Se mi guardo intorno, vedo le menti migliori della nostra generazione che, tuttora, si oppongono al sistema. Le donne registe tuttora pietiscono denaro a produttori maschi; le donne scrittrici e le donne editor tuttora si rivolgono imploranti a dirigenti editoriali maschi; le donne attrici tuttora si contendono una manciata di ruoli che realmente rispecchiano le loro vite; le donne pittrici e scultrici vengono tuttora pagate meno ed esposte più di rado delle loro controparti maschili; le donne compositrici e direttrici d’orchestra si ascoltano tuttora assai di rado. Dappertutto le donne si accontentano di mezza pagnotta e perfino delle briciole. Non sono mica delle fallite, queste donne, anzi sono le più grintose e brillanti. Non sono lagnose, non sono piagnone, certamente non sono pigre, ma sono tuttora soggette all’implacabile sistema dei due pesi e due misure.
Ieri sera, prima di rientrare in albergo, mi sono fermata su una panchina di piazza Carlo Alberto a leggere un vecchio libro che avevo trovato su una bancarella: per la precisione, Paura dei cinquanta,che Erica Jong scrisse nel 1994. So benissimo che citare Jong suscita attacchi di ilarità in molte persone: eppure, pur conoscendone i limiti, continuo ad esserle affezionata per la sua lucidità e la sua ironia.
E la sua misura.
Perché, commentarium: sono davvero stufa. E per la seconda volta in poco tempo difendo Mara Carfagna, guarda un po’. La terza, anzi: l’ho fatto recentemente chiacchierando alla radio con Emma Bonino, e trovandola pienamente d’accordo sul fatto che gli attacchi a codesta donna sono ignobili, laddove battono sempre e solo su un unico tasto. Il sesso.
Fermi tutti: trovo le idee politiche della ministra contestabili praticamente in tutto. Trovo, come ho già scritto, improponibili le sue uscite a proposito di famiglia e aborto e coppie di fatto. Nei miei limiti, continuerò a contrastarle.
Ma trovo spaventoso che si insista ad attaccarla per il suo passato reale e presunto. Trovo orrendo che a farlo sia stata, ieri, un’altra donna. Non bastano gli ammiccamenti maschili su politiche, attrici, scrittrici (non è mica immune l’ambiente letterario, se non lo sapevate)?
Cominciamo a parlare di chi si sbottona i pantaloni piuttosto di chi scivola eventualmente in ginocchio, per favore.E soprattutto, davvero, non ripetiamo che la satira assolve tutto. Se così fosse, le signorine scosciate di Striscia la notizia sarebbero legittimate dal fatto che Ricci è un autore satirico.
Non difendo la Carfagna perché è donna. Difendo la dignità degli antagonisti, fra cui mi pongo, e dei loro discorsi.
Scusa Loredana, ma se non è un problema di toni, la critica alla pratica diffusa dell’Italia dei favori (sessuali o meno, presunti o reali) e della totale assenza di meritocrazia, a me non sembra affatto un argomento da poco (tolto il problema del linguaggio usato, di questo si tratta, no?). Poi secondo te possono essercene anche di più urgenti, ma perché dettare l’agenda alla Guzzanti? Che senso ha?
Loredana, non si discute sulle erezioni del premier, si discute su come è attribuito il ministero delle pari opportunità, cioè il ministero che dovrebbe attuare politiche proprio contro le discriminazioni.
Non detto l’agenda di Guzzanti.
Detto la mia.
E, Andrea, ma certo. Ma a parte il fatto che di come vengono attribuiti i ministeri agli uomini si discute molto, ma molto meno, e improvvisamente la questione della meritocrazia diventa secondaria, mi sembra di aver ripetuto fino allo sfinimento che io sono CONTRO le politiche della Carfagna come sono state delineate fino a questo momento. Ma che attaccare la persona è sbagliato.
Andiamo Loredana, si trattava di un raduno con diversi oratori, tra cui per esempio Ovadia che ha fatto cenno più volte alla questione rom. E si è parlato di tanto altro, con Colombo, Flores, Pardi… E’ evidente che poi l’impossibilità di approfondire le questioni come meriterebbero durante manifestazioni di quella natura. No, non sono convinto, Loredana, è che questo dibattito rafforza in me l’idea che la strada ‘perdente’ imboccata dalla cultura italiana di sinistra sia destinata a non finire presto. Nei raduni di piazza della destra accade di tutto e si dice di peggio, neo-fascisti che inneggiano al duce e ai repubblichini vituperando la resistenza, leghisti che vomitano bile contro immigrati e reietti della società, Silvio che ingiuria chiunque, magistrati, comunisti (presunti) e talora pure il capo dello Stato (do you remember Scalfaro, for example?)… Ma siccome trattasi della destra, tutto normale. A sinistra, sempre a fare i piedi alle mosche, sebbene i toni e gli argomenti volgari, a mio parere, siano parte di episodi isolati e neanche lontanamente paragonabili a quelli che mi è capitato di sentire durante le manifestazioni dell’altra parte politica. Ma ciò è sufficiente ad offuscare il senso delle manifestazioni e tutto ciò che di buono riescono ad esprimere: quello ha urtato il papa, quell’altro ha offeso i gay – che poi, per quella che è la mia esperienza, i gay sono i primi a darsi scherzosamente del ‘frocio’, facendosi due risate, e confermando che alcuni di noi, con la cultura del politically correct, stanno leggermente sfarfallando. Fa bene qualcuno a scrivere che ormai in Italia è diventato impossibile dire ciò che fino a qualche tempo fa era normale (e lo è tutt’ora nel resto delle democrazie) e che “ci hanno costretti ogni giorno a rinunciare a un pezzettino della nostra libertà”.
Ma ciò che conta (e sconforta), è che ancora una volta si fa il gioco della destra, ossia il dibattito si focalizza sulla presunta volgarità degli oratori mentre le ragioni che hanno spinto decine di migliaia di persone in piazza passano in secondo piano; con la sinistra che di nuovo insegue la destra sul sentiero che a quest’ultima fa più comodo.
