IL FALEGNAME DI CAMILLO

Camillo Langone su Il foglio di ieri si lascia andare ad una delle massime voluttà intellettuali, il  piacere della catastrofe, e scrive un lungo articolo sulla decadenza e caduta (cui avrebbe contribuito, ed è un onore, anche la famigerata antologia, pullulante di non scrittori che non dicono nulla sul mondo e, ohibò,  ascoltano ancora i Nirvana).

A decadere e cadere sono il nostro paese e il nostro mondo, e fin qui potremmo essere d’accordo: però, scrive Camillo (che a me sta simpatico, e parecchio), di questi tempi ci sono non pochi libri, e scrittori, che testimoniano ciò, anche se i lettori italiani non se ne accorgono perché preferiscono la letteratura-tranquillante, quella che scala le classifiche e non rovina la digestione né la fase Rem. Siamo d’accordo anche su questo, anche se fatalmente la lista dei non-tranquillanti potrebbe essere diversa: per lui, fra gli altri, Ceronetti (ha ragione), Buscaroli (ha ragione sul fatto che sia un genio, e un grandissimo quanto adombrato musicologo), Edoardo Nesi (perdono, ma qui a modesto parere ha meno ragione: a me L’età dell’oro ha fatto la stessa impressione della saga dei Buddenbrook raccontata da Susanna Tamaro, e chiedo venia). E poi l’Oriana,  “difficile da finire senza una dose di Xanax”. Qui, son gusti: a me l’Oriana provoca sbadigli come Sgarbi quando ripeteva lei è uno/a stronzo/a o Schifani quando fa Schifani in televisione, e mi viene da dire ma ancora?
Ora, uno può anche azzardare che per esempio esistono fior di scrittori di fantascienza che descrivono la decadenza e caduta in modo mirabile e senza indossare per forza i luttuosi panni di Cassandra.  Ma anche questi son gusti, e se qui sostengo che Stephen King descrive l’America media delle grigliate e delle stragi meglio di Michael Moore poi Camillo mi toglie il saluto (ma forse me l’ha già tolto e io non lo so).

C’è però una cosa che si dice nell’articolo, e che è giustissima: non è vero che i lettori siano meglio dei non lettori. “Un lettore di Dan Brown migliore del mio falegname che conosce i segreti del legno e mi salva dai tarli i mobili aviti?”. Vero, verissimo. L’orribile campagna pubblicitaria 1998 sul non-lettore rappresentato come un bestione anabolizzato avrebbe convinto persino Pietro Citati a gettare Proust e andarsene a pesca di lucci. Leggere non salva la vita e non rende più buoni e virtuosi. Leggere è un piacere (anche un piacere tormentoso, va bene, non stiamo a sottilizzare: è ovvio che Anne Sexton non predisponga allo stesso umore che viene da Geoffry Chaucer).  Se uno trova piaceri maggiori cucinando timballi o costruendo modellini di navi vittoriane, sia lode a lui.

Ma poi leggo:  “Ci sono persone che comprano Ken Follett e non se ne vergognano”. Ecco. C’è però che  Dan Brown, Ken Follett e, voglio rovinarmi, Michael Crichton scrivono da Dio. La decadenza non è qui. Ma nel fatto (antico, nel nostro paese) che si giudichi un libro da chi lo legge. Si incontra la titolare di boutique con l’ultimo Baricco e Baricco diventa un autore da borsette (vedi Labranca-Dea Verna e mezza blogosfera per la definizione). La collega dirimpettaia (vedi Personalità Confusa, che ha rovinato la digestione a Camillo col suo vil nomignolo) legge Ammaniti e Ammaniti diventa Liala. Probabilmente, se il pubblico del fu Costanzo Show fosse stato inquadrato con l’opera omnia di Artaud fra le mani, il medesimo sarebbe divenuto un autore da Feltrinelli ronfante (vedi Camillo).

E’ come quando alcuni sofisticati melomani si torcono dal disgusto davanti all’Aida perché si rappresenta all’Arena di Verona, e mormorano di ascoltare nel chiuso delle proprie dimore solo Erismena di Cavalli e Juditha Triumphans di Vivaldi (purché eseguite con strumenti originali). Ma il fatto che Erismena e Juditha siano due capolavori della musica, nulla toglie alla bellezza di Aida.

