Sono giorni strani. Ieri, alla Casa delle donne, durante un incontro con le colleghe dell’Espresso, Barbara Alberti invitava alla rivolta, allo sciopero, al fare insieme. Non solo per quanto riguarda la violenza contro le donne, ma per le loro vite, il loro lavoro, la loro difficilissima affermazione.
Alla fine della discussione, ha preso la parola una ragazza. Ho 23 anni, ha detto, e ogni mattina mi sveglio cercando i motivi per andare avanti, per farmi strada in un mondo difficilissimo per una ragazza. Come fate?, ha chiesto. Voi che siete molto più grandi, come riuscite ad arrivare alla fine della giornata?
Quello che mi è venuto da dire, lì per lì, è stato: per te, per le ragazze come te, per la speranza (hope, sempre lei). Poi però ci ho ripensato, e credo che ogni grande battaglia si possa condurre in due modi: o come il trono di spade (se giochi a questo gioco, vinci o muori), con la determinazione feroce di procedere facendo fuori chiunque incontri sul tuo cammino. Oppure, e non è detto che funzioni per tutte, mettendo in conto che non vincerai nella lotta per il potere, ma potrai vivere una buona e bella vita.
Per esempio. Una cosa che ho cercato di fare dall’inverno del 2020 a oggi è di procedere passo passo. Non so se sia un atteggiamento intelligente, fatalista, riprovevole, ma è quello che ho, quello che ho messo in pratica nei momenti difficili della mia vita. Un piede davanti all’altro, cammina. Pensa a quello che puoi inventarti, cammina. Certo, è molto difficile superare indenni una pandemia, una guerra, una crisi economica, e constatare che le lacerazioni si allargano, contro tutti, giovani contro vecchi, genitori contro non genitori, Sud contro Nord, lavoratori vessati contro disoccupati, sani contro malati.
Alla fine della discussione, ha preso la parola una ragazza. Ho 23 anni, ha detto, e ogni mattina mi sveglio cercando i motivi per andare avanti, per farmi strada in un mondo difficilissimo per una ragazza. Come fate?, ha chiesto. Voi che siete molto più grandi, come riuscite ad arrivare alla fine della giornata?
Quello che mi è venuto da dire, lì per lì, è stato: per te, per le ragazze come te, per la speranza (hope, sempre lei). Poi però ci ho ripensato, e credo che ogni grande battaglia si possa condurre in due modi: o come il trono di spade (se giochi a questo gioco, vinci o muori), con la determinazione feroce di procedere facendo fuori chiunque incontri sul tuo cammino. Oppure, e non è detto che funzioni per tutte, mettendo in conto che non vincerai nella lotta per il potere, ma potrai vivere una buona e bella vita.
Per esempio. Una cosa che ho cercato di fare dall’inverno del 2020 a oggi è di procedere passo passo. Non so se sia un atteggiamento intelligente, fatalista, riprovevole, ma è quello che ho, quello che ho messo in pratica nei momenti difficili della mia vita. Un piede davanti all’altro, cammina. Pensa a quello che puoi inventarti, cammina. Certo, è molto difficile superare indenni una pandemia, una guerra, una crisi economica, e constatare che le lacerazioni si allargano, contro tutti, giovani contro vecchi, genitori contro non genitori, Sud contro Nord, lavoratori vessati contro disoccupati, sani contro malati.
Detto questo, non mi sembra di trovare, almeno per quanto mi riguarda, altra via che questa, almeno per ora. Passo dopo passo. Pensa all’autunno. Pensa ai frutti del melograno. Pensa agli uccelli che cantano dagli alberi qui vicino. Pensa a Mozart. Pensa che riesci ancora a scrivere. Di’ grazie, rendi grazie, Toss a Coin to Your Witcher.
Concordo con la tua filosofia. Un passo alla volta.