Refuso, “E’ evidente poi l’impossibilità di approfondire le questioni come meriterebbero durante manifestazioni di quella natura”. Senza il “che”…
Il gioco della destra si fa entrando nel frame della destra, porca miseria. E se cortesemente leggeste quanto sopra verifichereste che non ho parlato di eccesso di turpiloquio ma di scelta di argomenti.
E se, con cortesia ancora maggiore, deste una rapida occhiata agli archivi, trovereste non poche reazioni a quanto ha detto e fatto la destra. E pure la sinistra, gente: ce lo ricordiamo il Triangolo nero?
A quanto mi risulta, nessuno dei due paladini delle piazze spese una parola sulla criminalizzazione dei rom e dei romeni dopo la morte di Francesca Reggiani. Anzi: uno dei due contribui ad incrementare quella criminalizzazione e creare quel clima di paura grazie al quale la destra ha vinto.
capisco che discutere di pompini sia maggiormente gratificante.
Nella triste vicenda esiste un lato veramente comico.
La replica in difesa dell’Onorevole Mara Carfagna è stata affidata, dal PdL, all’Onorevole Italo Bocchino.
Ieri, mentre, leggevo i fatti sul quotidiano La Repubblica, per un momento, ho pensato che avessero ristampato Cuore.
La triste verità è che i toni della nostra politica sono bel oltre la farsa satirica, potrebbero tranquillamente in un episodio della serie “Ai confini della realtà”
Loredana, ti faccio una domanda ingenua: dentro Repubblica nessun giornalista sa nulla del contenuto delle intercettazioni?
Ho cominciato a leggere questo post di Loredana e i primi commenti stamattina e il primo pensiero che ho avuto è stato: ma perché nessuno si preoccupa mai di come vengono attribuiti i posti di potere agli uomini, in questo paese e appena a raggiungere un posto di potere è una donna, subito l’accusa di averla data via serpeggia? Loredena ha poi successivamente espresso benissimo il mio pensiero quando dice “Ma a parte il fatto che di come vengono attribuiti i ministeri agli uomini si discute molto, ma molto meno, e improvvisamente la questione della meritocrazia diventa secondaria, mi sembra di aver ripetuto fino allo sfinimento che io sono CONTRO le politiche della Carfagna come sono state delineate fino a questo momento. Ma che attaccare la persona è sbagliato.”
Io non ho votato Berlusconi né mai lo voterò e non condivido una sola parola di quelle dette dalla Carfagna finora, ma credo che l’atteggiamento adottato dalla sinistra finora sia davvero emblematico della mancanza di una reale politica di pari opportunità in Italia, dato significativo per cui si renderebbe appunto anche necessario un ministero apposito. Stiamo a perdere tempo (mi pare di rivivere l’affaire Clinton-Lewinsky) sui pompini anziché discutere se la Carfagna sia adatta o meno a ricoprire quel ruolo. Io sono dell’idea che pompini o non pompini sarebbe questo a dover essere valutato. Possiamo anche dare giudizi negativi sul suo operato, ma questo va scisso dalle sue preferenze sessuali, perché altrimenti facciamo davvero un grosso errore.
Detto questo condivido fortemente le considerazioni espresse da Loredana e i suoi successivi commenti.
Calma, Loredana, non sto dicendo che non ti sia mossa quando è stato il caso di farlo. Non ho bisogno di andare negli archivi perché lo ricordo bene. Detto questo, dopo averti reso i dovuti onori per quel che hai sempre scritto (non seguo il blog a caso), vorrei che si restasse in tema, e vorrei poterti dire che nel caso specifico, a mio parere, sbagli. E il fatto che ti riferissi alla scelta degli argomenti cambia di poco la questione, e adesso sono io a chiederti di rileggerti il mio intervento.
Rowena, a parte il fatto che in tutto il colonnino serpeggia il ‘benaltrismo’ (c’è ‘ben altro’ di cui parlare, e tu capirai benissimo come il benaltrismo sia infinito e sterile), tu dici che di meritocrazia si parla solo quando ci sono posti assegnati a donne.
Beh, io ricordo una polemica furibonda che ha portato alla caduta del governo Prodi proprio per un’inchiesta sull’assegnazione di posti pubblici e non certo a donne.
Come la mettiamo?
secondo me non è “benaltrismo”, al limite “altrismo”. Non ne farei una valutazione gerarchica di minore o maggiore rilevanza. Ma di opportunità di bersaglio, per così dire.
Ammesso che il gossip da cui nasce tutto ciò sia vero, e limitandoci a giudicare questo fatto, è innegabile che la vittima della vicenda è la Carfagna mentre dovrebbe essere il berlusca. Lei ne esce malissimo, insultata e considerata meno di zero (tutto lecito, massima libertà di espressione), lui ne esce “ringalluzzito”. Perchè nell’immaginario dell’italiano medio un presidente donnaiolo è divertente, interessante, e non vergognoso. Del resto la nostra è una società fortemente maschilista e la Guzzanti ha cavalcato questo cavallo aderendo a quel modello: lo stereotipo più bieco.
ho letto tutti i commenti, ho seguito altre discussioni e non riesco a trovare un appiglio per scandalizzarmi come altri di fronte a allo “scambio” sesso per ministero, piuttosto che di leggi ad personam per ministero o appoggio di poteri forti per ministero. Purtroppo viviamo un sistema politico corrotto e degradato, rispetto al quale dobbiamo indignarci. Magari evitando di prendersela con l’ennesima donna, già abbastanza strumentalizzata a prescindere da tutto.
Condivido quindi pienamente la posizione espressa da Lipperini. Che non significa non vedere il “valore” politico della Carfagna, o la gravità del mercimonio di un ministero.
Ancora per Rowena
Dato che scrivi “Stiamo a perdere tempo (mi pare di rivivere l’affaire Clinton-Lewinsky) sui pompini anziché discutere se la Carfagna sia adatta o meno a ricoprire quel ruolo. Io sono dell’idea che pompini o non pompini sarebbe questo a dover essere valutato. Possiamo anche dare giudizi negativi sul suo operato, ma questo va scisso dalle sue preferenze sessuali, perché altrimenti facciamo davvero un grosso errore.”
