Ci ho pensato, anche perché i commenti di ieri non mi hanno lasciata indenne, e rilancio.
Uno degli intervenuti ha scagliato il proprio anatema sulle donne che interrompono la gravidanza. Accade e accadrà, da quando i foglianti hanno intrapreso la loro battaglia pro life.
Quel che accade inoltre, e che davvero è un tema sotterraneo, è che alle donne si impedisce, in Italia, di abortire.
Ho già citato il libro, preziosissimo, di Chiara Lalli, C’è chi dice no. Leggetelo e diffondetelo. Chiara Lalli ci ricorda che gli aborti clandestini sono passati da circa 55.000 mila del 1988 agli oltre 77.000 del 2007. Che la legge 194 viene svuotata dall’interno, con la moltiplicazione degli obiettori di coscienza. Ci riferisce dell’indagine della CGIL Lombardia sugli ospedali regionali: su 546 ginecologi, gli obiettori sono 361, i non obiettori 146. In dieci ospedali i ginecologi sono tutti obiettori.
Racconta storie. Come quella, atroce, di Margherita, che dopo la morte della sua bambina, a dieci mesi, resta incinta (è il 2007) ma si sente diagnosticare una trisomia 13, che porterebbe alla morte del neonato entro poche settimane. Deve interrompere la gravidanza che ha superato la dodicesima settimana. Va al San Giovanni di Roma. Viene sottoposta a un calvario vero e proprio, uno slalom fra obiettori, una orribile induzione accanto alla sala parto fra i vagiti dei bambini, ostetriche che le chiedono se vuole salutare il feto e fargli un funerale, medici obiettori che però, da privati cittadini, hanno cercato colleghi non obiettori per interrompere la gravidanza della moglie.
Ecco, leggetelo. Magari stateci male. Ma sappiate che quello che è un doloroso diritto, ma un diritto, delle donne oggi non è quasi più attuato.
Intervengo sull’argomento solo per ricordare ai maschietti di starne un attimo fuori. Il corpo è delle donne, decidono le donne. L’obiezione di coscienza andrebbe proibita in questo campo negli ospedali pubblici. Agli uomini, clero per forza di cose incluso, dovrebbe essere concesso al massimo di appoggiare le decisioni delle donne in merito.
Filippo è l’unico maschietto legittimato a intervenire?
Quanto alla stessa solfa, le solfe sono due, sempre le stesse da quarant’anni e tali probabilmente resteranno.
L’unica salvezza è chiedere alla politica di garantire ciò che viene dalla politica (nomos) non certo da un diritto naturale che evidentemente non esiste visto che non trova concordi non solo i cattolici. Io per esempio non ero ancora cattolico quando ho salutato il “movimento”, non solo per questo ma anche per questo motivo, ritrovandomi nelle posizioni di Pasolini.
La dichiarazione di obiezione di coscienza dovrebbe essere precedente all’atto dell’assunzione in una struttura pubblica, e su cose come questa si potrebbe essere tutti daccordo, perchè nessuno può mettere in discussione l’erogazione di un servizio garantito dalla legge.
Invocare la salute delle donne come se fosse l’unico motivo per cui si interrompe volontariamente una gravidanza è del tutto improprio, meglio parlare di autodeterminazione. E’ un valore, certo, bisogna vedere se è un valore assoluto quando c’è di mezzo un’altra vita.
Ma qui, appunto, la coscienza è sovrana.
E con questo chiudo e saluto, perchè siamo arrivati alla frutta.
Rispetto la 194 e voglio che ne sia garantito l’adempimento, non chiedetemi di amarla, però. E’ il male minore, non il bene.
“Invocare la salute delle donne come se fosse l’unico motivo per cui si interrompe volontariamente una gravidanza è del tutto improprio, meglio parlare di autodeterminazione.”
Si ricorda che la 194 garantisce – o garantirebbe – la salute della donna perché se non esistesse le donne che ricorrono ad una interruzione di gravidanza con tutta probabilità finirebbero nelle mani delle mammane; e questo sarebbe un enorme rischio per la loro salute, dal momento che diverse di quelle donne che l’hanno fatto sono morte. Non si intendeva dire che una donna interrompe una gravidanza solo per motivi di salute fisica sua o per malformazione fetale.
Valter, si parla della salute delle donne a partire dal fatto che queste, che noi, ricorrendo ad aborti caldenstini, moriamo, cosa che accade realmente, dato che effettivamente si dà, nella realtà, che non si voglia/possa diventare madri, per vari motivi, compresi i casi di aborto terapeutico. I motivi per cui si giunge alla decisione di abortire riguardano le singole donne, le quali possono pure decidere di non abortire rischiando la vita o morendo. Sono scelte, come dice, la coscienza, e ognuna ha la propria.
In natura ci sono tante cose contro le quali ci oppiniamo e sulla natura interveniamo continuamente, per cose ben più gravi, che coinvolgono l’intera umanità, come trasportare petrolio da una parte all’altra del globo, e poi lo scafo si rompe e c’è un ecosistema distrutto. Se io decido di interrompere una gravidanza me la vedo solo con me stessa il mio corpo e il/la figlio/a che non avrò.
C’è un limite sì negli argomenti che un uomo può portare alla discussione, ed è il limite del non essere coinvolto dentro di sé (con questo non voglio svilire la paternità, ma se lei decide di non voler fare il padre le basta firmare un documento, io devo intervenire su me stessa chirurgicamente o farmacologicamente, sono sicuramente più coinvolta), questo non significa che non può esprimere opinioni, ma forse che quelle opinioni devono tenere conto del limite – lei, un uomo in generale.
E poi la frutta è buonissima e per il solfeggio c’è pure un diploma 🙂
@ valter
scusa ma non capisco perché porti la discussione a questi punti.
la 194 ha un problema in sé, e si chiama obieizione di coscienza, laddove in uno spazio pubblico si scontrano volontà private. la cosa più ovvia da fare è prenderne atto e istituire strutture pubbliche esterne agli ospedali in cui vengano assunte persone che andranno ad operare gli aborti. non ha alcun senso dire che abortire è un diritto naturale o che sia un valore assoluto, come non lo ha nessuna vita in particolare. però pensiamo che le donne debbano poter abortire, e che lo possano fare assistite da chi è competente e le può aiutare. la situazione attuale impedisce che sia possibile farlo. si deve porre rimedio, senza obbligare nessuno a farlo. che sia un male minore o un bene è inutile dirlo, io sono indifferente, per me è una possibilità lecita, come andare a fare spesa, non contano le nostre opinioni. la vita di chi deve nascere vale meno di chi la ospita, questo è quanto.
Il personale medico, come è tenuto a curare chiunque, non può e non deve in alcun modo fare obiezione di coscienza su qualsiasi tema che non implichi una libera scelta del paziente…………..in caso contrario si comporta come un ipocrita fariseo, che da giudizi morali a livello di sanità pubblica e poi…….privatamente, previo conpenso, ti fa abortire….e tante altre cose……vedi protesi non conformi etc…………..
mi limito a far presente che nella mia esperienza personale in un ospedale del sud italia in cui si deve attendere per settimane l’arrivo del “medico colpevole” dall’esterno perchè “sono tutti obiettori” oltre a patetici tentativi di sprofondarmi nel senso di colpa via immagini mostruose pro-life e ricovero in stanza di quasi-partorienti pronte a stigmatizzarmi, in seguito alla somministrazione dei farmaci e a conseguente ora e mezza di atroci dolori, le infermiere presenti si sono limitate a deridermi affermando che “i veri dolori sono quelli del parto”…tanto per ricordare che purtroppo la follia di una simile crociata moralizzatrice non appartiene solo al maschio. Avevo 17 anni e per fortuna già l’età per capire che i sensi di colpa dovrebbero averli i cosiddetti “obiettori” per comodità