Uffa, e Buon Natale

 

37 pensieri su “IL FALEGNAME DI CAMILLO

  1. Sono molto, molto e molto d’accordo con te Loredana. Potrei aggiungere che la decadenza vera forse sta nella diffusione di un certo SNOBISMO DI MANIERA, quello sì, davvero ridicolo, fuori luogo e persino patetico. 😉
    Tanti cari auguri!

  2. Gl, mi pare che stiamo generalizzando un poco, no? Non sono d’accordo sul fatto che Dan Brown non sappia scrivere: ha preso una messe di materiale preesistente, verissimo, ma ha saputo metterci le mani assai bene.
    Poi: che caspita significa che i blogger non sanno scrivere? Quelli dell’antologia? Passi, sono diciotto su svariate centinaia di migliaia. Ma è un po’ dura fare un’affermazione del genere estendendola a tutti coloro che usano il mezzo.
    Terzo: cosa intendi, esattamente, per punto di vista?
    Quinto: non mi pare che la critica tutta parli sempre e solo dei soliti noti. 🙂

  3. cerco di essere breve, forse rischio di essere lapidario e scusami. allora: dan brown, non sa scrivere. perchè? perchè la lingua è un qualcosa ches enti nelle viscere oltre che nel portafogli. quando dico che non sa scrivere, non intendo il fatto diu usare materiale preesistenete, quello lo fanno tutti si chiama lavoro di ricerca (certo magari non credere a Otto Rahn era meglio), no no, parlo di scrivere. che è diverso da parlare o opetare, è scrivere. fores non mi spiego. i blogger? i blogger non scrivono, parlano. ed io (scusa la franchezza e il “tu”) ne ho le palle piene di gente che ciarla. agli scrittori, oggi amnca il punto di vista perchè c’è la scusa del postmoderno e cazzate (ops) del genere. in realtà non hanno il coraggio delle proprie idee, o forse – ma divento malizioso, – non ne hanno. i critici? i critici si sono estinti, esistono i giornalisti culturali. i quali non si rendono conto di essere nè più nè meno, che degli specchietti per le allodole. quando ho letto la debenedetti (spero si scriva così, non ho voglia di alzarmi) e poi ho letto moresco ho riso parecchio. forse era un riso isterico, però…

  4. mi spiace, non sono d’accordo. non è snobismo, (forse, non lo so) ma io non sto nè coi blogger nè con dan brown. dan brown non sa scrivere, i blogger nemmeno. nè l’uno nè gli altri hanno un PUNTO DI VISTA. non è un’accusa, solo una constatazione. per me in Italia cè solo un problema: troppi critici e pochi scrittori. appello: critici fate un passo indietro, smettetela di indirizzare gli scrittori, limitatevi al vostro lavoro (che non è poca roba) altrimenti noi poveri lettori, ci toccherà continuare a leggere sempre i soliti noti. Ps: soliti noti, morti poveri in canna, di solito.

  5. Iannox, non è che anch’io stia messa meglio, eh. Però vorrei dire una cosa a gl, intanto: primo, tu e franchezza sono assolutamente benvenuti. Secondo: ricerca linguistica e portafogli (ovvero libri che si vendono) non sono, credo, inconciliabili a meno di non accarezzare vecchie icone romantiche (che ci stanno ancora maledettamente aggrappate alla schiena, comunque). Poi: spesso gli scrittori, anche quelli accademicamente riconosciuti come tali, ciarlano come e più dei blogger. Quarto: alla parola critico personalmente preferisco le due di “giornalista culturale”. Ma non mi pare che questo attiri sempre e necessariamente allodole.
    Andrea: perchè mai dovrei misurarmi con carla benedetti? Nell’ottanta per cento dei casi sono d’accordo con lei, peraltro…
    Francesca e Massimo: buon natale a voi!