1. l’affaire Clinton-Lewinsky non era sul pompino, era sul fatto che il presidente degli usa avesse mentito in una dichiarazione che aveva una forma pubblica. Poteva mentire sui pompini, come poteva mentire sulle armi di sterminio di massa. Il problema è la menzogna di quella carica in una dichiarazione pubblica. Nel sistema giuridico americano, è un comportamento che non viene tollerato.
2. i giudizi negativi sulla politica della Carfagna nel colonnino sono dati per presupposti, è l’unica cosa su cui si è tutti d’accordo mi pare.
3. nessuno ha parlato delle preferenze sessuali della Carfagna. Ci mancherebbe. Qui si parla di come è attribuito il ministero delle pari opportunità, e – mi pare solo da parte mia- come ha funzionato la stampa in questo caso.
Loredana, sto leggendo il tuo libro con la stessa avidità con cui lessi quello di elena g.belotti, che considero pietra miliare della mia crescita come donna e lesbica. Grazie! Non ero in piazza Navona, ma leggo e rileggo l’intervento di Sabina e confermo la mia prima impressione: non era un attacco diretto a Carfagna, x quanto trapeli una condivisibile scarsa simpatia, ma al cavaliere e il suo probabile cavallo abbassato con chi è stata poi furbamente messa nella posizione(!) di dover gestire gli squilibri di potere tra individui/e. QUESTO è il bersaglio, non le precedenti attività della ministra. Sarebbe stato come mettere lo zio Tom (schiavi da cortile, diceva Malcolm X) a gestire l’abolizione della schiavitù… Un’operazione di conservazione dello status quo.
L’incongruenza tra funzioni assegnate e condizioni di partenza non è certo di pari opportunità, è evidente; e le scelte politiche della ministra non vanno proprio nella direz auspicata (ma dal cavaliere sì). E’ evidente che i diritti civili non dovessero essere più discussi; è evidente che di violenza domestica non si volesse più accennare; così dei/le 200mila al Pride di Bologna nemmeno un cenno sui media (il doppio di piazza Navona!); così in sordina, Carfagna taglia i fondi alla ricerca ISTAT sull’omofobia.. Un esito ovvio e prevedibile da chi non
ha mai mostrato alcun cenno di resistenza al dominio culturale-sessuale maschile ed eterosessuale.
Secondo me si sta spostando il bersaglio che la stessa Guzzanti aveva, e questa credo sia 1cosa su cui riflettere: perché vogliamo vederci un attacco alla ministra invece di quello al cavaliere? Sarà mica una proiezione???… scusate la proliss
Caterina
“Ammesso che il gossip da cui nasce tutto ciò sia vero, e limitandoci a giudicare questo fatto, è innegabile che la vittima della vicenda è la Carfagna mentre dovrebbe essere il berlusca.”
Se il ‘gossip’ sia vero noi lo sapremo paradossalmente dal processo per diffamazione. Non lo sapremo da chi lo dovrebbe dire a noi: la stampa italiana. Questo è inquietante. Non lo è meno del presunto mercimonio o dei vari salvacondotti giudiziari.
Se il ‘gossip fosse vero, vittime sarebbero tutti i cittadini amministrati, cioè me, te, Loredana, Rowena, Angela Scarparo, Guglielmo Pispisa, Alessandra C, Tashtego, Vittorio, eccetera eccetera eccetera
Per il motivo che la Sabina con le sue osterie delle ministre ha fatto il bis con il cancro della fallaci. Ho ventitre anni, ero a piazza Navona e me ne sono andata. Non voglio essere rappresentata in questo modo.
Andrea, ti stupirai, ma questa vicenda non mi fa sentire “più vittima” del sistema di quanto già mi ci senta adesso.
Per Michelangelo Cianciosi.
Possibile che quando si discute sulla legittimità e i limiti della satira si finisce sempre col tirare fuori Aristofane o le invettive sugli omosessuali di Giovenale ecc.? Nessuno nega l’importanza e la grandezza di simili esemplari autori, ma siamo nel 2008. Ci si evolve e si cambia, non sempre in meglio ma si cambia. Se Loredana scrivesse articoli con toni e stile in voga 50 anni fa la prenderebbero a pernacchie, per dire.
So che quella della Guzzanti è satira e non giornalismo, stavo solo provocando. Ma è satira scarsa che si trasforma in un errore politico proprio perché distoglie l’attenzione dalle cose buone della manifestazione. Lei che imitava un Berlusconi stralunato che prova a immaginare il paese senza di sé e gli piace era grande satira, o suo fratello che fa Rutelli che compone Forza Ulivo. Lei che dice che la Carfagna succhia eccetera eccetera, a me pare una stronzata. (Come vedi anch’io uso le parolacce)
“Anita, non è questo il punto. Il punto è non cadere nel “frame” altrui, come diceva il giustamente citato Lakoff. Non entrare nella stessa spirale bagaglinesca. Perchè, a proposito di satira, al suo interno esistono non poche varianti. Quanto a Guzzanti, auspicherei che mettesse la faccia anche per altre occasioni, come già detto.”
