AD ALTO GRADO DI RESPONSABILITA’: SUL REATO UNIVERSALE E SUL COMBATTERE SAURON USANDO L’ANELLO

In Staccando l’ombra da terra, Daniele Del Giudice scrisse: “Le parole, in cielo, nelle procedure del volo, sono parole ad alto grado di responsabilità, parole con conseguenze”.
Ad alto grado di responsabilità. Conseguenze. Ci ripensavo ieri sera leggendo le dichiarazioni della ministra della Famiglia Eugenia Roccella dopo l’approvazione in Senato della legge che rende “reato universale” la Gestazione Per Altri. Le parole sono queste:

“Chi si trincera dietro la retorica dei ‘diritti’ per giustificare la pratica dell’utero in affitto dovrebbe chiedersi perché invece ci sia una rete mondiale del femminismo che sostiene l’iniziativa dell’Italia e considera il nostro Paese un esempio da seguire dappertutto”.

Una rete mondiale del femminismo.
Già l’uso del singolare fa capire in quale ottica si muove Roccella: i femminismi sono plurali, da anni e anni e sempre di più, come è giusto che sia. Ma c’è chi, come la ministra, riconosce come femminismo soltanto quello a cui si sente vicina. Ed è vero che quel femminismo festeggia l’approvazione di una legge sbilenca, e che probabilmente sarà inapplicabile, come ha spiegato benissimo la costituzionalista Anna Lorenzetti a Elena Tebano su la 27ma ora:

«Per perseguirle (le coppie) bisogna dimostrare che abbiano fatto la surrogata. Ma visto che questa pratica all’estero non è vietata nessuna clinica straniera è tenuta a fornire i documenti che la attestino. I bambini risulteranno come figli biologici o adottivi delle coppie. Questa di fatto è solo una legge manifesto, che però avrà l’effetto di stigmatizzare alcune coppie e i loro figli».

Infatti, questa è una semplicissima manovra a favore della parte più oscura e conservatrice dell’elettorato meloniano, altro che difesa delle donne e dei bambini. Su Facebook, Carolina Varchi, che ha presentato il disegno di legge, scrive lo scorso 22 giugno:

“Il Pride è ormai una manifestazione ideologica della sinistra. Agli esponenti della coalizione di centrodestra e agli organizzatori che parteciperanno garantisco che nessuna delle rivendicazioni del Pride diventerà mai legge, così come abbiamo promesso ai nostri elettori quando ci siamo presentati alle elezioni. Anzi stiamo lavorando a provvedimenti che vanno in direzione contraria all’ideologia Lgbt, come l’istituzione del reato universale di maternità surrogata”.

Ripeto, è una legge sbilenca e probabilmente non andrà da nessuna parte, come scrive oggi anche il New York Times:

“In teoria, chiunque può denunciare una famiglia sospettata di aver avuto un figlio tramite maternità surrogata, aprendo la strada a possibili procedimenti penali. Tuttavia, gli esperti affermano che qualsiasi processo che ne risulti potrebbe innescare sfide costituzionali. Inoltre, l’Italia si troverebbe di fronte alla prospettiva di dover perseguire penalmente le persone per crimini commessi in un paese in cui le loro azioni erano legali, creando potenzialmente tensioni diplomatiche”.

Però, appunto, ha funzione di stigma e spande terrore nelle famiglie, per lo più peraltro eterosessuali, che hanno fatto ricorso alla Gpa.
E qui torniamo ai femminismi. Che non sono tutti uguali, anche nella mia generazione e quella di poco precedente. Lea Melandri, per esempio, già a marzo ha scritto:

“Per dono o per denaro, la gravidanza per altri non può essere equiparata a una “tratta”, a una “schiavitù”, e quando ha questi tratti sappiamo che è già perseguita per legge e non c’è bisogno di ulteriori criminalizzazioni. L’alienazione che le donne hanno fatto e continuano a fare del loro corpo non si combatte a furor di condanne, ma ascoltando e dando voce ai loro vissuti, facendo del racconto delle esperienze il primo passo necessario per la liberazione da modelli imposti e purtroppo forzatamente fatti propri. Dietro l’alibi di voler combattere logiche di mercato e di asservimento neoliberista, che per altri versi vengono ‘normalmente’ accettate, non è difficile cogliere la difficoltà a vedere nelle donne una volontà di scelta che ne fa comunque dei “soggetti”.”

Di contro, in un’intervista rilasciata a Simona Vinci, Adriana Cavarero dice:

“L’approccio alla maternità come un diritto, ovvero: “se io ho desiderio e se non ci riesco ne ho comunque diritto” andrebbe ragionato, l’attenzione non dovrebbe essere sui diritti individuali, questa è una celebrazione del neoliberismo, non sempre i desideri possono diventare diritti. Prima dei diritti viene la biologia. Se pensi alla definizione persona con utero, la senti l’ostilità per il dato biologico della differenza sessuale? È un modo per non scontentare nessuna e nessuno e le donne ancora una volta sono costrette a fare un passo indietro rispetto alla loro biologia, io lo trovo inaccettabile”.

Bisognerebbe, dunque, essere disposte all’ascolto reciproco. Che detta così è una banalità. Ma io ricordo bene uno degli ultimi video di Michela Murgia che diceva che dovremmo essere le porte, e non le portinaie. Intendo che bisognerebbe confrontarsi su un tema così grande, che non può essere affrontato a colpi di leggi-manifesto che porteranno solo sofferenza, senza la certezza di essere le uniche a potersi dire femministe.
Ecco. Quante, delle grandi madri del femminismo, ascoltano le giovani? Quante sono disposte a capire quanto sia diverso, e aperto, e innervato della consapevolezza dei diritti (e non di biologia: natura è cultura, dicevano gli antropologi nel secolo scorso e, mannaggia la miseria, anche Beauvoir)? Quante sono disposte a capire che c’è un’altra rete che sta prendendo forma, che ha già preso forma, anzi, e che fa a meno della biologia in favore dell’altra banalissima e gigantesca parola che è amore?

Io vedo anche un’altra cosa in questa rivendicazione del solo e unico femminismo. Il potere. C’è una parte dei femminismi delle madri che non intende cedere un’oncia della propria posizione, e che è disposta ad assumere posizioni illiberali per questo. Come direbbe Tolkien, stanno combattendo Sauron usando l’anello. E questo è un male per tutte. E per tutti.

 

Un pensiero su “AD ALTO GRADO DI RESPONSABILITA’: SUL REATO UNIVERSALE E SUL COMBATTERE SAURON USANDO L’ANELLO

  1. Penso che il dibattito sulla GPA sia viziato da un equivoco di fondo, ovvero che la “mercificazione” dei bambini (e di chi li mette al mondo) inizi con la maternità surrogata.
    Ma guardiamoci intorno: dall’influencer con bimbi griffati ai politici che chiedono più figli “per sostenere il sistema previdenziale”, sono già in tanti a trattare i giovanissimi come un prodotto di consumo; e a ben vedere è sempre stato così, in ogni epoca e in ogni società.

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