Cose che avvengono in rete, da domani. Riporto l’articolo di Dario Pappalardo:
Non tutti i buoni libri entrano nel paradiso dei più venduti. La maggior parte, se non spinta dal passaparola, sparisce nel nulla. Ma ora c´è “Slowbookfarm” che on line mette in vendita i titoli “da salvare”. Infatti, per ovviare alla strage dei meritevoli, nell´aprile 2009 Alberto Casadei, Andrea Cortellessa e Guido Mazzoni, inventavano le classifiche di qualità. Ovvero una sorta di Gambero rosso della letteratura in collaborazione con la rassegna “pordenonelegge”, un elenco di titoli votati da una speciale giuria, aggiornato ogni due mesi sul sito.
Un anno dopo, il numero dei giurati – scrittori, critici, filosofi, artisti, redattori editoriali – tocca quota 140. E i libri presenti nelle nuove classifiche (“Narrativa”, “Poesia”, “Saggi”, “Altre scritture”), in Rete da domani, saranno tutti in vendita su Internet Slowbookfarm, il bookshop online che nasce adesso con lo scopo di rilanciare la piccola e media editoria di qualità. Ma non solo: i titoli segnalati verranno presto esposti nelle librerie Coop. E la rivista web Stephen Dedalus raccoglierà via via interviste agli autori “migliori” (Antonella Anedda, Mario Benedetti, Marco Belpoliti e Nicola Lagioia i primi) e articoli in cui i votanti motiveranno i loro criteri di valutazione. Insomma, l´esercito degli slow book si arma per fronteggiare i bestseller e per segnalare ai lettori i “cibi dell´anima” più interessanti.
«Trovo diseducativo che all´ingresso delle grandi catene vengano mostrati i dieci libri più venduti. È un invito al conformismo, all´omologazione», spiega Andrea Cortellessa. «Per questo, a un anno dalla nascita della nostra iniziativa, la collaborazione con le librerie, sia le Coop che Internet Slowbookfarm, rappresenta un grande risultato. Speriamo che presto altri punti vendita prendano l´iniziativa di segnalare i titoli non solo per la loro posizione in classifica, ma anche per la qualità che li caratterizza».
Qualità che – ha contestato qualcuno ai giurati, sia a mezzo web che sulla carta stampata – rappresenta tutt´altro che un criterio oggettivo: «È per questo che sulla nuova rivista online i giurati motiveranno le loro scelte», continua Cortellessa. «Siamo stati criticati anche perché la giuria è per lo più composta da autori che rischiano di votarsi da soli. Ma noi stiamo attenti ai “conflitti di interessi”. E poi rivendico il fatto che gli scrittori possano finalmente giudicare i loro colleghi. Così come agli Oscar gli attori votano per gli attori. Infrangiamo finalmente un tabù che una volta non c´era: prima chi pubblicava libri dava anche pareri espliciti sugli altri, non c´era questa finta correttezza. Le nostre classifiche comunque servono soprattutto a indirizzare i lettori. Sono un antidoto alle top ten dei più venduti che raramente intercettano anche opere di qualità. Ormai i titoli che diventano bestseller vengono proposti come “casi” ancor prima di uscire in libreria. Alcuni sembrano costruiti in laboratorio. Tutto questo con la buona letteratura c´entra poco».
I votanti di qualità, intanto, hanno appena stilato l´elenco delle migliori opere straniere tradotte nel 2009. Il podio è occupato ex aequo da Ingeborg Bachmann (Il libro Franza, Adelphi) e Arno Schmidt (Specchi neri, Lavieri). Per una volta hanno battuto Dan Brown e Stieg Larsson.
accidenti, ho impiegato più di un’ora a leggere tutti i commenti.
in sostanza: mi piace molto l’inziativa.
è stata una sorpresa, per me, vedere il mio romanzo all’8° posto.
confesso: sono stato contento.
ringrazio quelli che lo hanno letto. e quelli che lo hanno votato.
saluti a tutti.
LRC
Ringrazio biondillo. Non sapevo che si potesse fare questa scelta (non votare narrativa italiana e concentrarsi sull’estero). Devo depennare la caratteristica 🙂
Ringrazio anche helena, perché il suo è un bel commento. E gli intenti sono condivisibili.
Blepiro, forse, dato che scrivevo di fretta, non s’è capito. Nel Dedalus si votano libri italiani. Questo mese non ne ho letto uno che mi fosse davvero piaciuto. Tutto qui. Poi, ovviamente, ho letto un sacco di altra roba, ma che non rientra nelle categorie della classifica, tutto qui. Non ho nessun obbligo di leggere solo italiani, leggo un po’ quello che mi pare, come tutti.