Oh, invece il punto temo sia anche questo (forse soprattutto questo), e non è la sottoscritta a cascare in un frame montato ad arte da altri, cioè a cascare in una polemica che fa tanto comodo a Berlusconi e ai suoi sodali attivi e passivi; non è la sottoscritta a perdere di vista il senso pieno, e l’importanza, di una manifestazione come quella di Roma (con interventi straordinari, come quello ad esempio di Moni Ovadia: perché nessuno ne parla?), per alimentare la querelle del giorno, la quale tanto torna utile al tentativo di delegittimazione prevedibile e orchestrato da ben individuati e individuabili signori. Occuparsi della manifestazione di Roma quasi unicamente per dare addosso alla Guzzanti, è desolante, e fortemente sbagliato. Si tralascia l’importanza di tutto il resto, cioè la maggior parte degli interventi-eventi, per dedicare attenzione unicamente a qualche parola volgare detta – oh, scandalo!, “da una donna contro un’altra donna”, e perdipiù in un contesto satirico: ché è vero che la satira ha varie sfumature al suo interno, ma quella caustica, amara, aggressiva, violenta nei toni e nei contenuti, le è matrice tipica. La satira non ha come scopo quello di fare semplicemente ridere: quello l’ha il Bagaglino, a proposito. La satira vuole fare riflettere, dietro la risata amara e livida che può provocare; la satira non è la comicità. Se si vuole più comicità e meno satira, si guardi proprio l’innocuo – e infatti gradito al potere – Bagaglino, a proposito di “spirale bagaglinesca” (ricordiamo che Berlusconi ne ha invitato lo staff a casa sua, durante l’incontro con Putin).
Non si dovrebbe perdere di vista la questione fondamentale, il fatto cioè che, in nome di una lotta contro una banda di potenti, una persona (in questo caso donna) si oppone scagliandosi anche contro un’altra persona che invece, di quella banda, è al servizio, nominata ministra dopo una carriera e un’esperienza politica velocissime, nominata per meriti e capacità che non neghiamo ma che aspettiamo senz’altro di conoscere e riconoscere. Forse la bellezza, forse eh, le ha dato una mano a bruciare tanto le tappe: ebbene, non è questo un insulto per tutte le donne che se li guadagnano con fatica e sudore i riconoscimenti nell’ambito lavorativo (e molto meno importanti)? Non è questo che dovrebbe fare sdegnare le femministe dal credo “donna è sempre e comunque bello”? Paradosso conseguente: ci si scaglia, tutte insieme, contro la Guzzanti, a difesa di una donna a servizio volontario di un potere maschilista per eccellenza (a proposito di donne-uomini-femmine-maschi), e che prima della carriera politica si faceva avanti a suon di tette e cùli. E non possiamo pensare che vi fosse esattamente costretta: poteva scegliere di fare altro, non tutte le donne trovano poi così appagante mostrarsi come al mercato. Ma adesso, intanto, è arrivata come un fulmine alle Pari Opportunità: ah, sono soddisfazioni per tutte le altre donne. Eh, stiamo facendo strada, come no, stiamo diventando emancipate, come no. Ma no, certo, son le parole “da osteria” della Guzzanti a fare sdegnare… Insomma, dagli alla pagliuzza, trascura la trave.
Leggere, stamattina, sui giornali, che le donne del PD (Bindi a parte) sono tutte contro la Guzzanti, tacciata paradossalmente di “maschilismo”, è desolante. Perché qui, al servizio, in qualche modo, del maschio padrone, sono loro, non certo la Guzzanti. Ma il PD, si sa… Veltroni, le parole d’ordine, la linea del partito da seguire: attacco all’unisono!
Dove erano, tutte queste qua e tutti questi qua ora uniti e tuonanti contro la Guzzanti, quando Berlusconi, ad esempio, ha definito eroico un mafioso pluriomicida? Dove erano allora il forte sdegno, la protesta corale, la rivolta? Dove? O mi sono persa qualcosa?
Eh, ma certo, non è questo il punto, no… come no…
Che la Guzzanti debba poi mettere la faccia anche in altre occasioni, sarà senz’altro vero (ma mi sembra di cogliere una vena polemica in quell’affermazione, e viene da chiedersi se allora verso la Guzzanti non vi sia altro…): nessuno di noi fa mai abbastanza, soprattutto in tempi così bui. Ai miei occhi, il fatto che la Guzzanti la faccia la metta però contro un obiettivo tanto importante, ben definito, e pericoloso, basta e avanza per ammirarne il coraggio e l’azione.
Nella spirale da Bagaglino sembra cadere dunque proprio chi, invece di dedicare l’attenzione ai tanti interventi della manifestazione e al significato della stessa, ignora il tutto per portare in primo piano, come fosse quello che conta di più, la volgarità della tale contro la tal altra e le forme e i modi e le maniere. Bene, continuiamo così: “facciamoci del male”.
Appunto perché sono vecchie storie: ma perché invece non ci chiediamo perché l’intervento della Guzzanti sia stato uno dei più applauditi? La Guzzanti ha detto decine di cose di buon senso. E invece no, rimangono solo le offese al Papa e alla Carfagna. Offese tra l’altro condivise da una piazza di facinorosi, a sentire i media mainstream. Eppure, io che c’ero, posso assicurare che Piazza Navona era tutto fuorché un covo di facinorosi. A meno di non voler considerare un covo di facinorosi l’allegra congrega della meglio gioventù dipietrina -età media 60 anni-.
C’ero anch’io: è stata una gran bella manifestazione.
Moni Ovadia straordinario, quasi commovente; la signora, grande signora, Borsellino; esilarante Camilleri; lucido e tagliente come lama d’acciaio Travaglio; e tutti gli altri… Decine di migliaia di persone, senza contare quelli che più o meno contemporanemente manifestavano in altre città, anche all’estero (Londra, Atene)…
Ci sarebbe molto di cui parlare, molto e su cose fondamentali. Ma no, si alimenta invece l’onda della bagarre sulla Carfagna, con piena soddisfazione di Berlusconi, e non solo.
@andrea barbieri: Hai ragione a ricordare la polemica che ha portato alla caduta del governo Prodi, non stavo dicendo che di indagini sull’assegnazione di posti pubblici etc. non si parli, sostengo però che nella maggior parte dei casi si tende a fare il sillogismo “donna in posto pubblico di potere=una che la da’ via (soprattutto se bella)”, credo che questo non si possa negare. E’ un luogo comune, ma è diffuso e ha il suo peso nella percezione delle cosiddette pari opportunità. Valutazioni analoghe non vengono mai fuori (o perlomeno i media non ci marciano sopra) nel caso in cui siano gli uomini ad essere coinvolti (non ho mai sentito dire che un ministro maschio ricopre quella carica solo perché è l’amante della moglie di qualcuno…).