  6. E’ Natale o non lo è? No, non lo è, almeno perché a Natale ci dev’esser almeno almeno una “Fuga dal Natale”. Ad ogni modo, c’ho l’epa piena assai, e posso assicurarvi che non è vero che quando si è pieni si ragiona meglio: la dimostrazione è nel farfugliamento che qui sto dettando senza manco curarmi d’allargare i buchi sulla cintura… di castità! Ecco: Michael Moore mi chiedo se sia il fratellastro di Oriana Fallaci, insomma chi le spara più grosse non lo so, ma spero che L’ombra dello Scorpione posi la sua benevola mano su di loro e ne faccia almeno materiale utile per un parco Giurassico. Io li guarderò poi dall’alto inventandomi nel Volo d’un Calabrone, che farà una brutta fine… Leggetevi Ken “Folletto”, e lo saprete, io non ve lo dico: mica c’ho voglia di guastarvi il finale o l’inizio. Però quant’era bella Alice nel Paese delle Meraviglie! Ma tutto questo Alice non lo sa… non lo sa… Andrà meglio con la Donna Cannone.
    Comunque il romanzo – dài! – lo sanno tutti che è morto da tanto di quel tempo che neanche il suo epitaffio è restato. Mi consolerò con lo Spoon River, ma non chiedetemi altro, perché al massimo potrei scommettere, e buttar giù un altro bicchier di vino alla salute di Chinaski. Ma giacché siamo a Natale, è anche resuscitato – il romanzo s’intende… che avevate capito? – o forse è solo nato, e io manco me ne sono accorto tanto ero assorto nel mistero del Codice Da Vinci, anche se ad esser sincero, preferisco ancora Monna Lisa!
    […]
    Vabbe’, basta! Vi risparmio. E a tutti/e auguro Buone Feste. E nell’intanto io mi squaglio in cerca della bionda Puffetta prima che il Grande Puffo… Mi dispiace: il finale si saprà nel libro che mai scriverò.
    Baci, abbracci et inchini
    Iannox

  7. Vabe’ Loredana, ma perché vai a sfruculiare nell’immondizia per cercare l’articolo più becero della terra e poi lo usi per far risaltare le tue tesi?, è ovvio che davanti a “don” Camillo hai ragione, ma proviamo a misurarci con Carla Benedetti la prossima volta.

  8. Il consumisco fa comodo a tutti tranne a noi, e noi più che votare e fare manifestazioni non possiamo.
    Ma ce lo meritiamo sotto un certo punto di vista. La colpa è nostra, perchè continuiamoa comprare delle cose per l’estetica e non per il contenuto.
    PER L’ESTETICA E NON PER IL CONTENUTO.
    SenZa voler offendere nessuno io l’avevo detto, io: http://onehour.blogspot.com/2004/12/bustina-di-plastica.html
    Metto il link perchè è una cosa che ho detto su di un post. Loredane, se non accetti i link puoi anche cancellarlo e scrivo direttamente la frase 🙂

  9. Loredana, essere d’accordo con Carla Benedetti all’ottanta per cento è una premessa ottima: ti puoi confrontare sul venti per cento di disaccordo (mica poco), e puoi, visto che le ritieni idee importanti dare voce al resto.
    Guarda per me prima del caso Moresco c’è proprio il caso Benedetti, io mi chiedo continuamente com’è possibile che una rompiscatole con tanta forza nelle idee sia messa in un angolo dal mondo dei critici. Così, per fare un esempio, ti chiedo visto che tu ne fai parte: quanti critici/mediatori hanno dato la notizia che Pedullà ha perso la causa contro di lei per diffamazione? Ricordo che ci furono articoli per informare che Pedullà si riteneva diffamato dall’ultimo capitolo di “Il tradimento dei critici” e che chiedeva un risarcimento di un milione di euro. E’ stranissimo, non mi viene in mente nessuno del giro che abbia annunciato l’esito del processo (tolta nazione indiana). E’ solo un esempio eh.
    Qui c’è una recensione a “Il tradimento dei critici”:
    http://www.teatridivita.it/materiali/news/news0905.html
    Qui c’è la sentenza:
    http://www.nazioneindiana.com/archives/000672.html
    Qui c’è un riassunto della vicenda e il link al capitolo finito in giudizio:
    http://www.nazioneindiana.com/archives/000662.html

  10. ciao, sono qui per augurarti buone feste, sicura che il Banbino Stellare ti abbia portato nel cuore scie luminose di consapevole gioia, pace e armonia
    Soffi di luce su di te e sui tuoi cari, e a tutt/e quelli/e che leggono
    Ti segnalo il mio blog dedicato ai bambini ok?
    http://piccolisoliarancioni.ilcannocchiale.it/
    Un abbraccio cosmico
    Lia la spartana, quella dal nome bellissimo…

