Sono d’accordo con quello che scrive Miriam Mafai su Repubblica di oggi, in risposta a Gad Lerner, a proposito della dignità femminile con cui gli uomini starebbero facendo i conti. Dignità, diceva Lerner, che «sottovalutata o irrisa assume oggi un peso politico sempre maggiore, tanto che il potere maschile non può permettersi di voltare la testa dall´altra parte, subisce colpi alla sua credibilità, talvolta indietreggia spaventato».
Non mi sembra che il termine dignità sia quello più corretto da utilizzare a proposito della vicenda relativa all’ex sindaco di Bologna, così come in altre dove una donna abbandonata ha fatto della propria vendetta privata, o del proprio privato dolore, una questione politica, sia pure molto rilevante.
Come dice Mafai: “la sacrosanta battaglia che le donne conducono ormai da anni per il riconoscimento delle loro capacità, della loro intelligenza, della loro forza, non si vincerà nelle camere da letto (nemmeno dove ci fosse «il letto di Putin»). Si conduce da tempo ormai in tutti i luoghi di lavoro, dove spesso le donne sono ancora umiliate e discriminate, nelle Università, dove a fatica riescono a raggiungere le cattedre più prestigiose, nella Pubblica Amministrazione e nelle Banche (nel 70% dei Consigli di Amministrazione non c´è nemmeno una donna). È qui, nei luoghi del lavoro più qualificato e del potere che la battaglia da tempo è in corso, è qui che si vince o si perde. È qui che il potere maschile non indietreggia nemmeno di un passo”.
E, ancora una volta, è nell’immaginario. Perchè a me l’attenzione mediatica sulla ex compagna dell’ex sindaco di Bologna sembra un passo indietro, così come lo fu quella su Veronica Lario. Di dignità non semplicemente femminile, ma della persona, si potrà parlare quando le donne non saranno più “casi”, nè politici, nè giornalistici. Nè linguistici, come in Cina.
Vecchi discorsi, lo so. Ma tocca ripeterli.
Comincia col dare il buon esempio: progressista non solo a parole (e censuratrice ottusa nei fatti), ma coerente nel pensiero e nell’azione.
Io penso che anzi le donne da questa vicenda ci facciano una pessima figura. Una che gode dei privilegi connessi al potere del compagno (posto di lavoro, benefit…), abusi compresi, salvo poi, solo DOPO aver perduto questi privilegi, denunciare gli abusi di cui lei stessa ha goduto fino a poco prima. Se il sindaco ha commesso abusi ai danni del Pubblico, lei ne è stata complice e beneficiaria: però alla donna, per di più abbandonata, non si chiede conto di questo, anzi diventa simbolo di dignità. Come se la moralità fosse richiesta solo ai maschi, mentre per la donna valessero principalmente le logiche sentimentali. Mah…
(Salve a tutti, da un po’ seguo in silenzio il suo blog, che trovo sempre molto stimolante sia nei post che nei commenti. Spero di non abbassare la media :-D)
Sono d’accordo con Francesca. Anche io mi sento umiliata da certi discorsi, in cui vedo sempre riemergere l’accusa misogina che noi donne siamo creature incapaci di etica e, dunque, anche le nostre azioni sono sempre un po’ meno responsabili di quelle degli uomini.
Ma dove sta scritta questa cosa qua?
Su Repubblica: ieri l’articolo di Lerner, oggi quello di Mafai.
Ciao Francesca, benvenuta 🙂
Grazie Loredana, a me dispiace che Lerner, della cui buona fede sono convinta, inciampi in questi equivoci.
mi lasciava un attimo perplesso l’osservazione di valeria che le donne siano viste come esseri immorali, la trovo un attimo datata come osservazione. Oggi la donna viene veduta più che altro come un simpatico gingillo secondo il berlusconismo dilagante. È lì che ci si deve impuntare perché è una follia.
Invece mi pare che il discorso di francesca fosse molto pertinente perché non guardava affatto al genere ma come suggeriva loredana alla persona. Se sei correo di un omicidio cosa conta di più che tu sia maschio o femmina oppure il fatto stesso della correità?
@Eleas. Appunto, mi pareva di dire la stessa cosa.
Non ho parlato di ‘immoralità’, ma di incapacità di etica e di assunzione in prima persona e, ‘in quanto persona’, di responsabilità. E dunque spesso i comportamenti di noi donne vengono considerati come indotti, manipolati, eterodiretti.
Se l’ex sindaco di Bologna è responsabile di illeciti, anche la sua compagna lo è. Non vedo la differenza. A meno di considerare la signora in questione come una minus habens.
Anche a me pare che io e Valeria si dica la stessa cosa: se i due sono entrambi ladri, perchè nel discorso pubblico una tale diversità di considerazione?
