PAGINA 19 DEL CORRIERE DELLA SERA

Image and video hosting by TinyPic

378 pensieri su “PAGINA 19 DEL CORRIERE DELLA SERA

  1. Anch’io esprimo la mia solidarietà a Loredana per gli insulti che ha ricevuto dai commentatori facebook e la ringrazio molto per aver dato a tutt* la possibilità di questo intenso e utile dibattito dimostrando grande intelligenza e onestà intellettuale. un caro saluto

  2. Mi dispiace molto dover constatare questa deriva del discorso. E’ un peccato per la conversazione che era partita così bene. Mi dispiace che da tutte le parti, si arrivi sia a una tigna che a una estrema semplificazione del discorso che polarizza delle posizioni dimenticandosi quanto invece queste posizioni hanno in comune. Come se ci si dimenticasse quanto di fondo possono condividere i Regazzoni con le Valerie, o io e Atride, lui non lo sa ma io si, almeno alla luce di altre precedenti discussioni qui . Forse sarebbe stato saggio, anche da parte mia dico – insistere su questo terreno comune, sottolineando le comunanze che hanno connotato la partecipazione ai dibattiti qui o altrove, e iscrivendo questa divergenza in quella comunanza condivisa, forse se tutti si tenesse presente questa comunanza, non si arriverebbe ai deliri di certi commenti, o alle ironie sgradevoli sulle pagine di FB, e ad altre cose che hanno rovinato un po’ la discussione. E’ proprio necessario essere tutti persuasi delle stesse scelte? E’ proprio necessario dare delle bigotte alle prime, e degli stronzi agli altri, che di questo si tratta, perchè su una certa questione per quanto nevralglica si hanno prospettive diverse? Non si potrebbe attestare una specie di buona fede etica, a entrambe le posizioni? Mi ha infastidito questo, da parte di tutti: questa perdita di considerazione all’attenzione dell’altro, schiacciando subito la sua posizione nella facilità. Ma nè io nè Regazzoni – credo di poter dire – ci misuriamo con queste cose a cuor leggero, men che mai Loredana però con bigottismo o ostilità alla sessualità del femminile. Il problema era sulla strategia della comunicazione e li secondo me deve rimanere.
    Quindi ricordo il mondo condiviso e i suoi punti, così per rimettere il frame apposto: A nessuno di noi piace l’assenza di servizi per la famiglia in Italia, a nessuno di noi piace la diversa situazione di trattamento economico e di carriera tra i generi, a nessuno di noi piace il modo in cui l’immaginario rappresenta e utilizza il femminile, e il suo schiacciamento sul corpo per coprire un’assenza di idee.

  3. Condivido quello che scrive zauberei. Sì, ci sono punti in comune, al di là di tutto. Credo valga la pensa sottolinearlo senza negare i dissidi, anche profondi, e facendo autocritica (parlo per me) là dove i toni hanno ecceduto. Questo non per voglia di pacificazione (non è proprio il mio stile) ma per raccogliere il buono della discussione, che tutto mi pare tranne che sterile o fotocopia di altre. Credo però sia anche giusto ricordare che su temi come questi anche dibattiti tra accedemici su riviste accademiche talvolta assumono toni infiammati. E non solo perché un po’ bestie lo siamo tutti, ma perché, credo io, è nella dinamica stessa della discussione: che non è solo uno scambio razionale di argomentazioni. I fantasmi vengono fuori, c’è poco da fare. Alimentano le parole e le prese di posizione. L’importante non credo sia esorcizzarli, ma provare ad attraversarli e, a mente fredda, riconoscere anche gli errori in cui ci hanno indotto: la semplificazione della posizione dell’altro per averla vinta nell’argomentazione, il colpo basso, ecc.
    E ora spero che non arrivi qualcuno argutissimo a dire “ma perché Simone Regazzoni è così d’accordo con zauberei, ecc. mmh molto, molto sospetto”:-)

