Fra i molti motivi per leggere Fratelli d’Italia di Ferruccio Pinotti, ne ho uno personale: il capitolo dedicato alla scomparsa di Italo Toni e Graziella De Palo.
Per molti anni ho cincischiato mentalmente con questa storia cercando di capire cosa fare e come farlo: semplicemente, Graziella è stata la mia migliore amica del ginnasio e del liceo, la persona con cui ho condiviso alcune delle esperienze più importanti della mia adolescenza e giovinezza. Al momento della sua scomparsa, tuttora colpevolmente e sciaguratamente avvolta nel mistero, ci eravamo perse di vista, come spesso avviene quando le strade, gli interessi, gli amori inducono a passare ad altro. Ma la rabbia, e il dolore, per quello che è accaduto sono rimaste.
Forse è per questo che non sono mai riuscita a scrivere qualcosa su questa storia. Sicuramente è per questo che sono grata a chi, finalmente, è riuscito a farlo.
I misteri esistono, ma costituiscono una scarsa percentuale rispetto alle cose evidenti. A meno che, per mistero, non si intenda l’impossibilità di approfondire in ogni dettaglio un avvenimento.
Sul perché Italo Toni e Graziella De Palo siano spariti (diciamo “tranquillamente” assassinati), è abbastanza evidente.
La maggior parte delle volte in cui si mette il naso nel traffico d’armi si rischia la pelle e sovente ce la si lascia.
Il mistero, e qui ci siamo, è arrivare a capire chi possa aver crivellato di proiettili quei due giornalisti.
Già, perchè il traffico d’armi è difeso da chi compra, ma anche da chi vende. E, spesso, anche da chi protegge i venditori in cambio di piaceri e informazioni.
Non sarei sorpreso più di tanto, insomma, se Italo e Graziella fossero caduti sotto una specie degenerata di “fuoco amico”. Magari uccisi, quindi, proprio da qualcuno che aveva dato loro una mano per andare a fare quel servizio.
I proiettili e il movente, insomma, non sono dei misteri. Quello della bandiera appesa alle pallottole lo è. E, presumo, continuerà a esserlo.