  11. Andrea, però una volta o l’altra dobbiamo parlare di questa storia dei mediatori e, in assoluto, delle Categorie Somme. Scusa, ma io mi ribello all’idea di una definizione univoca: è come dire “tutti i blogger sono pipparoli”, “tutti i giornalisti sono superficiali”, “tutti gli impiegati statali non fanno niente”, “tutti quelli che non scrivono su Nazione Indiana sono compromessi con il potere”. E che noia! A parte il fatto che buonissima parte degli Indiani sono antichi e cari frequentatori della sottoscritta (vuoi i nomi? Dario Voltolini, Tiziano Scarpa, Aldo Nove, eccetera), sempre la sottoscritta ha diffuso come poteva e nei luoghi in cui poteva (non dirigendo nè pagine nè riviste nè radio) la notizia della sentenza che dava pienamente ragione a Carla Benedetti. Uffa di nuovo. e buon Santo Stefano.
    E, Damiano, sì sì e ancora sì: spesso si privilegia l’estetica al contenuto, siamo d’accordo e anche se da posizioni diverse 🙂

  12. [L’autoconsolatoria e netta linea di demarcazione tra il bello ed il brutto “assoluto” ha un sapore integralista che è segno dei Tempi. E spesso rende ciechi nella valutazione, inevitabilmente in gran parte soggettiva, delle qualità/difetti di uno scrittore e di un libro. In tal senso, io preferisco decisamente l’obiettività e la libertà di giudizio di chi è… ateo.] 😉

  13. 26.12.2004
    Nel nevoso giorno di Santo Stefano protomartire, o mia inclita Loredana, dopo essermi donato alle agresti, vuoi arcadiche e bucoliche attività (che se quei poeti del ‘6oo tanto mielosetti con le loro Arcadie avessero avuto da mungere vacche e da scozzonare maiali, invece di sculettar per le corti, avrebbero di certo vergato fogli migliori) vengo a Lei infine libero da mansioni e non turbato dalla presenza frenetica del povero Mario il quale, con altre fedeli pecorelle ed il don Paolo prevosto, suaccennato, si è recato in quel di Bordighera in gita a rimirare forse il mare, non so che.
    Vengo dunque con questa mia postilla colpito dal nomare che qui si è fatto del Dan Brown e del suo “romanzo”.
    Ora , io non entro in merito se cotesto testo sia scritto bene o male e peggio;( lo sfogliai con attenzione che Gina la tabaccaia/giornalaia me ne mise sotto gli occhi una copia, scopo interrogatorio).
    Per me è scritto maluccio, ma non è questo il punto.
    Non è altro che l’oggetto giusto al momento giusto, nient’altro.
    Ovvero un progetto di buon surgelato, patatina o Mars o uovoKinder andato ottimamente in porto.
    L’autore con sagace intuizione e scientifica indagine ha compreso che il mercato librario americano avrebbe appetito oltremodo una vicenda così intessuta: in questi casi meglio è che lo stile sia scorrevole ed elementare.
    Specificherò meglio onde i presenti mi comprendano.
    1. La vicenda per quanto intessuta di falsità storiche( ma ciò non importa) farnetica ed induce il lettore a fantasticare sul Santo Gradale tanto amato dai nordici, su una stirpe divina presente in terra, su complotti delle romane e cattoliche gerarchie. Ciò attira molto il lettore americano protestante anglosassone sempre sospettosissimo di imbrogli, manie, espedienti e commerci demoniaci dei papisti.
    2. Ciò avviene, guarda la combinazione, proprio quando la gerarchia cattolica americana ha scandalizzato l’orbe terraqueo occultando le sue porcherie pedofile o pederastiche che siano.
    3. Mi inquieta tuttavia quest’opera perché ha qualcosa di maligno ed indulge, si immerdola in queste teorie di congiure o immani macchinazioni che oscurano la ragione, la lucidità mentale e non inducono certo i lettori in una sana curiosità o in una stimolante avventura dell’immaginazione. Detesto l’eccesso di libri sui complotti in genere farneticanti e sobillanti; anche di italiani troppi ne abbiamo e non faccio nomi che già qui spopolarono, anche i nazi e i fasci andavano sobillando quotidianamente di complotti universali….
    E sono tutt’altro che un benpensante.
    Suo devotissimo
    Anodino deuteromartire

  14. Ci sono solo due cose dell’articolo di Langone che condivido : la citazione, piuttosto inattesa soprattutto accanto a un panegirico di Oriana Fallacci, di Pausa caffè (e anche di Mozzi, ma temo l’abbia fatta per pessime ragioni), e la frasetta sui blogger che “fanno fatica persino a descrivere la loro cameretta”.
    Non per fare filologia labranchiana (che la fa benissimo da sé), ma dire di preferire Erismena e Juditha su strumenti originali a Verdi nell’arena di Verona, ecco, questo semmai è tipicamente da borsetta.