  4. “Vabbè, mi sembra tutto molto chiaro. Mi interessano le analisi e le discussioni puntuali. Qui ormai siamo al puro vintage ideologico, per essere eleganti. Vado a leggermi l’intervista di Belen sul Venerdì.” (Simone Regazzoni)
    Questo è uno dei tanti esempi di “semplificazione della posizione dell’altro per averla vinta nell’argomentazione, il colpo basso, ecc”. Perchè abbiamo una condanna sarcastica vuota, “vintage ideologico” senza niente dopo, nessuna spiegazione e direi che quando si attacca duramente per essere credibili bisogna comunque argomentare, non zittire l’altr*. Ma questo è ridondante o pleonastico.
    Sui fantasmi che emergono niente da aggiungere, tutto normale, basta esserne consapevoli. Sulle discussioni accademiche c’è molto di peggio sicuramente. Ma una cosa è giusta in tutto questo, a mio avviso, questa discussione è stata utile, come dice Regazzoni, non era una fotocopia d’altro, nè qualcosa di pretestuoso, utile anche quando in alcuni passaggi è diventata dolorosa. Assolutamente da respingere invece la deriva dell’attacco personale. Le precisazioni di zauberei sono tutte vere, ricominciamo da lì e per quanto mi riguarda, faccio tesoro di posizioni che sebbene io non condivida possono essere estremamente importanti per affrontare quello che resta per me il vero obiettivo polemico e che a forza di discutere sembra essere sparito nella nebbia. Questo è quello che alla fine mi preoccupa sul serio, ma al pessimismo preferisco sempre l’utopia sopratutto perchè il 2011 è appena iniziato.

  5. Nella nebbia ci si vede benissimo, basta procedere con cautela e occhietto vispo. Lipperini ad esempio insiste con queste insostenibili sintesi verbali che trovo assolutamente fuorvianti: “femminismo=roba da vecchie invasate”. Poi ci parla di quella cloaca di facebook. Posso dire che non mi interessa minimamente sapere cosa pensi una donna del culo di un’altra, specie se la questione è dibattuta nella suddetta cloaca maxima del web? Diciamo piuttosto che sul web possiamo trovare anche un sito titolato “Femminismo a sud”, che mai mi sognerei di etichettare come reazionario, tantomeno puritano, bacchettone, sessuofobico. E allora smettiamola di fingere: esiste un “neo-femminismo reazionario” la cui concentrazione massima oggi può essere localizzata proprio nel più volte citato blog della Zanardo. Questa imho è già storia. E come tale a me interessa analizzarla. Inoltre sarebbe eccellente se tutti si sforzassero di capire la differenza che passa tra il fare critica e l’aizzare le gente contro questo o quel comportamento, pensiero, immagine (vedi ad es. l’allucinante discorso sull’abito della prostituta e della velina). Aizzando la massa, la piazza, si fomentano attitudini proibizioniste, repressive, fasciste. La discussione e la critica sono altra cosa, e pare che in questa italietta becera di inizio secolo se ne sia persa completamente la concezione. Di catechesi catto-comunista sul corpo delle donne ne facciamo volentieri a meno.

  6. Sono schifato ed imbarazzato: cosa siamo noi tutti/e, donne e uomini se ci troviamo davanti una roba del genere..questo è il problema, inutile fare sempre le vittime innocenti degli altri disonesti e cattivi; infine una domanda da maschio qualunque: cosa ne fanno di quei prodotti pubblicizzati delle donne che non svolgono l’attività di spogliarelliste. .?

  7. @marint
    parecchie cose divertenti. Senza desiderare di vederle sbattute sulla pagina del corriere della sera. Senza pensare sia un obbligo indossarle. Senza credere che se le indossi sei un oggetto e non un soggetto. Troppo spesso tra la pubblicità di una cosa (la sua rappresentazione) e il suo uso reale – cade l’ombra. Come sosteneva Eliot su altre questioni. Il punto non è cosa se ne fanno le donne di alcuni tipi di biancheria intima ma come questa sia pubblicizzata e dove.

  8. “esiste un “neo-femminismo reazionario” la cui concentrazione massima oggi può essere localizzata proprio nel più volte citato blog della Zanardo” (luziferszorn)
    infatti, mostrare pezzi di donna in TV e in pubblicità nel 2011 è assai rivoluzionario e progressista!!
    Diciamo che è piuttosto “moderno”, nel senso in cui pretende di esserlo Marchionne in confronto alla Fiom.

