Su Repubblica di oggi, non disponibile on line, c’è una lettera di Enrico Letta che racconta la rinascita dell’Appennino in spopolamento, da terremoto e no, e la rinascita avverrà grazie alla Fondazione Merloni. Il progetto si chiama, uhm, Save the Apps, dove, si suppone, Apps è un grazioso giochino di parole (cosa verrà dopo? il Vettore diventerà Vett? Il Montigno sarà Mount Fire? Vabbé). Tra le iniziative: piantare nocciole per la produzione di cioccolata della Ferrero; insegnare a scrivere un bilancio comunale; un portale web per i cibi d’eccellenza.
Ora, non che si voglia essere brontoloni per forza. Però tenderei a riconoscermi molto in questa lettera di risposta scritta da Paolo Piacentini di FederTrek:
“Caro Enrico Letta
non metto in discussione la buona volontà della Fondazione Merloni e dei progetti che lei presenta di nuovo con un lungo articolo su Repubblica di oggi. Quello che mi preoccupa è che questi progetti rientrano in un modello di sviluppo di cui la rinascita vera dell’Appennino potrebbe fare anche a meno, a parte il tema dell’innovazione digitale o degli itinerari storico-culturali e spirituali. Il coinvolgimento di Amazon o della Ferrero contrasta con la vera esigenza delle popolazioni locali. La vendita dei prodotti attraverso Amazon non da nessun valore aggiunto se non quello di far diventare l’Appennino una sorta di supermercato. La vendita dei prodotti dopo il sisma è duplicata, quello che manca è il ritorno di un turismo di qualità che vada a conoscere la bellezza e la sofferenza di quei luoghi con un approccio consapevole e solidale e acquistare il prodotti sul posto: Assunta, la famosa tessitrice di Campotosto, ha scelto di non vendere on line perchè vuole che le persone vadano li a vedere il suo lavoro prima di acquistare.
Il nostro progetto del Cammino nelle Terre Mutate da Fabriano a L’Aquila, ormai concreto e conosciuto dai territori, ha proprio questa finalità: portare con un itinerario tracciato e georeferenziato, un flusso turistico diffuso e a passo lento per aiutare le microconomie locali a rinascere. Questo progetto si sta autofinanziando.
La stessa cosa vale per la Ferrero: perchè pensare ad una produzione di nocciole quando quei territori potrebbero essere messi a disposizione di giovani locali o ritornanti per produzioni innovative da mettere a disposizione per circuiti locali o regionali di prodotti montani ? Si dice cosi la Ferrero non produrrà più all’estero le nocciole: a quale prezzo ? Oggi le produzioni devono essere resilienti e circolari.
Ultima cosa, ma ci sarebbe molto da scrivere, è che non si può coprire con questi progetti di scala industriale, adatta ad altri periodi storici ed altri luoghi, la totale assenza di visione politica e quindi pubblica della ricostruzione post-sisma.
L’Appennino potrà rinascere se la politica saprà mettersi in ascolto delle sofferenze e del disagio creato da una burocrazia che per i piccoli è soffocante dando risposte certe in tempi brevi: nei post sisma il tempo è una variabile fondamentale.
Non volevo polemizzare ma solo ragionare per esperienza diretta sul territorio su cosa necessità sul serio alle nostre amate montagne”.