PICCOLI PASSI

Simonetta Fiori su Repubblica.
Alcuni la chiamano “bibliodiversità”, una formula per rimarcare il ruolo prezioso delle piccole case editrici e delle librerie indipendenti, sempre più minacciate dalla fortissima concentrazione del mercato librario italiano. Anche i dati diffusi dall´ultimo Forum del libro, tenuto nei giorni scorsi a Perugia, richiamano l´attenzione su una crescente anomalia. Per fermarci al solo ambito delle librerie: nel 2010 le librerie di catena – ossia i 100 punti vendita delle Feltrinelli, i 500 punti vendita di Mondadori (tra gestione diretta e franchising), i 150 punti vendita di Giunti – hanno superato il 50 per cento del fatturato complessivo. Questo significa che le circa duemila librerie indipendenti che oggi operano in Italia vengono progressivamente messe all´angolo, e la tendenza è destinata ad accentuarsi, anche con il rischio di chiusura per molte sedi. “Cannibalizzazione” è la brutta parola usata dagli esperti. La lista di librai inghiottiti dalle catene è sterminata. Circa 150 negli ultimi due anni. Alcuni di grande prestigio come La Torre di Abele di Torino, acquisita da Giunti, o la storica Nautilus di Mantova – libreria simbolo del Festival della Letteratura – annessa dalle Coop.
Un quadro di marcato oligopolio, in sostanza, accentuato dalla circostanza che nelle mani di cinque grandi gruppi sono accorpati tutti i passaggi della “filiera del libro”, dalla produzione alla promozione, dalla distribuzione alla vendita (anche online). Può essere quindi considerato un passo in avanti il passaggio ieri in Commissione Cultura del Senato (sede referente) del disegno di legge sul prezzo del libro con alcune modifiche che accolgono le richieste dei Mulini a Vento, il movimento di protesta promosso da importanti marchi editoriali (da Nottetempo a Sellerio, da Voland a Donzelli) e da librerie indipendenti che nel luglio scorso denunciarono gli squilibri del ddl firmato da Ricardo Franco Levi, poi passato alla Camera: il provvedimento da una parte limitava gli sconti al 15% sul prezzo di copertina, avvicinandoci a Francia, Spagna e Germania, dall´altra però invalidava la misura estendendo le promozioni degli editori a undici mesi all´anno (escluso dicembre) senza alcun tetto. La legge in sostanza tutelava le catene dall´assalto della grande distribuzione (ipermercati, autogrill etc.), ma non tutelava i piccoli dalle catene. Ora le due importanti modifiche – sostenute dai senatori Vincenzo Vita del Pd e Franco Asciutti del Pdl – limitano la campagna di sconti a soli quattro mesi all´anno, divisi in due periodi separati di non oltre 60 giorni ciascuno, gli stessi per tutti gli editori. E inoltre introducono un limite per le promozioni del 33 per cento. Una vittoria dunque dei piccoli sui colossi, che ora deve essere ratificata dalla Camera. «C´è tutto il tempo per approvare la legge prima della crisi di governo», sostiene Vita. Sempre che qualcuno non metta i bastoni tra le ruote.
Sicuramente non sono contenti i grandi gruppi editoriali che avevano significativamente condizionato il ddl di Levi presentato alla Camera. L´Aie (l´Associazione degli editori) era disponibile al limite del 33 per cento sulle promozioni, ma contraria a contenere i mesi della campagna promozionale, che è poi il nodo più delicato. Anche l´Ali, l´Associazione delle librerie italiane, ha esercitato forti pressioni perché la legge fosse definitivamente approvata al Senato così com´era stata formulata, agitando lo spauracchio della crisi di governo. C´è anche chi ricorda che la legge Levi comunque limitava gli sconti sull´online al 20 per cento, mentre sta per sbarcare in Italia Amazon che in assenza di regolamentazione può fare quel che vuole. Ma sono molte le piccole e medie librerie che non si sentono difese dall´Ali. Tre librai autorevoli come Riccardo Campino (Libreria dei Sette, ideatore della Scuola di Orvieto), Rocco Pinto (Torre di Abele di Torino), Silvana Sola (Giannino Stoppani di Bologna) hanno abbandonato il consiglio direttivo dell´Ali «in disaccordo con la difesa di una legge che non dà garanzie sufficienti per tutti», come dice Campino.
Rispetto a una crescente concentrazione del mercato, da anni librai ed editori indipendenti chiedono regole. «La legge sugli sconti così corretta è solo una piccola conquista, ma pur sempre una conquista», dice Ginevra Bompiani, animatrice della protesta. Tra le novità approvate al Senato, è prevista anche una pena: all´editore disobbediente sarà impedito di fare sconti per tutto l´anno successivo. Ora la parola alla Camera.

16 pensieri su “PICCOLI PASSI

  1. Mi sembra che purtroppo si tratti dello stesso meccanismo di oligopolio che riguarda altri settori commerciali: al nord ormai esistono solo i centri commerciali, i piccoli commercianti sono scomparsi da tempo. Però certamente nel settore librario c’è l’aggravio del margine molto esiguo che hanno i librai: se si pensa che chi vende scarpe ricrica il 250 per cento sul prezzo di vendita!!!!
    Inoltre, nonostante tutto, ci fa ancora una certa impressione pensare che i prodotti culturali siano esttamente come un paio di collant, usa e getta..