  9. Zanardo ultimamente ha scritto: “Io mi presento ad un incontro erotico addobbata da entraineuse perchè godo nel travestimento o perchè mi viene imposto dai media?”
    Questa è stata la risposta che ho dato che però è stata censurata “Ma poi che vuol dire vestirsi da entraineuse? Si rende conto di quanto sia offensivo dare delle prostitute (l’entraineuse non è proprio una prostituta ma nell’immaginario di molte persone è molto simile e lei, zanardo, lo sa) a ragazze che magari sono intelligenti ed emancipate quanto lei, ma che si vestono in una maniera che a lei non piace? e poi anche le entraineuse possono essere intelligenti.”
    Censurare risposte come questa senza nemmeno fornire spiegazioni forse non è reazionario, ma a me non piace. e non è l’unico parere critico che mi è stato censurato. bannarmi è un loro diritto, ma vorrei almeno capire perchè (ho chiesto spiegazioni, in maniera educata, senza mai avere risposta)
    la polemica contro il modello unico imposto dalla tv italiana è giustissima, ma in molte parole di Zanardo mi pare di cogliere un non detto che suona così “io non mi concerei mai in quel modo quindi nessuna deve farlo, se lo fanno sono vittime, sono oggetti ecc..” che è speculare al maschilismo di chi dice “se vesti così e cosà sei troia”
    la pressione sociale a dove essere è presente in ogni cultura e società anche in assenza della tv e colpisce uomini e donne, forse le donne in maniera più pervasiva.
    Siamo animali sociali e culturali, libertà come assenza totale di qualsiasi condizionamento non esiste, non è mai esistita. L’importante è non autoflagellarsi se non si corrisponde ad un certo modello, e avere rispetto per ogni scelta che gli adulti compiono sul loro corpo e su come mostrarlo in pubblico, anche se non la condividiamo, anche se non è quello che sceglieremmo noi per noi stessi/e.

  10. “infatti, mostrare pezzi di donna in TV e in pubblicità nel 2011 è assai rivoluzionario e progressista!!”
    non lo è. ma anche dire a una donna adulta che se si veste in un certo modo per un incontro erotico vuol dire che è un oggetto, non mi sembra molto progressista.

  11. Al di là dei toni, che credo occorra sforzarsi di mantenere nei limiti di uno scambio di idee, l’ipotesi o se preferite il “frame” di luziferszorn di un “neo-femminismo reazionario” mi sembra che colga un rischio reale presente in particolare nel discorso della Zanardo e, più in generale, in certi discorsi sul corpo della donna. Ho appena letto nel nuovo thread queste parole della Zanardo: “Da tempo ormai è evidente che solo un apcicola parte della popolazione ha i mezzi culturali ed economici per approfondire la realtà”. Questa è un’idea pericolosissima dello spazio sociale e profondamente antidemocratica (se preferite reazionaria). Perché una parte, una élite che si autoproclama colta, lucida e con i mezzi economici per analizzare la realtà crede che il dover imporre il proprio discorso (che molto spesso è teoricamente debolissimo) come unica lettura possibile e vera della realtà. Sulla base dei punti su cui nell’analisi siamo d’accordo credo sarebbe opportuno provare ad aprire un dibattito sui limiti di questo discorso che oggi a sinistra prova a farsi egemone.

  12. Al di là del fatto che ogni volta che Lorella dice qualcosa spunta qualcuno che sostiene che no, così non va bene.
    Quel che viene sostenuto in quel commento è anche la stessa tesi – dimostrata da analisi e studi italiani e stranieri – di cui parla Tullio De Mauro quando ci ricorda che solo una piccola parte dei cittadini italiani è in grado di orientarsi in un universo informativo complesso. In sostanza, di leggere un quotidiano comprendendolo in ogni sua parte, per fare un esempio. Non c’entrano né le femministe nè la sinistra né il lupo cattivo. E’ un dato. Punto.
    Per inciso: non ho alcuna voglia di aprire un dibattito quando si tuona di antidemocrazia e di essere reazionari. E quando si appiccano etichette in malafede : “la sinistra!” “gli intellettuali”. Siamo persone che ragionano, da singole, senza appartenze. Non “La sinistra”. A proposito di toni.

  13. “Al di là del fatto che ogni volta che Lorella dice qualcosa spunta qualcuno che sostiene che no, così non va bene.”
    Personalmente è ciò che faccio con chiunque ritenga giusto farlo, mica solo con Lorella Zanardo.

  14. I dati come quelli riportati da De Mauro possono essere usati per fare discorsi diversi e opposti. Si può concludere che è vitale per una democrazia investire su scuola e cultura perché ciò significa aumentare la partecipazione democratica; o si può concludere che siamo in pochissimi ad avere gli strumenti per comprendere nel modo giusto la realtà, ed è conclusione pericolosa che a me, forse sbagliando, sembra presente nel discorso di un certo femminismo che non a caso privilegia il tono della denuncia di cose che altri non sarebbero in grado di vedere. Io dico solo e davvero senza polemica ma con forza: facciamo attenzione a non cadere nella semplificazione di una società di massa fatta di imbecilli di cui solo un’élite sarebbe in grado di comprendere e denunciare le storture. Perché questo è un discorso contro la democrazia di massa, che un filosofo come Rancière (sinistra radicale) ha denunciato nel suo “L’odio della democrazia”.

