Fa uno strano effetto venir citate.
Il Nobel per la medicina
Una corsa al ribasso
di Carlo Bellieni
L’assegnazione del Nobel per la medicina a Robert Edwards per la fecondazione in vitro (fiv) fa discutere. Pur dando valore al riconoscimento, subito il “New York Times” si è stupito per l’attribuzione del premio a una ricerca di trent’anni fa e il giorno dopo “Le Figaro”, forse non a caso, si è dilungato sull’esclusione negli ultimi anni dal novero dei Nobel di diversi studiosi meritevoli. È un premio che, tra l’altro, suscita interrogativi perché focalizzare sulla fiv il dibattito sulla riproduzione umana lascia fuori qualcosa di importante.
In questo dibattito c’è infatti un grande escluso, un escluso che fa sentire la sua mancanza con effetti devastanti a livello sociale e clinico: è la prevenzione della sterilità, patologia che nel mondo occidentale è in netto aumento anno dopo anno, mentre tutta l’attenzione in questo ambito è volta a garantire le richieste di fecondazione medica. Come se per curare il vaiolo ci si fosse limitati a cercare medicine nuove e costose per chi era già malato, invece di debellare questa malattia con la vaccinazione. E allora si rincorrono continuamente modalità di fecondazione, non spiegando che la sterilità può in gran parte essere prevenuta.
Si tratta di evitare certe infezioni, moderare l’uso di alcol e bandire le droghe, liberare l’ambiente da composti plastici o solventi che addirittura possono alterare la fecondità del nascituro, agendo sulle ovaie di un embrione femmina se la mamma li dovesse assimilare in gravidanza. E soprattutto si tratta di impostare una politica culturale e sociale per riportare in un range fisiologico l’età in cui le donne fanno i figli: più si aspetta e più è difficile concepire, anche con la fecondazione medica.
Invece domina un’etica da corsa ai ripari, e non è un caso isolato. Tutto il dibattito etico è tenuto forzatamente lontano dalla prevenzione. Si parla pochissimo anche di come prevenire le richieste di aborto o eutanasia, come se si trattasse di tabù: se la persona ha scelto, si dice, nessuno deve interferire; un criterio che è alla base dell’abbandono e della solitudine, ma che oggi viene chiamato libera scelta. E non volendo interferire con un supposto diritto, si fa terra bruciata sulle alternative; quando poi la politica o la società civile propongono un intervento preventivo, ci si straccia le vesti.
È una corsa al ribasso intollerabile, perché viola il diritto alla salute e perché fa fare passi indietro alla medicina moderna basata sulla prevenzione. Ed è una corsa illusoria: se infatti non si risolvono a monte, i problemi restano. Se non fosse una tragedia, sarebbe una farsa. Come se invece di prevenire la malaria con la bonifica delle paludi e la vaccinazione, impiegassimo appunto i fondi a disposizione solo per curare a caro prezzo chi è già infettato, lasciando la malattia diffondersi. Una cultura miope sta alla base di una politica transnazionale così fatta, e di questa avranno responsabilità verso il mondo intero gli organismi internazionali che l’appoggiano.
Ma è sul fronte dell’induzione dei bisogni che si gioca la partita. Il desiderio di un figlio non è indotto, ma lo è l’atteggiamento sbarazzino con cui l’idea di figlio viene accantonata fino agli anta, salvo poi pentirsi. Già, perché il problema è che per evitare il paternalismo, si cade nelle mani della pubblicità. I bisogni diventano quelli che ci vengono indotti e finiamo per reclamare costose corse ai ripari invece di un ambiente che non ci derubi della fertilità.
Quello dei bisogni indotti è un fenomeno ben noto in medicina, nella quale esiste il disease mongering (“mercanteggiamento di malattie”), cioè lo spacciare per malattie dei fenomeni fisiologici come la menopausa o la timidezza, per vendere farmaci attraverso sapienti campagne pubblicitarie con tanto di testimonial (si veda il libro-indagine Selling sickness di Ray Moynihan e Alan Cassels). E fa pari con l’invito martellante dai teleschermi a un consumo superfluo e non solidale o, come riporta Loredana Lipperini nel recentissimo Non è un paese per vecchie (Feltrinelli), con l’assimilazione restrittiva del concetto di salute a quelli di bellezza nella donna e di potenza nell’uomo, generando stress, disillusione e – quel che più conta – spesa.
Viviamo in modo stressante, tra malattie sessualmente trasmesse, lavori (stamperie, lavanderie, saloni di bellezza) che mettono a rischio la fecondità anche per l’impiego di sostanze che, se assorbite, mimano l’azione degli ormoni naturali e finiscono invece per bloccarla; mangiamo pesci al mercurio, abbiamo da poco allontanato il piombo dalle vernici e dalla benzina (proprio ieri il nostro giornale ha denunciato un tragico avvelenamento collettivo da piombo in Nigeria); spruzziamo antiparassitari sulla frutta (ci sono state epidemie di sterilità in Centro America per questo motivo); e tutto quello che i media sanno proporre per la nostra salute riproduttiva è la fecondazione in vitro.
Pensiamo piuttosto al bene comune, in una visione ecologica, che in altri termini significa una attenzione alla legge naturale, che non è mero naturalismo, ma intelligente prevenzione e rispetto del corpo. La Chiesa questo desidera: non persone spaventate che passano metà della vita nel terrore che arrivi un figlio e l’altra metà in quello che non arrivi più; ma persone informate, consapevoli della bellezza del corpo ma anche della forza coercitiva dei media, capaci di capire che vale più avere un figlio che comprare l’auto nuova, come invece mostra qualche pubblicità.