Dunque quello che volevo sottolineare, e forse non mi sono espressa bene, è come si tenda a giustificare l’incapacità in modo diverso a seconda del gender: la donna ricopre una tale posizione anche se incapace perché è sciolta di gambe, l’uomo ricopre una talaltra posizione, anche se incapace, per nepotismo, favoritismo o quello che vuoi, ma non perché è mandrillo. O almeno così pare a me.
Il paragone Clinton-Lewinsky derivava dal fatto che vivevo negli USA all’epoca dello scandalo che coinvolse il presidente e tutti gli amici americani, in quanto straniera, domandavano il mio parere non sul fatto che Clinton avesse dichiarato il falso, ma sul fatto che avesse tradito la moglie. Perché questo era quello che passava all’epoca attraverso i media, perlomeno in prima battuta e ad una lettura forse superficiale. Dunque non vorrei che ci distraessimo da quelli che sono al momento temi caldi dell’agenda politica italiana. Per farti un esempio, io sono una precaria della ricerca universitaria e le notizie relative ai tagli negli atenei occupano la settima posizione tra le notizie della prima pagina di repubblica.it e nessuna posizione su quella di corriere.it…
Guglielmo, ma è possibile che si debba ancora parlare dei limiti e della legittimità della satira?
Quando si parla di frame della destra che si accettano come terreno comune di discussione assimilandoli e facendoli propri, meccanismo che porta ad essere perdenti in partenza, si tratta proprio di questo.
Se i giornali e i telegiornali di destra danno addosso alla manifestazione perché offensiva dopo aver estrapolato un paio di battute volgari fatte da due comici li capisco. Quello che non capisco è come possiamo cadere nel tranello anche noi.
Sì, sarebbe opportuno commentare dopo avere partecipato alla manifestazione, perché rischiamo di venire inghiottiti in un sol boccone dal coro di voci retoriche, dichiarazione indignate per “gli insulti intollerabili” al papa, a Napolitano, una gara a chi urla più forte, a chi si indigna di più, per il terrore che l’opposizione brava, quella educata, quella “serena e pacata” venga confusa con quella sboccata, quella “intollerabile” dei Grillo, delle Guzzanti ecc.; insomma, sempre questa ossessione del PD di non essere considerato abbastanza “bravo” ecc. ecc. Che devo dire? Sono cresciuto a manifestazioni sboccate e surrealiste, a sberleffi al potere, a mancanze di rispetto a chi di rispetto non ne merita; a caricature oscene e offensive della Thatcer, nell’Inghilterra del punk e del reggae; a maschere grottesche dei Reagan, a caricature dei gerarchi nazisti dove Hitler cagava soldati dal culo, ai capitalisti disegnati come maiali ripugnanti e lerci (e poi, anche se non amo per nulla Forattini, il suo Spadolini col pisellino da bambino?), come posso indignarmi per lo spettacolo della Guzzanti perché è politicamente scorretto, perché si nomina il papa, o Napolitano, che la Rossanda ha detto, nel suo libro: quando Napolitano prese in mano la cultura del PCI, dopo la repressione del dissenso in seguito alle invasioni dell’URSS di Cecoslovacchia, semplicemente la cultura sparì dal PCI; come faccio, benché la Lipperini abbia ragione dal punto di vista formale, ha ragione, ma come faccio a essere così corretto, così educato, quando dopo il ventennio di carnevale tragico (il “carro carnevalesco” di Elsa Morante), è tornato al governo, saldamente, un nuovo “ganasa” che ricorda molto da vicino quello di allora, veline e attricette comprese (che vanno addirittura al parlamento e al governo), che sembra un personaggio uscito pari dal Bell’Antonio di Brancati? Io non ce la faccio. Rido delle battutacce della Guzzanti, voglio un ritorno dello sberleffo, della presa per il culo che non ha paura di essere politicamente scorretta, un po’ di energia, in questo riflusso di tromboni incartapecoriti e mummificati.
Michelangelo, come dicono a Roma, famo a capisse: per me il punto è proprio quello. Se la Guzzanti avesse giocato un po’ più di fino, oggi magari si parlerebbe di Moni Ovadia. Invece si parla di due battutacce. Non parliamone più, per carità, smetto subito da questo post, ma se smetto io non è che i giornali domani si buttano su Moni Ovadia. Perché la polemicuzza hard solletica di più e un comunicatore professionista come la Guzz questo dovrebbe saperlo e tenerlo in conto quando parla in pubblico. E non sto chiedendo a nessuno di autocensurarsi preventivamente, solo di affilare meglio le proprie armi per meglio farle funzionare.
Capisco, Guglielmo. Quello che mi chiedo, e che chiedo a voi perché comunque sto cercando delle risposte anch’io, è capire dove porta davvero la politica dell’essere puliti ed educati a tutti i costi. Dici che i giornali domani non si butterebbero su Moni Ovadia ed hai perfettamente ragione. Ma il problema per me è lì: un giornale come Repubblica, per esempio, non dovrebbe avallare la politica culturale della destra per regolare i conti all’interno della sinistra (chiamiamola così).
A chi tenta di star dietro? A Veltroni, al PD e alla loro politica suicida? A quelli che non alzano mai la voce, anzi che non parlano e che sono capaci di digerire la Binetti, l’affossamento del registro delle coppie di fatto al comune di Roma, la porcata (quella sì) fatta ai campi Rom quando era sindaco? Non capisco.
Quando era sindaco Walter, volevo dire.
A proposito… nel Corriere di oggi, in un’intervista alla Guzzanti (che consiglio di leggere), si trova: “Querela? Chiederò le intercettazioni» – E a proposito della querela che il ministro delle Pari opportunità ha annunciato di voler sporgere nei suoi confronti per le parole pronunciate in piazza Navona, la Guzzanti scrive: «Il processo, se ci sarà, sarà il processo più divertente del secolo. Credo di avere diritto per difendermi ad avere accesso alle intercettazioni”.
Le famose intercettazioni… e non tanto per la Carfagna (pedina nelle mani del Caimano), quanto per il Caimano stesso…
Se così… Sabina, sei un genio!
Pardon, articolo sulla Guzzanti, non esattamente intervista.
Alla fine, bisogna dire, il nostro amato Premier esce sempre indenne da qualsiasi attacco.
Della manifestazione difatti nessuno parla né parlerà.
Ed è pazzesco. Certo il manifestante “tipo” di martedì era già pienamente a conoscenza delle varie questioni. Ma se si auspicava di arrivare a qualcun altro, il tentativo è naufragato miseramente.
Ci deve essere un inghippo da qualche parte. E penso si nasconda negli stessi ingranaggi masochisti della cultura “sinistrorsa” della nostra penisola. La serie di batoste che si infligge da sola non sono spiegabili in poche parole. Stessa cosa accadde per la faccenda alla Sapienza. L’efficienza e la spietatezza con cui gli intellettuali di “sinistra” trattano i colleghi di “sinistra” colti in fallo, in errore anche madornale, è per me sempre frutto di meraviglia. Come un desiderio frustrato di poter finalmente – una volta l’anno – essere oggetto di condiscendenza da parte del populòn? Non so, vaneggio, ma comunque non riesco a spiegarmelo.
Sulla vicenda Sabina Guzzanti. Io non so davvero l’attacco alla Ministra (la sbottonatrice) sia uno spregio peggiore dell’attacco al Premier (lo sbottonato). Immagino che attaccando entrambi si cada in piedi…
La Guzzanti ha detto una cosa talmente fuori dal comune senso, talmente inattesa, talmente criticata all’unanimità dalla politica, talmente “scorrect”, talmente ingenua e volgare, che sono contento abbia invaso i telegiornali e i giornali.
Questo non la assolve dalle responsabilità delle sue parole, tutt’altro. Ma il fatto che sia avvenuto uno scandalo mediatico senza morti, omicidi, nefandezze, ruberie, semplicemente perché un’artista ha commesso un atto eclatante, per me è fonte di stimoli positivi.
Turandomi il naso, piena solidarietà alla Guzzanti.
Mi turo il naso perchè l’attacco a Ratzinger puzzava veramente.
Non così quello alla Carfagna: non è questione di “genere” o di “frame” o di volgarità , il punto è, come si è già scritto efficacemente sopra, che qui c’è uno che, se i fatti sono veri, SATRAPEGGIA.
Davvero vorrei sapere quanti uomini di stato, re e imperatori compresi, hanno fatto di una loro amante un ministro.
Grazie alla Guzzanti tutta Italia ne parla? FINALMENTE !
Così l’immagine del “sultano” evocata da Scalfari non resterà confinata ai lettori di repubblica: se è tutto vero l’Italia non è più una repubblica delle banane, è un sultanato, con tanto di concubine e favorite ufficiali.
Grazie Sabina.
.
(PS Fossi la Carfagna vorrei sentire le intercettazioni e, se del caso, dimettermi. Così farebbe fare una bella figura al “genere”.)
spacchiamo il pelo pubico in quattro pur di riuscire a non definire senza ambiguità come disgustoso, pericoloso e decadente il fatto che una soubrette abbia ricevuto un incarico ministeriale, alle pari opportunità.
– non dico che le donne giovani non possono fare le ministre.
non dico che chi non ha fatto carriera politica non può fare il ministro. ma carfagna non mi sembra un ingegnere, o un sociologo, non è un tecnico sotto nessun profilo. né rappresenta una categoria sociale. è una tizia che sta seduta lì –
è abbastanza allarmante o no? quanti ministeri vogliamo popolare di sagomati di cartone prima di trovare la cosa indecente?
– non dico che le ballerine sono tutte sciocchine, né che le donne sono tutte ballerine. dico che una soubrette può avere maturato una grande esperienza in tv. ma se non vedo carfagne che danzano nel salotto di approfondimento politico di ritanna armeni (perché una bella ballerina non può sostituire armeni su la7? è un pregiudizio volgare), a maggior ragione non vedo perché le carfagne debbano lavorare dove si fabbricano direttamente le leggi –
e se guzzanti a un certo punto fa balenare con strategie vernacolari questo perché, penso ci sia una lista di rilievi più interessanti da fare prima di tutelare carfagna come un panda.
è incredibile il cappello di giustificazioni che ci vuole per poter enunciare qualcosa. altro che re nudo. bisogna fare lo slalom tra mille sansonetti.
poi dice che ormai a causa di guzzanti non c’è differenza tra le strategie comunicative di dx e sx. è falso, c’è una grossa differenza: quando un notabile o un artista di dx lancia un messaggio, il giorno dopo a fargli le pulci sono intellettuali e cronisti di sx. quando un notabile o un artista di sx balbetta qualcosa, il giorno seguente c’è la fila di suoi colleghi e compagni che vuole fargli il mazzo. allora finisce che guzzanti si trova nel bioparco di grillo e dipietro. chissà perché a me il panda sembra lei.
Ma perché Prodi, a suo tempo, non fece ministra la Lipperini? Così, tanto per verificare quanto mare c’è tra il dire e il fare…
en retard e a polemica finita, o quasi.
strano che si sia insistito tanto nel vedere quello della Guzzanti come un attacco alla Carfagna e non a Berlusconi.
è del tutto ovvio che chiuque, in democrazia, qualsiasi passato abbia e a meno che non sia interdetto, ha il diritto di accedere a qualsiasi carica dello Stato.
non si tratta del passato “da soubrette” della Carfagna (la parola “soubrette” indica lascivie umbertine, belle époque, oggi fa ridere) e manco del fatto che ha fatto calendari a tette sgabbie dentro reti da pesca (cosa che provoca la mia simpatia): c’è di molto peggio al governo.
si tratta di berlusconi e del suo senso della cosa pubblica, che è pari a zero (e che è anche il motivo per cui ha vinto le elezioni, certo).
