Discontento è una parola che si deve a Joan Rivière,
quando tradusse in inglese quello che conosciamo come il freudiano “disagio
della civiltà”. Ci sono tanti tipi di discontento: il richiamo all’ordine –
anche da parte di ex disordinati – che porta al ripristino di anelli saldissimi
invece di quelli che montalianamente “non tengono”, e a voler dunque
ricostituire barriere di valori dove Bene e Male siano, di nuovo, due entità
date e contrapposte anziché, come sembrava averci suggerito molto pensiero degli
ultimi anni, fluide. E c’è il discontento, il disagio, di chi osserva questo
lavorìo di ricostruzione-inversione di marcia pensando che tutto questo non è
di buon auspicio e che, sì, un altro mondo sembrava possibile (e poi, dove sta
questa barriera fra Bene e Male se una bella parte delle dichiarazioni da
sinistra, dopo i primissimi exit poll, vagheggiava qualcosa che non sta da
nessuna delle due parti, bensì al centro, anzi, al Centro?).
L’aprile del nostro discontento
ci porta, come si dice, un paese diviso in due.
Scrive Gianni Biondillo su Nazione Indiana:
“Questa
classe dirigente, per come la vedo io, ha perso. Non si può vivere 5 anni sotto
un governo Berlusconi e poi batterlo con una manciata di voti. Il popolo si è
espresso. Il popolo ha votato. Questa Italia divisa in due, per come la vedo
io, non è responsabilità di un uomo che della vita civile, in fondo, se ne
sbatte, ma è colpa di una classe dirigente, quella del centro sinistra,
talmente terrorizzata di perdere voti che alla fine li ha persi davvero.
Incapace, dopo 10 anni, di cambiare facce, inno, strategie, capo di coalizione.
Incapace di formulare scenari forti, incapace di muovere speranze, sogni.
Incapace”.
Io sono,
se possibile, ancora più pessimista, e
vi dico perché, partendo da uno stupidissimo aneddoto personale.
Questa
mattina, come ogni mattina, sono andata a fare fisioterapia alla famigerata
ulna destra. Con i magneti sul polso e i giornali faticosamente aperti sullo
sgabello, orecchio dai cunicoli vicini (la fisioterapia alle Asl di periferia
si fa così: ognuno in un angolino di uno stanzone, vagamente riparato da una
tenda) due anziane signore che chiedevano chi avesse vinto le elezioni. Vinto
mi sembrava una parola grossa, comunque riferisco i risultati noti a quel
momento. Mugugno di risposta, della serie va-bene-anzi-va-male-chiunque, le due
ammaccate vecchine passano a commentare la vita sentimentale di Katia
Ricciarelli pre e post Baudo.
Nessun
orrore, fermi. Questo è, anche, il paese in cui viviamo. Dove per una
vispa madre ottantatreenne (la mia) che senza dirmi nulla è andata trillando a
votare Rifondazione, moltissimi anziani (e l’Italia E’ un paese anziano) sono
assolutamente indifferenti, disillusi, infelici (e, sì, anche vagamente
egoisti). E dove è tornata a calare come una mannaia una considerazione che
sembravamo aver dimenticato, quel sono-tutti-uguali che ci ha reso per decenni
un paese inguaribilmente democristiano (ricordate la canzoncina sul 18 aprile e
su chi aveva votato Dc senza pensare all’indomani e alla gioventù?). E’ il male -quello sì- che un amico, via mail, definisce “nichilismo passivo”.
Dunque.
Non mi
meraviglia, anche se mi addolora, che cinque anni di Berlusconi non siano
bastati, a dispetto di quella ormai nota come la profezia di Montanelli.
Non mi
meraviglia, anche se mi deprime, lo squillar di trombe vittoriose: qualcuno
spieghi alla vostra umile narratrice come sarà possibile legiferare se, come
giustamente sottolineava un altro caro amico via mail, “basterà un’influenza
per andare sotto, e basterà una minima, quotidiana opera di sabotaggio e
ostruzionismo per mandare in pezzi qualunque proposito di riforma e indicazione
strategica”.
Non mi meraviglia, anche se non mi piace, che queste siano
state non elezioni, ma un referendum su Berlusconi: lo diceva ieri pomeriggio alla
radio Renato Mannheimer, e aveva ragione. Speravo, certo, che venisse
stravinto: ma anche in quel caso, sarebbe stato un voto “contro” e non un voto
“per”.