La cultura occidentale difficilmente seguirà questa preoccupazione: significherebbe indicare dei cambiamenti degli stili di vita, cosa che non è in grado di fare, tutta presa com’è a osannare l’autonomia e l’autodeterminazione. Ma non è saggio ignorare l’emergenza, e continuare a offrire a un mondo sempre più sterile solo nuove e costose tecniche fecondative. Una soluzione di grande impatto mediatico, ma certo solo palliativa.
Sull’autodeterminazione come “frutto maturo” delle religioni avrei molti dubbi comunque se ho capito bene tutto questo parlare di fecondazione assistita, adozione alle coppie gay, e più in generale l’introduzione di strutture familiari sempre più diverse da quella tradizionalmente intesa e accettata porterebbe alla restaurazione violenta di un “senso comune” regressivo.
Mi torna in mente Riccardo Chiaberge che sul suo blog sul sito del Fatto Quotidiano polemizzava con intellettuali atei come Dawkins e Odifreddi sostenendo che le loro posizioni così fortemente critiche verso la religione non facevano che ricacciare il mondo cristiano e nella fattispecie italiana cattolico su posizioni sempre più conservatrici, insomma “facciamo i bravi sennò quelli diventano cattivi”…mah! Io credo che se quelli vogliono diventare “cattivi” ci diventano lo stesso.
Comunque il senso comune è un portato culturale e le culture cambiano.
Valter scusi, ho una laurea in filosofia estetica, ma deve essere arrugginita perché non la seguo proprio. Lei sta dicendo che la cosa più saggia a cui fare affidamento in caso di rovesciamento di un paradigma culturale (in questo caso il modello di famiglia papà di sesso maschile/mamma di sesso femminile/ bambino nato dai loro geni durante un amplesso) è il caro vecchio buon senso? Se non sappiamo a cosa aggrapparci, ecco che abbiamo qualcosa di solido: la “saggezza del senso comune data dall’esperienza morale dei millenni”. Sta dicendo questo? Posso sorridere?
Perché se dobbiamo appoggiarci sui modelli di famiglia che secondo lei hanno prodotto civiltà…. stiamo freschi. E sull’esperienza morale dei millenni rispetto alla cura dell’infanzia caliamo un velo pietoso….che è meglio.
Lei si sta attorcigliando sugli specchi. La filosofia non serve a questo.
“Io credo che l’autodeterminazione sia il frutto maturo delle religioni…”
Scusa, ma in che senso? Qui non ti seguo più. A me sembra che nel corso della storia l’autoderminazione sia stato più l’esito di lotte, talvolta violentissime, non solo contro regimi coloniali e totalitarismi ma anche contro un portato reazionario di cui spesso le confessioni religiose sono state a lungo depositarie.
La tua frase mi spiazza assai.
@Paolo 1984 – Anna C.
No, non ho detto questo. E nemmeno quello che “si deve” fare. Ho parlato di come si forma un’idea di “natura”, di come si radica e di come il senso comune vi si aggrappa. E di come è pericolosamente giacobino da parte delle elite intellettuali trascurare o ridicolizzare questo fatto.
Quanto alla civiltà prodotta dai modelli, dobbiamo ancora vedere (ma forse lo stiamo già vedendo) cosa produrranno nei secoli le alternative presunte alla famiglia tradizionale. Il difetto di certe posizioni è che misurano la durata immane delle epoche col centimetro della cronaca.
@Anna Luisa
Anche qui, bisognerebbe vedere realmente che cos’era la libertà spirituale e politica prima delle religioni del Libro. Non mi si parli della democrazia ateniese o della repubblica romana, per favore: era un patto tra gentiluomini che si fondava sull’oppressione degli schiavi, la segregazione delle donne e il potere di vita e di morte sulla prole.
“Anche qui, bisognerebbe vedere realmente che cos’era la libertà spirituale e politica prima delle religioni del Libro. Non mi si parli della democrazia ateniese o della repubblica romana, per favore: era un patto tra gentiluomini che si fondava sull’oppressione degli schiavi, la segregazione delle donne e il potere di vita e di morte sulla prole.”
Ho studiato storia antica all’università, conosco molto bene la “democrazia” ateniese e la repubblica romana, non mi sognerei mai di additarle come esempi di libertà spirituale e politica. Anzi se vuoi aumento il carico e aggiungo, tanto per dirne una, che nel mondo greco-romano era del tutto normale raccattare per strada i bambini orfani, allevarli e poi rivenderli come schiavi. Ma non mi sembra neppure che dopo l’avvento delle religioni del Libro tutto sia filato per il meglio.
Bè insomma la schiavitù è rimasta pure in epoca cristiana mi pare e i primi ad abolirla furono proprio i giacobini francesi nel 1794 (non nego che in questo fu anche importante l’azione di Henri Gregoire, il prete “citoyen”) per poi essere ripristinata da Napoleone nel 1802 (ma non era più la Francia giacobina)
Quello che dice sul mondo antico è verissimo, epperò c’erano collegi sacerdotali femminili (come le Vestali a Roma) che avevano, mi risulta, pari dignità con quelli maschili.
