuno sfoggio culturale, niente a turbare il quadro che Lucarelli pian piano disegnava. Una religione della chiarezza, mi viene da dire.
Sono troppo critico?, io davvero credo di dire cose che sono l’abc.
Ciao Barbieri
te non ci crederai, ma io la forma della “mise en abyme” non ho la più pallida idea di che vor dì.
Questo per quanto riguarda la religione della chiarezza e l’abc.
Per il resto, in effetti più che trattare il problema delle morti bianche e della loro eventuale dipendenza dalla leggi sulla flessibilità (informazione) a me è parso che il Girolamo volesse riabilitare, togliendola dalla categoria delle nefandezze, la “provocazione” di Caruso: insomma, era davvero così fuori dal mondo ?
Mi pare che GDM suggerisca (forse con troppa certezza) di prenderla in considerazione. Le morti bianche sono aumentate ? SE SI’, può darsi che dipenda dalla minore osservanza delle norme di sicurezza favorita dal precariato ? SE SI’, non si può far risalire un minimo di responsabilità a chi quel precariato l’ha voluto ? E magari non solo a loro ma a tutta una società che si è arresa al “nuovo modello di sviluppo”?
Più che l’ autorevolezza dell’informazione (che non c’è) mi pare conti la rappresentazione di un punto di vista diverso da quello dell’esecrazione senza se e senza ma piovuta da destra e sinistra.
Hai ragione, si può evitare anche ‘mise en abyme’ – che comunque basta tradurre letteralmente : ‘mettere nel baratro, nell’abisso’ insomma mandare all’inferno – invece davanti a un’espressione come ‘Con buona pace di questi ultimi epigoni del pensiero molle…’ resta incomprensibile con tutti i dizionari del mondo perché è una battuta su un modo di procedere che non è davvero spiegato ma a cui si allude, e contiene a sua volta un rimando al ‘pensiero debole’.
Tu ce lo vedi Lucarelli in tv che parla degli ‘epigoni del pensiero molle’?
Questo è solo un esempio di come in quell’articolo si usa una retorica basata su un certo lettore che si è già fatto un’idea della cosa e concorda con l’autore. Ma non deve essere così, bisogna pensare parole che siano dirette a tutti.
Nautilus scrive: «a me è parso che il Girolamo volesse riabilitare, togliendola dalla categoria delle nefandezze, la “provocazione” di Caruso».
Infatti: questo volevo fare.
ma, andrea, mise en abyme non vuole affatto dire “mandare all’inferno”! cfr qua http://it.wikipedia.org/wiki/Mise_en_abyme
Ho parlato di chiarezza e poi senza pensarci ho usato un’espressione incomprensibile. E’ che in Francia si usa, mi ricordo che anche Francesco Forlani me lo rimproverò, perché avevo messo in una certa luce non ricordo chi, insomma avevo come dire ritagliato la sua immagine e incollata su uno sfondo di colpe varie, in modo che si riflettessero sul soggetto. Ricordo di averlo sempre sentito usare come mettere in luce negativa, produrre un alone di colpa, credo perché si traduce letteralmente come ‘abisso’, ‘fondo’. Comunque chiedo a Forlani – dato che io non sto più in Francia da più di vent’anni – e vi faccio sapere.
Ma a parte questo si è capito il discorso che ho fatto?
Caro Andrea
a costo di fare il cerchiobottista ti dirò che a me pare di aver capito quel che volevi dire e posso dimostrartelo: nel post che ti ho indirizzato avevo scritto una frase circa così:
“D’altra parte devo anche ammettere che mi sono immedesimato subito nell’articolo di Girolamo perchè eran cose su cui avevo rimuginato al tempo della caccia al Caruso, giungendo a conclusioni simili”
Poi l’ho omessa per non complicare l’argomentazione.
Tu dubiti fortemente che un neutrale avrebbe trovato convincente il pezzo, mah, a parte che gli scevri da pregiudizi mi sembran tanto pochi, a me è parso invece il discorso giusto da fare (bello il richiamo a Dylan): non sono attendibile ? Ai posteri ecc.
O, su “en abyme” ti sfruculiavo un po’, guarda che caso n’è venuto ! Intanto, ho imparato qualcosa.
Ci risentiamo.
Sì andrea, si capiva benissimo lo stesso quello che volevi dire.
E in generale sono d’accordissimo con te.
Anche se probabilmente c’è sede e sede. Carmilla parla ai convertiti solitamente, che ci sia un po’ di gergo ci può stare. Il problema è quando questa scrittura tracima anche nei media che si aprono a un pubblico più vasto.
invito per veerdere…
La risposta del ministero della Giustizia
From: “Chirillo Salvatore” salvatore.chirillo@giustizia.itTo: o_lemine@hotmail.com Subject: persecuzione Date: Fri, 23 Nov 2001 10:30:31 +0100
Gentile Signore La ringraziamo per aver voluto condividere con noi Le sue idee in merito alla tematica che ci ha esposto con una comprensibile vena critica. Come sicuramente comprenderà non ci è possibile entrare nel merito delle Sue osservazioni. La invitiamo comunque a continuare, se lo vorrà, a contattarci.
Cordiali Saluti
Servizio Relazioni col Pubblico Ministero della Giustizia
——————————–
Questo era la risposta del ministero della giustizia alla mia richiesta d’intervento nel 2001 per ripristinare la legge in questa vicenda che proseguiva del 1990. Credevo che lo stato fosse in grado di fare la cosa giusta, ma sono rimasto deluso come la delusione che ho digerito, quando ho scoperto che, molti di coloro che sostenevano la giustizia, i diritti umani e civili nel mondo dello stato, non erano interessati al mio caso, perché i miei persecutori erano operatori dello stato, molto potenti e temuti! Tutto quello che mi è successo era un prezzo da pagare per aver deciso di non farmi vendere al sistema, ma nello stesso tempo sapevo che pagherò un prezzo al livello umano. Sono passati otto ministeri di giustizia e interni, ma nessuno di loro detto una parola al terribile comandante dei servizi segreti romani con condividevano ministero della giustizia o hanno avviato un’inchiesta per stabilire la verità in questa storia come si faceva nei paesi seri! Qualcuno potrebbe credere che gli operatori dello stato agivano con tempestività per fare la cosa giusta quando si tratta di fare la cosa giusta, ma la verità è un’altra, per questo non chiedevo l’intervento di nessuno, soprattutto in questa parte della storia in cui si è coperta la verità che fa male e i sospetti con cui si legittimava violenza di stato e il banchetto miliardario si sono limitati ad un disperato tentativo per giustificare la stupidità dei furbi!
Si sapeva tutto riguardo violenza di stato e il banchetto miliardario voluti dagli operatori dello stato infedeli e malvagi, che controllavano il mio caso e violentavano la mia persona sotto i riflettori! Gli operatori della giustizia e la politica che dovevano intervenire per fare la cosa giusta come promettevano pubblicamente hanno chiuso un occhio favorendo i miei persecutori per evitare che, gli italiani per bene e gli stranieri scoprano la verità in questa terribile storia! La verità conferma l’iniquità del sistema con si legittimava,per questo motivo i membri dei poteri privati e affaristi che operavano contro l’interesse comune usando lo stato, si sono alleati per combattere una guerra vera e propria per liberarsi di me in modo illegale per favore sistemi e meccanismi, illegali e dannosi per la società!
Vedi tutta la storia: http://www.lemin.splinder.com