IL CORPO DELLE DONNE

A gennaio, ho conosciuto via mail Lorella Zanardo. Lorella è una formatrice e consulente aziendale che si è dedicata con impegno e passione a realizzare un documentario: si chiama Il corpo delle donne e molti di voi ne avranno visto qualche spezzone a L’infedele di Gad Lerner, su La7, ieri sera.
Avrete visto anche altro, suppongo.
Per esempio, il mantra dei difensori del velinismo: “ognuno è libero di fare quel che vuole”, anche farsi timbrare il culo tra i lazzi e le risate del parterre televisivo, anche partecipare alle feste farfalline denunciate da Concita de Gregorio su L’Unità, anche coltivare come unico sogno quello di inviare il proprio book fotografico al potente di turno, auspicando il passaggio sul piccolo schermo.
Certo che sì. Peccato che il concetto di libertà andrebbe indagato più a fondo: quale scelta è data nel momento in cui il modello femminile proposto è pressochè unico?
Non è unico, urlava con voce strozzata Cesare Lanza (sì, l’autore di Buona Domenica, sì, il programma con il surf rosso), rivendicando una contrapposizione tra “missionari” (gli anti-timbro sulla chiappa)  e “artigiani” (lui,  e gli autori televisivi come lui) e arrivando a paragonare Maria De Filippi a Rossellini (Amici come Sciuscià: leggete Walter Siti, Il contagio, e ne riparliamo).
“Perchè le donne non dovrebbero piacersi?”, strepitava Gabriella Carlucci (spalleggiata da Alba Parietti e, inconsapevolmente, anche dalla poetessa libanese Joumana Haddad, che ha precisato di essere contro il femminismo perchè il medesimo imponeva alle donne di non curare il proprio aspetto: ma quando? ma dove? ma chi ha trasmesso alle trentenni questa falsa immagine? chi detiene questa pesantissima responsabilità?).
Il problema, ha detto sorridendo Margherita Hack, è che la libertà in questione si traduce nel trasformarsi in mostri. E la parola “mostro” non evoca solo la tristezza delle labbra a canotto e del capello piastrato a tutti i costi: evoca, a mio modo di vedere, il conformarsi ad un modello estetico che non è solo calato dall’alto, ma che esclude un rapporto profondo con quello che c’è dentro la buccia. Con chi si è: ancor prima di essere maschio o femmina o altro.
Guardatelo, il documentario, e diffondetelo. Almeno questo.

60 pensieri su “IL CORPO DELLE DONNE

  1. Tra le cose che si potrebbero fare per arginare il problema è quello di notare le eventuali violazioni del Codice di autoregolamentazione TV e Minori e denunciarle.
    Tra gli obblighi del codice vi è infatti quello di non trasmettere “conflitti familiari come spettacolo, modelli nocivi per l’integrità del minore, oppure ricorso gratuito al turpiloquio e alla scurrilità … “(punto 2.5).
    Per semplificare la denuncia ho lavorato a un modulo che sintetizza le varie violazioni riportando a lato il riferimento normativo.
    Chi fosse interessato può trovare sia il modulo che le violazioni denunciate nel 2007 a questo indirizzo:
    http://nuke.dubbieverita.it/Bambini/Bambiniemedia/Denunciareleviolazioni/tabid/495/Default.aspx

  2. sono sicura che molte tra le donne che hanno risposto a questo articolo una volta scese in strada sono pronte a giudicare per l’estetica le altre donne
    secondo me è ormai inutile lamentarsi
    i modelli sono stati assorbiti pienamente dalle masse
    oggi non puoi andare in giro con la tua diversità, bruttezza o semplicemente particolarità che sei additato da tutti, oggetto di battutine, analisi da parte di uomini e donne che ti giudicano in base alla tua rispondenza allo stereotipo
    questa è una cosa molto triste
    e succede prettamente in questo paese, perchè qui la televisione è stata parte di un programma di instupidimento generale delle persone al fine di favorire certe politiche e certe mentalità di massa
    se vi fate un giro all’estero per fortuna vi accorgerete che non è così
    tutte le donne sono belle nella loro unicità e nessuno si permette di giudicarti se hai dei difetti.
    Questa è la vera libertà, vivere e lasciare vivere, ma ormai qui lo abbiamo disimparato.
    Rimediare al danno credo sarà molto molto difficile, dal momento che le nuove generazioni sono completamente immerse in questo pattume e sono quelle che vediamo quotidianamente in posa sui siti ecc
    ci vorranno un paio di generazioni per tornare alla normalità