Ma ovviamente era un caso eccezionale come eccezioni, pur notevoli, erano figure come Aspasia di Mileto e ipazia di Alessandria.
E poi furono proprio i giacobini con a capo Robespierre (che tra l’altro nel 1791 propose l’abolizione della pena di morte, proposta bocciata) ad approvare nel 1793 una Costituzione che, pur senza mettere in discussione la proprietà privata, parlava di diritti sociali (assistenza agli indigenti, istruzione obbligaoria gratuita) olte che di diritti civili.
Scusate l’excursus sulla Rivoluzione, ma ci tenevo.
Giovanotto, quella Costituzione non entrò mai in vigore.
Entrò in vigore invece il Comitato di Salute Pubblica, con ghigliottina cantante. Alla faccia dell’abolizione della pena di morte.
Ma il punto non è farci lezioncine di storia.
Il punto è che i politici o provano a interpretare la sensibilità e la volontà popolare, o ne vengono travolti.
Sulle materie di cui stiamo trattando, vedrei bene un referendum.
@ Paolo 1984: in sintesi perché vado di corsa. Sì, vere le cose che dici sulle Vestali e potrei citare altri esempi di incongruenze (in positivo) di cui l’epoca romana, come ogni fase storica è piena.
Pure io ho pensato alla schiavitù presente nella cattolicissima Europa e alla Rivoluzione Francese, ovviamente. Scusa la fretta.
Caro signore, quella Costituzione non entrò in vigore perchè c’era una guerra in corso sia interna che esterna, e le minacce interne ed esterne alla Francia rivoluzionaria furono tra le cause che portarono alla tragica scelta del Terrore.
Fine della lezioncina di storia (per il momento).
nulla in contrario sui referendum se si abolisce il quorum.
“Sulle materie di cui stiamo trattando, vedrei bene un referendum”.
Già, come pensi che risponderebbe quel ‘sano buon senso naturale’ se interpellato sulla pena di morte?
Grazie per avermi chiarito il suo pensiero, Valter.
Un referndum per cosa? L’ultimo sulla legge 40 non era finto in gloria (concordo con Paolo sul quorum), ma per fortuna si sono rivisti alcuni punti della legge (perché anticostituzionali). Io credo ci sia bisogno di diffondere cultura e cultura e cultura sull’argomento. Un mese fa una conoscente pugliese mi ha detto non essere d’accordo su queste tecniche, perché è brutto scegliere il sesso dei bambini (?).
Dilaga l’ignoranza. Prima informare. E bene.
Lei ad esempio Valter parla di manipolazione degli embrioni (o dei gameti), a cosa si riferisce?
per quanto riguarda le affermazioni di binaghi:
“Attenzione alla rivolta del senso comune: quando le sue istanze sono disattese, produce forme di resistenza regressive e quelle restaurazioni del mito primordiale che per comodità chiamiamo fascismo. (…) Il punto è che i politici o provano a interpretare la sensibilità e la volontà popolare, o ne vengono travolti.”
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Io non le ho interpretate come un “affidiamoci al buon senso (naturale)”, ma come un “non consideriamo certe posizioni esclusivamente come il frutto dei dettami ecclesiastici”, sbeffeggiandole o condannandole per questo. Consideriamole come preoccupazioni legittime che potrebbero anche essere frutto di una consapevolezza diversa. Altrimenti si radicheranno ed estremizzeranno.
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Poi ognuno farà le scelte personali e politiche che crede, naturalmente.
@valeria
Io scrivo “senso comune” e tu traduci “sano buon senso naturale”
E questa è distorsione. Io uso il termine in senso descrittivo e tu mi attribuisci un esaltazione che non ci ho messo.
Circa il referendum, visto che non ci si vuole fare imporre leggi in materia dai deputati sudditi del Vaticano o (per quanto mi riguarda) dal giacobinismo femminardo di Bonino & company, mi pare che in democrazia l’appello al giudizio popolare sia l’unica risorsa possibile.
O siamo democratici di domenica e non di lunedì?
@Anna c.
Mi riferisco a quello che può derivare da una liberalizzazione generalizzata in materia di procreazione assistita (non alla fecondazione eterologa in sè)
Io non penso che la via referendaria sia quella giusta per questi casi. Non tanto per come è andato quello di qualche anno fa, con la partecipazione al minimo, ma proprio per l’argomento in sé. Stiamo parlando di una tecnica scientifica che deve o no poter essere messa a disposizone dei cittadini. Riguarda solo chi fa quella scelta, non è una centrale nucleare, è il modo in cui si fa nascere un figlio. Non si può far decidere a tutti per una possibilità che non riguarda tutti, almeno in questo caso.
@diana. non facevo coincidere ‘senso comune’ (che ho tradotto grossolanamente, lo ammetto, col ‘sano buon senso naturale’), con i dettami ecclesiastici. Ci mancherebbe. Anzi, ma sono stata troppo ellittica, volevo dire: andiamoci piano con i referendum, perché potrebbero riservare delle sorprese, sia alla Chiesa che ai laici.
