Giudicate voi. Davvero, giudicate voi. Riporto qui l’intervista che Pier Paolo Flammini ha fatto per Piceno Oggi a Cesare Spuri, responsabile ufficio ricostruzione Marche. Voi leggete e poi vi fate un’idea.
“Certo, confermo che è meglio scegliere di andare a vivere in un appartamento piuttosto che in una casetta di legno. Posso spiegare anche perché”: così Cesare Spuri, responsabile dell’Ufficio per la Ricostruzione delle Marche, torna su una sua dichiarazione precisandone meglio i contenuti.
“In qualche caso, come ad esempio San Severino, la cosa è possibile mentre ad esempio a Visso risulta difficile – spiega Spuri – A Visso non c’è un’offerta di abitazioni private che possiamo invece avere a San Severino o in altre città dell’entroterra”.
E perché preferire questa soluzione alle casette?
“Perché le casette vanno acquistate, poi vanno eseguiti lavori di urbanizzazione, e devono essere infine smaltite. Tutti lavori non necessari per appartamenti già disponibili. Ovviamente non stiamo parlando di trasferire una comunità magari in 150 appartamenti di Civitanova, dove l’offerta di abitazioni c’è sicuramente. Le persone dovranno trovare posto nel loro comune o nelle immediate vicinanze”.
In che modo questo avverrà?
“La Regione Marche sta predisponendo un bando in base al quale, attraverso fondi della Protezione Civile, la Regione acquisterà degli appartamenti che poi saranno messi a disposizione delle famiglie che hanno la casa inagibile. Bisognerà ovviamente trovare un punto di incontro tra domanda e offerta. Per quanto riguarda l’offerta di appartamenti sappiamo che è buona, occorrerà poi sapere se quegli appartamenti troveranno persone disposte a recarvisi”.
Chi stabilirà i prezzi di vendita? E secondo quale forma ne usufruiranno coloro che ci andranno ad abitare?
“Il costo per la Regione Marche sarà ricavato dai prezzi stimati dell’edilizia residenziale e dell’Agenzia delle Entrate, mentre queste abitazioni saranno comunque di accoglienza temporanea per i richiedenti, esattamente come le casette. Saranno una sorta di case popolari con lo scopo di accogliere chi ha subito danni a causa del terremoto”.
Sa dare indicazione sul numero di abitazioni che saranno acquistate? Capisce bene che se fossero dieci, cento o mille le cose sarebbero ben diverse.
“Al momento non sono in grado di valutarlo, ma presto il bando sarà pubblicato e avremo tutti i dati”.
A proposito delle casette di legno, lei ha affermato che nel caso se ne fossero state ordinate troppe, avreste corso il rischio di commettere un “danno erariale”. Ma non crede che già pochi giorni dopo la scossa del 24 agosto si potesse stimare il numero di quelle necessarie, almeno nelle aree colpite dal primo evento sismico?
“Ma a settembre come facevamo a saperlo? Al momento sono in produzione 700 casette, ne abbiamo in prenotazione almeno 1700, ma prima di decidere abbiamo dovuto effettuare dei sopralluoghi ed avere la dichiarazione di inagibilità. Se un sindaco ci avesse detto che serviva un certo numero di casette e poi non fosse stato così?”
Eppure si conosceva il numero della popolazione coinvolta, le zone distrutte…
“Guardi, abbiamo 85 mila segnalazioni di danno, se stimiamo che il 40% siano inagibili siamo su numeri troppo alti e stimare diventa un azzardo. Inoltre le casette non sono tutte uguali, la loro dimensione varia sulla base del numero di persone che compone il nucleo familiare. Per questo motivo i tempi si allungano: perché le abbiamo ordinate sulla base delle esigenze che sono arrivate”.