E’ successo un paio di giorni fa. Un’amica mi ha chiesto quali fossero i bravi scrittori italiani di horror e io mi sono ritrovata il nome di Chiara Palazzolo sulle labbra. Se non fosse che Chiara è morta più di un anno fa e che i suoi romanzi, di fatto, già non si trovano più in libreria.
“Non riesco a fare nomi”, le ho detto. Sì, certo, ci sono gli autori meritevolissimi, e penso soprattutto a Eraldo Baldini che sta dando alle stampe un nuovo romanzo, o a GL D’Andrea, caso mai decidesse di tornare a scrivere, o al magister Valerio Evangelisti, o all’escursionista di mondi che è Tullio Avoledo, o a uno che i mondi li crea e ricrea come Tiziano Sclavi. Ce ne sono tanti altri, ma nessuno era come Chiara. Dopo il post di ieri su Michela Murgia, tocca ribadire di nuovo il concetto: quando si parla di un’amica, non lo si fa perché è un’amica. Ma perché la stima ha creato l’amicizia. Sembra elementare, ma il particolare non entra in testa alle frotte di complottisti che trovano consolazione nel dipingere un mondo che li boicotta, premiando solo gli impuri e coloro che scendono a misteriosi compromessi.
Torniamo alla domanda dell’amica sugli scrittori horror di casa nostra. Chiara ha scritto il suo ultimo romanzo, Nel bosco di Aus, nel 2011. Di lei, grazie alle indomite ragazze di Speechless, sono usciti postumi due racconti, Ragazza che passa e il giovanile Damasco e dintorni. Aveva terminato un romanzo, non horror, che non è ancora stato pubblicato. Avrebbe voluto scrivere un “horror tosto” nel settembre di un anno fa. Non è arrivata a settembre.
Abbiamo perso le parole che aveva in mente, ma quello a cui non mi rassegno è che stiamo perdendo quelle che ha scritto. Cercateli, i libri di Chiara. Non ci sono, non li troverete. Troverete un bel po’ di horror di maniera, quelli con tutti gli ingredienti canonici: e ne troverete anche pochi, perché quella del fantastico italiano, spiace dirlo, è una nicchia in un mercato già in profonda crisi, e per giunta è una nicchia che ha come vocazione primaria quella di autoemarginarsi. E li troverete, per giunta, per poco tempo: ricordatevelo, quando gridate al complotto. Non c’è complotto, c’è una follia di mercato a cui non si è posto rimedio: tre settimane in libreria, e via in resa. Magari con il self publishing cambieranno le cose: non c’è che da augurarselo (ma anche in questo caso, se i self publisher cercheranno di uscire dal già citato atteggiamento “vi apriamo come una scatoletta di tonno” e ragioneranno di contenuti, e non di congiura universale ai loro danni).
Di questi argomenti ho parlato centinaia di volte con Chiara. Non ho più nessuno con cui farlo. Non ho più lei, soprattutto. Oggi Chiara avrebbe compiuto 52 anni. Quando festeggiavamo insieme, persone travestite da streghe e scheletri affollavano le strade, per Halloween. Oggi detesto Halloween. La mancanza dell’amica, della sorella, dello spirito che risuona col mio, è incolmabile. La mancanza della scrittrice ferisce e fa rabbia.
Ma proviamo a sperare. Questa sera alle 18, grazie alle Biblioteche di Roma, Simonetta Bartolini e io presenteremo i quattro finalisti del primo concorso per il racconto fantastico intitolato a Chiara. Sono ‘La strada buia’ di Matteo Parisi, ‘Il condominio’ di Francesca Di Silvio: ‘Maddalena è viva e vegeta’ di Luca D’Andria; ‘Diventare Socrate’ di Martina Bonciani. Sono bei testi. Li abbiamo votati senza conoscere i nomi di chi li aveva scritti, aggiungo per i soliti complottisti del giovedì. Li abbiamo votati sperando che ci sia altro, che ci siano altre parole. Se volete e potete, venite alle 18 alla Biblioteca Rispoli di Roma.
Proviamo a sperare.
Ricordare, ricorderò sempre, finché avrò respiro.
Conosco vite della cui mancanza
non soffrirei affatto –
di altre invece ogni attimo di assenza
mi sembrerebbe eterno.
Sono scarse di numero – queste ultime –
appena due in tutto –
le prime molto di piu’ di un orizzonte
di moscerini.
(Emily Dickinson)
Questa è la Lipperini che mi piace più di quella che digrigna i denti (giustissimo quando si parla di femminicidio) e di quella pallosetta anzicheno.