Il massimo di dignità che si può pretendere da una donna nel 2010: il fidanzato ti lascia e si riprende la carta di credito allora tu lo sputtani, sembra il seguito di “Cara ti amo” di Elio (“Tu mi appartieni!” “L’utero è mio” “Eccoti la pelliccia” “Eccoti l’utero!”).
Penso che Francesca abbia centrato il punto, però bisognerebbe precisare ‘alcune donne’ usano queste tecniche: abbassarsi a tappetino fin quando il maschio ‘sgancia’ per poi, dopo l’abbandono per i motivi più vari, additarlo al pubblico ludibrio.
Ora, secondo me, l’uomo, in questi casi, ci fa la figura del vermiciattolo invertebrato che si lascia sedurre ed abusa dei suoi poteri (politici in questo caso, ma di altri poteri dispone il maschio) per soddisfare le voglie della sua femmina, dandole carte di credito et altro. Ill suo ego smisurato, però lo convince che la sua femminuccia lo ama perchè è ”lui’, e lo continuerà ad amare anche se lui l’abbandona, se lui la strapazza.
Ovviamente non è così ed allora la femminuccia, privata delle sue carte di credito, denuncia l’immoralità del suo ex maschio, si erge a fustigatrice dei costsumi, vuole apparire la vittima dell’amore imperituro.
Ed invece sono tutti e due, maschio e femminuccia, sulla stesso squallido piano di ripicche che sfociano in ricatti sordidi ed in altrettante squallide scuse ‘al popolo italiano’.
Questo tipo di femminucce è una categoria a parte, la categoria che ha male interpretato l’evoluzione della donna. Ed infatti ‘essere donna’ è un ben altro discorso perchè la donna sa cos’è la dignitià ed anche se sbaglia nei suoi amori, non aggiunge all’errore la abiezione del ricatto.
Ovviamente questo vale anche per i maschi che sono un’altra cosa rispetto agli ‘uomini’.
Vado Off Italy (perdonatemi).
Canada.
Una ragazza di un’associazione animalista durante un discorso della Ministra della Pesca sale sul palco e getta una torta in faccia alla Ministra.
Mi viene in mente il gioco della settimana enigmistica, cogli le differenze…
rosemarie scusa ma le femmine non sono attratte e sedotte dal potere? secondo me sì, proprio perché certi comportamenti non credo dipendano dal genere ma dall’essere umano
Ciao Loredana, ciao a tutti.
Ho affrontato la tristezza che ancora una volta arriva alle donne dalla questione Delbono qualche giorno fa sul mio blog. Ma era solo una piccola parte di un discorso più ampio sulla questione. Ci tornerò più specificamente nei prossimi giorni, anche alla luce (buio!) delle apparizioni televisive di Delbono.
Intanto vi segnalo un articolo che Maria Laura Di Tommaso aveva scritto su “La voce” nel luglio scorso, a proposito delle escort del premier. Che mi sembra pertinente per questo come per altri casi (ognuno con le sue differenze e proporzioni, però!), perché riguarda l’endemica debolezza economica delle donne italiane.
È questo il punto centrale, secondo me: le donne hanno meno soldi, dunque si vendono di più. A vari livelli e con vari canali di vendita, ovviamente. Il che non vuol dire che le singole profittatrici siano “povere vittime della società”, naturalmente. Ma spiega perché ci siano più escort e segretarie carrieriste che il contrario. In una società in cui gli uomini fossero più deboli economicamente delle donne, cosa succederebbe?
In Italia siamo lontanissimi dal verificarlo, dunque mancano le prove. Però.
Ecco l’articolo (scusate se passo da un mio post, ma c’è un estratto che può far comodo leggere a chi ha fretta, poi naturalmente il link):
http://giovannacosenza.wordpress.com/2009/07/24/corpo-potere-e-disuguaglianze-economiche/
Loredana aggiunge “e nell’immaginario”, e io aggiungo ancora “e nell’educazione”. Purtroppo, o pur troppo…
@Giovanna. Sono perfettamente d’accordo sul fatto che la questione centrale intorno a cui ruota tutto è, in buonissima parte, il potere economico. In modo fulminante Sabina Ciuffini sintetizzò una intera puntata dell’Infedele sulle Escort con questa sentenza: il punto è che le donne sono povere.
Tra potere e sesso c’è una relazione molto stretta e, come si dice dell’articolo che hai linkato, non abbiamo prove di come si comporterebbero le donne in un mondo in cui il potere cambiasse di segno.
Proprio per questa ragione però, secondo me, spostare il problema su un altro piano non ha molto senso e mi pare che l’articolo di Miriam Mafai dicesse proprio questo: non è nella vendetta o nell’esonero da responsabilità morali che va cercata la dignità della donna.