Leggo questo post solo ora, a polemica (quasi) finita.
Mi sembra ci sia davvero poco da aggiungere, ma non voglio perdere l’occasione di dichiarare pubblicamente, nel mio piccolo, il pieno sostegno a quanto espresso da Loredana (nel post e in tutte le sue ulteriori repliche).
Fra i commenti, concordo in particolare con quelli di Vittorio, che – citando Lakoff – sottolinea quanto sia gravemente sbagliato usare linguaggio, toni e sistema concettuale dell’avversario, nel tentativo (vano) di smontare l’avversario, perché il risultato è sempre che, al contrario, non si fa che assecondarne il gioco. Lakoff docet, certo, ma sottolineo una volta di più che parlare di frame dell’avversario non vuol dire – come alcuni a volte confondono – occuparsi solo di belletti comunicativi e stile.
In altre parole, dire che la Guzzanti usa il frame berlusconiano contro cui apparentemente si scaglia, non vuol dire che che usa le stesse parolacce dei vari bossi-berlusconi-bagagliniani, ma vuol dire che si muove nel loro stesso orizzonte concettuale, nel loro mondo fatto di piselli, volgarità contro le donne ammantate di galanterie, pruderie e insinuazioni varie. E, cosa peggiore, vuol dire che la Guzzanti, col suo intervento, ha richiamato il sistema di valori dell’avversario, ha ricordato e sottolineato questi valori una volta di più (ce n’era bisogno?).
Inoltre, com’è ancora più chiaro dopo alcuni giorni di polemiche, la Guzzanti ha richiamato su questi significati e valori l’intero sistema mediatico italiano, già molto incline a queste preferenze (le famose tre “s” di sesso, soldi, sangue), allontanando l’attenzione delle persone da contenuti più pertinenti e interessanti, di genere e non.
E’ questo che vuole la satira di sinistra?
” Inoltre, com’è ancora più chiaro dopo alcuni giorni di polemiche, la Guzzanti ha richiamato su questi significati e valori l’intero sistema mediatico italiano ”
più ancora del sistema mediatico, ha richiamato i quadri medi intellettuali, come carta moschicida. cioè quel segmento che non è il ventre molle, ma l’ intestino pigro della società. non c’era bisogno di segnare gli erroracci di guzzanti con la penna blu per arrivare alla sbalorditiva osservazione del fatto che esistono altri ministri di caucciù in questo esecutivo. va bene, c’è l’imbarazzo della scelta. però gli intellettuali in questione si baloccano solo con l’imbarazzo e con la ricca e scelta biblioteca. è più comodo lasciare che a scegliere e a sbagliare siano altri soggetti. e poi castigarli en retard.
Mopsus, onestamente non mi pare che TUTTI si sveglino soltanto quando parla la Guzzanti. Generalizzare meno, grazie.
Al di là di quello che è stato detto. Noto che basta un post in cui si parli di sesso, che tutti partono, caricandosi armi e bagagli, per andare a partecipare… non voglio scomodare la batutaccia volgaare di quell”accessorio’ anatomico femmile (unisex, meglio) che tira più di un carro di buoi. Ciò può far pensare che se non si parla di sesso: in politica, alla televisione, nelle sedute conviviali, nei pic nic, nelle sale cinematografiche, in famiglia, al bar, alle passeggiate ecologiche, ai concerti, nei viaggi in treno, in aereo, in macchina, nei pellegrinaggi, negli ospedali, nelle scuole, allo struscio serale, negli ipermercati, nei pub, nelle sale da ballo, nei convegni sulla poesia, sulla filosofia, sui rapporti tra mafia e politica, sulla religione nella politica, sulla semantica, in spiaggia sotto gli ombrelloni, in spiaggia senza ombrelloni, la sera a letto prima di fare sesso, durante e dopo… a nessuno – o quasi – tira.
Gli Italiani son coloro che si sono accorti di Sarkozy quando ha scelto Carla Bruni. Prima di allora pochi si erano accorti delle sue scelte politiche: giornalisti, intellettuali, addetti ai lavori…
Una coltre a base di testosterone sta oscurandoci l’orizzonte…
Ah.
Quindi se la stampa ha orchestrato una vergognosa campagna di criminalizzazione e di mistificazione, la colpa è della Guzzanti, che se non avesse detto certe cosacce non avrebbe distolto l’attenzione di tante persone, giornalisti in primis, da tutto il resto, cioè il più, della manifestazione.
Ah.
Meno male che non indossava la minigonna, altrimenti ora le diremmo che è colpa sua le abbiamo guardato le cosce anziché avere ascoltato i suoi discorsi.
Che sia l’orribile destra berlusconiana a strumentalizzare i discorsi di Grillo e della Guzzanti, è scontato. Ma che lo faccia certa sinistra, desta veramente preoccupazione.
Che poi, certo, si può non condividere il tono dei suoi attacchi, ma parlare solo di quello… solo di quello… lo quando lo capiremo che questo è gravissimo da parte di certa sinistra? Parlare SOLO di quello!
Ma poi ci raccontiamo che se lei non avesse… allora noi non avremmo…
Come no.
Siamo alla frutta eh.
Concordo pienamente con Vattimo, per il quale, in questa vicenda, “scandaloso è lo scandalo”.
A me scandalizzano le difese d’ufficio di certe anitegaribaldi, che se gli tocchi i suoi idoli non le fermi più.
Mi pare che sia stato detto tutto. E ho cercato di leggere tutti i commenti. Mi trovo d’accordo con Christian Raimo, Andrea Barbieri e altri che rivendicano il diritto di contestare la Carfagna.
