“Flusso di puerpere” e “Invasione di partorienti”. Non è uno scherzo, ma sono alcuni dei titoli e dei commenti leggibili in questi giorni dopo la proposta di Cecilie Kyenge di aprire allo ius soli. Titoli, peraltro, che derivano dalle dichiarazioni della seconda carica dello Stato, Pietro Grasso. A parte lo sconcerto per i termini utilizzati (“flusso” e “invasione”, che rimandano a migrazioni bibliche o a movimenti bellici degni dei Sette Regni di Westeros), quello che è dato leggere e ascoltare in questi giorni aumenta, oltre allo sconcerto, lo sconforto.
Cecilie Kyenge sta percorrendo la strada giusta (e chissà se riuscirà a ottenere quel che si propone), mentre su di lei, da più parti, si scatena l’inferno, culminato nel più recente (ma si suppone non ultimo) “nero di seppia” da parte di un leghista di Prato. Ma qui, ancora una volta, è il punto: mi sembra che, così come avviene con il sessismo, ci si sia ormai abituati a delegare a una sola parte del paese la mentalità razzista. Non siamo noi, mai, i responsabili: sono di volta in volta i leghisti, o gli antifemministi, o – su tutti e ogni volta – Berlusconi.
Non mi stanco di ripetere (l’ho fatto anche a Berlino, sabato sera) che Berlusconi è semmai l’effetto, e non la causa. Che la reductio ad unum è faccenda comodissima, perché permette di assolverci ogni volta. Berlusconi non sarebbe mai diventato presidente del consiglio se qualcuno non l’avesse votato, approvato, ammirato. I leghisti non si potrebbero permettere di dire quello che dicono se fin dall’inizio il consenso – anche muto – attorno alle loro parole non fosse stato decisamente non minoritario.
Allora, che si fa, eh? Come provavo a dire lunedì, ci si assumono responsabilità individuali, in ogni campo. Il che significa non ritenere conciliabile, e agire e pensare di conseguenza, la professione di democrazia e di appartenenza alla sinistra da chi sbeffeggia Boldrini non sulle affermazioni ma sul suo essere donna (e di chi bolla come cretine o frutto di ossessione le argomentazioni che vengono portate in suo supporto). Il che significa che la “distrazione” di chi, nonostante l’esistenza di una Carta di Roma, utilizza un linguaggio razzista in un mezzo d’informazione, su carta o on line, forse avrebbe avuto tutto il tempo e i mezzi per trasformarsi in attenzione.
E, no, consueti cari amici e non sempre chiari compagni, questo non ha nulla a che vedere con la censura, come vorrebbero coloro che, da destra e da sinistra, cavalcano quella tigre (Censura! Liberticidi! Sì, censuriamo tutto! Basta con l’hate speech!): come si vede, è bastata una frase sulla pubblicità sessista per evocare lo spettro di Oliviero Toscani che vaticina contro il rossetto tentatore (portando acqua, evidentemente e a mio parere volutamente, a chi confonde coerenza e rispetto con il burqa). E’ una faccenda molto più lunga, molto più impegnativa e anche molto più difficile, che passa per la scuola, per i modelli forniti dagli adulti, per la carta, il video e la rete. Però, o percorriamo quella o, banalmente, diventeremo peggiori di come siamo. Liberissimi.
la sciagurata intervista di Grasso è stata ripresa su paginoni da tre quotidiani, Libero, Il Giornale, Padania, con i titoli che si possono inìmmaginare. Del resto, Grasso riprende tormentoni e linguaggio tipici di quei giornali, nonchè un’argomentazione (un inedito ius culturae da affiancare alla sciagurata espressione ius soli, da evitare anche per questi volgari derivati) adoperata da Alleanza Nazionale nel 2006-2008, quando della proposta si cominciò a palare nelle Commissioni Parlamentari.
Loredana purtroppo ha ragione, da anni una sparuta minoranza di analisti cerca di avvertire del pericolo rappresentato da posizioni “democratiche”; si ridà continuamente spazio e nutrimento al razzismo, quello più comnclamatoe balordo.
