Ieri sera ho raccontato su Facebook un episodio che mi è capitato a Lucca sabato scorso, e che, dicevo, mi ha dato da pensare. In breve, ho scritto questo: “Ho condiviso un firmacopie con Grax. Se non sapete chi è, visto che siete in una bolla libresca, dovreste informarvi: Grax è uno youtuber di 27 anni che parla di videogiochi. Il suo canale ha un milione di iscritti e 540 milioni di visualizzazioni. Ha scritto un fumetto per Rizzoli e la fila per avere una dedica e scattare un selfie era sterminata. Alt, fermi. Questo non è un post sulla decadenza e caduta dell’editoria: perché se centinaia di bambini e preadolescenti volevano il fumetto (esaurito in tutta Lucca, a quanto pare), io sono curiosa di capire. So benissimo che Grax, e gli altri youtuber, giocano in un altro campionato rispetto a scrittori e scrittrici, per ragazzi e no. Il libro, in questo caso, è uno dei tasselli di un immaginario, lo va a completare e non vivrebbe da solo, intendo non senza i video su YouTube e tutto il resto. Mentre io chiacchieravo con i miei lettori, in numero molto minore ovviamente, spiavo Grax circondato dai bambini, e dal suo staff, perché ovviamente aveva uno staff (e ci credo). E mi sono chiesta se tutto questo avrà un ciclo molto breve o se invece, ostinandoci a non voler conoscere un determinato mondo, siamo noi in errore. Umberto Eco ammoniva spesso che non si può parlare del juke-box senza infilarci almeno una volta il gettone. Solo che è diventato più difficile infilare gettoni in territori che si moltiplicano giorno dopo giorno. Ci penso su”.
Qualcuno dei commentatori – pochi, in verità – ha parlato di un meccanismo calato dall’alto. Comunque la si pensi, non è così. Quel che avviene su YouTube e forse in misura più sorprendente su Twitch (che, in pochissime parole, è una piattaforma (ora di Amazon) dove si parla di videogiochi e si videogioca e si assiste a tornei di professionisti dei videogiochi (ma non solo: Bernie Sanders, per dire, ha tenuto comizi su Twitch) e ha un successo impressionante (credo che sia sui 15 milioni di utenti). Quello che colpisce i profani è certamente l’entità dei guadagni degli streamer più popolari: altissimi, si arriva a ottocentomila dollari al mese e più. Un insulto, scrissero alcuni quando dopo un attacco hacker vennero rivelati alcuni compensi, che peraltro circolavano già informalmente. Un sistema calato dall’alto. Una perversione del mercato.
Al solito, ci penso su. Perché, e parlo sempre da profana, mi sembra che in molti casi l’ascesa nell’iperspazio del successo milionario venga invece dal basso e sia persino casuale. Certo che esistono i tutorial per “guadagnare su Twitch” o per “sfondare su YouTube”, ma se è per questo esistono anche i tutorial sul self-publishing e anche, in ambito più vicino al mio mondo, quei corsi di scrittura che ti promettono di diventare in uno schiocco di dita un autore di best-seller. E mentre penso, perché ho sempre ritenuto che ci sono mondi che vanno capiti prima di demonizzarli, ricordo che anche nell’editoria tradizionale si costruiscono successi a tavolino, con la storia giusta, la biografia accattivante (meglio, da ultimo, se vittimaria) e la giusta scelta anagrafica (meglio giovane o molto vecchio, per invogliare i titolisti) e una struttura del romanzo lineare.
Che a dispetto del meccanismo si facciano largo talenti puri è indiscusso. Che in virtù del meccanismo altri talenti puri rimangano sommersi è altrettanto indiscusso. Ma non esistono mondi idilliaci: esiste un mercato, in assoluto, e, che lo vogliamo o no, in quel mercato ci muoviamo. E continuo a pensare che forse, e ripeto forse, provare a vedere di cosa si tratta prima di, o invece di, chiuderci sdegnati nel nostro autoconforto sia faccenda più saggia. Almeno per come la vedo io.
Seguo con grande interesse questo argomento e spero che continui ad occuparsene: nata e cresciuta in ambienti di sinistra radicale, lavoro da 15 anni in una libreria di centro commerciale. La ricerca di un equilibrio tra il mercato- nel nostro caso la sopravvivenza in un ciclo economico ultra capitalista- e la nobiltà del mestiere del libraio è la nostra missione quotidiana. Grazie ai “miei” lettori ho imparato a scardinare tanti pregiudizi e molti libri che io stessa ironicamente disprezzo, sono stati dei ponti coi non lettori. Bambini e ragazzi mi sembrano più inclini alla scoperta di letture sfidanti, soprattutto se davanti hanno un adulto altrettanto curioso di conoscere i loro mondi.
Ovviamente, lei , Fahreneit, e tutta radio3 siete la mia bussola in questa navigazione nel mercato editoriale! Un saluto pieno di stima e affetto