Mi
meraviglia, invece, la mancanza di forza, di creatività, di idee che non siano
un riferimento alle idee e alle ideologie di decenni fa. La mancanza di idee per,
intendo: non gli uggiolii alla luna sulla decadenza e caduta. Quella la
conosciamo, la vediamo, purtroppo, in ogni momento della nostra vita
quotidiana.
Quando, nel 1992, la Democrazia Cristiana e i
cosiddetti vecchi partiti si sgretolarono, ero in ospedale e stava per nascere
mia figlia: ho sperato che nascesse davvero in un paese diverso. Ma le mamme,
com’è noto, sbagliano: sta per toccare anche a lei, probabilmente, la sua
stagione di rivolta. Augurandomi, almeno, che sia pacifica, beffarda, e anche,
come si sperava ai tempi, piena di allegria.
Montanelli si sbagliò quando disse che ci saremmo vaccinati.
Non è stata una semplice influenza ma un’epidemia.
Beh, forse da oggi la finiremo di considerare Montanelli un “maitre-à-penser”, visto che il suo “per liberarci di berlusconi bisogna vaccinarsi col governo Berlusconi”, e cominciare a riconsiderarlo per quello che era (al di là della sua maestria di mestierante): un qualunquista reazionario e un po’ razzista, amico dei potenti e degli esportatori di capitali, responsabile dei primi accenni di quel clima nel quale, come un semenzaio, è germinato il berlusconismo.
montanelli sapeva di essere lì lì per tirare le cuoia, mica doveva sorbirseli lui cinque anni di B.
anzi di M.
e bella fumante, anche.
montanelli sapeva di essere lì lì per tirare le cuoia, mica doveva sorbirseli lui cinque anni di B.
anzi di M.
e bella fumante, anche.
Lo riposto, sopra è saltato mezzo periodo:
Beh, forse da oggi la finiremo di considerare Montanelli un “maitre-à-penser”, visto l’esito effettivo del suo “per liberarci di berlusconi bisogna vaccinarsi col governo Berlusconi”, e cominciare a riconsiderarlo per quello che era (al di là della sua maestria di mestierante): un qualunquista reazionario e un po’ razzista, amico dei potenti e degli esportatori di capitali, responsabile dei primi accenni di quel clima nel quale, come un semenzaio, è germinato il berlusconismo.
Ma che sta succedendo si è rotto il disco!!!:-)
Il Papa ad Avignone. I figli a fare il loro ’77, e noi a divertirci come ulna e radio! (e le vecchiette aff….)!!! Confermo: questa é una bella primavera, faticosa, ma bella!
P.S. Se incontrate quello della Nexus dategli lo stesso consiglio delle vecchiette.
Il punto lo hai detto: il Centro.
Non ho figli, ma abbastanza descrizioni di amiche sulla depressione post
partum. Dopo queste elezioni che non mi hanno soddisfatto e per le quali ho
votato turandomi qualche organo di senso mi sento giù e con me una buona parte
di sinistra che pure ha vinto. Visto che la Cdl vinse, se non erro, pur non
avendo la maggioranza assoluta, ma in una condizione di quasi parità come oggi
sono propensa a credere che noi cogl…pardon, noi di ‘sinistra’ si soffra
appunto dello sciagurato tipo di depressione di cui sopra. Un bel carico di
ormoni adrenalinici per qualche tempo (pompati anche dalle cazzate enormi
dell’odioso imbonitore) che, nato il bimbo, calano rapidamente e lasciano
spazio a grigi orizzonti e funereo sentire. Non sarò certo io a dirvi che non
è il caso, che l’aver allontanato il cazzone almeno dalle reti unificate
pubbliche è già motivo di gioia (anche se non ho il televisore non scampo alla
sua dentiera fumante riproposta per interposta persona) e che avere
allontanato certe mani dai beni pubblici, dalle grandi opere e, soprattutto
(almeno spero) dalla costituzione è cosa che DEVE far gioire.
Voi dite che l’Italia è divisa e questo vi spaventa, a me (passata la prima
crisi di calo ormonale) fa gioire il fatto che i giovani non hanno votato
(come si credeva) a destra. Mi fa gioire il fatto che la gente non è rimasta a
casa ed è andata a votare, mi fa piacere anche se molti lo hanno fatto solo
per egoismo e per regalarci altri 5 cinque anni di beffarde minchionate e di
rovina sociale ed economica. Che si ritorni di nuovo a fare politica a
partecipare a sentire come doveroso il fatto di farsi carico della gestione
politica. Certo, vedere tante teste di caz…, pardon tanta destra non mi fa
piacere, ma anzichè piagnucolare per il fatto che esiste mi sa che è venuta
l’ora di combatterla e per farlo non resta che l’impegno e la pratica
quotidiana. Il lamento può servire in un primo momento, ma se sconfina in
depressione e in vittimismo siamo fottuti, avrebbero vinto in pieno e non sui
numeri, ma sulle nostre ragioni e sull’interesse comune. Orsù, fatevi una
camminata, respirate profondamente, approfondite con un partner momenti più
intensi e sorridete: nei prossimi giorni ‘Mi consenta’ non ci mostrerà la
dentiera, non ci intratterrà con spettacoli incongrui, non molesterà le menti
di quanti ormai lo vivevano come un incubo.
Besos
P.s. dagli ultimi aggiornamenti risulta, come previsto, che stiano seminando zizzania come in Florida con Dabbliù. Forse non è il caso di ripetere con Prodi il caso Kerry (non sarebbe carino, si sforzassero almeno di escogitare qualcosa di diverso e divertente per tutti). Una delle prime cose che dobbiamo fare è …vigilare sulle schede, ovverossia non permettere che siano, ehm, adattate alla bisogna (non per essere diffidenti, per carità, hanno tutti la fedina penale pulita e amicizie specchiate, mica se la fanno con gli stallieri di un certo tipo) e non permettergli di brogliare in differita. Non è ancora finita, non piangiamoci addosso, potrebbe essere il caso di occuparsi di cose contingenti e serissime.
Lippa, posto parte della mail privata cui facevi riferimento.
Premesso che sono comunque soddisfatto del risultato (come, aggiungo, lo sono dell’arresto di uno degli ultimi tre demoscristiani dichiarati a Corleone questa mattina):
la mia prima perplessità è:
questi sono gli stessi risultati di cinque anni fa. un 1% in meno alla destra al senato, e ci siamo, come percentuali.
In 5 anni il 50% del paese ha votato a sinistra (o si è astenuto, il che equivale a quanto sopra) per il proprio sindaco, il governatore provinciale e il governatore regionale, evidentemente perché li riteneva più capaci di garantire le strade senza buche, i posti in asilo e l’ICI bassa (visto che dove la destra ha governato l’ICI è aumentata)
lo stesso 50%, al momento di votare per il governo nazionale, ha rivotato a destra, evidentemente perché le promesse di abbassare ancora le tasse erano la cosa che più gli premeva
in questi 5 anni noi (per noi intendo la sinistra “radicle”, o “noglobal”, qualunque cosa significhino questi cartellini) abbiamo fatto quanto era, credo, nelle nostre possibilità, con ogni mezzo a disposizione, e facendolo siamo riusciti a rianimare una sinistra moderata boccheggiante, a far diventare maggioranza sociale (persino nella destra) contenuti come l’opposizione alla guerra, a far passare la nostra posizione sui CPT da minoritaria a maggioritaria nella conferenza delle regioni, abbiamo intaccato il dogma della flessibilità nella sinistra moderata e fatto tramontare la fede nelle magnifiche forze e progressive della globalizzazione
insomma, abbiamo fatto quel che potevamo
però non abbiamo spostato un solo voto da destra a sinistra
abbiamo sconfito l’ambizione culturale del berlusconismo, assia il tentativo di una destra modello thatcheriano, basata su modelli culturali “forti”
però siamo rimasti impotenti davanti al muro di gomma dell’indifferentismo tra vero e falso, del “regime della stronzata” (scusate se mi cito, ma se non ci credessi davvero non ci scriverei sopra), del nichilismo passivo (il nano che ti piomba sulla spalla: Nietzsche aveva capito tutto!) che lascia spazio ai teo-con(s) per sviare l’attenzione
quel muro di gomma che porta l’abitante medio di questo paese a votare a seconda del suo egoismo privato ora qua, ora là
rispetto a questo provo la stessa sensazione di impotenza dello scorso anno dopo il referendum sulla procreazione assistita
Scusate, eh. Non vorrei deprimervi troppo. Questo è un paese in cui se chiedi le firme per poter presentare una lista (per esistere come gruppo di persone che sarà eletto o meno! non c’entra il voto! non c’entra in teoria neanche quello per cui chiederai il voto) c’è chi ti risponde: “Non me la sento!”. “Mi devo informare!”. Tirchieria. Di testa. Di cuore. “Oddio, che vorrà?”. “E se vorrà qualcosa è il momento che non gliela do!”. Io mi dovrei deprimere più di altri, ma è l’Italia: il mio ex, ha detto, “Non lo so. Mi devo informare”, pure lui. E non è un camionista.
…forse l’ha detto proprio per quello. Perchè non è un camionista.
Questa la differenza tra la destra di Berlusconi e la nostra sinistra ancora imprigionata negli ideali della nostra giovinezza. I forzisti esultano per una perdita che ha rischiato a lungo di essere una vincita e noi ancora qui a deprimerci e a chiederci cosa succederà adesso come se l’aver mandato a casa Berlusconi non fosse già una piccola vittoria da assaporare alla mensa che rimarrà imbandita solo oggi.
Per noi la flessibilità è precarietà, l’ottimismo incoscienza, la Ricciarelli un’espressione di demagogia, la vittoria un nuovo cruccio. Tutto e vero e tutto giusto, ma non è che a forza di tenere i piedi per terra finiremo per sprofondare nelle sabbie mobili dei nostri ideali?
Me lo chiedo insistentemente da stamattina quando alla notizia della vittoria della sinistra ho cominciato a provare quell’inquietudine del giorno di festa.
gli ideali, io credo, non mutano; diversamente da ciò che fanno i tempi, le culture, l’economia, le tecniche e le tecnologie.
Aspettavo che venisse il momento della rivoluzione, quella che è sempre mancata, pur essendo sempre pronta.
Ma tre o quattro seggi l’hanno fermata. Forse è per questo che serpeggia l’inquietudine dei giorni di festa?
Non credo Isabella, quel Prodi che abbiamo votato con poca convinzione non mi pare uomo in grado di infiammare le folle neanche se alla sinistra fossero andati tutti i seggi.
Ci manca un leader, lo sapevamo anche prima di votare, è il vuoto “passionale” di Prodi a lasciare l’amaro in bocca. Una vittoria più schiacciante avrebbe solo imbelletato questo vuoto.
Ho dimenticato di dire che queste votazioni non le hanno vinte i dirigenti della sinistra, ma le persone che hanno votato e molte di loro nel loro ‘disinteresse’ coglione come direbbe una certa parvenza di uomo con parrucchino. Sì, la sinistra ha vinto queste elezioni nonostante molti dei suoi dirigenti. Adesso è giusto che tutti noi che abbiamo votato questa parte della barricata, sempre con spirito collaborativo (non collaborazionista), diamo una mano al loro governare affinchè molti dei motivi che ci fanno essere e esistere come ‘disinteressati’ (cioè non necessariamente votati al solo interesse della propria famiglia, del proprio gatto e dello zerbino oltre che, solo in ultimo, di quelle tre o quattro cose collettive e amicali) siano tenuti presenti nel governare. Ne viene giusto in mente una: il rispetto dell’art. 11 della costiuzione,ehm, il mai regolato conflitto d’interessi…ehm, ops, smetto che devo ancora mangiare e potrei guastarmi la digestione 🙂
besos
Condivido sia lo sconforto di Girolamo per i voti che NON si sono mossi verso sinistra che l’esgigenza di Loredana di darsi una mossa a capire PER che cosa ci vogliamo muovere.
da Repubblica
Silvio B. si è presentato davanti ai giornalisti a Palazzo Chigi e, abbandonando i toni della campagna elettorale, ha detto due cose destinate a sconvolgere il già scosso paesaggio del post elezioni. La prima, che nessuno può dire di aver vinto le elezioni. Anzi, che la Cdl ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti in Senato e che soltanto la nuova legge elettorale ha dato più seggi agli avversari. Inoltre, visto che l’Unione ha vinto alla Camera con poco meno di 25 mila voti, il centrodestra procederà nella verifica già annunciata con l’intento di scoprire eventuali irregolarità o difetti di comunicazioni tra seggi e Viminale dopo lo spoglio.
Ecco lo spessore dell’uomo con ricrescita (pilifera), la sua ferrea fede politica, la sua granitica volontà di osteggiare il nemico comunista.
besos
scusate sto a magnà (tardi, ma ho buoni motivi), spero comunque che la Grande Balena Bianca abbia da tempo incontrato un cacciatore migliore di Achab, altrimenti siamo, culinariamente, fritti.
scusate, la citazione era incompleta
sempre da repubblica
….Poi ha detto la seconda cosa, politicamente molto impegnativa: “Con il Paese diviso in due, 50%-50%, occorre sedersi a un tavolo e fare come in Germania”. Tecnicamente si chiama Grosse Koalition, grande coalizione: un accordo politico che mette insieme le forze di entrambi gli schieramenti per dare vita a un governo di unità nazionale
‘notte
Berlusconi è stato semplicemente più bravo negli ultimi, decisivi giorni della campagna elettorale. più bravo equivale a dire più bugiardo (l’ici perché non l’ha tolta prima?) e più intelligente: meglio fare in modo che l’italia s’interrogasse sulle sue espressioni (coglioni) e sui suoi piagnistei (comunisti) invece di riflettere sul fatto che 5 anni fa stavamo meglio.
biondillo scopre l’acqua calda.
quante copie vendono il manifesto e l’unità? e quante ne vendevano, invece, nella prima repubblica? non so il Manifesto, ma l’Unità di oggi fa acqua.
berlusconi sa che c’è un’Italia tamarra e lontana dall’informazione (bastano e avanzano sorrisi e canzoni + striscia la notizia) che si può conquistare con uno slogan, una canzoncina.
La sinistra ogni volta che prende una scoppola dice che deve ripensare a un modo nuovo di comunicare. allora (l’ho scritto anche su vibrisse), ero al festival dell’unità, mesi fa a milano. ero nello stand feltrinelli in cerca di libri. e sentivo gli interventi di fassino e prodi: abbiamo vinto. applausi, abbiamo vinto, ri-applausi dal popolo diesse. qualcuno si toccava: pochi. insomma, dico: era prima che bisognava dire che questa sinistra non è concorrenziale, nel momento del voto, a forza italia. ora viene facile.
(da uno l’ho sentito: il politologo di centrosinistra ilvo diamanti, intervistato da ferrara)
La metà del Paese ha votato per il centrosinistra. Bene, io a questo punto sarei ottimista. Non serve altro che sostituire a questa coalizione “controcentrodestra” un centrosinistra.
Sarà tanto difficile?
un personale exit poll, prima delle elezioni.
Il “mio” salumiere, altrove detto salumaio, o pizzicagnolo, o pizzicarolo:
“Io voterò per Berlsconi”
“E perché?”
“Non so, ma a me, quel Prodi lì, con quella faccia, am pias nen, non mi piace”.
Per rappersaglia simbolica, nell’occasione acquistavo etti due di mortadella.
Questa è (almeno metà de) l’Itlaia.
Bisognerebbe voler bene alla gente.
E però, come si fa?
Notizie ANSA correte a vedere!!!
Uno dei più bei articoli sugli ultimi avvenimenti politici che mi sia capitato di leggere in questi 3 giorni, con il quale poi sono totalmente d’accordo.
Grazie Loredana!
certo che se state messi così quando vinciamo…
mi parete la benedetti
(molto sturm und drang, insomma)
😉
Vabbè le cose che scrive il Genna e pure il Biondillo. Vabbè che dopo aver votato ci rendiamo conto esattamente di avere votato per il meno peggio (come già sapevamo) e non certo per la soluzione di tutti i mali. Vabbè soprattutto che dobbiamo un minimo ritornare nella realtà, prenderne atto e costruire un bel pò di immaginario che non sia solo fantasia, ma che permetta letture e interpretazioni della realtà diverse dai modelli boccononiani o famelici imposti da troppe classi dirigenti e sogni televisivi.
