Immagino che ve ne siate accorti: ci sono problemi nella piattaforma di questo e altri blog. In attesa che tutto torni com’era, una piccola riflessione a posteriori: anzi, due.
Sono tornata da Arezzo, sabato scorso, con una punta di malessere. A dire il vero, in buonissima parte per colpa mia: faccio molta fatica a prendere parte alle discussioni sul passato, specie se il medesimo (mi riferisco al Sessantotto e soprattutto al Settantasette) fa parte anche della mia esistenza.
Ma della mia esistenza, per fortuna, fa parte anche altro: una buona memoria a lungo termine, per esempio, almeno per quanto riguarda le emozioni. Ricordo molto bene l’insofferenza che provavo da ragazzina nei confronti di quello che proprio ieri Giorgio Bocca ha definito il “reducismo”: naturalmente ammiravo i reduci della Resistenza. Ma altrettanto naturalmente desideravo fare la mia parte.
Pensavo a questo, sabato, mentre nella platea (quasi tutta fifty-something) aleggiava un pur giustissimo compiacimento per quanto fatto quaranta o trent’anni fa. Non abbastanza, ho provato a dire. E, soprattutto, il congedo è avvenuto troppo presto.
Non serve ripeterlo, credo. Le famigerate cifre fredde che ormai ho imparato a memoria dimostrano che per quanto riguarda la questione di genere bisogna rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo. E l’urgenza vale per molto altro, ovviamente.
Per esempio, la paura. Lo so, è argomento assai frequentato negli ultimi tempi, ed è un bene, dopo una lunga e ostinata negazione. E qui arriva il secondo punto.
Quel che mi ha sgomentato, in questi giorni, è la notizia secondo la quale un folto drappello di genitori avrebbe tagliato, nel sonno, una ciocca di capelli ai proprio figli adolescenti (o rintracciato una gomma da masticare nel cestino, o fatto sparire un pettine o uno spazzolino) per farla analizzare e scoprire che la creatura aveva fumato hashish o tirato cocaina.
Forse non serve, ma per una volta voglio offrire una memoria personale: quando avevo sedici anni, insieme alla mia amica del cuore ora non più su questa terra, mi toccò (mi andai a cercare) l’eccitazione della prima canna. Mi fece l’effetto di una camomilla leggera, ma l’argomento fu oggetto di lunghe, appassionate conversazioni telefoniche.
Peccato che il padre della mia amica fosse un ufficiale dell’Arma: come si immagina, ascoltò silenziosamente tutto quello che ci dicevamo. Poi, passò al contrattacco: inflisse una esemplare punizione alla figlia e chiamò mio padre. Il quale lo ascoltò a lungo senza parlare e, a sermone terminato, gli disse: “Lei ha fatto una cosa terribile: ha spiato. Quanto a mia figlia, la vita è sua. Io mi fido di lei”. Clic.
Sono qui. Non faccio uso di droghe, tabacco a parte, come si vede. Clic.
Secondo me tuo padre a fatto bene a mandare cagare il carabiniere, ma a te doveva fare almeno una blanda ramanzina. Le canne son pericolose. Si inizia con quelle e si finisce con l’aprire un blog letterario.
ha
d’altronde come ha scritto lee masters “il modo come la gente considera il furto è ciò che rende ladro il ragazzo”. lippa pater niente male eh!
Grande papà, Lippa. Il tuo racconto mi ha quasi commossa.
L’incapacità di mettersi in contatto con le nuove generazioni è rappresentata, ieri, dal papà spione e repressivo; oggi, dai genitori che non svolgono il loro ruolo, ma si fingono fratelli, sorelle o, peggio, amichetti. Credono, con questo, di evitare gli errori dei loro padri spioni e repressivi, ma li riproducono mettendoci il segno opposto.
Il baratro rimane, purtroppo.
Buona giornata.
Ma la sua storia è contraddittoria laddove dice che la prima volta che ha fumato le sembrava appena una camomilla. Successivamente si vanta di non farlo più tranne il tabacco. Il quale tabacco non è propria mente una camomilla. A parte i danni alla salute che qui tralasciamo, posso dire di conoscere numerose persone la cui libertà personale è limitata dall’uso del tabacco che impedisce loro di relazionarsi compiutamente col prossimo, di gustarsi il sapore di un cibo o passare il tempo a schiacciar bottoni del resto ai distributori di bibite nella speranza di qualche monetina dimenticata. Certo, parlo di persone da 4 pacchetti al giorno, ma il condizionamento esiste, in misura diversa, a livelli diversi di consumo. Un mio cognato si liberò da questa schiavitù passando dalle marlboro alla mariujana che si gustava un paio di volte alla settimana, restandone appagato e, soprattutto risparmiando anche soldi. Poi, ahi lui, è ritornato al tabacco.
mi è capitato di essere “spiata”; è una bruttissima esperienza; credo che esista il diritto a fare errori e arrivarci da soli, provando a ricostruire senza avere il bollino addosso dell’errore commesso, bollino usato dagli altri come un’arma contro di te, quando più fa comodo;
però quando si hanno adolescenti in casa la questione è difficilissima; “mai farei il test segreto a mio figlio sedicenne” ho già affermato in pubblico, però… siamo sicuri che non sarebbe meglio sapere qualcosa di più per vigilare eventualmente da lontano, con discrezione, per non trovarsi come degli idioti a bocca aperta di fronte all’irreparabile?
mi sono ritrovata fra le mani per errore dei bigliettini di mia figlia dodicenne; lo confesso, li ho letti di nascosto, ho capito delle cose che non avevo messo in conto e da allora la rispetto di più, sentendomi uno schifo per averli letti, ma proprio per questo utilizzando quell’episodio per comportarmi meglio nei suoi confronti;
se quei bigliettini, invece che di mia figlia, verso la quale ho delle responsabilità, fossero stati di un adulto (per esempio mio marito) non li avrei mai letti!
forse l’errore dell’ufficiale non è stato vigilare, è stato “sputtanare”, punire, fare delazione;
brutta storia dover fare l’educatore, no?
Io piure sono stata spiata come la Lipperina da ragazzina da un babbo analogo di una mia amica, al telefono, della quale era ansioso di conoscere la vita sessuale. Dico ma la mia??? La trovai una cosa tremenda, e si giocò per anni il rapporto con la figlia. E pure io ho frotte di amici che provarono le canne, e le fumarono per lungo periodo e oggi non si bucano e fanno una vita condivisibile. (Io la prima canna l’ho provata tardissimo nun velo dico quando che me vergogno:))
Ma non ho figli, e capisco bene la commentatora ilse, in specie quando penso a quelle situazioni di non ritorno – dovute anche a una serie di grandi errori precedenti – in cui non si parla più di droghe leggere e innoque, ma di cose più gravi. E c’è uno spacco e i figli non comunicano più coi padri – e mentono. e sti padri vogliono bene lo stesso, ma non sanno come fare. Spiano e sbagliano. E’ tremendo, ma rimane un gesto genitoriale. Non sono sicura che la variante (che conosco bene) non spiano e se ne fottono mi piaccia granchè. La questione fondamentale è evitare di arrivarci.
Va detto che in questo momento storico, in cui qualsiasi cretinata suscita applausi purché sia all’insegna del ritornello “ordine, disciplina e sicurezza”, il comportamento di quel carabiniere bolso sarebbe considerato molto à la page.
Ma al di là del singolo episodio: sarà che sono nato un buon quarto di secolo dopo il ’68, ma solo a me sembra un’idea DEMENTE attribuire al ’68 stesso l’unica e definitiva colpa delle “emergenze educative” (con annessa “crisi della scuola”) odierne? A questo punto tanto vale dire che, se i ragazzini sono maleducati, è perché le guerre puniche non andarono come dovevano andare.
Pensare al bene della propria figlia spiando ha lo stessa bigotta morale da fine che giustifica i mezzi di chi per comprarsi il fumo (o la coca) si trasforma in un finanziatore di Cosa Nostra. Senza offesa, eh.
Bel blog, complimenti per la passata blog fest.
Se vi va, visitate il mio blog letterario, aperto a chiunque voglia esprimere la propria creatività!
Gianx, guarda che lasciare commenti su tutti i nominati alla Blog Fest per invitare a visitare il tuo blog si chiama “spam”.
E qui non è gradito. Grazie.
Anche a me mi beccarono, mannaggia. Solo che non erano così “liberal” come tuo padre, ne fecero una malattia, poveretti.
Ne ho ricavato che è meglio non far soffrire le persone, e che se per ottenere questo risultato è necessario nascondere qualcosa, beh…e sia.
Però quella della camomilla non me la bevo: non sarai mica anche tu come Clinton, che ha fumato senza aspirare, vero?
Premesso che nemmeno fumo, io avrei ascoltato il carabiniere con sempre maggiore interesse, e alla fine sarei esploso: Sono commosso, grazie!, e poi alla figlia: Nanì, è la prima canna, questa sera si festeggia con la mamma!!!
Oh, poi se il carabiniere sveniva per lo shock, gli davamo una mano, è ovvio…
…la sostanza attiva presente nella marijuana odierna è circa 25 volte più potente di quella che la Lipperini fumò e che non sconvolse né lei né suo padre. Oggi, quel carabiniere avrebbe 25 volte più ragione. E i genitori taglino le ciocche e facciano qualunque altra cosa ritengono necessaria. Le statistiche sono allarmanti, e ancora di più i i 50enni che credono ancora nella divisione tra droghe leggere e pesanti. Finita chimicamente negli anni Novanta. Come la caduta del Muro…
Marco V. purtoppo ha ragione. La marijuana, come la nostalgia, non è più quella di un tempo, e comunque le quindicenni se ne fanno un baffo della marijuana, si fanno di estasi e altre porcate mille volte peggiori che trovano ovunque.
A distanza di un secolo dalla mia adolescenza, mi rendo conto che superarla indenni, soprattutto oggi, è una fortuna e che senza arrivare all’analisi del capello, ai microfoni spia e alle delazioni, i ragazzi, come i neonati per altri pericoli, bisogna guardarli a vista.