  15. Questa è la tua semplificazione, o se preferisci il tuo frame. Non è mai stato il mio, né quello di Lorella Zanardo. E credo che quello che facciamo e scriviamo ne sia, non da oggi, la dimostrazione.

  16. Non volevo rispondere a luz. perchè i toni e certe etichette vuote mi creano difficoltà, soprattutto quando si alza la voce e non ce n’è assolutamente bisogno. Che ci si scaldi per ben altre questioni. Il nemico non è Lorella Zanardo, non è il mio obiettivo polemico nè di molt* altr* che mi sento di poter rappresentare. Forse femminismo a sud luz lo legge con un po’ di fretta. Questo mi preoccupa, conoscendo Zanardo personalmente. Il discorso di Paolo è interessante, vedo che nei discorsi di lui e di luz torna la questione abito che sembra un elemento trascurabile ma non lo è. Funziona come un emblema. Considerando sempre che esistono i femminismi, non vedo in giro femministe che hanno voglia di attaccare Belen o qualsivoglia subrette per il suo abbigliamento. Nè tanto meno per il suo stile di vita, la sua scelta di vita ecc. Nessuno si sogna di interterdire Belen o qualsiavoglia ballerina di burlesque, lap dance o sex worker. Molte femministe, me compresa, si vestono come Belen, non tutti i giorni magari, per comodità. E si vestono anche da uomo, da clown, da cosa vogliono. In Italia posso dire per testimonianza diretta si viene discriminate sul posto di lavoro per il proprio abbigliamento, perfino per un rossetto rosso, in certi ambienti. Questo sì signori è un problema, si chiama discriminazione di genere. Ho molte amiche che hanno subito questo trattamento compreso il licenziamento, proprio com’è accaduto a Regazzoni per motivi diversi ma non così diversi. Questo è un enorme problema politico. Ma non lo risolveremo colpendo Zanardo. Migliorando l’operazione politica sì, non distruggendola. Questo è ovviamente soltanto la mia opinione, non solo mia, ripeto, quindi forse è degna di essere ascoltata da chi si indigna tanto.
    Dei rischi li vedo anch’io, li vedo perchè l’obiettivo polemico vero (che non è Zanardo ma una serie di fenomeni preoccupanti e quelli sì reazionari e totalitari che minano i diritti di alcuni generi a favore di un sistema politico-commerciale) funziona come un cancro che fa metastasi continuamente. Quando lo si attacca in un organo magicamente rinasce da un’altra parte attraverso strumentalizzazioni, manovre, banalizzazione di questioni complesse, creazioni di gabbie nel momento stesso in cui si vogliono distruggere. Per cui il discorso di Regazzoni mi interessa, vedo dei rischi anche nel suo, ma credo che colga qualcosa di molto giusto. Quello che non condivido è che l’obiettivo sia Zanardo, possiamo migliorare certe argomentazioni, coprirci le spalle con strumenti complessi (ma non troppo, stiamo parlando di militanza e la società deve avere accesso a quello di cui discutiamo, a me interessa la divulgazione) da attacchi che già arrivano, strumentalizzazioni e gabbie che si stanno già riformando. Ma non chiudiamoci, dialoghiamo, miglioriamo i progetti politici, non ci sputiamo addosso. Così nel frattempo i veri bigotti e i veri tiranni ingrassano a dismisura. Non sto invitando al pacifismo (anch’io come Regazzoni sono allergica alle pacificazioni) nè all’appiattimento ideologico, il conflitto è sano e necessario, ma dobbiamo rimanere nella piena consapevolezza di quali sono i veri obiettivi polemici e come vogliamo fare politica. un ringraziamento speciale ancora quindi a loredana lipperini per questo confronto.

  17. In questi giorni è stato trasmesso un lungometraggio del cartone “Futurama”, e nella storia c’era un gruppo di eco-femministe. Ad un certo punto in una scena, dovevano sabotare una sorta di veicolo spaziale; una delle eco-femministe fa per mettere dello zucchero nel serbatoio del veicolo e un’altra dice: “peccato, avremmo dovuto usare dello zucchero non-raffinato, questo danneggerà la nostra immagine”.

  18. Seguo questo blog (e altri che gravitano più o meno intorno agli stessi argomenti) da un pò di tempo, ma mai mi ero resa pienamente conto di quanto forte fosse la resistenza di fronte a certe tematiche.
    Zauberei dice teniamo ben saldi nella mente i punti che abbiamo in comune: sì, d’accordo, ma fino a un certo punto. Con molte delle persone che sono intervenute in questo thread io credo di avere in comune, forse, il numero di scarpe. E’ evidente che in moltissimi casi non c’è un piano comune su cui discutere. Laddove si cerca di affrontare un argomento che è lampante quale sia (la rappresentazione omologante, la forza della pubblicità ecc ecc) il dibattito viene continuamente trascinato altrove, o perché si passa all’insulto, o perché si lanciano sfottò (la citazione di futurama???), o perché si parla di qualcos’altro che non c’entra nulla con il tema (Paolo1984, forse è per questo che non tutti i tuoi commenti passano…). Impedire di fatto la discussione libera di un tema, perché chi vuole affrontarlo o si deve difendere o deve continuamente riportare il dibattito sul giusto binario, è censura. Non capisco se i molti che si sono comportati in questo modo l’abbiano fatto inconsciamente (e a questo punto sarebbe utilissimo affrontare il discorso a cui aveva accennato Don Cave) oppure consciamente. In entrambi i casi, è una questione preoccupante, visto che molti di voi ricoprono ruoli importanti del mondo culturale, o sono comunque persone che hanno un alto livello di istruzione e accesso a tutte le informazioni che vogliono. Non sono certo i dibattiti accesi quelli che temo (ne ho affrontati faccia a faccia e durante assemblee pubbliche di ben peggiori), purché il dibattito ci sia, purché chi ho davanti comprenda la mia posizione e ribatta su quella. A me sembra che spesso sia mancata proprio questo tipo di risposta, che è la base. Altrimenti non c’è un dibattito ma qualcuno che parla e qualcun altro che cerca di boicottarlo.

  19. Mi è piaciuto molto l’intervento di Olga – e non trovo che stili di comunicazioni aggressivi denotino una mancanza di interessi condivisi. Io non riesco a parlare con diverse persone che hanno questo stile di comunicazione, mi irrita – ma non vuol dire che non mi accorga che abbiamo interessi condivisi, credo che siano due piani diversi.
    Vorrei aggiungere una cosa, sul tema della strategia della comunicazione.
    Quando Loredana dice che c’è un problema di capacità di decodificazione dei messaggi culturali alludendo all’eventuale mancanza di mezzi per difendersene quando sono manipolatori, dice una cosa vera. Io per lo meno non posso essere doppia e dire che è vera se si parla di alcuni ambiti -tipo Berlusconi – e falsa se si parla di altri: posso insistere sulla circolarità che c’è tra cultura e persone, ma l’arco del potere che la cultura ha sulle persone non posso non vederlo – o vederlo a correnti alternate. Quello che però penso sia importante tenere sempre a mente, è quel sentimento di competenza della vita, di sapere il proprio se stesso -e anche il proprio se stesso sentimentale ed erotico e seduttivo, che tutte le persone sentono di avere, e che secondo me quando questi dibattiti prendono la mano, vedono disconosciuto. Quando nascono queste etichette tipo “femminismo reazionario”, dietro forse c’è anche questa cosa (semplifico molto) che qualcuno si senta dire: “seduci non per un tuo originario desiderio, ma per un desiderio indotto” non hai un’identità ma sei un prodotto. Un po’ quando ti dicono “tu fai tanto l’intellettuale” o “tu fai tanto quello di sinistra” e tu non capisci bene DIo Libro, che cazzo deve fa uno per essere, senti che per quanto ti sbatti, alla fine è l’autenticità dei tuoi gesti a essere messa in discussione solo perchè non si iscrivono allo stesso campo di vita dell’altro.
    Perchè la declinazione del comportamento sessuale è un campo identitario – vissuto come espressivo. In cui una persona si sente Se ecco, sente che il Se è collegato a qualcosa di vitale e originario. A me sembra utile tenerne conto, è come se la comunicazione semplificata disconoscesse l’altro dalla sua realtà e l’altro per tutta risposta – sposti anche l’altro interlocutore dalla sua realtà, e tutti parlano di persone che non esistono. (“Sei na vittima del sistema!” indi “veterofemminista sessuofoba!”)

  20. Dici che i miei post non c’entrano nulla con il tema, a me invece pare di sì comunque vabbè ognuno crede quello che vuole. Non è certo la prima volta che vediamo o interpretiamo le stesse cose in modo diverso.
    Secondo me e non solo me, non tutti i modi di lottare contro modelli omologanti e degradanti (ammesso che ci sia pieno accordo su cosa è degradante e cosa non lo è quando si parla di un campo minato come quello dell’eros) sono uguali e ugualmente condivisibili. Il modo di Olga mi piace, altri mi piacciono un po’ meno o comunque comportano dei rischi che ritengo giusto rilevare. Posso dirlo senza essere accusato di boicottaggio più o meno inconsapevole?
    Comunque mi sembra che le posizioni di tutti e le relative divergenze e comunanze si siano sufficientemente chiarite.

  21. Vorrei dire un’ultima cosa magari per ulteriori riflessioni future. Mi sento in grande sintonia con Loredana Lipperini, Lorella Zanardo e con molte persone che sono intervenute qui (mi interessa per fare un esempio il lavoro di laura a., forse è per questo che lei ha colto subito il mio discorso sull’immaginario erotico femminile nel pluralismo delle rappresentazioni). Femminismo reazionario è un ossimoro e non so quanto possa essere fertile politicamente, quanto possa servirci un’etichetta vuota e che non descrive le persone che si identificano nel lavoro di Zanardo e in molto altro. Mi interessa una cerniera tra militanza e teoria, le torri d’avorio sono molto pericolose in momenti di urgenza politica come quello che stiamo vivendo oggi in Italia (ma nel resto del mondo le cose non vanno poi così bene). Per questo la precisazione di Regazzoni mi trova in assoluto accordo. Bisogna fare un lavoro da equilibristi, forse da funamboli a volte, per conciliare serietà del discorso teorico con accesso per tutti a quello che concretamente vogliamo fare. Personalmente ( e non solo personalmente) mi interessa il cambiamento, voglio discutere anche con quel pensiero che in un primo momento può sembrarmi fuorviante o pericoloso, non per amore cristiano alla conciliazione ma per arricchire il mio discorso e concretizzarlo in un’azione politica. Per cui le critiche, anche forti, sono benvenute, purchè non diventino armi di distruzione di massa (vedi attacco personale o zittire l’altr* umiliandol*). E comunque come dice giustamente Adrianaaa nei dibattiti pubblici e nelle patinatissime discussioni accademiche si vede assai di peggio. Quando Paolo mi pone questioni che magari sembrano marginali ma poi a scavare diventano euristiche io mi metto in posizione d’ascolto. Mi sforzo almeno a tenere a freno fantasmi e pregiudizi aprioristici. E magari finisce davvero che arriviamo a capire qualcosa. A volte si naufraga, è normale, ho sperimentato spesso molta amarezza. Nel discorso di Zauberei e Regazzoni ho visto del giusto, alcune cose acute come l’ultimo discorso di Zauberei le condivido, ascolto quando qualcuno fa obiezioni perchè se esiste davvero un rischio il mio interesse non è difendere la mia identità ma l’obiettivo politico da raggiungere, il bene collettivo, quello per cui ho voglia di combattere. Non è facile ma per prepararsi alla festa che certi poteri forti vogliono farci sarà bene farsi le spalle larghe. Grazie a tutt* quindi, faccio tesoro di tutto quello che ho visto e imparato.

  22. @ Adrianaaaa
    La battuta non è uno sfottò, ma semmai va a favore, ho pensato che sintetizzasse la situazione in maniera divertente, mi dispiace se a te ha fatto l’effetto contrario. Cioè una battaglia sacrosanta in cui nel cartone le stesse eco-femministe ( certo che vengono prese in giro anche loro, ma in maniera salutare, è comunque Groening ) cercano di essere perfette.
    il mio appoggio è totale, per quanto insignificante, ho voluto condividere un momento privato.

  23. Olga wrote: “Bisogna fare un lavoro da equilibristi, forse da funamboli a volte, per conciliare serietà del discorso teorico con accesso per tutti a quello che concretamente vogliamo fare.”
    – – –
    Zanardo wrote (cit da Regazzoni) :“Da tempo ormai è evidente che solo un apcicola parte della popolazione ha i mezzi culturali ed economici per approfondire la realtà”
    – – –
    DOMANDA:
    “Accesso per tutti” chi??? “Piccola parte” chi???

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto