182. STORIE DAI BORGHI. I LIBRI DI CAMERINO (E UNA PAUSA)

Parliamo di libri, stavolta. Anzi, ne parla Antonella nell’intervento che segue. Per sperare, per camminare, per ricostruire. Approfitto per dirvi che il blog prende una pausa di un mese circa. Domani e dopodomani sarò prima a Torino per dialogare con Naomi Klein e poi a Bologna, a Bottega Finzioni, per incontrare i miei magnifici allievi (siamo alle fasi finali del progetto, ve ne parlerò). Poi, caro commentarium, dovrò operarmi, mercoledì prossimo: una cisti ovarica, per dirci tutto, che nonostante l’aspetto benevolo impone isterectomia e ovariectomia. Una gran rogna, indubbiamente, e un motivo di smarrimento. Ma bisogna pur fare i conti con il corpo, come sempre, e ascoltarlo come si suol dire, e una pausa ci stava, nella gran corsa di questo ultimo anno. Però mi affaccerò, qui e sui social, e continuo ad attendere le vostre storie, che in pausa non devono andare. A presto.
A proposito di libri e di terremoto.
Antonella Chiucchiuini

Se durante queste vacanze siete andati a trovare i camerinesi probabilmente anche voi ad un certo punto vi sarete trovati a parlare di libri. Forse questo interesse nasce dal fatto che c’è l’università o forse perché il gusto per la cultura, volenti o nolenti, lo hanno acquisito tutti coloro che si sono trovati a crescere nella cittadina ricca di storia.
I camerinesi incontrati al City Park (la struttura che ospita i negozi che si trovavano in quella che ora è la zona rossa) o in uno dei locali alle pendici della collina, vi avranno parlato, magari con un po’ di commozione, dei libri personali, collezionati con cura ancora nelle librerie in bilico in case pericolanti, che non potranno essere recuperati prima della demolizione; oppure di quelli stoccati nei depositi che non rivedranno la luce per almeno dieci anni, o ancora dei manuali degli studenti stipati per oltre sette mesi sotto il lavandino della cucina del bungalow sulla costa, perché non c’era altro posto dove riporli (mi diceva una mia amica).
Altri vi avranno raccontato dei libri dati via a malincuore, perché nella nuova casa in affitto non c’è abbastanza posto e dell’ aumentato desiderio di leggere visto che le “vasche” per il corso non si possono piu’ fare e gli amici abitano troppo lontano. Avrete anche saputo che gruppo di volontarie appassionate ha organizzato “La biblioteca itinerante” per offrire piacevoli pomeriggi di lettura e riflessione a grandi e bambini.
I camerti vi avranno pero’ anche detto che prima di comprare nuovi libri ci pensano due volte, perché non saprebbero dove metterli oppure perché occorre risparmiare fino a quando non arriva il contributo dell’autonoma sistemazione per pagare l’affitto. Allora magari i libri si scambiano, si prendono in prestito, ma questo non aiuta le librerie, soprattutto se sono impacchettate da impalcature con i fiocchi rossi per i lavori di messa in sicurezza post-terremoto, come quella di un amico alla stazione di San Severino.
Vi potrebbe anche essere capitato poi di incontrare un po’ di intellettuali appassionati di ricerca (a Camerino fortunatamente ce ne sono un buon numero) contrariati per l’impossibilità di usufruire della biblioteca giuridica ed di altre biblioteche necessarie per condurre il loro lavoro, ma soprattutto in apprensione per oltre 130.000 volumi, pergamene e manoscritti unici per la storia di Camerino pere d’arte per bellezza e ricchezza delle illustrazioni che si trovano nella Biblioteca Civica Valentiniana e che non sono stati ancora messi in sicurezza, minati dalla polvere e dall’incuria. Sono libri delicati, di materiale organico, che necessitano attenzioni particolari e continue. Leggo sul sito di bibliotecheaperte.it che ad esempio c’è “un’ edizione di commento alla Divina Commedia, stampata a Venezia nel 1491, e una Bibbia del ‘500. Il fondo musicale comprende materiale di provenienza diversa; i due nuclei più omogenei sono costituiti da lavori di Filippo Marchetti e Augusto de Ales.