Ieri, in un giorno di ferie passato in macchina con la radio quasi sempre accesa, sono passato dall’ascolto delle dichiarazioni di Grasso dalla sua viva voce, la mattina, alla Zanzara di Radio 24, la sera, in cui Cruciani intervistava il “giornalista” di estrema destra che ha diffuso il fotomontaggio di Laura Boldrini, elargendogli solidarietà a piene mani. In mezzo, trasmissioni varie con i commenti degli ascoltatori alle affermazioni di Toscani. Da un lato è un buon segno: una giornata intera di informazione dominata da questioni di genere, sia pure affrontate nel modo goffo e maldestro di chi non ci ha mai riflettuto su, è comunque (potrebbe essere) un primo passo verso un pensiero più strutturato e un vero confronto politico. Certo, questa goffaggine fa spesso cadere le braccia. Cominciamo da Grasso. Trovo irritanti due cose nelle sue dichiarazioni: ovviamente il linguaggio, e l’aver parlato senza documentarsi. Sono una trentina i paesi del mondo a praticare lo ius soli (fonte Wiki), tra cui Stati Uniti e Canada, che non risultano assediati dai suoi “flussi di puerpere”. Nel merito, suggerendo di affiancare al criterio della nascita una qualche forma di continuità della cittadinanza, ha detto una cosa che può non essere condivisa (io non la condivido), ma non un’eresia: è quello che fa la Francia, tanto per dirne una. Se però le motivazioni della proposta sono veramente quelle che ha esposto, tocca ricredersi sulla sua intelligenza. Più probabile che si tratti di una malintesa interpretazione ecumenica della carica che riveste: in un paese in cui la Lega è ammessa nell’arco costituzionale, Grasso ha ritenuto di dover parlare anche agli elettori di quel partito, pensando di impersonare il Presidente di tutti e rivelandosi un politicante poco avveduto. Su Cruciani è meglio stendere un velo: a parte il continuo parlare delle “foto della Boldrini nuda” anziché di fotomontaggio, spacciando il falso per verità, si affannava e si spendeva in attestati di solidarietà al tizio indagato “perché nel web gira di tutto”, come se questo fosse sufficiente a trasformare un reato in un atto di libera espressione. Altre argomentazioni non pervenivano. Su Toscani si sono invece espressi gli ascoltatori, con gran confusione: proposta sbagliata, certo, sì, ma insomma… pure loro un po’ se la rischiano, no? Il tono era questo, gli interventi numerosi. Insomma, si percepisce la pressione contro il coperchio del vaso di Pandora. Scoperchiamolo, e che la Forza sia con noi.
il problema è che troppo spesso l’esperienza di una vita adulta non si accompagna alla capacità di compiere analisi che abbiano un minimo sindacale di complessità.Se ci fermassimo alle apparenze potrei dire che la seconda carica dello stato arieggia una persona che non si sia mai del tutto ripresa da uno shock.Fortunatamente cerco di andare oltre(quando la cosa non mi viene resa difficile dagli interessati)
Confermo quanto dice Maurizio su”laura Boldrini nuda”: la maggior parte delle volte sui giornali NON si dice che si tratta di un falso. C’è chi scrive “fotomontaggio che ritrae Laura Boldrini nuda”: demenziale.
Ti segnalo questo a mio parere bellissimo intervento su Asinus Novus: http://asinusnovus.wordpress.com/2013/05/08/il-sessismo-come-lo-specismo-inesauribile/
Quello che dice la ministra per le pari opportunità è una boiata punto e fine. Politica. Economica. Uno slogan facile, detto in latino. Qualcuno lo giustifica addirittura per non far riforme sulla maternità.
Non siamo l’america dell’800. Il problema italiano comune a tutti, italiani e non (vale per i permessi di soggiorno, le carte di identità non valide per l’espatrio etc) è la burocrazia. E poi i soldi. Com’è che gli immigrati preferiscono campare fra i “razzisti”? Faranno i conti pure loro, immagino. Sarebbero contenti se dopo essere arrivati in Italia vedrebbero crollare i salari? Se i propri figli sarebbero di nuovo condannati a esser schiavi di qualche ideologia religiosa, immigrata anch’essa? Discorso a parte merita la situazione delle varie carceri italiane, compresi i cie, dove non è possibile pensare a riforme che non comprendano un intervento straordinario. Ma sono misure particolari, precise, ponderate, con un obiettivo non ideologico ma umanitario.
Ministro per l’integrazione, pardon
vabbè, anche i congiuntivi
Una boiata, ma guarda. Quanto al latino: Ius soli è un’espressione giuridica, appunto in latino. Cosa avrebbe dovuto dire, per farti piacere? Per cortesia, prima di dire fesserie, contare fino a dieci. Saluti.
Loredana, che dire? Che sottoscrivo parola per parola, e questo di per sé magari vale poco. Ma forse vale qualcosina in più praticare quotidianamente la responsabilità individuale e anche il fatto di essere, sinceramente, rompicoglioni quando ci mettiamo a discutere con chi dice fesserie su temi come questo, con chi fa battute omofobiche, sessiste e via dicendo e magari ci pigliamo accuse di rigidità o di essere talebani (pensa te che paragone…). A me qualche volta è capitato e capita. Ho smesso da tempo di far finta di nulla, di girare lo sguardo, di lasciarmi andare al quieto vivere. Ho acquisito una bella capacità di ribattere, litigare, sostenere certi pensieri. Insomma un piccolo quotidiano lavorìo. Grazie come sempre degli spunti.