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Ora, però, vorrei capire bene che cosa significa l’espressione ‘senso comune’ in modo descrittivo. Copio un lungo periodo di valter binaghi:
“Il consenso quasi unanime del senso comune alla fecondazione eterologa, ma l’altrettanto ampia resistenza di fronte a cose come la manipolazione genetica o l’adozione alle coppie gay, non può essere riportato unicamente ai dettami ecclesiastici (che oggi francamente sono pochissimo seguiti in queste materie). Ovviamente il senso comune (e la saggezza che ne è la componente riflessiva), difende un’idea di “naturale”. Prima di sbeffeggiarla bisogna ricordare che questa nozione non è “scientifica” (la scienza, insegna Kant, non è in grado di pronunciarsi su orizzonti totali ma solo su fenomeni determinati) ma ha dalla sua l’esperienza morale dei millenni e l’intuizione estetica che, secondo alcuni, è rivelativa dell’essere.
La stessa storia delle scienze (Thomas Kuhn) insegna che non ogni singola scoperta scientifica ha il potere di rovesciare un paradigma culturale, cioè un orizzonte di senso. Quando un paradigma crolla, è perchè un intero mondo di conoscenze non è più interpretabile alla luce di quel modello di spiegazione.
Attenzione alla rivolta del senso comune: quando le sue istanze sono disattese, produce forme di resistenza regressive e quelle restaurazioni del mito primordiale che per comodità chiamiamo fascismo.”
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Ora, non vorrei aver capito male, ma mi pare che, messo così, ‘il senso comune’ sia depositario di una saggezza metastorica o, comunque, decisamente granitica, mentre le scienze lavorano su paradigmi, tutto sommato, contingenti.
Ecco: è questo il punto, secondo me.
La scienza si evolve nel tempo, ma anche il ‘senso comune’ lo fa (anche in base ai paradigmi scientifici che la stessa scienza rovescia) o lo dovrebbe fare, anche se molto più lentamente.
Oggi l’evoluzione scientifica e tecnologica ha tempi rapidissimi, tali che il ‘senso comune’ non riesce a stargli dietro. Che vogliamo fare?
Io non ho risposte, solo che non sono disposta a concedere al ‘senso comune’ più autorevolezza di quella che dovrebbe avere, soprattutto se rimane sotto la tutela di un discorso pubblico monopolizzato e, aprioristicamente, determinato (e non solo dalla chiesa cattolica): hic sun leones (oppure, all’opposto: hic non sunt leones).
Può darsi, sì, che ci siano, o non ci siano, veramente i leoni, ma vogliamo almeno parlarne in modo aperto e spregiudicato?
Otretutto io sono del parere che il potere si declina sia nel poter fare qualcosa sia nel poterla non fare. Ovvero, non credo che tutto ciò che è tecnologicamente possibile sia di per sé ‘buono’ e ‘praticabile’.
Si tratta di individuare e decidere i confini. E, a questo punto, anch’io tiro in ballo ‘il senso comune’, ma quello che mi piacerebbe si allenasse in una palestra pubblica e si mettesse in gioco, accettando il rischio del tempo presente.
Un senso comune vigliaccamente trincerato nelle sue certezze metastoriche lo posso prendere in considerazione solo perché mi fa paura e perché, in questa sua ottusa chiusura, per me è già ‘fascista’.
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Detto questo, tanto per dire come certezze in tasca io non ne abbia, vi confesso che a me le pratiche di cui parla questo articolo fa problema, nel senso che non so come trattare il disagio che mi provoca.
Ecco, a questo penso quando parlo di un dibattito pubblico il più spregiudicato possibile: analizzare ciò che è possibile fare oggi senza demonizzazioni e trionfalismi aprioristici e elaborare, senza essere gravati di sensi di colpa, le proprie chiusure o le proprie aperture.
E’ possibile?
bell’articolo, grazie. E’ curioso come il donatore pensi di avere dei figli in giro per il mondo. Pratica un’attività che slega il seme e però vive il “senso comune” del legame. Forse la soluzione al disagio che provoca questa pratica passerà dalla perdita di questo senso. Adesso c’è la scelta dei geni come al mercato, che fa pensare al razzismo e all’eugenetica, però in pratica sono rimescolamenti molto più accelerati che se dovessero passare attraverso i confini geografici e culturali.
@Valeria
“La scienza si evolve nel tempo, ma anche il ’senso comune’ lo fa (anche in base ai paradigmi scientifici che la stessa scienza rovescia) o lo dovrebbe fare, anche se molto più lentamente.
Oggi l’evoluzione scientifica e tecnologica ha tempi rapidissimi, tali che il ’senso comune’ non riesce a stargli dietro. Che vogliamo fare?”
Direi che ci sono solo due possibilità: la dittatura dei tecnocrati o il rispetto della volontà popolare, che naturalmente non esclude tutte le possibilità di persuasione esercitate da ogni tipo di agente formativo (l’intellettuale, il maestro di scuola, il prete ecc) per orientarla.
Vedi una terza via?
Non ho abbastanza immaginazione per vedere una terza via (ma questo non esclude affatto che ci sia o che, comunque, vada ricercata).
Le altre due vie che al momento paiono le uniche che si aprano, o si chiudano, di fronte a noi mi angosciano entrambe.
In riferimento all’articolo postato da Valeria, io personalmente non vedo nulla di moralmente sbagliato se una coppia etero o omo, o una donna single (ma ci vorrebbe pure una “banca degli ovuli” per gli uomini single) vogliono un figlio con lo sperma di un donatore esterno nè mi stupisce che preferiscano un figlio del loro stesso gruppo etnico anche se razionalmente so bene che i bambini sono tutti uguali e sempre razionalmente non capisco perchè non adottino (non so se i single e i gay danesi possano adottare) comunque a parte questo non ho grandi problemi con tali pratiche, l’unica perplessità forte me la solleva quel “volete un figlio che somigli a Bruce Willis?”..però mi sembra una cosa troppo ridicola per prenderla sul serio.
A volte il ridicolo è solo il risvolto bonario dell’orrendo.
“@Anna c.
Mi riferisco a quello che può derivare da una liberalizzazione generalizzata in materia di procreazione assistita (non alla fecondazione eterologa in sè)”
@ Valter: Non è che da quando si è scoperta l’arte della chirurgia i medici tagliano pezzi di braccia e gambe per farne esperimenti… (eccezione fatta per qualche nazista sadico). Idem con la fecondazione assistita. Fior fior di scienziati e comitati bioetici hanno già limitato enormemente queste tecniche. Gli embrioni non possono essere usati per esperimenti, non possono essere mantenuti in vita oltre il 14esimo giorno di sviluppo, etc, etc… Perché non avere fiducia nell’uomo e nel suo progresso? Bene o male ci siamo sempre regolati fino ad oggi.
Rispetto all’articolo citato da Valeria:
Dietro a tutto questo commercio, ci sono sempre delle persone che hanno fatto un cammino faticoso per arrivare alla loro decisione. Ne ho conosciute tante di queste persone. Omosessuali, non omosessuali, single, in coppia…. raramente si trova nelle persone che sono arrivate alla genitorialità per vie più “classiche” un così alto grado di coscienza su cosa significa essere genitori. Perché questi cammini sono difficili. Molto difficili. E lontani anni luce dall’immagine che i media vogliono darne tipo: “vado prendo e torno con il bebé su misura”. Veramente lontani anni luce.
@ nonmiricordochilohascritto: Adozione e gravidanza eterologa (da donazione) sono due cose diversissime, neanche lontanamente comparabili.
“Direi che ci sono solo due possibilità: la dittatura dei tecnocrati o il rispetto della volontà popolare, che naturalmente non esclude tutte le possibilità di persuasione esercitate da ogni tipo di agente formativo (l’intellettuale, il maestro di scuola, il prete ecc) per orientarla.
Vedi una terza via?”
Ma che fare quando gli agenti formativi sono pesantemente influenzati dalla dittatura della chiesa cattolica, dalla dittatura delle veline e dell’ignoranza, o -peggio- assenti? Come la si forma la vox populi??
Vivo in Spagna da qualche anno. Non voglio fare la snob espatriata, né dire che i problemi bioetici relativi alle Tecniche di FIV sono stati risolti e accantonati. Però, non offendetevi, quando mi affaccio ai forum italiani resto basita. E’ come se la legge 40 avesse limitato anche una riflessione critica su questi temi, non ha leso solo le coppie infertili: ha minato una cultura. Qui in Spagna di fiv, di ovodonazione, di spermodonazione si parla da anni e senza più nessuna perplessità o remora. Se ne parla liberamente, perché è una cosa legale, se ne parla coi vicini di casa, a scuola, sui giornali, se ne parla come di una tecnica medica, senza scomodare film di fantascienza o l’etica. Qui il popolo pensa che sia giusto che se una persona ha problemi di infertilità e desidera un bambino, possa ricorrere alla Fiv o a un dono di ovociti, o di sperma, come si ricorrerebbe a un dono di sangue se ce ne fosse bisogno. Non si sentirebbe il bisogno di un referendum. Per decidere cosa? Se una persona che vuole figli e non può averne, possa o no rivolgersi alle tecniche di Riproduzione Assistita? E perché mai non potrebbe?
Qui autobus e metro sono invasi da pubblicità rivolte alle donatrici (di donatori ce n’è), e le donatrici di ovociti sono per lo più studentesse (perché anche nelle università se ne parla). Se ne parla perché le coppie che hanno bisogno di queste tecniche non devono nascondersi, vergognarsi, sentirsi fuori legge e viene fuori così che queste coppie non sono “un fenomeno marginale”.
Se ne parla perché l’infertilità sarà la malattia del prossimo secolo. Lo è già. (Ogni anno aumentano vertiggionosamente le coppie che si rivolgono alle cliniche di Riproduzione Assistita).
Negli ultimi 50 anni la fertilità maschile si è ridotta del 50%, e ricerche condotte nel nord Europa su campioni di sperma raccolti ogni anno, prevedono che fra 10 anni un maschio su 5 sarà infertile (probabilmente vere alcune cause citate da Bellieni: pesticidi, creme assorbite in gravidanza, materie plastiche…). Io credo che non sia la dittatura dei tecnocrati che sta trascinando il carro di questo scombussolamento culturale, ma l’infertilità, che minaccia il bisogno più primordiale: quello di riprodurre la specie.
E Bellieni, in parte, ha ragione. Non se ne parla. Soprattutto in Italia. I media tacciono, si concentrano su qualche scoop genere “turismo procreativo”, “traffico di embrioni”, e trascurano di dire che l’infertilità è un problema dilagante.
Forse per questo il nobel è stato dato oggi e non 30 anni fa: perché ci si è resi conto solo oggi dell’enorme servizio che Edwards ha reso all’umanità con la sua scoperta.
Non conoscendo la realtà spagnola, non posso che prendere atto di quello che dice Anna e ringraziarla.
Ecco: in Italia questo ‘parlarne’ non c’è e mi pare grave. E l’opinione pubblica rimane sotto tutela.
Sull’espressione di Anna ‘scomodare l’etica’ ho, invece, qualche perplessità. Non è che l’etica è come il servizio buono che si tira fuori durante le feste, è una cosa che serve tutti i giorni.
caspita, molto interessante il commento di Anna C. con i dati sulla fertilità Non lo sapevo. Sono informazioni fondamentali per inquadrare il problema.
“Sull’espressione di Anna ’scomodare l’etica’ ho, invece, qualche perplessità.”Valeria.
@ Valeria: le parole sono importanti, ma non prendermi alla lettera, non volevo certo dire questo. Volevo dire che alcuni interrogativi etici rispetto alla Fiv qui sono stati accantonati perché già discussi, analizzati, e trasformati in pratica (e in leggi che limitano la pratica, rispettando però la salute dei pazienti).
Non so se il paragone funziona, ma proviamo: immaginate che in Italia (unico paese in Europa) l’aborto sia illegale. Mentre in tutti gli altri paesi sia riconosciuto come un diritto inviolabile di scelta della donna (o della coppia).
Immagina che donne che devono abortire in Italia, siano costrette ad andare all’estero a farlo. O, se non hanno i mezzi, a rischiare la loro salute.
Danno il nobel a un tizio che ha inventato la tecnica dell’aborto. In Italia i giornali pubblicano la notizia affiancandola alla reazione indignata della chiesa. Ecco, io mi aspetterei che, almeno da parte di una classe laica e intellettuale, ci fosse una reazione di giubilo, perché questo nobel è un traguardo in più nella lotta che difende i diritti delle donne. No. La reazione dei media e della gente, invece, è di perplessità rispetto alla correttezza etica dell’aborto (perché i diritti del feto, etc…), anche negli ambienti laici e intellettuali (segno che nessuno ha affrontato il problema in precedenza, ma ci si affaccia solo adesso).
Ripeto, questo è solo un esempio – e forse non troppo preciso- per cercare di spiegare come mi sento io in questa discussione, vivendo in un paese dove la donazione di gameti e tutte le tecniche di Fiv sono legali e vissute serenamente dall’opinione pubblica. E conoscendo coppie che sono state costrette a espatriare, a fare qualcosa che nel loro paese è “illegale” solo per poter curare la loro infertilità.
Questo non significa che il servizio d’argenteria dell’etica vada riposto nei cassetti, anzi. Ma se, che so, per fare un altro esempio, la donazione di organi aprisse dibattiti etici perché alimenta un mercato clandestino, a qualcuno verrebbe in mente di pensare o dire che la donazioni di organi è eticamente scorretta? No, si discuterebbe su come evitare un mercato clandestino parallelo. O no?
Si può discutere, ed è importante, sulle conseguenze a lungo termine di queste nuove tecniche, ma trovo difficile da accettare , in quanto persona infertile, che venga messo in discussione il loro valore, o la libertà dei pazienti di accedere al progresso medico (soprattutto in un ambiente che dovrebbe essere colto sull’argomento, e non lo è, scusatemi).
In Italia la donazione di gameti è illegale. E fino a pochi mesi fa le donne dovevano mettere inutilmente a rischio la loro salute, per poter accedere a una Fiv che rispondesse ai dettami della legge 40 (o espatriare). Non so, a me sembra n’a roba medioevale. Ma capisco che la mia visione sia alterata dal fatto di aver elaborato da anni questi temi, di averli già risolti eticamente dentro di me (per me gli embrioni in vitro non sono “bambini”, sono un agglomerato di cellule che in potenza può diventare un bambino), e di vivere in un paese dove tutto questo è normalissima routine.
Anna, sono d’accordo con te e, ovviamente, mi rendo conto di pagare la penale di vivere in un Paese dove la discussione pubblica è fortemente condizionata non tanto dal Vaticano, ma da una classe politica che si fa condizionare dal Vaticano e dove l’insistere a porre come ‘problema’ ciò che ha trovato già una soluzione da anni, impedisce di vedere i problemi che si profilano all’orizzonte e di affrontarli, concettualmente ed eticamente, in modo adeguato.
Detto questo, credo che ogni scelta individuale metta in campo questioni etiche, sulle quali né Stato né Chiesa dovrebbero entrare.
Argomento interessante e su cui c’è molto da discutere (non è solo riferito al numero di commenti di questo post). Un argomento controverso in cui si scontrano linee ideologiche, ma anche tecniche. Non voglio addentrarmi in una discussione che vedo ha già affrontato queste tematiche, ma soffermarmi sulla mancanza d’informazione: la gente comune, non gli addetti ai lavori, è pienamente consapevole della faccenda, di tutti i suoi pro e i suoi contro? Di come funziona, del modo in cui s’interviene, dei disagi fisici e psicologici dell’individuo, dei rischi?
A mio avviso si dà grande riscontro alla vicenda e non ci si sofferma a pensare che possono essere ricercate altre strade, magari meno appariscenti, ma più efficaci e meno invasive. Come è successo con i trapianti: siamo sicuri che sia la via migliore? Un trapianto è un’operazione complessa e la sua riuscita porta molta visibilità e soldi a chi la effettua e al centro dove viene fatta: ma è la soluzione definitiva? Allunga la vita, ma la qualità della vita? E perché questo avvenga un’altra persona deve morire (spesso ci sono pressioni da parte degli ospedali per staccare i macchinari di gente in coma e poter espiantare gli organi per effettuare operazioni che danno risalto).