Qui è lo staff di Isbf.it
Stiamo seguendo con interesse il dibattito qui e su altri siti e ringraziamo tutti i partecipanti per gli spunti di riflessione offerti e le critiche potenziali effettuate.
Ci limitiamo a fare una piccola precisazione: sul nostro sito sono ben separate le due sezioni “Classifiche di qualità” e “Farm market”. La prima, gemellata appunto con gli amici di “Pordenonelegge”, contiene necessariamente anche libri pubblicati da grandi editori come Einaudi, Mondadori ecc.
La sezione Farm market invece sarà una vetrina eslusivamente dedicata a piccoli e medi editori, con i quali stiamo prendendo contatti e accordi per dare spazio allo sterminato e spesso nascosto panorama librario italiano.
Qualche informazione di più la trovate qua http://www.isbf.it/node/148
ma scoprirete tutto dal 17 marzo in poi, dovete solo pazientare un mese 🙂
A presto e grazie ancora per tutte le critiche e le osservazioni.
Staff Isbf
@ Filippo & Claudia
Nel 2006, quindici giorni dopo essere uscito, il libro di Elizabeth Bishop da me co-tradotto, aveva (secondo l’Adelphi) esaurito le 5000 copie della prima edizione. In effetti, almeno per una settimana, lo vidi ai primissimi posti della classifica di vendite della sezione “Varia”, sotto a Viva Zapatero della Guzzanti.
A parte che ho sempre trovato esilarante quest’accostamento tra le due autrici: cos’era successo, i lettori italiani si erano buttati sulla poetessa statunitense perché, dopo decenni d’attesa, non aspettavano altro, non potevano più farne a meno? Non credo: se ne era (mi si dice) brevemente parlato in TV, durante il talk-show di Fazio.
Mi immagino che il libro di poesie di Joumana Haddad stia vendendo qualcosa di più di Guido Mazzoni e Massimo Gezzi [che, ribadisco, NON sono comunque votabili].
Ci ho messo del tempo per leggere tutti i commenti e tutto sommato l’iniziativa mi piace abbastanza ma ci sono cose che non riesco a capire…
@i “quasi-140″ possono votare qualsiasi libro italiano uscito nella “finestra” temporale di volta in volta considerata
se in italia si pubblicano migliaia di libri di vario genere, come i 140 grandi lettori entrano in contatto con i libri che poi scelgono di leggere? sono gli editori che spediscono loro una copia del libro? oppure è un passa parola tra amici (e quindi il cerchio si restringe: chi non fa parte del giro è tout court escluso!).
Pant, pant! E’ finalmente on-line anche la Classifica delle Opere tradotte: http://dedalus.pordenonelegge.it/index.php?nvg=1&session=0S233004553579Y73P79J6576&syslng=ita&sysmen=1&sysind=8&syssub=0&sysfnt=0.
@ clara
I quasi-140 (ecco l’elenco: http://dedalus.pordenonelegge.it/index.php?nvg=1&session=0S149096314483J886969EI81&syslng=ita&sysmen=1&sysind=6&syssub=0&sysfnt=0) leggono, come ha sintetizzato qui Gianni Biondillo, quello che gli pare. Fra quello che leggono, ci segnalano ciò che, a loro modo di vedere, è meritevole di segnalazione. Tutto qui. Che poi molti dei quasi-140 siano “addetti ai lavori” è verissimo. Ed è vero che molti di noi ricevono molti libri. Altri (essenzialmente coloro che non scrivono anche sui giornali) ne ricevono di meno. Ma non è questo il punto. Io per esempio, che pure ricevo sin troppi libri, appositamente per non votare entro una cerchia troppo ristretta nella Classifica dei libri tradotti, ho acquistato diversi libri fra i quali ne ho poi scelto uno. Però, se avrà la pazienza di spulciare l’elenco, vedrà che ci sono moltissimi nomi che “non fanno parte del giro”: artisti dello spettacolo, critici di altre discipline, storici, filosofi, matematici (uno per la verità), musicisti ecc. ecc. I quali sono stati selezionati essenzialmente seguendo un criterio: il loro essere appassionati di letteratura e la loro mancata preclusione, diciamo così, nei confronti delle novità italiane (che invece all’interno del “giro”, come lo chiama lei, è atteggiamento diffusissimo).
una curiosità, rivolta a cortellessa: l’elenco delle opere straniere mi impressiona (specialmente la poesia). Mi sembra che ci sia una notevole concordanza delle segnalazioni (pochi titoli citati da molti come significativi). E’ sembrato anche a voi mentre stilavate la classifica?