  2. Considerato che gli unici libri che vendono dignitosamente sono i best seller, basterebbero gli autogrill a fare la concorrenza ai librai ‘privati’.
    Indubbiamente la singola libreria deve ‘mutare’ ed evolvere in qualche modo.
    Diventare ‘a tema’, implementare l’accoglienza, la competenza (che già di base è notevolissima), la cura nel trattare i clienti o con quello che ne consegue fino al pacchettino regalo al posto della busta pubblicitaria della catena.
    Se giustamente la legge farà il suo mestiere di tutela, poi i librai possono inventarsi modi nuovi di stare in prima linea. E’ banale ma se un libraio non diventa altro che un semplice commerciante di libri è destinato a chiudere in linea con le altre vittime della grande distribuzione salumieri, maglierie, panifici, giocattolai…
    D.

  3. Il problema è anche un altro.
    I librai non ci sono neanche dove non c’è la grande distribuzione.
    Mi è capitato di vedere zone molto ampie di provincia, anche due o tre comuni, servite da una sola libreria piccola.
    D.

  4. Si tratta di un piccolo passo in avanti, ma pur sempre in avanti. Anche noi di corpo 10 avevamo affrontato il problema un po’ di tempo fa e siamo contenti che qualcosa si sblocchi. Il problema vero è che i piccoli editori non possono competere perché per affrontare le spese devono aumentare il prezzo del libro. A questo punto, io lettore-compratore, quando devo operare una scelta, compro a poco prezzo l’edizione economica di un autore famoso di una casa arcinota o un libro più costoso di uno scrittore sconosciuto di una casa senza feedback. Questo è il dramma e lo è per tutti: lettori, scrittori, editori, librai.
    Veri gli ultimi commenti: nei piccoli comuni esistono praticamente solo cartolibrerie (che però vendono più album di figurine che libri).

  5. Ho acquistato un po’ di libri qualche settimana fa.
    Mi ha, però, urtato assai constatare che su un pregevole saggio di letteratura, che ho acquistato alla fine del 2009, viene effettuato lo sconto del 25%.
    Mi sono sentito gabbato.
    Non è forse venuto il momento di regolamentare le promozioni effettuate dai librai?
    Almeno per l’abbigliamento tutti sappiamo il periodo in cui vengono effettuati gli sconti, conseguentemente ciascuno di noi sa come regolarsi: sceglie se acquistare a prezzo pieno o con gli sconti.
    Perché per i libri non deve valere lo stesso principio?
    Al che mi sono fatto furbo: ero entrato in libreria per acquistare un meraviglioso saggio di letteratura su Leopardi, appena pubblicato, ma l’ho riposto nello scaffale.
    A questo punto attenderò la promozione.
    Fesso, ma fino a un certo punto.

  6. Quanto detto da Daniele Marotta e Laura Pacelli è una triste realtà.
    Certo l’immissione di regole è necessario, altrimenti è una sorta di far west; tuttavia non c’è da stupirsi di quanto avvenuto finora, dato che si è vissuto in un periodo dove le leggi o non venivano rispettate o venivano tolte perché troppo limitanti: lavoro, fisco, economia. Ognuno poteva fare quello che voleva senza freni: il risultato è stato caos e gioco al massacro o cannibalismo, come è stato detto in questo post.

  7. mmm, senza voler ritornare a parlare del prezzo del libro in italia – che e’ DA FURTO, con tascabiloni spacciati per copertine rigide che sono venduti a 16 euri – mi pare che tutto questo discorso sia ridicolo, alla luce del probabile arrivo di Amazon in Italia. A meno che anche Amazon non prenda gli italiani per fessi (come fa Apple, che in America vende a prezzo X, e in italia a prezzo X+30) e venda a prezzi alti.
    Io per gli editori che mi vendono il principe di machiavelli in ebook a 15 euri no ho pieta’. Spero spariscano, e in fretta.

  8. Microscopici passi in avanti. Ci vorrebbe anche qui un Mancuso che agitasse la “questione morale” sui gruppi che hanno comprato anche la distribuzione e si possono consentire sconti mostruosi (per i non addetti ai lavori: in una libreria c.d. indipendente il margine di profitto si aggira intorno al 30% su ogni volume, mentre i grandi editori-distributori possono permettersi di proporre anche sconti del 25% perché risparmiano sui passaggi produttivi della “filiera”) Le norme sulle concentrazioni e sull’abuso di posizione dominante ci sono almeno dal 1990, sono state impiegate per altre industrie e mai, che io sappia, per l’editoria. Nessun intellettuale-scrittore/scrittrice, sempre che io sappia, si è mai posto il problema e vorrei davvero tanto essere smentito. Che poi la Feltrinelli mi venga a fare la morale sui popoli oppressi del Terzo Mondo e lo squalo tigre in casa, beh, non c’è mocio che riesca a lavar via il mio vomito. Vostro, BD.

  9. Alla fine per tutelare i piccoli librai si scarica il problema sugli acquirenti costretti a prezzi pieni assurdi? No, non ci siamo

  10. il problema, a posteriori, però è un altro: se devo mettere fuori delle copie in quantità per una promozione, spesso devo ristampare. Quindi anche sulle promozioni periodiche, che portano chiaramente ossigeno alla piccola editoria, oltre che alla grande, c’è un forte squilibrio di possibilità (i costi di stampa sono davvero alti!).
    La deregolamentazione in questo senso consentirebbe di giocare meglio sulle nicchie di mercato in base a target accurati, senza i vincoli delle “due promozioni l’anno”. E di poter fare gli sconti che si vuole sul catalogo invenduto. Questo gioverebbe ai lettori (che troverebbero dei libri ottimi a buon prezzo senza lo stigma diretto del reminder) sia agli editori piccoli, che avrebbero meno magazzino, che ai libri che non verrebbero macerati se invenduti o semplicemente “vecchi”.

  11. Però, scusate, come si fa a essere lettori forti quando il prezzo di un paperback spacciato per edizione cartonata è di 19€?
    E gli ebook costano poco poco meno, addirittura ci sono ebook che vengono più del rispettivo cartaceo.

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