THE DOME

Fin qui, ho taciuto su The Dome, che mi sembra stia ricevendo un’accoglienza controversa. C’era, peraltro, da aspettarselo.

The Dome è forse il romanzo più ambizioso di Stephen King. Sicuramente, è quello che racchiude tutte le tematiche affrontate in decenni di narrazione e quello dove lo sguardo sugli orrori che vengono dagli uomini è più impietoso. Giustamente, i recensori di aNobii hanno parlato di un King “con le palle girate”: e di un King più politico che mai.

The Dome è la cupola: fatta di nulla, refrattaria ad ogni esame e a ogni tentativo di infrangerla, cala sulla città di Chester’s Mill un qualsiasi 21 ottobre. Chi è fuori, non potrà più entrare. Chi è dentro, resta prigioniero. Chi è a metà viene tagliato in due. Dunque, Chester’s Mill diviene il microcosmo perfetto: o meglio, diviene la versione adulta de Il signore delle mosche di Golding. Ogni dinamica latente viene radicalizzata: i mediocri diventano belve, le belve diventano il Male. Gli altri – un pugno – resistono e cercano di restare persone. Non ci sono protagonisti veri e propri: con una scelta ancora più decisa rispetto a L’ombra dello Scorpione (di cui The Dome riprende non poche atmosfere), la narrazione è completamente corale. Il fuoco, è vero, è su Dale Barbara, il cuoco della città, con un passato da militare in Iraq che torna come un rigurgito e che lo porterà a mantenere i contatti con esercito e governo al di là della cupola. Ma attorno a Barbara si muovono personaggi di importanza quasi pari. Come Julia, la direttrice del giornale locale. O la reverenda Piper. O l’assistente medico Rusty. Ma tutti sono importanti: poveri o ricchi, malvagi o incerti. Anche i bambini, anche i cani contano. E, cosa decisamente singolare in King, non esiste empatia reale con nessuno di loro: neanche con i cosiddetti “buoni”.

Ad essere chiaramente delineato, invece, è l’antagonista: che questa volta non viene dalle oscurità di un mondo parallelo come Randall Flagg, ma è fatto di carne e sangue e vende automobili usate. Big Jim Rennie, il secondo consigliere di Chester’s Mill, trafficante di droga e pio assassino, è uno dei personaggi più ripugnanti usciti dalla penna di King. Ripugnante perché privo di qualsiasi fascinazione luciferina, e perché mosso non soltanto dal desiderio di ricchezza, ma da quel tipo particolare di odio verso gli altri che porta a “sentirsi” solo conseguendo potere. Big Jim instaura, di fatto, una micro dittatura, servendosi di stupratori e psicopatici arruolati in polizia, mettendo a tacere l’informazione, provocando ad arte sommosse, conducendo gli abitanti di Chester’s Mill ad un’umanità basica. Il soprannaturale qui, ha un ruolo minimo: è la mostruosità del vero il grande tema di The Dome. E King lo sviluppa con un’energia e una rabbia che dovrebbero suscitare desiderio di emulazione in più di uno scrittore mainstream.

13 pensieri su “THE DOME

  1. Ho notato che nel post su Altai sei riuscita a CENSURARE persino te stessa (il commento in cui, insieme alla fida Ekerot, dichiaravi di sentire puzza di troll). In compenso hai riabilitato la replica di Nicola Frau, rendendo così incomprensibile un altro commento di WM 1. Insomma, più indeFESSA di così… !

  2. Mi è stato segnalato il libro “L’informazione letteraria nel web”, di Giulia Iannuzzi, dove, nel capitolo “Lipperatura”, dedicato al blog della Lippa, leggo a pag. 159:
    “Con un’ultima annotazione vogliamo verificare la risonanza [e te credo, ormai la Lippa è considerata il megafono ufficiale dei Wu Ming su Repubblica e in rete!, n.d.r.] che su Lipperatura ha avuto, nel 2008, il dibattito sul saggio di Wu Ming 1 ‘New Italian Epic’… In coda all’articolo, tra i commenti interveniva anche Wu Ming 1, interloquendo con Lucio Angelini e altri lettori sul tema delle traduzioni da altre lingue in lingua inglese e sul concetto di ispirazione… oltre a Lucio Angelini, ***i cui toni polemici vanno inasprendosi nonostante le ammonizioni di Lipperini***… Lipperini interviene… ***in un caso anche censurando un intervento***, evidentemente ritenuto offensivo o irrispettoso della discussione…”
    Non poteva immaginare, la povera Iannuzzi, che gli interventi censurati dalla smodata moderatrice assommavano in realtà a svariate centinaia o che la stessa sarebbe presto arrivata alla DEFENESTRAZIONE DEFINITIVA E PERPETUA del più irriducibile denunciatore della BUFALA del New Italian Epic.