Beni come questi una volta danneggiati non si possono piu’ recuperare e con loro sarà persa per sempre la memoria del passato, la radice della identità di un popolo che è l’aspetto forse piu’ importante che deve essere salvaguardato per assicurare la rinascita dei borghi terremotati. A questo proposito un mio amico di Camerino mi faceva proprio riflettere su un esempio, semplice, ma che puo’ far intuire su quanto lo studio, anche individuale, del passato, puo’ avere conseguenze positive importanti sul presente: la rievocazione della “corsa alla spada” è stata concepita inizialmente da una manciata di studiosi appassionati della storia di Camerino mentre leggevano in testi antichi, probabilmente proprio nella Biblioteca Valentiniana, le descrizioni delle feste che in passato venivano organizzate per il patrono San Venanzio.
Credo che nessuno possa negare l’importanza che ha questa rievocazione ha avuto e che ha tutt’ora sulla popolazione camerte, come abbia contribuito a creare il senso comunitario di Camerino, mettendo in luce le capacità di molti, insegnando alle persone a lavorare insieme. Inoltre, da questa poi sono scaturite tante altre attività che hanno mantenuto vivace la vita sociale di Camerino e che non sono neppure state fermate dal terremoto.
L’importanza dei libri a Camerino è documentata anche da un altro aspetto: sono nati nuovi libri che raccontano quello che le persone hanno vissuto durante la terribile notte del terremoto e nei giorni successivi o libri per ricordare il passato.
Maria Fontana Cito ci ha proposto le sue poesie sulla tragedia in “2016 Camerino ferita”. Agata Turchetti ci ha proposto invece una raccolta di racconti in un volume dal titolo “Le faglie della memoria”, mentre Orizzonti della Marca sta assemblando ricordi della vita camerte inviati in redazione in quest’ultimo anno in un volume che si chiamerà “Fotogrammi di Camerino”.
Non dobbiamo dimenticare i bambini e le loro meravigliose maestre che hanno fatto raccolte di disegni rappresentanti posti significativi di Camerino, che sono stati rilegati in volumetti da colorare e che, come mi diceva Maria Laura Moreni , sono stati un modo per “tener viva la memoria e tenerci vivi” nei mesi successivi al terremoto. Prossimamente sarà stampato anche un volume di disegni e piccole storie post –terremoto curato da Kirsty Seymour-Ure e dalle maestre delle scuole primarie Ugo Betti e Salvo D’Acquisto.
Infine, ci sono persone che si sono espresse attraverso i fotolibri, di cui almeno tre interessano Camerino:
“Camerino, la bellezza in tasca” nato grazie all’affetto di persone sconosciute tra loro connesse dai social media, che con foto e testi vuole aiutare a mantenere viva la memoria della bellezza della vita prima del 26 ottobre; Mai +” di Claudio Colotti che per due mesi ha usato la sua fotocamera per raccontare la tragedia nelle aree del cratere attraverso i volti delle persone, dando voce a chi non poteva essere udito; “Adesso che fai? Vai via?” di Claudio Ciabochi che mostra alcuni esempi del patrimonio artistico del cratere prima ed dopo il terremoto per ricordare l’importanza di cosa deve essere salvato.
A Camerino, concorderete, si parla di tanti libri: libri sul passato e del passato, libri sul presente, ma ancora nessun libro sul futuro, perché nessuno ha ancora il coraggio di scrivere un libro di fantascienza.

2 pensieri su “182. STORIE DAI BORGHI. I LIBRI DI CAMERINO (E UNA PAUSA)

  1. Un mazzo di fiori virtuale,a lei la scelta dei suoi preferiti,da uno stronzo molestatore seriale maschilista e reazionario conservatore che più non si può nella certezza di una sua rapida e totale riabilitazione.Cordiali saluti da Milano.

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