ALTERITA'

Ricevo e, con ritardo (non avete idea di quel che accade qui) pubblico.
QUANDO L’ALTRO E’ TROPPO NERO
di Maldestra e Madri per Romacittaperta
Imbarazzo o rabbia, o forse entrambi. È difficile scegliere le parole con cui rapportarci ad alcune scelte de l’Altro, il quotidiano diretto da Piero Sansonetti, nato per esprimere una «nuova idea di sinistra capace di rompere i tabù e dialogare oltre i vecchi steccati». Intenti legittimi, solo che sulle colonne de l´Altro gli interlocutori sono quelli che non ci si aspetterebbe mai in un giornale che si fregia del sottotitolo «la sinistra quotidiana».
Qualche esempio? Un´intervista a Iannone, capo dei «fascisti del terzo millennio» di Casapound, senza contraddittorio alcuno, quasi un volantino di propaganda, in cui si bercia contro l´antifascismo; il racconto dell´incendio di Casapound Bologna, con tanto di eroica descrizione del federale locale «personaggio interessante e controverso»: definizione perlomeno curiosa per chi, neanche due anni fa, è finito in carcere con l´accusa di associazione a delinquere con l´aggravante razzista per una quindicina di pestaggi. Ma non c´è da stupirsi se su l´Altro a scrivere di tutto ciò è Ugo Maria Tassinari, studioso della destra radicale che partecipa e promuove però le iniziative dei neofascisti stessi. Oppure se ad occuparsi di futurismo è Miro Renzaglia, animatore della galassia culturale della destra radicale e firma di NoReporter, sito d´informazione gestito da Gabriele Adinolfi, ex Terza Posizione, che ogni anno non manca di ricordare con un articolo il compleanno di Adolf Hitler. Sono questi gli steccati da superare? La ricerca di un approccio «laico» alla società deve proprio passare per la legittimazione di chi, pur spacciandosi per «post», in realtà è sempre lo stesso fascista e xenofobo di sempre?
Perché forse Sansonetti e l´Altro non si sono resi conto che non solo quasi tutti i quadri di Casapound provengono dal Movimento politico sciolto in base al decreto Mancino, dopo uno stillicidio di violenze xenofobe, ma che la loro cultura è tutto fuorché nuova, come indicano i riferimenti espliciti allo squadrismo e alla Rsi. Non è nuova la loro violenza, quella delle mazze tricolori contro gli studenti a Piazza Navona, o quella dell´assalto alla casa occupata di Casalbertone a Roma. Non sono nuovi nemmeno i loro protettori politici: la giunta omofoba e xenofoba di Flavio Tosi, a Verona, o quella romana di Gianni Alemanno, secondo cui aggredire un immigrato al grido di «sporco negro» è un problema di «bullismo». Chissà come fanno Sansonetti e l´Altro a guardare in questi giorni con preoccupazione alla deriva xenofoba che travolge l´Italia e l´Europa e allo stesso tempo flirtare intellettualmente con i fasciofuturisti che non solo si sono presentati in precedenza alle elezioni nel cartello elettorale guidato da Berlusconi, ma condividono con la destra politica idee e contenuti in materia di sicurezza, immigrazione, rifiuto della società multiculturale, ecc.. Un conto è fare informazione, anche in modo spregiudicato, altro è condividere nei fatti la strategia politica che un pezzo della destra radicale italiana sta perseguendo da anni: rappresentare se stessa come un universo nuovo, pragmatico, scevro da dogmi e pregiudizi, capace di dialogare con tutti. Non solo.
Il superamento del binomio fascismo/antifascismo, la ricerca di una sintesi superiore, ha poco a che vedere con la voglia di uscire dal Novecento. Queste cose le diceva già trent’anni fa Terza Posizione, ed è stata sciolta all’indomani della strage di Bologna. Queste poche righe vogliono essere un contributo per chiudere una fase di eccessiva ingenuità con cui stampa e mass media, al di là della presunta provenienza culturale e politica, offrono riflettori a quei rottami del peggior fascismo che in modo sempre più furbo si riaffacciano sui nostri territori.
Il Manifesto, 13 giugno 2009

120 pensieri su “ALTERITA'

  1. ah ah ah ah ah… luogo comune inteso che ormai tutti gli intellettuali sono parassiti… capito!!!
    per il resto… se leggi bene… io ho usato solo il voi… ;-))))
    il noi mai!!!