Il mio timore è che la medicina alle volte perda il suo senso d’essere al servizio dell’individuo, per migliorare la sua vita in nome della gloria e dell’ottenere un risultato prestigioso. Per questo è molto importante l’informazione e la prevenzione, oltre a una ricerca che trovi soluzioni che aiutino davvero l’individuo, non l’ego di qualcuno.
(ho letto che si è parlato di storia: quanto è importante conoscerla per comprendere i meccanismi del passato ed impedire che certi eventi accadano di nuovo. Ma pochi la studiano e il passato inevitabilmente, con i suoi errori, si ripete.)
Solo per togliermi uno sfizio, vi copio i titoli delle maggiori testate giornalistiche il giorno della notizia del nobel ad Edwards, in Spagna e Italia. Mi prendo anche la briga di citarne alcune parti.
Lascio le conclusioni a voi, ma prima vi chiedo: quanti di voi conoscono i principali tipi, le fasi e i processi delle tecniche di fecondazione in vitro? Percentuali di successo? In che stadio di sviluppo l’embrione viene trasferito in utero? Rischi per la donna durante il trattamento? Quanti di voi conoscono le limitazioni della legge 40 attualmente in vigore in Italia e le legislazioni in vigore in altri paesi della Comunità Europea? Prima di ogni dibattito etico, queste sono informazioni basilari che i giornali e i media avrebbero dovuto darvi, e che non vi hanno dato.
– SPAGNA-
El PAIS, Titolo: NOBEL DELLA MEDICINA PER IL PADRE DELLA FECONDAZIONE IN VITRO.
http://www.elpais.com/articulo/sociedad/Nobel/Medicina/padre/fertilizacion/in/vitro/elpepusoc/20101004elpepusoc_1/Tes
Foto di Edwards che gioca con due bambini.
Una citazione: “Oggi, la FIV è molto diffusa, è un modo sicuro per superare la sterilità, che colpisce 3,5 milioni di persone in tutto il mondo, e ha aiutato milioni di coppie di avere figli. Si stima che oltre quattro milioni di bambini nati con questo metodo.”
Forse qui si cade sul versante opposto, quello dell’entusiasmo. Purtroppo la Fiv non è un modo sicuro per superare la sterilità. Bazzica ancora intorno a un 14% di successi su numero di tentativi.
In fondo all’articolo la reazione del vaticano in un quadro a parte.
El MUNDO, Titolo: I FIGLI DI BOB EDWARDS
http://www.elmundo.es/elmundosalud/2010/10/08/noticias/1286541397.html
Fotografia di una mamma sott’acqua con una bimba piccola che ride. Due citazioni sotto la foto: “E’ normale sottoporsi a molti tentativi e spendere molti soldi per dare alla luce un bambino- Le coppie che hanno avuto fortuna, assicurano che ne vale la pena”.
Poi l’articolo inizia così:
“Non sono più una curiosità scientifica. Si tratta, molto semplicemente, dei figli del vicino di casa. O dei nostri. Tre su ogni 100 bambini nati in Spagna sono nati grazie a tecniche di riproduzione assistita. Questo significa che tutti conosciamo uno di questi bambini, direttamente o indirettamente perché qualcuno ce ne ha parlato (…)”. E segue informando: “L’infertilità colpisce oltre il 10% delle coppie. Circa il 40% dei problemi di infertilità è causato da problemi agli spermatozoi, spesso difficili da diagnosticare. Questo è quello che è successo a Laura, 40 anni, madre di Martina…. (…)”.
Seguono tre testimonianze dirette di tre donne che raccontano per filo e per segno in che cosa consiste la Fiv, come la hanno vissuta, quanto è costata. Nessun accenno al vaticano.
-ITALIA-
REPUBBLICA, Titolo: MEDICINA. Il NOBEL A EDWARDS PADRE DELLA FECONDAZIONE IN VITRO.
http://www.repubblica.it/salute/medicina/2010/10/04/news/nobel_per_la_medicina_a_edwards_padre_della_fecondazione_in_vitro-7697488/index.html?ref=search
Foto di Edwards davanti a un microfono.
Una citazione dal finale dell’articolo:
“E in Italia… E se le reazioni in tutto il mondo a favore del premio a Edwards sono state entusiastiche, non è scontato che anche in Italia la gioia sia unanime. Per il momento nessuna pronuncia ufficiale è arrivata da Roma. Resta il fatto che la nostra legge sulla fecondazione assistita è una delle più controverse del mondo. Impone l’impianto nell’utero della donna di tutti gli embrioni che sono stati fecondati in vitro, aumentando di molto la percentuale di faticose gravidanze trigemellari o bigemellari.”
———– COMMENTO MIO:
Notizia imprecisa e non aggiornata. L’obbligazione a impiantare tutti gli embrioni creati non aumenta il rischio di gravidanze gemellari, semplicemente impedisce ai medici di fecondare più di due o tre ovociti a tentativo, riducendo drasticamente le possibilità di creare embrioni idonei all’impianto e sottoponendo la donna a un trattamento ormonale invasivo completamente inutile. Questa parte della legge è stata abrogata alcuni mesi fa perché giudicata anticostituzionale (ledeva la salute della donna). In tutto il mondo vengono impiantati solitamente uno, due o tre embrioni, a seconda dei casi e dell’età della donna, e un rischio maggiore di gravidanza gemellare non è prerogativa della legge 40, ma della fiv in generale.
