Riporto questa conversazione fra Zadie Smith e Nathan Englander, da Repubblica di oggi.
L´occasione della conversazione in pubblico tra Nathan Englander e Zadie Smith è stata un evento di beneficenza curato da “Matawi”, l´organizzazione nata con il fine di garantire il diritto allo studio alle giovani donne che vivono nei campi profughi. I due scrittori hanno accettato l´invito della curatrice Rachel Silver, la quale, prima dell´incontro, ha spiegato le condizioni in cui vivono le donne somale in Kenya e le opportunità che la cultura e lo studio possono offrire. Ma dopo un atto di testimonianza nei confronti dei deboli, la conversazione si è sviluppata su temi letterari, per la convinzione, da parte di entrambi i protagonisti, che uno scrittore interpreti bene il proprio ruolo sociale solo scrivendo bene e condividendo al meglio la propria cultura. È Englander a dare il via al dialogo, ricordando, con una punta di commozione, un amico scomparso.
ENGLANDER Siamo stati entrambi amici di David Foster Wallace, e ho visto che ne parli a lungo nella tua raccolta di saggi Cambiare idea.
SMITH David è stato uno scrittore sempre profondo, e per quanto mi riguarda ha rappresentato un´influenza importante. Ma la cosa che mi ha colpito maggiormente è sempre stata la sua libertà intellettuale, la capacità di spaziare tra argomenti diversissimi e il modo sempre originale in cui sapeva affrontare temi diversi. La prima volta che l´ho incontrato ha voluto parlare dei capelli delle persone di colore. Mi sembrava molto strano, ma poi ne sono rimasta affascinata.
ENGLANDER Con me ha parlato molto di tennis, ma io non dicevo quasi niente, David ne sapeva molto di più. Ed è stato lo stesso con il calcio, voleva sapere tutto: forse la sua libertà intellettuale consisteva nell´umiltà della sua conoscenza. Ma abbiamo parlato anche della moralità della scrittura.
SMITH Qual è la tua opinione a riguardo?
ENGLANDER Che la moralità consiste nella prosa degli scrittori, non mi interessa la moralità della loro vita privata, neanche se dovessi scoprire che mangiano i bambini.
SMITH Io arrivo a pensare che a volte, sulla pagina, alcuni scrittori arrivino ad essere l´opposto di quello che sono.
ENGLANDER Che ruolo ha avuto per te, come scrittrice e come donna, l´idea di diversità?
SMITH Nella mia famiglia sono stata la prima, insieme ai miei fratelli, ad andare all´università. Si trattava di un college orgoglioso del fatto che si parlassero 110 lingue diverse, e c´erano moltissime varianti: io ad esempio appartenevo alle persone miste con madre di colore, ma conoscevo ragazzi che avevano invece il padre di colore, e poi molte altre combinazioni. In quello che sono e in quello che scrivo è impossibile prescindere da un´idea di diversità che ho vissuto da sempre, spesso scoprendo altre realtà dolorose: ricordo ad esempio, sempre all´università, l´impressione che mi fece l´arrivo di molti giovani somali, in fuga dai conflitti del paese. Tu riusciresti a prescindere dalla tua realtà culturale, dalla tua tradizione?
ENGLANDER Ti rispondo dicendo che questo è stato uno dei motivi per il quale ci ho messo otto anni a scrivere il mio romanzo Il ministero dei casi speciali. All´inizio ho tentato di scrivere un libro nel quale non comparissero ebrei, ma ho capito subito che si trattava di un´illusione. E ho pensato al fatto che sono cresciuto non solo tra ebrei, ma tra ebrei ortodossi.
SMITH Sto leggendo le lettere di Saul Bellow, e mi sembra evidente come abbia voluto includere sempre, nei suoi libri, persone e situazioni che conosceva da vicino. E mi sembra che all´inizio della sua carriera avesse pochi dubbi. Poi nella vita ha combinato disastri di ogni tipo, a cominciare da tutti quei matrimoni: forse era il prezzo che ha pagato per la sua grande letteratura. Estendendo il discorso in generale, rifletto sul fatto che nei libri, i personaggi negativi, non sanno di esserlo, e spesso sono anche simpatici.
ENGLANDER Sono sempre stato scettico sul collegamento tra vita disastrata e arte. È una concezione antiquata. Ma quello che hai detto mi fa venire in mente che il genere che preferisco è il libro degli amici, per quello che riesci a vedere tra le righe.
SMITH Nei miei libri ci sono molti riferimenti autobiografici e mi chiedo se a volte non abbia fatto male a qualcuno, anche se ho cambiato i nomi.
ENGLANDER Ritorniamo alla scrittura etica: esistono persone secondo cui due più due fa quattro ed altre per cui fa cinque, cioè la loro è una scrittura furba. A loro dico che questo è sbagliato.