Dunque Loredana, io ho letto il tuo libro e mi è piaciuto molto, perchè mi ha ricordato e anche svelato le dinamiche con cui la cultura impone il modo di vivere il genere ai due sessi. Modi rigidi, che come tu gridi indignata e giustamente indignata vincolano la donna al primario significato sessuale e riproduttivo. Ora abbiamo il caso in cui, una donna usando solo ed esclusivamente il suo significato sessuale e riproduttivo è diventata ministro. Non dell’ambiente – non della scuola, ma DELLE PARI OPPORTUNITA’. Che lo abbia fatto a suon di immagini culiche in televisione, o a suon di pommpini al premier, resta il fatto che lo ha fatto in pieno dispregio delle pari opportunità di cui sopra. Oh si cara Loredana, di sprezzo e attacco la carfagna e ritengo la sua nomina a ministro esemplare del modo con cui il premier intende la questione femminile. Ritengo che l’abbia usata per umiliare la questione femminile. Ma non essendo io maschilista ed essendo la ministra Carfagna una donna adulta e consenziente, trovo giusto ed etico dirle: sei una stronza. E lo faccio anche illuminata dalle logiche nel tuo libro illustrate.
–
Vedi, io non lo voglio un paese in cui una donna diventa ministro perchè fa i pompini al premier. Non perchè fa i pompini Loredana, ma a chi li fa. Ciò non vuol dire che il resto del governo vada in contro alla mia gioia e al mio entusiasmo, e volendo ci sono cose peggiori. Ma in termini di Democrazia e Questione Femminile: perchè negare che è uno scandalo.
Mi pare tafazzesco.
leggo tutto adesso.Concordo in pieno coin quanto detto da zauberei.
La Guzzanti non mi è mai piaciuta:ma qui siamo di fronte a un fatto di gravità inaudita:IL MINISTERO DELLE PARI OPPORTUNITA’, ma ci rendiamo conto.
Io personalmente , come donna, mi sento psicolgicamente violentata dal fatto cge Berlusconi possa aver fatto una cosa del genere.
Sfregio.La parola è già stata scritta Quello è.Sfregio
A me pare che il discorso sia quello indicato da Giovanna Cosenza: nessuno nega lo scandalo, non l’autrice del blog, non chi è d’accordo con lei. E’ una questione di come denunciarlo, se scegliendo la bassa cucina delle osterie o facendo opposizione violenta e feroce sui contenuti. E’ questo che non passa nel discorso.
Aggiungo una considerazione personale. Non diffido degli attori perchè non sono politici di professione, visto che non credo nei politici di professione. Però diffido: perchè mi sembra che siano persone che cercano soprattutto platea e non piazza.
Serio: “A me scandalizzano le difese d’ufficio di certe anitegaribaldi, che se gli tocchi i suoi idoli non le fermi più.”
E tu chi sei per definire la mia una difesa d’ufficio? E l’ufficio quale sarebbe? E gli idoli?
Perché saprai argomentare quanto blateri, vero?
Marina, il fatto è che per la Carfagna come per altri politici, contano non solo le scelte politiche presenti, ma il modo con cui si arriva ad avere il potere per operarle. Quando emerse Berlusconi, in molti denunciarono le sue strette parentele con Craxi. Non era carino? pazienza era senz’altro politico. Laddove si faccia carriera politica grazie a un uso improprio del privato, il privato diventa politico. In una prospettiva femminista, considerando che l’uso improprio del privato è una delle principali rogne che ci toccano in sorte, a me sembra politicamente rilevante.
E ancora.
Se arriva un nero, e questo nero dice delle cose contro i neri, non è che siccome io sono di sinistra o magari nera anche io non devo dire “codesto nero fa delle stronzate” perchè fanno uguale quelli di destra. Perchè oddio poi mi dicono che sono razzista. Io sento questo nel monito di Loredana. Il non poter contestare una donna, il perchè è stata scelta come ministro, le modalità con cui è arrivata a essere ministro, solo perchè le mie parole possono assomigliare al primo stronzo maschilista che passa.
Se è così – non mi pare molto utile.
Ciao G. Cosenza. Dice la Lipperini:
“Cominciamo a parlare di chi si sbottona i pantaloni piuttosto di chi scivola eventualmente in ginocchio, per favore.”
Bene, mi pare che in questi post non si faccia altro, nessuno attacca sta Carfagna. Nè mi pare lo abbia fatto la Guzzanti, il bersaglio era chiarissimo: un presidente del consiglio che ritiene di poter imporre i suoi fedeli, i suoi dipendenti, i suoi protetti come ministri indipendentemente dalla loro competenza, fino allo sfregio finale di sistemare una sua (per ora solo supposta) amante alle pari opportunità.
Per l’affare Lewinsky il problema non era la fellatio ma un presidente capace di mentire, e per la Carfagna è lo stesso: il sesso con Berlusconi non c’entra se non perchè parrebbe l’unico titolo di merito della ministra, è questo il punto scandaloso, non il fatto sessuale in sè.
Questo è già stato detto e ripetuto qui da molti, ma mi pare stenti ancora a essere riconosciuto.
Se lo si riconosce, il modo violento ed esplicito con cui la Guzzanti denuncia questo scempio non ha nessuna attinenza coi “sistemi di valori e concetti”, i “frame” insomma il terreno maschilista dell’avversario, è stato un modo di dire pane al pane e dare una sveglia anche ai morti: “ohè ragazzi ! una disoccupata doveva sposare un ricco, se vuoi ora essere ministra devi fare pompini al presidente!”
Le donne al tempo di Berlusconi.
A me pare che non si sia mai abbastanza espliciti nel denunciarlo.
Se la Carfagna è diventata quel che è x le sue attività in ginocchioni allora è bene che, sia lei che il destinatario, vengano sbugiardati ed esposti al pubblico ludibrio. E magari si dimettano pure (ma questa è una fantasia troppo ardita).
Se la Carfagna ha fatto quel che ha fatto sol per piacer suo e del Vecchio Satiro, allora la cosa può far legittimamente rabbrividire/sucitare ilarità ma non ci riguarda, punto. Riguarda semmai le anime belle che vedevano in Berlusconi il Baluardo della Famiglia con annessi e connessi, ma questi sono affaracci loro.
La questione è che nessuno sa perchè la dolce Mara l’abbia fatto, quindi difenderla o attaccarla a priori è egualmente stupido.