Magari fosse così, aggiungo io, il cammino invece mi pare molto più lungo.
Questa delle donne che diventano escort (o prostitute) perchè più ‘povere’ dell’uomo non l’avevo mai sentita. E neanche che in Italia ci sono segretarie ed escort – che raffinatezza di accostamento – che perchè economicamente più deboli, diventano profittatrici! Beh, non si finisce mai d’imparare. E poi dicono che sono io a parlare sempre delle stesse cose!
Evidentemente non sono stata molto chiara, per cui trascrivo le ultime righe dell’articolo citato da Giovanna Cosenza, che vale la pena di leggere per intero. Poi ognuno può trarne le sue conclusioni, ovviamente. Può darsi pure che viviamo in un mondo di perfette e bilanciatissime pari opportunità ed io non me ne sia mai accorta e continui a vivere in base a vecchi pregiudizi sessisti.
“Quindi l’argomento è molto più ampio. Dal lato dell’offerta, una situazione di povertà e di disuguaglianza economica e, dal lato della domanda, una mentalità della maggioranza delle persone italiane che accetta che il potere si eserciti anche sull’ “uso” del corpo delle donne. Ma potrebbe essere anche di quello degli uomini. Infatti quello che conta qui è la disuguaglianza di potere e di risorse economiche”.
Da Il corpo, il potere politico, il potere economico
p.s. Comunque Rosemarie, nessuno ha detto che le tutte le escort e le segretarie diventano profittatrici. In una situazione in cui le opportunità di lavoro per le donne sono inferiori, moltissime donne fanno le segretarie, alcune le escort.
Ma il fatto di fare la segretaria oppure la escort non implica quello di doventare profittatrice o ricattatrice.
Il ricatto rimane, comunque, un crimine, sia che a commetterlo sia un uomo oppure una donna.
Condivido ogni parola del commento di francesca, ho detto le stesse cose in altro luogo, prendendo spunto da un articolo di ida dominijanni del Manifesto che , appunto, trovavo molto discutibile proprio riguardo al diverso giudizio che si dava sui protagonisti della vicenda bolognese.
maria
Fare la segretaria è una cosa, fare la escort un’altra. E la relazione “maggiore povertà delle donne=maggior probabilità di fare la escort” mi suona parecchio offensiva. A meno che ormai la escort sia considerata un’attività tale e quale ad altri lavori.
@Ilaria “Fare la segretaria è una cosa, fare la escort è un’altra” è un giudizio di valore, in quanto nello stabilire questa differenza entrano in campo criteri morali.
La relazione tra maggiore povertà della donna e maggiore probabilità di fare la escort invece stabilisce solo un rapporto tra due situazioni. Non vedo dove sia l’offesa. Infatti che il campo di scelta lavorativa per una donna sia ridotto non la esonera, per me (= per me), da responsabilità morali riguardo alla ‘sua’scelta.
In questi giorni si parla di chiusure di aziende al sud. E’ stato detto – ed è verisimile – che gli operai sul lastrico potrebbero essere facile esca della criminalità organizzata. E’ offensivo stabilire questa relazione tra due eventi?
Non mi pare. E’ ovvio poi che sarà il singolo ad operare le sue scelte, ma dimenticare o mettere in ombra la dimensione macro, o sociale che dir si voglia, entro cui vengono effettuate le scelte micro, o individuali che dir si voglia, per me (= per me) è un errore.
@Valeria: be’, ma certo che è un giudizio di valore, perché sono convinta che ci sia una bella differenza tra una donna che vende il proprio corpo e una che “vende” le proprie capacità lavorative. E non penso affatto che una donna, trovandosi disoccupata o in difficoltà economiche, nel valutare che cosa può fare, prenda in considerazione l’attività di escort come un’attività tra le altre. E se pensi che esprimere un giudizio di valore sia da moralisti o da cattolici, io penso che una femminista degli anni ’70 sarebbe invece d’accordo con me (se c’è qualche “femminista degli anni ’70” in linea eventualmente mi smentisca!;-) )…
@Ilaria. Ma infatti ho detto: entrano in campo criteri ‘morali’, non ‘moralistici’. E penso che i giudizi di valore siano importanti.
E qui mi fermo, perché non so cosa spinge una escort a prendere in considerazione l’attività di escort invece che quella di segretaria. Sono convinta che quello che pensiamo delle motivazioni degli altri è sempre molto azzardato e altamente opinabile.
C’è un piano di osservazione e c’è un piano del giudizio. E’ vero che spesso il secondo influisce sul primo, ma secondo me sarebbe opportuno tenere i due piani distinti.
Infatti, Ilaria, a furia di credere e pensare mi hai attibuito cose che non ho detto 😉