L’AMORE E LE CARTE DI CREDITO

Poco fa, aprendo Facebook, mi salta gli occhi una pubblicità (o annuncio sponsorizzato, come si suol chiamare). “Innamorati”, c’è scritto. Naturale, mi dico, è San Valentino e figurarsi se, a dispetto dei venti di guerra, del massacro sociale e psicologico ed economico in cui ci troviamo dopo due anni di pandemia, si rinuncia ai cuori del 14 febbraio. Questo cuore, in particolare, è viola. E dentro c’è un lettore di carte di credito.
Innamorati di un lettore di carte di credito? Passata la risata, ci rifletto su. E’ una pubblicità che riassume magnificamente, e certo inconsapevolmente, il punto in cui ci troviamo. Ovviamente ci si innamora davvero, a dispetto del marketing e per fortuna, e non di un lettore: però, a pensarci molto bene, quello del lettore è il sentiero su cui siamo sospinti da diverso tempo. Avrò occasione di parlarne ancora e altrove, ma è come se ogni possibilità immaginativa ed emotiva dovesse identificarsi con il consumo: e quindi è logico innamorarsi di un lettore di carte di credito, che servono a loro volta per consumare.
Questi due giorni hanno registrato le solite cose: ci si divide, ci si scambiano insulti, si prefigurano invasori. Abbiamo introiettato le lezione delle destre, che erano solite invitare alla difesa dall’Altro, dunque dal nemico: salviamo l’Italia da. Nei vecchi mantra (vecchi e sempre attuali, ovviamente),  l’Italia si salva dai migranti, da coloro che ci tolgono “la gioia del Natale”, dai rom. Quell’invito a “salvare” e “difendere” e “proteggere” appare anche nella battaglia contro lo schwa, che usa gli stessi toni militari, nei commenti alle prime immagini da The Rings of Power, la serie televisiva sul mondo di Tolkien dove c’è un elfo di colore (sul sito dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani le risposte sul perché invece potrebbe essere plausibile), nelle discussioni su qualsiasi possibile, ripeto, possibile mutazione del nostro modo di pensare.
“Crederanno di muoversi, e saranno fermi”, come scriveva Ray Bradbury. E, per paradosso, i veri motivi di preoccupazione passano inosservati.

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