  3. tristemente d’accordo con chi ha scritto sopra di me.
    abbiamo introiettato questa legge della competizione, del criticismo da giuria di miss italia, dello scrutamento ossessivo finalizzato a scoprire “cos’ha meno e più di me”, che noi stesse che siamo qui a commentare il documentario, il maschilismo (sono riusciti a farci sentire delle perfette sceme, quando pronunciamo questa parola), il disperato ruolo delle donne, ci staremo chiedendo “ma questa, sarà una bruttona o una velinazza?”.
    ci vorranno anni per purgarci da questo veleno che ci ha contagiate tutte.
    voglio leggere di più la lipperini, comprerò certamente dei suoi libri, e la ringrazio per aver puntato l’attenzione su questo:
    Peccato che il concetto di libertà andrebbe indagato più a fondo: quale scelta è data nel momento in cui il modello femminile proposto è pressochè unico?
    come può esserci libertà, se siamo circondate da questo unico imperante modello?
    come possiamo scegliere, se ci è stato insegnato che si può vendere il proprio corpo, negli show della tv, per strada, nei porno, nei colloqui di lavoro?
    come si può sentirsi liberi, se la scelta è dettata da un condizionamento secolare, che sono, per altro, riusciti a far passare per un “che male c’è?”?
    e infatti non si può, e quando il mio interlocutore mi dice che persino le attrici porno sono libere, io mollo tutto, *mi cadrebbero le palle* se solo le avessi, mando a farsi maledire e via.
    dateci più lipperini e zanardo!
    ps: basta additare ‘sto silicone come il malefico colpevole, quello è davvero l’ultimo dei problemi, pure si rendessero così con la magia, il disastro è alle radici (dell’uomo).

  4. Sono capitata per caso sul video del documentario della Zanardo…
    di ritorno da un pomeriggio solitario in piscina, trascorso a osservare decine di adolescenti, maschi e femmine, che si atteggiavano a mini veline e mini tronisti, non solo nell’abbigliamento ma, soprattutto, nei modi, con espliciti riferimenti sessuali.
    E dentro di me mi chiedevo quale consapevolezza potessero avere, a 13-14 anni, di quei gesti e di quelle movenze ostentate in pubblico.
    Poi on-line il video.
    Certo che lo diffondo. Già fatto.

  5. C’E’ STATA UNA PARTE DI FEMMINISMO CHE ATTRAVERSO LA POCA CURA DEL CORPO INTENDEVA ROMPERE CON L’IVISIBILITA’ DEL PENSIERO/PAROLA DELLE DONNE.MA C’è STATO SOPRATUTTO IL DESIDERIO DI ESSERE PERSONE AUTENTICHE.ECCO PENSO CHE LA RICERCA DELLA PROPIA AUTENTICITA’ SIA NEGATA.La complessa costruzione del se come esperienza privata e publica.
    Il vedeo aiuta questa riflessione.Anzi la ripropone e quindi è un fatto politico importante.La bellezza è questine diffice da risolvere ma sicuramnte cosi’ come viene proposta nei modelli televisivi chiude la questione.Non propone ricerca del se ma morte di ognuna nella tomba dell’unico labro possibile.Io amo i travestimenti come ricerca armonica tra forma e contenuto.Ma la posta in gioco è la morte del contenuto anzi dei contenuti.

  6. Condivido appieno il tuo post! E temo che il concetto di femminismo sia stato mal tramandato e confuso.C’è una bella differenza tra voler decidere per noi stesse,non voler mercificare il nostro corpo,e fregarcene del nostro aspetto fisico…Temo che quella “giornalista” abbia confuso il femminismo con le rigide imposizioni della religione del suo paese di provenienza,dove mi pare,che di rispetto per le donne,ce ne sia ben poco…

  7. Salve,
    Ho scritto di recente un post sul documentario il corpo delle donne che ritengo essere dannoso per le donne stesse.
    Mi farebbe molto piacere sapere che cosa ne pensate al riguardo.
    Grazie!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto