ROBERT DARNTON E LA RETE

Fra poco, qui a Perugia, tavola rotonda con Robert Darnton (grandissimo storico e persona di rara squisitezza, oso dire). Vi posto un’intervista rilasciata a  Francesco Prisco per “Il Sole 24 Ore“.
Se non è la biblioteca di Alessandria poco ci manca. Giudicate voi: milioni di libri sparsi nelle più importanti istituzioni culturali degli Stati Uniti finalmente riuniti insieme e consultabili on line gratuitamente. Un progetto già «in fase di realizzazione» che vede coinvolti atenei, enti di ricerca e fondazioni. Ad annunciarlo è Robert Darnton, storico del libro e direttore della biblioteca di Harvard, promotrice dell’iniziativa«Digital Public Library of America» insieme con la Biblioteca del Congresso e i National Archives.
Tour italiano
Arriva adesso in Italia, Paese nel quale ha appena dato alle stampe la raccolta di saggi «Il futuro del Libro» (Adelphi, euro 24, pp. 273), per un tour che da qui al 10 giugno lo porterà prima al Forum Unesco di Monza, poi a Roma per «Il maggio dei libri». Ne abbiamo approfittato per fare quattro chiacchiere con lui sul destino della parola scritta in un mondo in cui «il digitale deve essere inteso sempre più come una risorsa piuttosto che una minaccia».

Professor Darnton, ne «Il futuro del libro» lei afferma che il matrimonio tra carta stampata e tecnologia può essere felice. Quali sono, però, le condizioni per farlo funzionare?

Concordo con chi sostiene che i cambiamenti in atto oggi siano grandi almeno quanto quelli dell’età di Gutenberg. Ma quando la gente parla di tecnologia tende spesso a drammatizzare e banalizzare: ci si immagina che analogico e digitale occupino due estremi opposti. In realtà queste due forme di comunicazione si intersecano e si sovrappongo, fino a rafforzarsi reciprocamente.
Ci fa qualche esempio?
Me ne vengono in mente un paio. Il primo è rappresentato dalla cosiddetta Espresso book machine. Un apparecchio che funziona così: un utente entra in libreria e ordina un volume tramite computer. Il testo viene trasmesso all’istante da un data-base elettronico, stampato, rilegato, avvolto in una copertina: tutto in pochi minuti e a prezzo accessibile. Il secondo esempio arriva da una mia recente esperienza di autore. Ho da poco pubblicato un libro per la Harvard University Press, dal titolo «Poetry and the police: communication networks in Eighteenth century Paris». L’opera tratta di come le canzoni di ispirazione politica, nella Francia del Settecento, potessero contribuire persino a far cadere i governi. Hélène Delavault, una mia amica cantante di cabaret, ha inciso una dozzina di quelle canzoni e le sue registrazioni sono disponibili on line gratuitamente come supplemento elettronico al mio libro. Devo costatare che lavori «ibridi» come questo si stanno sviluppando un po’ ovunque nel mondo. I conflitti e le contraddizioni esistono ovviamente ma, a livello generale, analogico e digitale andrebbero intesi come alleati, piuttosto che come nemici.

7 pensieri su “ROBERT DARNTON E LA RETE

  1. Darnton è un intellettuale con tutte le maiuscole possibili. Il suo approccio per una storia delle mentalità è, per me, entusiasmante. E i testi sul ‘700 una miniera di pietre preziose.
    Sarà una buona giornata Loredà. Marcalo stretto!
    L.

  2. Che bello quando arriva chi analizza creativamente il presente e proietta un futuro di idee anziché di inquietudini o di annunci ciarlatani.
    I due piccoli esempi di Darnton parlano dell’utilizzo delle nuove tecnologie per servizi e contenuti aggiuntivi finalizzati ad una fruizione più facile o migliore. Troppo spesso si mortifica la creatività e l’inventiva perché si cerca di fare profitto senza contenuti o servizi aggiuntivi.
    La fregatura è quando di urla alla rivoluzione semplicemente riciclando il libro pari pari dal cartaceo al digitale facendolo pagare come se fosse un codice miniato.
    La stessa china che fu presa nel passaggio tra vinile e cd, invece di creare un valore aggiunto si è perso il valore del disco come oggetto e il il mercato è crollato perché il cd copiato era praticamente come quello comprato.
    La tecnologia funziona per facilitare e creare un valore aggiunto e non per giocare al ribasso.
    D.

  3. Perfettamente d’accordo con il professor Darnton!
    E’ importante approcciare il futuro in termini di opportunità anziché scambiare la novità e l’incertezza per orribili fantasmi.
    Facciamo fatica ad abbandonare le nostre abitudini e gli oggetti ai quali siamo affezionati. Io, che mi ritengo un discreto lettore (che ormai non sa più dove stipare i suoi libri), ho acquistato da qualche mese un ebook reader. Ero scettico all’inizio, ma mi sono dovuto ricredere. Ho scoperto uno strumento utilissimo che porto sempre con me. Non sostituisce il vecchio libro di carta, ma ha una funzione complementare e soprattutto mi consente di leggere, sottolineare, scrivere dovunque mi trovi. Bellissimo!

  4. Ecco il giusto approccio: digitale e cartaceo non sono antitetici, semmai complementari. Se mettiamo da parte la demenziale propensione ad affrontare ogni aspetto della realtà con lo spirito di un ultrà in curva durante il derby, avremo soltanto da guadagnarci. Bravo professor Darnton.

  5. beh,come per i latini pure per me bona fides semper presunta est.Certo,Bisognerà capire semmai quale interpretazione sarà data al concetto di accessibilità del prezzo.Piuttosto,io in controtendenza metterei l’accento su iniziative come per esempio quella di “incerti editori” in cui,nella migliore tradizione umana ,si sopperisce alla carenza di mezzi con ritmo,azione(fantasia)
    http://choodic-66.narod.ru/Only_sixteen/110_Jethro_Tull-Bouree.mp3

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