SVANIRE, CON AUGURI

I racconti mi sono sempre piaciuti. So perfettamente quel che si dice delle antologie: non piacciono, non vendono, sono un’operazione “a perdere”. Eppure sono cresciuta leggendo Katherine Mansfiekd e  Dubliners di Joyce, e la grazia della forma breve continua a sembrarmi molto più di un esercizio di stile e di una dimostrazione di bravura.
Anche per questo, il secondo consiglio di lettura è Svanire di Deborah Willis, pubblicato da Delvecchio nella traduzione di Anna Baldini e Paola Del Zoppo. Deborah Willis è canadese, molto lodata dalla sua conterranea Alice Munro e ha scritto una raccolta di storie brevi collegate al tema della sparizione: può essere una sparizione fisica, come quella del padre del primo racconto che un bel giorno lascia i suoi appunti di scrittore e non fornisce più traccia di sè, o simbolica (un tradimento o un addio di  mariti, mogli, amiche, amanti), o definitiva (la morte). Di fatto, incide le carni e l’anima di chi resta, senza rimedio. Perchè leggere Willis? Perchè è soavemente crudele, e non è mai uguale a se stessa. Citavo non a caso Mansfield, all’inizio: perché nei racconti di Willis c’è anche qualcosa di lei, nel delineare l’esclusione di coloro che sono stati colpiti dallo svanire degli amati. Insomma, vale la pena.
Buon Natale, commentarium. Trascorretelo senza ansie e senza cattivi pensieri: ci ritroviamo fra un paio di giorni.

9 pensieri su “SVANIRE, CON AUGURI

  1. Grazie Loredana! Grazie dei sempre preziosi consigli di lettura e tantissimi auguri anche a te! Passa un Natale sereno e goloso! Alle agende e alla dieta penseremo a gennaio! 😉
    Auguri a tutto il commentarium! Fate tutto quello che vi fa star bene!

  2. Augurissimi!
    Ne approfitto per fare outing.
    I miei racconti preferiti, che transitano nella mia memoria oggidì:
    “La bestia nella giungla” di Henry James
    “Il colombre”, “Sette piani”, “L’uccisione del drago” di Dino Buzzati
    “La bottiglia di Amontillado”, “La pantomima della morte rossa”, “Re peste” di E.A. Poe
    “Fiori per Algernon” di Daniel Keyes
    “L’ultima domanda” di Isaac Asimov
    “La panne”, “La morte della Pizia”, “La guerra invernale del Tibet” di Friedrich Dürrenmatt
    “Voglia di dormire” di Anton Čechov
    “Nella colonia penale” di Franz Kafka
    “Il delitto di Lord Arthur Savile” di Oscar Wilde
    *
    A voi la parola!

  3. Grazie, e a proposito: se gli editori avessero snobbato tanto le raccolte di racconti, Italo Calvino non avrebbe mai pubblicato, dato che la maggior parte dei suoi libri sono raccolte di racconti, scritti intorno a un tema, o a un’ambientazione, o a un personaggio. Poi ci sono altri tipi di raccolte di racconti, quelle fatte assemblando i racconti via via creati nel corso della vita dell’autore, o dell’autrice, raccolte il cui limite è, appunto, il dislivello talvolta insopportabile tra un racconto e l’altro: è l’impressione che mi avevano fatto, alla loro uscita in Italia, le “Novelle Orientali” di Marguerite Yourcenar. Meglio invece, da questo punto di vista, “Tutti i racconti” di Abraham Ben Yeoshua. Colgo l’occasione per fare pubblicità storica a due libri raccolta di racconti spesso dimenticati nella produzione dell’autore: “Il sistema periodico” e “La chiave a stella”, di Primo Levi. Inutile dire che, andando a ritroso, ci metterei su pure le “Operette morali” di Giacomo Leopardi. Sto cercando tra le italiane autrici di racconti degne di nota, ma non mi viene niente in mente, certo per mia lacuna, invece plauderei a Marcela Serrano che con “Dieci donne”, forse non un capolavoro ma originale e ben fatto, ci ha liberate dal monopolio Isabel Allende sulla narrazione cilena in Italia. Eh, scusate, ma lo stile e tutta la geografia mentale e il suo arredamento non li sopporto, e anche se trattasi di romanziera il confronto era inevitabile,

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