Visto che nessuno la tira in ballo, in questa infelice vicenda dei due Saloni, lo faccio io: La Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna, da oltre mezzo secolo sacrosanto vanto nostro, si svolgerà fra il 3 e il 6 aprile 2017. La Fabbrica del Libro di Milano, secondo quanto annunciato, si svolgerà a Rho dal 19 al 23 aprile 2017. Lasciamo da parte il Salone di Torino (seconda settimana di maggio 2017) e concentriamoci sulle dichiarazioni rilasciate qua e là da Aie e Fabbrica del Libro: tralasciamo anche quelle, numerose, che riguardano l’aspetto imprenditoriale del libro stesso, e dunque l’ininfluenza dei piccoli e medi editori quanto a fatturato nazionale (il famigerato 1%) o l’idea, più o meno sottintesa, che il mercato editoriale sia fatto non di letteratura ma di manualistica, o meglio che la manualistica sia quella che porta soldi e permette la sopravvivenza (diamola per buona, anche se la letteratura, alta e bassa e media, è molto più efficace di un manuale di auto-aiuto, ma pazienza). Concentriamoci, dunque, su quello che è dichiarato come intento principale: promuovere la lettura.
Bene, se l’intento della Fabbrica del Libro è di promuovere la lettura, come la mettiamo con la quasi sovrapposizione con la Fiera di Bologna, che, portando all’attenzione internazionale (e nazionale) i libri per bambini e ragazzi è quella che materialmente crea nuovi lettori? Come fa un editore, un addetto ai lavori, uno stesso editore, che rappresenti l’uno o il novantanove per cento del mercato editoriale, ad attrezzarsi degnamente per due eventi, tre se includiamo Torino? Provenendo, peraltro, dalla London Book Fair (14-16 marzo 2017)?
Ma sì, ma certo, c’è spazio per tutti, evviva la diversità, evviva la moltiplicazione delle offerte. In un paese che non legge. Evviva, già.
Invece no. Trovo molto triste la vicenda (a livello personale, continuo a sottolineare), un po’ infantile, se mi è permesso, il concetto secondo il quale si compie una scelta divisoria e si respinge il ruolo del villain (a grande potere corrisponde grande responsabilità, diceva il nostro, inclusa la grande assunzione della medesima), pericolosa l’idea di trasformare un’editoria in crisi nella succursale italiana di Tombstone. Trovo saggio, e molto, l’invito odierno di Stefano Bartezzaghi: lettore, infischiatene e fai festa, in quei week end, con un paio di libri a tua scelta. Perché, in effetti, i lettori – e gli scrittori, aggiungo – sembrano essere i grandi trascurati in questa storia. Peccato che senza lettori e scrittori i libri non esistano.
Cara Loredana, non sono granché esperto di editoria, che sembra una cosa così lontana dai libri letti, dai libri amati, da quelli odiati, dai libri amati e poi ripudiati. dai libri nello zaino, da quelli tra le coperte, da quelli nella stanza da bagno, (anche lì, lo sappiamo bene noi che rubiamo il tempo per leggere) dai libri avuti in regalo, da quelli regalati, dai libri dati in prestito e mai tornati, dai libri che ogni settimana ci proponiamo di restituire e non lo facciamo mai. Così lontana dai libri che ci hanno fatto sorridere, da quelli che ci hanno fatto piangere, da quelli che dovevano cambiarci la vita a sentire l’amica, l’amico e che non abbiamo nemmeno finito, dai libri che dovremo leggere a tutti i costi, ma domani, dai libri che non dimenticheremo mai, dal libro preferito di mamma, da quello che abbiamo chiesto per regalo per la promozione in terza media. Così lontana da noi che preferiamo comprare due libri invece di andare in pizzeria. Insomma l’editoria sembra sia una cosa aliena al libro stesso.
Ecco io non me ne intendo granché, ma noto una strana coincidenza che tutto questo accada appena dopo la grande fusione fredda tra Mondadori e Rizzoli. Che sia solo un caso o solo il primo dei tanti casi che verranno? Mi scuso del disturbo una buona giornata, con affetto Andrea
Io domando a quanti hanno meno ignoranza di me: cui prodest, codesta divisione del Salone del Libro?
Bravo Ekerot: è l’unica domanda sensata da farsi e l’unica per la quale non avremo mai risposta, t(r)emo.