  15. cara loredana, forse mi spiego male. non è romanticheria la mia (se mi conoscessi capiresti che sono tra le persone meno romantiche del pianeta, te l’assicuro). si parla di estetica e mediatori, giusto? bene, le due cose sono strettamente connesse. i mediatori producono estetica (estetica morbida – duttile e uniformabile), gli scrittori la realizzano. questo è la letteratura oggi. perchè i mediatori lo fanno? denaro, fama, vanità, non so. non provo grande interesse per le persone, ahimè. perchè gli scrittori si piegano a seguire questo genere di estitica – diciamo – imposta dall’alto? per i soliti motivi di cui sopra. e NON confondo la QUALITA’ con la vendita. Qualità non significa essere illeggibili e criptici, significa SUDARE la MATERIA. per farmi capire meglio: potrei anche fare un bel pò di studi, interviste e dietro le quinte, per scrivere un libro sul rock. ok? ma se non lo sudo, lo sudo davvero, verrà fuopri una porcheria all’acqua di rose. NON significa che esalto quegli scrittori tipo Vollmann che si fanno centomila droghe per poterne descrivere gli effetti. ODIO quelli alla Bunker che siccome sono stati in galera possono scrivere VERITA’ sul mondo. palle. Sudarci dentro significa immergersi. anima e corpo. ma questo richiede un punto di vista, come dicevo ieri. faccio qualche nome, giusto per non essere frainteso. houllebecq (o9 come si scrive) è uno scrittore (apprezzabil eo meno) con un PUNTO DI VISTA. ma anche MAURICE G DANTEC e guarda che sto usando due nomi molto diversi se ci pensi. uno di genere e l’altro no, uno schivo, l’altro quasi futrurista nel suo impeto. immagina, in tutta franchezza però, cosa succederebbe se uscisse in Italia uno scrittore così. te lo dico io, nella migliore delle ipotesi gli si appiccicherebbe qualche etichetta neo neo neo avanguardista, e saluti. nessun dibattito (per dibattito non intendo sterili ciarlature da blog :)). zero. l’italia, cultaralmente, è morta. Civilmente sta tirando gli utlimi. e non è solo colpa della destra.
    ps
    metto la mia mail, ma ho un brutto carattere quindi chi vuole scrivere scriva, ma non prometto risposte (a meno che il dibattito non sia interessante, in quel caso, non ho un così brutto carattere)

  16. gl, ma avviene anche, forse meno spesso, che i mediatori si rendano conto della nascita di estetiche nuove (perchè lo fanno? non so rispondere neanch’io. Certo nè per fama nè per soldi-!- e non credo neppure per vanità). E a parte il fatto che non sono sicurissima che Houellebecq (comunque si scriva) sia il prototipo dello scrittore sudante, sono convinta che ci siano in circolazione libri, e scritture, faticatissime e in grado di regalare verità sul mondo.
    Antonio: siamo d’accordo, e molto, su Mozzi e Pausa caffè, ovviamente meno sui blogger 🙂
    Anodino: anche a me inquieta la moda del complottismo, ma in questo specifico caso era la scrittura del libro a farmi citare Dan Brown.
    Ciao Lia-la-spartana, vado a vedermi il blog.

