La lista, dunque, continua anche nel week end. Continuate ad aggiungere titoli al post di ieri, entro domenica aggiornerò l’elenco e lunedì si potrà tentare qualche riflessione comune. La prima, già evidente, è che le divisioni in generi e sottogeneri sembrano avere molto meno senso di quanto le abbiano sia in molto fandom sia in ambito editoriale. Lo si è detto e lo si ripeterà. Nel frattempo, valga quanto scriveva Stephen King nel non dimenticabile Danse Macabre:
“Questa faccenda della definizione è una trappola, e non mi viene in mente soggetto accademico più noioso. Come le discussioni infinite sulle scansioni del respiro nella poesia moderna, o l’invadenza di certa punteggiatura nel racconto breve, questa è una diatriba tipo quelle su quanti angeli possono stare sulla capocchia di uno spillo, ben poco interessanti a meno che i partecipanti alla discussione siano ubriachi o universitari, due livelli di incompetenza simili tra di loro. Mi esprimerò dicendo l’ovvio: tutti e due (fantasy e fantascienza, ndr) sono opere di immaginazione, e tutte e due cercano di creare mondi che non esistono, non possono esistere, o che ancora non possono esistere. C’è una differenza, naturalmente, ma potete segnare voi i confini, se volete, e se provate vi accorgerete che si tratta di confini ben difficili da tracciare”.
E, sul significato profondo dell’horror:
“Credo che in ultima analisi tutti siamo soli e che ogni contatto umano, sia pure profondo e duraturo, non sia niente più di una necessaria illusione; ma almeno i sentimenti che definiamo “positivi” e “costruttivi” li considero un tentativo, uno sforzo per realizzare un contatto e stabilire una sorta di comunicazione. I sentimenti di amore e gentilezza, l’inclinazione al prendersi cura e all’empatizzare, sono ciò che conosciamo del mondo della luce. Sono sforzi di collegare e integrare; sono le emozioni che ci uniscono, se non nei fatti, almeno in una confortante illusione che rende il fardello della mortalità un po’ più agevole da portare.
Orrore, terrore, paura, panico: sono le emozioni che fanno nascere la discordia tra di noi, ci escludono dalla folla e ci rendono soli. E’ paradossale che a far questo siano sentimenti ed emozioni che associamo con “l’istinto della folla”, ma nella folla si è soli, ci dicono, è una fratellanza senza amore. Le melodie del racconto dell’orrore sono semplici e ripetitive e sono melodie di spiazzamento e disintegrazione…ma un altro paradosso è che il rituale sbocco di queste emozioni sembra uno stato d’animo più stabile e costruttivo. Chiedete a ogni psicoanalista cosa fanno i suoi pazienti quando sono sdraiati sul divano e gli parlano dei loro sogni e di ciò che li tiene svegli la notte. Cosa vedi quando spegni la luce? chiesero i Beatles; e risposero: non so dirlo, ma so che è mio”.
Altrove e in epoca più recente King parla della differenza tra harry potter e twilight sostenendo che a lui di un romanzo interessano la prosa e la storia, l’ideale è che entrambi questi fattori siano buoni. Questo c’entra col discorso nel senso che spesso, troppo spesso in realtà, la discussione sulle opere o gli autori esula da un serio e sereno giudizio su questi aspetti, mettendo al centro altri aspetti necessariamente marginali se pur interessanti, il contesto storico, la storia dell’autore, l’appartenenza a un genere, la dignità di quel genere di stare al mondo, addirittura la storia editoriale del libro. Se rimettiamo al centro il cosa e il come ogni dibattito di cultura da cortile cade e tutti risparmiamo tempo da vivere. Poi ovviamente King dice che la Rowling rispetto alla collega di Twilight scrive bene.
Daniele Marotta
insomma,capodanno in Valm Neira (scherzo)
Ripropongo il commento cretinamente censurato ieri:
“Il classico post che non serve a niente. Chi scrive – da SEMPRE!!! – lo fa o in chiave realistica o fantastica. A che pro compilare due voluminosi elenchi del telefono con i titoli dell’una o dell’altra coorte? (Cfr. “stringiamci a coorte”)
Postato giovedì, 28 novembre 2013 alle 8:17 pm da Alcide Zoost” “
No, chi scrive può anche fregarsene della chiave realismo vs fantastico.
I Fantasmi di Pietra di Mauro Corona è un libro che racconta il paese dell’autore a partire dalle quattro strade principali. Storie vere, verosimili, esperienze autobiografiche si confondono con invenzioni e leggende. Ci sono i soldati tedeschi, streghe e demoni, il Vajont, e tutto viene messo sullo stesso piano e raccontato come vero.
Questo perché l’idea di base è il recupero di una narrazione orale che se ne infischia di stupide caselle. Lo storyteller davanti al fuoco o al tavolo di osteria racconta ogni cosa come vera, altrimenti non ha senso.
Credo che il problema sia soprattutto nel pubblico: se esci dai binari del fantastico codificato può perdere la bussola, e magari prenderti in parola. Basta vedere quanti credono a David Icke e ai suoi libri sul complotto globale dei rettiliani.
Sempre Mauro Corona all’uscita di L’ombra del Bastone, in cui usa l’espediente del manoscritto ritrovato, si è visto rivolgere l’accusa di fare soldi con il libro scritto da un altro (doh!)
C’è da dire che si è pure divertito a fabbricare indizi, così il bastone maledetto che sbuca dalle viscere della terra e finisce sul muro di un osteria nel libro, si trova in quell’esatta osteria anche nella realtà. E Molti vanno a vederlo pensando sia tutto vero.
Il commento non era censurato, io l’ho letto.