Detto questo, sfogato lo sfogabile, criticato e autocriticato il criticabile viene l’ora in cui dobbiamo rimboccarci le maniche, anzi è venuta l’ora di continuare a tenere le maniche rimboccate. Niente altro è possibile fare se non questo e non sarà facile. Ripiegare su una dose quotidiana o settimanale di critiche alla palude o di incazzature con le vicine di bigodini non ci porta da nessuna parte. Ci sono moltissime persone che hanno votato berluscazz che lo hanno fatto in piena consapevolezza e con reale convinzione e altre che non riescono a darsi conto del loro posto nel mondo se non con i messaggi incamerati dalla parte del cervello meno evoluta. Ricominciare dall’immaginario di Genna significa anche produrre nuove categorie di interpretazione della realtà e di se stessi. Se vi confrontate con i meno incarogniti forzitalioti vi renderete conto che una buona parte di essi lavora nel ‘proprio disinteresse’. Valga a mò di esempio l’esperienza di una mia amica che lavora nel sociale.
Una famiglia numerosa e cronicamente disoccupata, oltre che estremamente sfigata, veniva seguita da alcuni operatori che ne garantivano un minimo di dignità e sopravvivenza. In una delle scorse elezioni politiche la matrona del gruppo dichiarò con aria serafica che era loro intenzione andare a vivere in prossimità di una delle case del B. perchè finalmente avrebbero potuto usufruire di uno tra i milioni di posti di lavoro promessi (e dietro l’angolo della villa in questione probabilmente). La mia amica è di sinistra oltre che sensibile ed estremamente calma, ma davanti a questo pellegrinaggio verso il Salvatore non riuscì a resistere e l’unica domanda che fece alla matrona fu: ma Voi (non è bello, ma credo che intendesse proprio sottolineare voi disperati, nullatenenti e nullavincenti) pensate davvero di Esistere per uno come Lui?
Non credo che abbia avuto risposta (e forse giustamente visto che, a mio parere, c’era una certa dose di schizzinosità). Per quel che so sono partiti, non sono rientrati entro il milione, hanno solo spostato la loro miseria da un posto a un altro.
Secondo il criterio usato da un ex presidente del consiglio gente di questo tipo non agisce certamente nel proprio interesse (a meno che il proprio interesse non sia anche una ‘pera’ di idiozie e il voto a un governo che leva quelle minime reti sociali che permettevano a molti di non finire sotto i ponti) e può quindi rientrare in zona genitali. A me, più prosaicamente, sembra che a queste persone si potrebbe cercare di spiegare che il posto che occupano nel mondo non è contemplato da certe visioni politiche se non come statuine questuanti nei sagrati o corollari suggestivi di false telenovele. Forse per gli intellettuali un contatto con questi mondi sarebbe un sano stimolo sia per ‘capire’ che per elargire quell’immaginario o quel ‘sapere’ che possono fecondare (non da lontano GG, in quei casi serve l’inseminazione artificiale :-).
Aho, so che per molti (compreso GG) il suggerimento è superfluo, ma passate parola ad altri, non si sa mai 🙂
besos
secondo me, capisco che sia un po’ prosaico, ma in politica un po’ di sociologia in più e un po’ di romanzi in meno potrebbero aiutare.
senza offesa, eh
😉
Riscrivo perché mi va di riscrivere un concetto postato da Spettatrice.
Forse per gli intellettuali un contatto con questi mondi sarebbe un sano stimolo sia per ‘capire’ che per elargire quell’immaginario o quel ‘sapere’ che possono fecondare
Credo sia l’essenza di un problema irrisolto, e fondamentale. E snobbato
però ieri sera in televisione Prodi rilasciava un’intervista a Lerner secondo me ottima: aria diversa, davvero: mi sono sentito confortato.
dovrà rafforzarsi e trincerarsi: la debolezza può diventare forza di coesione: è il “partito democratico” la cosa più complicata e improbabile da farsi, nonché la più pericolosa.
Leggendo la risposta di Gerolamo su Montanelli, profondamente ingiusta, superficiale e offensiva, mi spiego molto del fatto che certa “sinistra” non potrà mai convincere l’altra metà del Paese.
Verrebbe quasi da acclamare “Forza Italia!” se non fosse altrettanto forte in me la sensazione che per scontentare giustamente un certo tipo di elettori (Girolamo), accontenteri ingiustamente un avversario altrettanto spregevole.
È questo settarismo fanatico e ideologico che vi impedisce di ottenere fiducia.
Invece di essere fanatici sulle cose che contano – misure sociali ed economiche – molti aggrediscono le persone per motivi ideologici.
A Effe vorrei chiedere: “Volevi scontentare davvero il salumaio? Perché non sei uscita senza comprargli nulla?” Non era meglio?
auguri