L’UNITA’. Titolo: NOBEL PER LA MEDICINA AL PADRE DELLA FECONDAZIONE IN VITRO. LA CHIESA NON E’ D’ACCORDO
http://www.unita.it/news/104382/nobel_per_la_medicina_al_padre_della_fecondazione_assistita_la_chiesa_non__daccordo
Foto di Edwards con a fianco la moglie e Louis Brown con il figlio in braccio.
Citazione: “Mentre, padre Gonzalo Miranda, docente di bioetica all’università Pontificia Regina Apostolorum a Roma esprime il timore che Nobel cancelli i dubbi sul versante dell’etica. La fecondazione in vitro, sostiene, “lascia aperti molti dubbi, a partire dallo spreco di vite umane che si realizza con gli embrioni, spesso prodotti già in partenza con lo scopo di non far nascere bambini”. E qualcuno sembra già preoccuparsi che il Nobel a Edwards possa rimettere in discussione la tristemente famosa legge 40 in vigore nel nostro paese.”
——- COMMENTO MIO: Notare che la dichiarazione “lascia aperti molti dubbi, a partire dallo spreco di vite umane che si realizza con gli embrioni, spesso prodotti già in partenza con lo scopo di non far nascere bambini” è falsa. Nessuno produce embrioni con lo scopo di non far nascere bambini. Da nessuna parte nel mondo. Si producono embrioni in sovrannumero perché la probabilità di ogni embrione di impiantarsi in utero oscilla tra il 5 e il 20%, a seconda dall’età della donna e dei casi. Si cerca di far sì che ogni coppia/donna abbia, dopo un ciclo di trattamento (che sottopone la donna a invasivi trattamenti ormonali e medici), il più alto numero di embrioni di cui disporre in tentativi successivi. Anche considerando il fatto che molti embrioni muoiono dopo i primi giorni, in vitro o utero, o non sopravvivono allo scongelamento.
IL CORRIERE DELLA SERA: Titolo: NOBEL AL PAPA’ DELLA FECONDAZIONE IN VITRO. IL VATICANO ATTACCA: “SCELTA FUORI LUOGO”.
http://www.corriere.it/salute/10_ottobre_04/premio-nobel-medicina-edwards-fecondazione-vitro_dc8564f2-cf9a-11df-8a5d-00144f02aabe.shtml
Sottotitolo: All’inglese Robert Edwards il premio per la medicina. La Pontificia Accademia per la Vita: «Si devono a lui mercato ovociti, mamme-nonne e embrioni a morte».
——COMMENTO MIO: allucinante il sottotitolo.
Il GIORNALE: NOBEL A R: EDWARDS, PAPA’ DEI BAMBINI IN PROVETTA SANTA SEDE: “FUORI LUOGO
http://www.ilgiornale.it/esteri/nobel_robert_edwards_papa_bimbi_provetta_santa_sede_fuori_luogo/cronaca-medicina-nobel-robert_edwards-fecondazione_vitro/04-10-2010/articolo-id=477856-page=0-comments=1
foto vecchissima in bianco e nero di L. Brown.
Tutta la prima parte dell’articolo è fitta di scandalizzate opinioni della chiesa e affermazioni che danno per scontate cose che non sono dimostrate. Solo in fondo all’articolo le voce di Antinori e Rita Levi Montalcini, a favore.
Citazione:
“i motivi di perplessità non sono pochi» ha commentato il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, che accusa il biologo di essere causa del «mercato degli ovociti», degli embrioni abbandonati che «finiranno per morire» e dello «stato confusionale della procreazione assistita, con figli nati da nonne o mamme in affitto”.
—- COMMENTO MIO: Che ci sia un mercato degli ovociti nel senso dispregiativo in cui lo intende lui, è da dimostrare. Ci sono delle donatrici, che in alcuni paesi vengono legalmente remunerate, in altri fanno il loro dono gratuitamente.
Gli embrioni non “muoiono”, nel senso che è non è biologicamente esatto parlare di “vita umana” prima di un attecchimento in utero, o di una corretta moltiplicazione cellulare (cosa che avviene DOPO gli stadi di sviluppo in cui l’embrione viene trasferito in utero o crio-congelato: allo stadio di morula o blastocisti). Che lo stato della procreazione assistita sia “confusionale” perché donne in età avanzata possono partorire o donne senza utero possono ricorrere a madri surrogate, è tutto da discutere.
Poi non vi assillo più. Per chi parla il francese in questo video è spiegata per filo e per segno la Fecondazione in vitro. Tutte le sue fasi e in che cosa consiste.
http://www.lemonde.fr/planete/video/2010/10/08/la-fecondation-in-vitro-mode-d-emploi_1422437_3244.html#xtor=AL-32280270
Il tuo non mi pare affatto un assillo, ti ringrazio, invece, per la documentazione.
grazie a anna c. per il suo accuratissimo dossier, con fatti e commenti. Sicuramente, molti (io per prima) che esprimono pareri non sanno un decimo di queste cose.
Dalla parte dei bambini, senza troppi commenti utilissimi ma non di pancia. Vi apprezzo tanto. Buona settimana.