Poi stilare una lista è stimolante 🙂 e credo che sia anche utile vista la considerazione data alla letteratura fantastica: lista alla mano, fermento comprovato, la si potrebbe rivalutare.
Il commento è stato censurato perché Alcide è l’ennesimo nick di Lucio Angelini, persona non gradita su questo blog 🙂
Caaapito 🙂
Incidente di frontiera,di michael shaara.devastante e incantevole
L’approdo -Shoun Tan. Popolato di strane creature, visionario, senza parole. Disegnato da fotografie di immigrate e immigrati (credo negli USA nel corso del ‘900).
Di fronte alle considerazioni dei “mostri sacri” diventa difficile dire altro, sulla divisone in generi.però .Una piccola nota. E se invece di voler tracciare confini netti e definiti, o all’opposto negare la presenza di “habitat” letterari differenti si prendesse in considerazione l’esistenza di “zone di transito” dall’uno all’altro? Tutto un po’ più sfumato e in continuità, insomma. Forse ricordo male, ma un professore dell’università (appunto:-) di Bologna durante una lezione sottolineò alcuni tratti che allora mi sembrarono efficaci: nel fantasy è solitamente presente la lotta tra il bene e il male, la tensione etica, il tema della morte e del morire, l’elemento magico e simbolico… Molto meno il sesso e il corpo, che sono dominanti ( assieme a morte e trasformazioni, incognito e paure) nell’horror…
Il linguaggio della notte : saggi di fantasy e fantascienza / Ursula K. Le Guin ; introduzione a cura di Susan Wood. – Roma : Editori Riuniti, 1986.
Tutta l’opera della signora Le Guin. anche Agata e Pietranera o quel delicato e introvabile romanzo che elencherei tra quelli da leggere in una materia che bisognerebbe illustrare nelle scuole e cioè l’educazione sentimentale. Il romanzo è : La soglia….
La soglia di ursula Le Guin riedito da gargoyle luglio 2013…
Nicoletta
Momo, M.Ende
Gli occhi di AnnaMarta, A.Vieira
Peter Pan, j.m. Barrie
Ronja, A.Lindgren
I Mumin, T.Jannson
wow, che meraviglia, liste!
allora, provo a contribuire anch´io, e solo con titoli non ancora citati (ma ovviamente non ce la posso fare :D).
per il fantastico-matematico: flatland di abbott, e ovviamente tutto carroll (anche i giochini logici ).
per la fantascienza:
a parte tutto dick, (anche le liste della spesa, sono d´accordo), ribofunk, neutrino drag e lo steampunk di paul di filippo, e i due maverick (per quanto ne so) rock ´n´ roll babes from outer space di linda jiving e the stepford wives di ira levin.
per il protofantastico: le baccanti di euripide
per la protofantascienza classica:
micromégas di voltaire e l´an 2440 di mercier, e forse i vari testi sul golem che hanno ispirato von arnim e hoffmann? (ma io quelli non li ho letti).
per il fanta-gotico vittoriano e non:
(oltre al capostipite the monk di lewis e alle ghost stories di m.r. james) ricordo una bella raccolta virago books di ´ghost stories´ femminili e il magnifico ´the yellow wallpaper di c.p. gilman e forse altri racconti ancora in un´altra raccolta (daughters of decadence) a cura di showalter che ora non ho a portata.
per il fantastico ´classico:
classiconi, appunto, come les filles du feu di nerval, la peau de chagrin di balzac, la vénus d´ille di mérimée, i récits fantastiques di gautier e i contes fantastiques di nodier, le diable amoureux di cazotte, i racconti di pietroburgo di gogol.
poi, altri a caso fra i miei preferiti:
quasi tutti i romanzi di michel tournier, per certi versi quelli di patrick modiano, e io ci metterei pure tanti scritti simbolisti-surrealisti, in particolare, secondo me, tutto barbey d´aurevilly, nadja di breton e bruges-la-morte di georges rodenbach, e forse histoire de l´oeil di bataille.
in poesia: tutto blake, dickinson e michaux, les chants de maldoror di lautréamont/ducasse, e forse leconte de l´isle.
per i saggi: molto bachelard e roger caillois (soprattutto images, images…) e la fantasmagorie di milner.
che voglia di rileggere tutto che mi ha fatto venire questo thread..
ma ho una domanda: per la letteratura ´fantastica recente manga e anime sono una referenza importante, come per il 900 lo e´il cinema.
come si fa? rimandiamo questa discussione a poi? (segue attacco di panico)
La Voce dei Colori di Jimmy Liao. Un viaggio nell’immaginazione – un albo illustrato per grandi e piccini.
Nessun confine tra fantasy e fantascienza, crescono l’uno dentro l’altro scambiandosi mezzi ed obiettivi. Anche nel favoloso delle Mille e una notte, quel racconto del principe ahmed , con il canocchiale per vedere dappertutto e il tappeto per arrivare ovunque, forse conteneva già il germe di questa commistione.
Credo sarebbe più interessante stabilire i confini tra realtà e fiaba, o più ancora le relazioni tra queste. Un tentativo interessante e approfondito in questo senso è contenuto in un libro saggio di Tolkien “Albero e foglia”.
Aggiungo alla lista,un racconto di Wells, che al di là dei generi di collocamento, rimane uno dei più importanti racconti di sempre. Il messaggio svanisce nella perfezione nello stile, mostrando compiutamente la verità immaginata dall’autore. E’ anche un racconto imperdibile per tutti quelli che gli è capitato di partecipare a una discussione accalorata o a un flame su un forum di internet. Si intitola “Il paese dei ciechi.
ciao,k.