  2. Se a qualcuno piace parlare di concetti astratti, che faccia pure. Io preferisco attenermi ai fatti concreti, e ai nomi di persone in carne e ossa uccisi da fascisteria e nazisteria varia negli ultimi anni, nel silenzio più o meno generale, da Davide Cesare a Renato Biagetti, da Nicola Tommasoli a Giuliano Bruno. Chiaramente, quando si scopre che a uccidere sono stati nazifascisti, subito ci si adopera per de-ideologizzare, ma andiamo, quali nazifascisti, sono ragazzotti, sono disadattati, sono canaglia sociale! Tutto un nascondersi (e nascondere) dietro un dito. Peccato che i morti rimangano, e la matrice ideologica sia evidente. Peccato che le aggressioni rimangano, e la retorica che le accompagna sia inequivocabile. E le nuove ronde nere paramilitari? Sposiamo in toto le discolpe e i disclaimer di chi le organizza? Fascisti? Ma no, figurarsi! Non sia mai! Siete voi che siete vecchi. E intanto, mentre si fa entusiastica professione di nuovismo, il rituale è più che mai consueto:
    Elenco delle aggressioni di stampo fascista in Italia, 2005-2008:
    http://www.ecn.org/antifa/archivi/Archivioaggressionifasciste_gennaio2005_dicembre2008.pdf
    Alla deresponsabilizzazione, è ovvio, contribuiscono anche certe “ossessioni amorose”. Dopodiché, lo vedremo andando avanti quanto avrà giovato al valore scientifico dell’indagine il completo annullamento della distanza tra studioso e studiati. Sovente, quando ciò avviene, si slitta dall’inchiesta allo psicodramma terapeutico di gruppo, che però è tutt’altro genere, anche letterario.

  3. Dimenticavo: sulla Legge Mancino posso solo dire: come volevasi dimostrare, perché già era prevedibile (e previsto) nel ’92-’93:
    http://www.carmillaonline.com/archives/2006/12/002046.html
    Quel che per me resta un mistero logico è come una critica di questo tipo, che anch’io ho espresso in tempi non sospetti, possa servire da pezza d’appoggio per coltivare certe frequentazioni e amicizie, dal momento che si può criticare la Legge Mancino anche senza diventare aficionados delle sedi nere. Mah.

  4. Se non hai dato istruzioni al tuo browser di aprire i pdf con Adobe Reader o programmi affini, allora clicca col destro sul link testuale, salva il file e poi lo apri a parte.

  5. @ giuseppe genna
    Spero che oltre a fare il mea culpa su Sansonetti, adesso non ritiri anche la dichiarazione di voto a Sinistra e Libertà che ( in parte )sull’Altro era pubblicata..sarebbe un vero peccato era molto bella .

  6. Che si voleva dimostrare? Mentre il giovanissimo e già brillante Wu Ming 1 prendeva appunti che diffondeva in qualche piccola conventicola telematica, il sottoscritto in singola ed eccellente compagnia lanciava l’allarme sul tema dalle pagine del principale quotidiano nazionale
    Vedi: archiviostorico.corriere.it/… /Scalzone_una_mano_naziskin_non_co_0_9301052441.shtml
    Quindi, già dato, in tempo reale, non avendo pubblicato 14 anni dopo.
    Concetti astratti? Di che straparli? Io ho scritto decine e decine di pagine sullo specifico citando centinaia di nomi e di fatti. Mentre non mi pare, per citare un esempio, che la ricostruzione storica degli anni 70 che ha supportato la campagna in difesa di Battisti possa vantare un benché minimo di rigore storico e possa passare dignitosamente al vaglio di una commissione di storici indipendenti…
    E quindi ti rilancio la sfida: comincia a confutare nel merito i miei scritti invece di sollevare polveroni.
    Anche perché se a te fa schifo che io sia colluso con i fascisti (descrivo il tuo punto di vista, ovviamente) altri soggetti ritengono altrettanto disdicevole avere rapporti di affari con il Tiranno. E quindi quello delle condotte personali è un terreno assai sdrucciolevole.
    Restiamo ai fatti. E io non ho mai minimizzato o giustificato un fatto. E ti invito a dimostrare il contrario: Fascisteria 2 ricostruisce nel dettaglio sia la morte di Dax sia di Biagetti e degli altri due casi non parlo giusto perché per quanto sia straordinariamente bravo non ho la palla magica e non posso prevedere il futuro …