  17. “tutti i blogger sono pipparoli”, “tutti i giornalisti sono superficiali”, “tutti gli impiegati statali non fanno niente”, “tutti quelli che non scrivono su Nazione Indiana sono compromessi con il potere”
    Loredana io non mi ritrovo in nessuna di queste tue frasi molto ingenue: evidentemente non ci capiamo. Se tu stai qui a romperti le scatole rispondendo a noi, significa che un po’ di curiosità per quello che accade fuori dalle pagine dei giornali ce l’hai, e ci sono molte cose importanti sotto il cielo di cui, vorrei che tu te ne rendessi conto, vale la pena parlare, a cominciare dal tuo blog magari. La letteratura di genere che tu difendi a spadone tratto si difende da sé, non ha bisogno del 99 per cento dell’attenzione. L’attenzione serve per quelli che scrivono letteratura e “di” letteratura ma i loro libri non si trovano perché le librerie dei loro lavori tengono al massimo e quando va bene 2-3 copie. Visto che stimi Dario Voltolini, prova a cercare “I confini di Torino” alla feltrinelli di Bologna (mica l’ultima sulla terra) e dimmi se lo trovi. E se anche per culo lo trovassi, potrei farti centomila esempi di libri bellissimi che sono distribuiti o addirittura stampati col contagocce. Perché?, perché non hanno il richiamo di un noir. Gianluca Morozzi ha scritto 5 libri, ma chi lo conosceva prima di Blackout? Io sono davvero contentissimo che sia riuscito a vendere tante copie dell’ultimo libro, so che ha fatto parecchi sacrifici per scrivere, ma mi chiedo, i libri precedenti che non sono meno belli di Blackout, che non sono libri di genere, li potremo trovare in libreria, saranno esposti sulla vetrina di una Mondadori? Secondo me no. Secondo me ancora molti penseranno che Morozzi abbia esordito con Blackout come stava scritto nella recensione di Tuttolibri. Una svista di cui il giornalista si è scusato, a cui voglio tanto bene perché in fondo parlava del libro senza idiosincrasie e riconoscendone il valore, ma che comunque la dice lunga sia sul rapporto tra mediatori e piccola editoria, sia su quanto sia iperconsiderata la letteratura di genere.
    Per finirla, Loredana, tu sei un critico no? E allora il critico critica, cerca, sfrucuglia, arriva dove il lettore comune da solo non arriverebbe, attribuisce valore non secondo parametri di mercato, ma secondo il valore, informa su quello che è tenuto nascosto dai vari baroni di turno. Insomma ti chiedo, perché penso che tu abbia la qualità per farlo, di essere un vero critico, di fare un servizio al consumatore (a me, tra l’altro), un servizio a 360 gradi che permetterebbe di far vendere anche libri necessari a capire il mondo (lo sappiamo tutti e due che esistono).
    Ciao

  18. “tutti i blogger sono pipparoli”, “tutti i giornalisti sono superficiali”, “tutti gli impiegati statali non fanno niente”, “tutti quelli che non scrivono su Nazione Indiana sono compromessi con il potere”
    Loredana io non mi ritrovo in nessuna di queste tue frasi molto ingenue: evidentemente non ci capiamo. Se tu stai qui a romperti le scatole rispondendo a noi, significa che un po’ di curiosità per quello che accade fuori dalle pagine dei giornali ce l’hai, e ci sono molte cose importanti sotto il cielo di cui, vorrei che tu te ne rendessi conto, vale la pena parlare, a cominciare dal tuo blog magari. La letteratura di genere che tu difendi a spadone tratto si difende da sé, non ha bisogno del 99 per cento dell’attenzione. L’attenzione serve per quelli che scrivono letteratura e “di” letteratura ma i loro libri non si trovano perché le librerie dei loro lavori tengono al massimo e quando va bene 2-3 copie. Visto che stimi Dario Voltolini, prova a cercare “I confini di Torino” alla feltrinelli di Bologna (mica l’ultima sulla terra) e dimmi se lo trovi. E se anche per culo lo trovassi, potrei farti centomila esempi di libri bellissimi che sono distribuiti o addirittura stampati col contagocce. Perché?, perché non hanno il richiamo di un noir. Gianluca Morozzi ha scritto 5 libri, ma chi lo conosceva prima di Blackout? Io sono davvero contentissimo che sia riuscito a vendere tante copie dell’ultimo libro, so che ha fatto parecchi sacrifici per scrivere, ma mi chiedo, i libri precedenti che non sono meno belli di Blackout, che non sono libri di genere, li potremo trovare in libreria, saranno esposti sulla vetrina di una Mondadori? Secondo me no. Secondo me ancora molti penseranno che Morozzi abbia esordito con Blackout come stava scritto nella recensione di Tuttolibri. Una svista di cui il giornalista si è scusato, a cui voglio tanto bene perché in fondo parlava del libro senza idiosincrasie e riconoscendone il valore, ma che comunque la dice lunga sia sul rapporto tra mediatori e piccola editoria, sia su quanto sia iperconsiderata la letteratura di genere.
    Per finirla, Loredana, tu sei un critico no? E allora il critico critica, cerca, sfrucuglia, arriva dove il lettore comune da solo non arriverebbe, attribuisce valore non secondo parametri di mercato, ma secondo il valore, informa su quello che è tenuto nascosto dai vari baroni di turno. Insomma ti chiedo, perché penso che tu abbia la qualità per farlo, di essere un vero critico, di fare un servizio al consumatore (a me, tra l’altro), un servizio a 360 gradi che permetterebbe di far vendere anche libri necessari a capire il mondo (lo sappiamo tutti e due che esistono).
    Ciao

  19. Andrea, mi sembrava evidente che quelle frasi non le avevi pronunciate tu. Quanto al critico: no, non mi sento affatto un critico, ma una cronista culturale, semmai. E ci provo, a “sfrucugliare”, sul blog e altrove. Per citarti un titolo recente e già nominato qui “I viaggi di Mel”, per me, è uno dei libri di cui probabilmente non si parlerà ma che è assai utile a capire il mondo. E non è di genere. Hai perfettamente ragione sul fatto che esistono libri bellissimi di cui non si trova traccia. E puoi contare sul fatto che qualora capitino nelle mie mani, li segnalerò. Altri, ti prego, continua a segnalarli tu, anche qui. Non è mai abbastanza, in effetti.

  20. MI scuso per la presunzione, ma ho detto la mia sul blog (la quale mia è lunga e declinante, e perciò non la posto qui).
    azioneparallela.splinder.com

  21. E’ carino, specie a Natale, pensare che c’è spazio per tuttotutti, per chi crede d’essere un intenditore sfiorando la prigione della monomania, per chi fruisce solo per il piacere di farlo e per chi non fruisce affatto, perchè alla parola scritta preferisce l’esperienza viva…chiunque sceglie cosa nuoce o delizia, e questo, ancora, profuma di libertà…

  22. so di una scuola superiore che ha adottato il libro di dan brown come classico da far leggere ai ragazzi.
    aggiungo solo questo, immaginate la scena: No, dannazione, domani devo portare il riassunto del capito 4.
    Speraben.
    (io avrei fatto adottare martin mistère)

  23. so di una scuola superiore che ha adottato il libro di dan brown come classico da far leggere ai ragazzi.
    aggiungo solo questo, immaginate la scena: No, dannazione, domani devo portare il riassunto del capito 4.
    Speraben.
    (io avrei fatto adottare martin mistère)

  24. questa discussione offre risposte ad alcune questioni che pongo nella mia blog-stanza. in particolare, mi ha colpito – negativamente – un’affermazione di Genna: che la lingua debba essere data per scontata. Ora, visto ciò che tu affermi nel blog di Massimo a proposito dello stile, credo che un tuo intervento potrebbe confortarmi…. (la stanza è qui: alderano.splinder.com)

  25. Melville,
    il grande, viaggia incontaminato da queste bassezze nel dolce ventre capace di Moby, per cieli, per spazi/tempi, per comete fottendosene di tutti.
    Ci guarda dall’alto e dal profondo e va qua e là spernacchiando.
    vostro
    Anodino

  26. A Camillo Langone invidio il pusher che gli fornisce roba, sempre, di ottima qualità.
    Lui si nasconde dietro lo Xanax, ma trattasi di additivi ben più pesanti. Chiedo dunque al signor Langone un’opera pia, per una volta si dedichi alla beneficenza e divulghi il nome del suo spacciatore di fiducia.

  27. Ho letto quanto si dice da Massimo e Alderano: sulla questione dello stile e della scrittura mi riprometto di tornare presto, magari appena affronto il rimandato argomento DFWallace (ci sono quasi, eh) che, in questo senso, è esemplare.
    Fenicio, qui non si tratta di avvicinare Melville a Ken Follett o, che so, Banana Yoshimoto a Virginia Woolf. Non ho nessuna intenzione di fare classifiche, paragoni e neanche discorsi sull’alto e il basso. Il vero punto (ed è tutto italiano, ahi) è quel che porta molti bei cervelli a disgustarsi di quel che vende, e punto (con le eccezioni, nel caso di Langone, dell’Oriana: che pure, sia detto, è donna dotata di penna meravigliosa, ma usata oggi, a modesto parere, in modo infinitamente triste).

  28. Cara Loredana,
    in questi giornidi festa la tastiera, i blog (Lipperatura) e certi libri (“Estremi rimedi” di Hardy in questo momento) diventano fondamentali. Volevo presentarti anche la mia cana, Milù. A presto

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