Volevo dire che se non in libreria però i libri di Chiara Palazzolo si trovano in formato ebook (in febbraio avevo comprato “Non mi uccidere”). Ma sono andata a verificare e ora non sono più disponibili!
Fabio Lotti, non sei obbligato a leggermi 🙂 E soprattutto non sei obbligato a parlare di me sotto un post in cui ricordo una persona che amavo.
Francesca, infatti. Chi cerca oggi i libri di Chiara NON li trova. Questa è la cosa peggiore che potesse accadere.
Mi scuso se scrivo un’ovvietà, ma i libri di Chiara Palazzolo si trovano facilmente usati su Ebay, una vera risorsa per recuperare libri fuori catalogo per i quali un tempo occorreva fare lunghe ricerche sulle bancarelle (era anche divertente, certo, ma ora è tutto molto più semplice).
Infatti se ti leggo non mi sento obbligato a leggerti. E’ che condivido certi tuoi aspetti e altri no (però se non ti leggessi non potrei fare la distinzione). Accetto, in questo caso, il richiamo su un tuo momento particolare. Vedrò anche io se c’è qualche libro di Chiara nelle librerie senesi.
Alister, è vero. Ma dovrebbero essere in libreria.
Ma che senso ha non trovare più l’edizione digitale? Non c’è motivo: i libri di carta hanno vita ormai brevissima dal momento che vengono sostituiti sugli scaffali per ragioni di spazio fisico, di avvicendamento delle novità etc…
Nel digitale, in quanto immateriale, questo discorso non vale, anzi per un editore equivale a darsi la zappa sui piedi.
Non sono affatto un amante dell’horror ma questo post mi ha incuriosito e volentieri avrei fatto un tentativo.
Infatti Massimiliano, anch’io non me lo spiego…
Nemmeno io.
Ho guardato in giro, e li ho trovati – ma solo in forma cartacea – su IBS. Anche su ebay li trovi, ma questa sorte dovrebbe essere destinata ai pezzi rari e fuori commercio da anni. La Piemme, non doveva ripubblicarli in edizione tascabile? Possibile che non riesca a farci un minimo di pubblicità sopra?
io ce li ho in libreria, Piemme economica, e risultano disponibili in magazzino, si possono ordinare tranquillamente.
Forse un po’ meno reperibile Nel bosco di Aus… Buona lettura a tutte e tutti
Nicoletta
È folle che i libri in formato digitale spariscano dalle librerie digitali. Il costo di mantenere archiviato un file in un hard disk è talmente basso che venderne anche una sola copia in un periodo di tempo lunghissimo (decenni, nemmeno anni) giustifica la spesa.
Da questo punto di vista i libri digitali sono molto diversi da quelli cartacei. Per le librerie, che hanno tot metri di scaffali e basta, è ragionevole sostituire periodicamente il campionario: per loro, se un libro ha occupato un certo spazio per qualche tempo e non è stato venduto, sostituirlo con un altro è un dovere economico. Per gli editori, che hanno tot metri cubi di magazzino e basta, è ragionevole disfarsi in ogni modo possibile di mucchi di carta non ancora venduti. Anche in quel caso si tratta di un dovere economico.
Ma per una libreria digitale cancellare i libri non ha senso. Fossero anche milioni di libri, e ognuno di essi fosse comprato e letto in una sola copia, una copia per titolo moltiplicata per milioni di titoli fa milioni di copie vendute. È il concetto di «coda lunga» individuato da Chris Anderson, e sul quale un negozio digitale come Amazon costruisce i suoi fatturati miliardari.
Il discorso ha però anche un altro aspetto: la conservazione della cultura. Quando si parla di «milioni di libri» relativamente a internet, non si usa un’immagine enorme per generare shock. Si segue semplicemente la realtà. Anche italiana.
Ogni anno le case editrici italiane pubblicano circa 60˙000 titoli. In 10 anni, sono 600˙000. In 17 anni si supera il milione. È una dimensione che va al di là di qualsiasi biblioteca fisica, qualsiasi museo, qualsiasi accademia. È anche una dimensione che prescinde dalla qualità, o importanza per la cultura umana, di ogni singolo libro: si possono conservare tutti, e ritrovare tutti.
Mi scuso con Loredana se sono uscito un po’ dal seminato rispetto al suo post.
Guido, a onor del vero ho fatto un controllo su Amazon e Nel bosco di Aus è disponibile. Sicuramente i romanzi si trovano con enorme difficoltà in libreria, questo è incontrovertibile