  3. Il tuo commento è in attesa di approvazione.
    Mi è stato segnalato il libro “L’informazione letteraria nel web”, di Giulia Iannuzzi, dove, nel capitolo “Lipperatura”, dedicato al blog della Lippa, leggo a pag. 159:
    “Con un’ultima annotazione vogliamo verificare la risonanza [e te credo, ormai la Lippa è considerata il megafono ufficiale dei Wu Ming su Repubblica e in rete!, n.d.r.] che su Lipperatura ha avuto, nel 2008, il dibattito sul saggio di Wu Ming 1 ‘New Italian Epic’… In coda all’articolo, tra i commenti interveniva anche Wu Ming 1, interloquendo con Lucio Angelini e altri lettori sul tema delle traduzioni da altre lingue in lingua inglese e sul concetto di ispirazione… oltre a Lucio Angelini, ***i cui toni polemici vanno inasprendosi nonostante le ammonizioni di Lipperini***… Lipperini interviene… ***in un caso anche censurando un intervento***, evidentemente ritenuto offensivo o irrispettoso della discussione…”
    Non poteva immaginare, la povera Iannuzzi, che gli interventi censurati dalla smodata moderatrice assommavano in realtà a svariate centinaia o che la stessa sarebbe presto arrivata alla DEFENESTRAZIONE DEFINITIVA E PERPETUA del più irriducibile denunciatore della BUFALA del New Italian Epic.

  4. Aspettavo la recensione che avevi promesso. Bene. Io ci ho messo un po’ ad avere l’edizione in inglese che devo ancora cominciare. Se King anche stavolta riesce ad essere quello straordinario narratore delle dinamiche di potere che si sviluppano all’interno di un gruppo chiuso (penso a La nebbia e sì, anche a L’ombra dello scorpione), so già che lo amerò. Un giorno studieremo King per questa sua straordinaria capacità analitica e per gli straordinari spaccati d’America che ci regala.

  5. Ho divorato i libri del King “from Carrie to Gerald’s game”.
    Ho smesso perchè non riuscivo più a leggere storie paranormali, anche se ero ancora affascinato dalla capacità affabulativa del Re, dalla sua scrittura colloquiale, schietta e trascinante.
    Dopo una lunga astinenza ho letto un tuo commento su Duma Key e non ho potuto non comprarne una copia.
    Dopo sedici anni il mio giudizio però non è cambiato, una pagina via l’altra per tre quarti del romanzo e, all’avvento degli inesorabili mostriciattoli, la tensione, invece che andare sul crescendo, è calata.
    Ammetto però che la lettura dei tuoi post mi fiacca l’orgoglio: aspetterò l’edizione tascabile (!? 1037 pagine!) e vedremo se The Dome mi riconcilierà con Sua Altezza.

  6. Ho appena finito di recensire “The Dome” dando il mio giudizio più che positivo. Era quello che aspettavo da King da molto tempo, The cell non mi era piaciuto molto (banalino), Lisey Story mi era strapiaciuto, Duma Key l’ho trovato bello ma dimenticabile, invece qui, sotto la cupola, il vecchio onniveggente re (rosso?) ritorna al suo vecchio amore: la sociologia della piccola provincia americana.
    Il fatto che Chester’s Mill sia fatta a calzino (da uno stivale passa poca differenza) e che il cattivo abbia proprio quel determinato curriculum me l’ha fatto piacere ancora di più.

  7. Mi trovi assolutamente d’accordo con la tua recensione.
    Davvero un gran bel libro, degno del Re, che riesce a portare avanti un numero impressionante di personaggi senza mai scadere nella noia.
    Un libro, come scritto già in altri posti, che consiglio sia ai fan, sia a chi ancora non ha letto nulla di King.

  8. pur essendo tra le lettrici di vecchissima data di King questo libro non l’ho ancora acquistato, effettivamente su anobii non è stato ben accolto e avendo io pile di libri in attesa della mia attenzione ho rimandato.
    Poi ieri ho ascoltato la puntata di fahrenheit…mi è venuta una voglia matta di leggerlo! grazie a te e a l’ottimo scrittore che lo ha presentato.

  9. Pingback: | Pupi di Zuccaro
  10. Riposto un commento dopo quello del 24/11/2009: ho atteso il paperback di “The Dome” e posso asserire senza dubbio alcuno che nel mio microcosmo il Re è tornato!
    Riuscirò ad aspettare l’edizione economica di “22/11’63”? Non credo…
    Grazie LL.

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