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(Heaney Walcott Szymborska – è facile fare una classifica così 😀 scherzo)
@Cortellessa: noto che due dei tre libri italiani della top 3 di questo mese sono scritti da membri della giuria stessa. Al di là del loro valore oggettivo (RTAC è un gran libro, e merita il primo posto), non credi che per dare maggiore credibilità al progetto le opere dei componenti la giuria dovrebbero essere escluse?
@ sarmizegetusa
No, ovviamente non lo credo affatto. E’ una discussione già fatta lo scorso aprile, quando abbiamo inaugurato questo progetto (il punto, del resto, è toccato anche nell’intervista che stiamo discutendo).
Noi – Alberto Casadei, Guido Mazzoni e io – siamo proprio partiti dall’idea che la cosa interessante fosse ascoltare non solo il parere dei critici e di altri addetti ai lavori ma, insieme al loro, proprio quello dei migliori autori (più o meno vicini generazionalmente – fra la trentina e la cinquantina – il che come si vede non impedisce loro di riconoscere la lezione di un maestro come Zanzotto). La frequentazione di alcuni di questi autori è stata per esempio per me decisiva, nel formarsi di un gusto che sarà più o meno condivisibile ma che è in ogni caso, ormai, il mio. E lo stesso, lo so bene, vale per molti altri critici “puri” (che come me, cioè, non affianchino una propria produzione creativa a quella critica).
Penso che sia una solenne ipocrisia quella per cui gli scrittori non giudichino i loro colleghi, coetanei, anche rivali. Perché in effetti lo fanno, in privato, continuamente (è una delle attività alle quali anzi più indulgono). E allora che questo giudizio diventi pubblico è qualcosa di estremamente salutare. E’ come negli Oscar: dove per es. i registi votano per il loro migliore collega.
Il che non vuol dire, ovviamente, che si possa votare per se stessi. Noi (i tre citati e il segretario Massimo Gezzi) stiamo lì proprio per vigilare su questo, ovvio, e altri, meno ovvi e già ricordati, possibili “conflitti d’interesse”. Non capisco proprio cosa ci sia di male. Se noi impedissimo agli scrittori di votare per i loro colleghi – dal momento che nel nostro gruppo figurano, posso dire con molta convinzione, quasi tutti i migliori autori della generazione in oggetto – sarebbero due le possibili conseguenze: dovremmo rinunciare ad alcuni dei nostri Lettori più influenti e carismatici; o dovremmo ridurci a veder votati solo Grandi Vecchi, più qualche autore di secondo piano. In entrambe le ipotesi lo spirito del nostro progetto verrebbe gravemente danneggiato. Verrebbe, anzi, completamente meno.
Sebbene quello degli Oscar non mi sembri un paragone felice (sono tutto meno che una classifica di qualità) hai ragione sulla questione della opportunità di esplicitare il giudizio degli scrittori sugli scrittori; sarebbe allora interessante – la butto là – avere anche le classifiche disaggregate, ovvero oltre a quella generale anche quella “senza scrittori” e quella “solo scrittori”.
@ Sarmizegetusa (ma ho visto che sei Vanni Santoni, perché usare un nick se basta cliccarci sopra per avere l’anagrafico? vabbè, sono antropologemi webbici che forse non capirò mai)
Guarda, si può discutere di tutto (gli Oscar non saranno “di qualità” ma non mi pare – forse sono male informato – che si discuta della regolarità dei loro risultati; è su questa che stavi obiettando, no?) però, quanto alle critiche del tipo “sì sì va bene, però sarebbe carino se faceste anche il salto mortale carpiato all’indietro declamando limericks e lipogrammi in ‘u'”, rinvio a quanto scritto nella seconda parte del post del 17 febbraio alle 11:02…
🙂 è che sono stato prima blogger che scrittore
Non stavo assolutamente obiettando sulla regolarità dei risultati (il progetto mi piace al punto che mi piacerebbe prendervi parte!), bensí sostenendo che – come per gli Oscar, appunto – un premio *dagli addetti ai lavori agli addetti ai lavori* tende ad avere una prospettiva in qualche modo distorta, che lo rende meno credibile per chi invece addetto ai lavori non è (questo famoso lettore che non aspetta altro che essere strappato a Dan Brown in favore delle buone lettere).
Ora, effettivamente il progetto è cosí fortemente declinato sull´avere scrittori – e validi – in giuria che a tenerli fuori succederebbe quello che dici poco sopra (grandi vecchi e sconosciuti che dominano la classifica), ma trovo che una classifica disaggregata non sarebbe poi un salto mortale carpiato (con limerick) ma uno strumento di lettura utile a chi frequenta il sito (per le mie letture seguo consigli sia di amici critici e accademici che scrittori, ma spesso le ragioni dell´apprezzamento di questo o quel libro tra le due categorie sono molto diverse).