“Come chi beve e solo dopo aver appagato la sete si mette a osservare le cesellature delle coppe e se le rigira tra le mani, cosi anche il giovane deve prima riempirsi di riflessioni e aver ripreso fiato, e poi volgersi a esaminare se lo stile contiene qualche eleganza e raffinatezza”.
Non dico Cicerone e l’arte di comunicare, ma almeno Plutarco e l’arte di ascoltare. E’ l’unica e un po’ sconsolata considerazione che viene alla mente dopo l’onirica vicenda del Fertility Day-a volte risbagliano. Tutto, in poche ore, è stato giustamente già detto, e probabilmente concentrarsi solo sulla grafica toglie efficacia a non poche altre considerazioni che andrebbero fatte sulla concezione della campagna.
Comunque sia, vale la pena soffermarsi su questo aspetto: lo fa, magistralmente, Annamaria Testa (che di comunicazione un paio di cosette sa) in questo post. Siamo di fronte a una comunicazione istituzionale inefficace e reiterata (la campagna contro il fumo, per dire: inclusa la pupilla cieca e i fazzoletti macchiati di sangue sui pacchetti di sigarette), e che era già, in altri ambiti, la spia di qualcosa che non funziona più fra i comunicatori scelti. Ricordate la campagna per la lettura con donne (e due maschi) di varie generazioni di bianco vestite su prato fiorito? Ecco, quella. Inutile, e persino irritante, come se l’abitudine comune fosse di andare a leggere fra le margherite indossando gli abiti di scena di Picnic at Hanging Rock.
Però vien quasi da rimpiangerla, se si pensa al disastro comunicativo – a proposito di lettura – messo in campo dall’Aie nella gestione della guerra dei due Saloni. Ma come si fa a dire che l’editoria non è fatta solo di letteratura ma di libri di cucina? Non c’è nessun discorso etico-artistico-Alto nella mia considerazione, bensì brutale buon senso: perché mi piacerebbe davvero sapere quanto vendono ancora i libri di cucina e di giardinaggio in tempi di tutorial e siti di qualità eccellente e di facile consultazione. Ma ammesso che la guida allo stufato perfetto svetti in tutte le classifiche, esisterà un modo diverso per dirlo? Esisterà un modo di comunicare meno offensivo (per chi non pubblica o legge libri di cucina) e più, soprattutto, efficace?
Certo che esiste, e sicuramente esisteva, e altrettanto sicuramente esiste una crisi di creatività comunicativa: se sia dovuta alle scuole di comunicazione, ai social media, al modo in cui si usano i social media, all’idea diffusa che le persone siano tutte stupide e bisogna rivolgersi loro in modo stupido, io non lo so. So che abbiamo avuto e abbiamo ancora ottimi creativi e grandi comunicatori. Ma in questo momento non si vedono, ed è un gran peccato (e rileggete Plutarco, su).
Non è mai stata al passo la comunicazione istituzionale…il Dott. Polidori, dirigente del Sert di Forlì è anni che ci dice quanto le pubblicità degli alcolici , ad esempio , siano molto più accattivanti delle pubblicità progresso che invece dovrebbero disincentivare i ragazzi a bere…