SMITH Crescendo ho imparato a giudicare meno: molte persone non fanno sempre il meglio per loro stesse. Ma voglio raccontarti un´emozione che ho vissuto recentemente: sono andata alla Public Library a vedere il manoscritto di Gita al faro di Virginia Woolf. Sono rimasta colpita dalla minima quantità di note e da come fossero scarne. Se penso ai lunghissimi saggi scritti su quel libro. Ma sempre all´interno della Public Library ho visto i libri di George Eliot, che scriveva pagine di note su ogni cosa: mi ha commosso il suo bisogno di conoscere il mondo.
ENGLANDER Io mi interrogo sempre sul fatto che lo scrivere sia rilevante per il lettore, e penso che il ruolo della scrittura sia realizzare l´irrealizzabile. Ritieni a questo riguardo che i cambiamenti tecnologici muteranno i rapporti tra libro e lettore?
SMITH Non credo, a mio avviso è determinante la volontà, da parte del lettore, di essere con lo scrittore. Il formato, o lo strumento sul quale leggiamo, è poco importante. Nello stesso tempo la tecnologia può distrarre.
ENGLANDER Ci penso spesso quando scrivo e sono collegato su Internet: un momento di compiutezza espressiva, persino di genio, può essere alla portata di chiunque, ma il momento di epifania può non arrivare mai se si è continuamente distratti.
SMITH Penso che sia importante imparare la pazienza e non aver paura delle rivoluzioni. Ed è sbagliato credere che i giovani siano pecore.
ENGLANDER Se una forma espressiva è destinata a morire, lascia che muoia. Ma senza atteggiamenti apocalittici: la fotografia non ha ucciso la pittura, mentre il cinema sonoro ha ucciso quello muto perché era giusto che fosse così.
SMITH In questo momento sto leggendo molte graphic novel, e seguire le storie disegno dopo disegno mi apre la mente. Nello stesso tempo ho sentito il bisogno di ringraziare i miei docenti per il modo in cui mi hanno insegnato a capire cosa sia la struttura e a scrivere dei saggi. L´educazione, anche nella lettura, è fondamentale.
ENGLANDER Penso alla scrittura come qualcosa che è sempre sovversivo: a me è servita per andare via da dove sono nato e cresciuto. E ancora oggi penso che se gli scrittori salvano la tua vita allora quello che vuoi fare è scrivere.
Si respira una grandiosa leggerezza nel sentire placidamente parlare di scrittura come mezzo. L’opera come veicolo per andare dove ci pare, dove sentiamo il bisogno di andare, sia come scrittori che come lettori.
Tutta la varietà umana culturale di questo articolo fa il passo con la varietà di orizzonti letterari e di linguaggi che vengono fuori dalla conversazione.
‘Scrivo per…’ ‘leggo questo per…’ senza idealismi, recinti, patiboli o ghetti.
Bellissimo post, proprio a fagiuolo,
D.
Santissime parole: “Se una forma espressiva è destinata a morire, lascia che muoia. Ma senza atteggiamenti apocalittici: la fotografia non ha ucciso la pittura, mentre il cinema sonoro ha ucciso quello muto perché era giusto che fosse così.”
La domanda che mi pongo è: e se l’arte, uccidesse chi la partorisce?
Bel post. Aggrada le mie visite questo spazio.
Ti invito a visitare quuesta pagina:
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2010/12/06/debolume/
con piacere.
Epperò quando ho letto della scoperta del ventitreenne veneziano Paolo Franceschetti mi sono commosso decisamente di più. Eccola:
“L’idea gli è venuta mentre faceva bollire l’acqua della pasta: perché non recuperare il vapore acqueo condensato nel coperchio per ricavarne acqua potabile? L’intuizione del veneziano Paolo Franceschetti ha portato alla creazione di una serra solare, chiamata Solwa, che funziona a energia solare e che l’Onu ha inserito fra le dieci idee per lo sviluppo dell’umanità. La serra a evaporazione costa poco, è fatta di materiali di recupero e potrebbe portare acqua potabile in ogni parte del mondo. Così si sono già fatti avanti i governi di Bolivia, Marocco, Perù ed Etiopia. Ma anche le grandi multinazionalidell’acqua, pronte a boicottare l’invenzione di Franceschetti.” (Il Gazzettino di oggi).
Grande e utile genio!!! A volte un’intuizione apparentemente casuale (serendipity?) può cambiare i destini dell’umanità. Fanculo alle multinazionali dell’acqua.
Secondo me non è un caso dove il tono umano è alto richiama riferimenti off topic di alto valore umano.
D.
Conversazione davvero ricca: da ogni frase si può sviluppare un post. Questa è letteratura: ciò che fa crescere 🙂
Forse, anzi l’etica in letteratura serve. Mi sono ricreduto. Capita. Gli interlocutori sono straordinari. Questa prima di cultura me la conserva, quando tipo 6 giorni inizierò a dire che l’etica è totalmente scevra dal mondo editoriale e dai libri.
conservo, conserva
fa pensare alla passata di pomodori.