ALBERO, FOGLIA, QUERELE: CHIUDERE UNA PORTA

Ricordo bene la circostanza. Era la fine di gennaio del 2019, pioveva a dirotto, ero al funerale di un amico mite e gentile, avevo in mano due rose, una gialla e una rossa, perché l’amico era romanista. Il tempo di posare le rose, e vibra il telefono. E’ Angelo Aquaro: all’epoca ignoravo che fosse malato anche lui, e che avrei dovuto dirgli addio  pochi mesi dopo, e di lì a poco anche mettere l’ultima parola, non per mia volontà, a una collaborazione trentennale. Comunque, in quella telefonata, Angelo mi annuncia che è stata sporta querela contro di me. “Da chi?”, gli chiedo, mentre passo in rassegna tutti i passi che potrebbero essere definiti falsi, e continuo a stupirmi, perché mai, nella mia vita, ho diffamato qualcuno, penso, e se una querela avevo ricevuto era, nel 2009, per una recensione (una recensione!!!) di Navi a perdere di Carlo Lucarelli. Il querelante era Paolo Messina, armatore della Jolly Rosso. La querela venne archiviata.
Ma questa volta? Il mistero dura pochissimo: a querelare me, Ottavio Fatica e l’allora direttore di Repubblica Mario Calabresi era Vittoria Alliata, per un’intervista apparsa su Robinson nell’aprile 2018. La domanda incriminata, a quanto pare, era: “La traduzione precedente è stata molto criticata: a ragione?”.
Angelo Aquaro, che ho amato e stimato e che rimpiango ogni giorno, mi chiese di non dire nulla pubblicamente sulla vicenda. Ho taciuto, dunque, a lungo. Ho taciuto anche quando sono stata accusata, sui quotidiani, di complottare per inserire, che so, il Gender nell’opera tolkieniana e consegnarlo ai maoisti (qui una lunga ricostruzione di Cercatori di Atlantide). Ho taciuto quando antichi colleghi diffondevano soltanto una versione dei fatti, che non era certo la mia. Ho taciuto fino a gennaio 2020, quando infine ho scritto qui, un po’ (un po’ tanto) sbigottita su quella che si configurava come una “guerra”. Su una traduzione. Su un capolavoro della letteratura. Comunque, il mio intervento è qui.
Riprendo parola adesso perché ho ricevuto ieri la notizia dell’archiviazione della querela. Che era già stata avanzata mesi fa, e a cui la querelante aveva fatto opposizione. Adesso è finita: procedimento archiviato, l’onore non è stato leso, la reputazione neanche.
Resta, però, la mia ferita. Le cose che sono state dette di me. Il fatto che io non ho potuto, “per tutelarmi”, scrivere sullo stesso giornale di fantastico e di Tolkien. Certo, il mondo è andato avanti e il mio ha trovato e trova ogni giorno altre strade, e per questo ringrazio sempre. Ma mi piacerebbe che questa storia servisse a far riflettere chi ha la querela facile e chi, fra quegli antichi colleghi, sostiene chi ha la querela facile senza pensare al dolore che infligge, e ai danni che si arrecano, ammesso che la cosa interessi.
Per me, il solo gesto che farò è chiudere quella porta alle mie spalle. Dimenticare magari no, non pretendete troppo dalle persone miti, eh.

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