A Genova sembra primavera, in compenso il mio computer si collega quando decide lui. Al volo. Leonardo Colombati lancia un concorso, qui (dove trovate spiegazioni e lista). Questo il lancio:
“Ho compilato una lista.
Sono 175 romanzi. Coprono un arco di 185 anni. Sono i migliori romanzi americani di tutti i tempi, secondo un criterio di scelta ovviamente soggettivo. Spero di essere stato il più giusto possibile, e di non essermi dimenticato niente di importante.
Nessuno dei 121 autori scelti è presente in questo catalogo con più di tre libri. È un onore, questo, concesso a pochi: Saul Bellow, Truman Capote, William Faulkner, Francio Scott Fitzgerald, Nathaniel Hawthorne, Ernest Hemingway, Henry James, Herman Melville, Vladimir Nabokov, Thomas Pynchon e Philip Roth.
Singer, Asimov e Nabokov sono considerati autori americani, benché nati altrove (per Nabokov e Singer sono stati presi in considerazione solo i romanzi pubblicati dopo il loro arrivo negli Stati Uniti). Henry James, americano emigrato in Inghilterra, è stato incluso nell’elenco.
Di Melville è stato incluso un racconto lungo come Bartebly lo scrivano. È stata l’unica eccezione in proposito. Non ci sono raccolte di racconti, qui dentro.
Sono solo 14 le scrittrici: rappresentano un misero 12%.
18 sono i romanzi pubblicati nell’Ottocento; 52 quelli pubblicati nei primi 50 anni del Novecento; 105 quelli pubblicati dal 1950 al 2005. Queste differenze quantitative dipendono dall’aumento esponenziale del mercato librario”.
Su Il giornale di oggi Gian Paolo Serino torna su Il primo amore con una certa malizia, se posso permettermi (e con un errore che mi riguarda: Lipperatura non è il blog della sottoscritta e di Daniele Brolli- quando mai? – semmai è il blog dove la sottoscritta ha il piacere di ospitare, di tanto in tanto, anticipazioni della rubrica che Brolli tiene sulla rivista Pulp. Secondo: a me non sembra che si possa parlare di querelle, e mi sembra anche ingeneroso farlo. Io ho semplicemente dato la notizia del nuovo sito, a cui rinnovo i miei auguri di buon lavoro: che poi Gian Paolo riesca ad intuire che fra i commentatori intervenuti ci siano scrittori sotto pseudonimo è cosa che rasenta il paranormale. Sia. Questo, per puro ed unico dovere di cronaca, l’articolo (però, gente, poi passiamo ad altro, please).
"Il popolo di Internet è sceso sul sentiero di guerra: centinaia di “bloggers” sono scesi nella piazza virtuale del Web per commentare la nascita de “Il primo amore” (www.ilprimoamore.com), sito che segna il distacco ufficiale e definitivo da un altro blog, “Nazione Indiana”, che per anni è stato al centro di polemiche,proposte e provocazioni letterarie fuori dal coro ufficiale. I “dissidenti”, nonché tra i promotori più attivi di Nazione Indiana, Carla Benedetti, Giovanni Giovanetti, Antonio Moresco, Tiziano Scarpa, Dario Voltolini, hanno deciso di attuare questa “restaurazione” perché stanchi di far parte di una Nazione Indiana passata dalla parte del nemico. “Troppa mancanza di radicalità e la sensazione, netta, di comportamenti ambigui e troppo cautelati. Dichiarazioni legittime, ma che evidentemente hanno irritato i nervi già scoperti dei bloggers letterari più assidui. Di “blog in blog” (un tempo si diceva di “bocca in bocca”, ma i tempi cambiano) il popolo della Rete è andato in subbuglio: è bastato che la notizia fosse ribattuta da siti ufficiali come www.librialice.it, il portale che con i suoi 400 mila visitatori unici al mese è il più frequentato da chi ama la letteratura su internet, o fosse ripresa dai blog ufficiali degli scrittori e critici Loredana Lipperini e Daniele Brolli (!!! Ndr) per dare il via ad una querelle che sembra non aver fine. Molti, anche sotto pseudonimo, gli scrittori intervenuti. Tantissimi i commenti: complimenti e auguri per la nuova avventura degli ex indiani, ma anche moltissimi i “post it” di rabbia. L’accusa più comune? Su Nazione Indiana, che con aplomb ha salutato ufficialmente “il nuovo amore”,molti utenti hanno difeso la propria filosofia di blogger al servizio della letteratura: “Non mancanza di coerenza”, scrive ad esempio la scrittrice Gemma Gaetani, “ma Scarpa e gli altri ancora una volta vogliono ribadire di voler essere a tutti i costi “i primi della classe”. Gli ex indiani si difendono a loro modo: su www.primoamore.it , s-oggetto del reato, continua la raccolta di firme per riaprire il processo Pasolini, mentre iniziano ad apparire i primi interventi dei fondatori. Primi tra tutti lo scrittore Antonio Moresco, parafrasando Cervantes, risponde (forse) alle polemiche scrivendo: "Essere e apparire, letteratura e vita, realtà e finzione, verità e menzogna… Lettore irredento come nessun altro, Don Chisciotte va a toccare e a sfondare questo limite, che è anche il limite della "letteratura", come di ogni altra attività umana. Cosa succederà dopo?”. Nell’attesa curioso è il contro-attacco di Tiziano Scarpa alle polemiche. La sua risposta è un ironico racconto, titolato “I nuovi stragisti”, basato su una serie di statistiche e calcoli matematici: “Natale a Miami
ha avuto tre milioni di spettatori. Il film dura 100 minuti. Gli italiani gli hanno dedicato 300 milioni di minuti, pari a 570 anni. L’aspettativa di vita in Italia è di circa 80 anni. Quindi gli italiani hanno sacrificato 7 vite umane alla visione di Natale a Miami. Si tratta del ventiduesimo film della coppia Boldi-De Sica. Ce n’è abbastanza per incriminare i due attori per strage”.
Dici bene Girolamo. Altra caratteristica del berlusconismo è questa: hai identificato un problema comune. O meglio diciamo un problema di tanti, se no sulla parola ‘comune’ il berlusconiano s’ingrifa. Che il problema sia posto bene o male, non ha importanza. La questione è stata posta. In conseguenza di ciò una magari fa domande, gentilmente. Domande che partendo dal pubblico, possono anche riguardare la sfera privata. “Ma perchè non ti fai un po’ i cazzi tuoi?”, dice il bravo berlusconiano.
Scusate, ma io voto a sinistra da cinquant’anni.