  7. Tassinari, chiedo scusa al mondo se a 22 anni ero costretto a scrivere nelle pulciose aree telematiche di movimento mentre voialtri eccelsi guru, in pista da anni, avevate accesso al “Corriere della sera”. E chiedo venia se all’epoca non sapevo che fosse in corso una gara di visibilità tra chi metteva in guardia dalle Legge Mancino. Pensavo, ingenuamente, che la cosa più importante fosse esercitare la critica ovunque e in tutti i modi in cui fosse possibile. Beata ignoranza… Insomma, ho torto anche quando e dove siamo d’accordo. E vabbe’.
    .
    Detto questo, ma è possibile che qualunque cosa venga scritta, anche riferita più in generale (il riferimento ai concetti generali era a un botta-e-risposta che non ti riguardava, quello sul “mondo in cui viviamo”, gli “intellettuali” etc.), tu rispondi sempre io, io, io, io (in inglese ti direbbero una “all-about-me person”). Soprattutto, rispondi in modo vittimistico, discolpandoti anche da accuse che nessuno ti ha fatto (chi ha detto che i testi che hai pubblicato debbano essere confutati? Chi ha detto che non ti sei occupato di Dax? Boh, io vedo che te le fai e te le disfi…) o puntando il dito – ma sempre fingendo di non farlo, come ha fatto notare Paperinoramone – su presunte nefandezze altrui: si potrebbe dire che siete servi di Berlusconi ma, sia chiaro, io non lo dico; si potrebbe dire che siete antisemiti ma, sia chiaro, io non lo dico; si potrebbe dire che difendendo Battisti falsificate la storia ma sia chiaro, e così via.
    .
    La critica che ti viene fatta (e non solo da me) è chiarissima, inutile cincischiare, svicolare, aggiungere strati di discorso. E’ chiarissima e riguarda la piega che ha preso la tua “osservazione partecipata” e il modo in cui la giustifichi. Il disaccordo c’è e ci sarà sempre. Non puoi pretendere che la tua frequentazione di circoli neofascisti incontri il plauso di tutti solo perché sei tu e hai scritto cinque milioni di caratteri. I tuoi libri non possono fare da passepartout per ogni comportamento.
    Vedi, sul nostro sito c’è una frase che condensa un aspetto della nostra filosofia. Te la riporto:
    “[…] mai trattare il lettore da ebete, mai credersi superiori al lettore, mai dare per scontato o doveroso il suo rispetto o gradimento. Lavorare come se tra un libro e l’altro il gradimento tornasse a zero, come se ci si trovasse alle pendici di una nuova montagna, con la consapevolezza che non si potrà barare, non c’è l’elicottero nascosto da qualche parte, per arrivare in cima occorre farsi tutta la scalata. Lavorare per riconquistare, nella sua interezza, il rispetto del lettore.”
    Ciao.

  8. @ Anna Luisa
    non so che dirti, io quel pdf lo apro normalmente, da due computer diversi (un Mac e un PC), con due browser diversi (Firefox ed Explorer). Boh… Comunque su ecn.org/antifa è disponibile anche in altri formati.

  9. Wu Ming, sono basito anch’io.
    Su molte cose continuiamo a non capirci proprio e quindi è inutile continuare a baccagliare. Io pensavo che l’oggetto del post fossero le critiche all’Altro perché fa scrivere di fascismo un esperto che … Evidentemente le questioni erano altre e il mio narcisismo mi ha fatto debordare
    Su alcuni questioni particolari è invece facile spazzare gli equivoci:
    io non posso, dietro qualsiasi artificio retorico, accusarti di essere servo di Berlusconi per aver pubblicato per Einaudi. Fascisteria 2 è uscito per Sperling;
    io non accuso nessuno di antisemitismo: ricordo soltanto che poi ci sarà sempre qualcuno che invocherà una clausola di discriminazione ideologica per liquidare il dissenso politico (in questo caso l’ha capita e l’ha spiegata benissimo Valeria);
    io resto convinto della giustezza della battaglia per Battisti anche contro di lui e le stronzate che continua a dire e fare: e dico a chiare lettere che la ricostruzione storica degli anni 70 in Italia che hanno avallato gli intellettuali francesi a suo sostegno è un cumulo di cazzate grottesche.
    Su due punti ci siamo invece finalmente capiti:
    1. condividiamo un approccio libertario e antiautoritario al diritto all’espressione politica;
    2. tu trovi abominevole la mia decisione di dialogare con i fascisti, circostanza che io ho riconosciuto espressamente e che non ho nessuna intenzione di mettere in discussione.
    E comunque, giusto per puntiglio finale: tu mi accusi di cincischiare sulla tua accusa quando 25 post fa (a buon peso) ho scritto nell’incipit (giusto per non costringerti a leggere tutto contro voglia):
    “Quanto a Wu Ming, è vero. Hai ragione. Lo ammetto…”
    Quindi, puoi anche dire (sbagliando, ovviamente) che le mie argomentazioni sono tutte cazzate, ma non ho certo cincischiato o girato intorno alla questione …
    Anzi, più di darti così esplicitamente ragione …

  10. “Ho maturato nel tempo un atteggiamento di rispetto nei confronti dei fascisti.”
    Di tutto quel che dicono Tassinari e WM1 questa è la frase che più mi colpisce. Anche perchè del resto ho capito pochino, non ho letto nulla di Tassinari e quindi me ne starei zitto se non fosse per questa frase.
    A’ mi’ tempi si diceva:”I fascisti non devono parlare!” (Figurarsi parlarci.)
    A me pareva, come dire, sacrosanto, incontrovertibile, assiomatico. Loro sono uomini come noi, siamo pure dei democratici, però:”Nondevonoparlare!” E basta. C’era bisogno di spiegare perchè? No, non c’era bisogno.
    Poi i tempi passano, il muro cade, il comunismo si rivela (a quasi tutti) un’utopia più dannosa che benefica, si diventa più tolleranti, visto che s’è sbagliato parecchio…però, ancora oggi se si afferma:”I NAZISTI non devono ecc.”, scommetto che siamo tutti d’accordo. Se si ammette questo, allora c’è una soglia oltre la quale non si può andare, pur con tutta la voglia di comprensione e di dialogo.
    Secondo Tassinari con questi neofascisti tale soglia non viene superata, anzi, possono pure meritare rispetto. Ora, sarebbe importante sapere: rispetto per cosa? Per i loro ideali? Per i comportamenti? Per la coerenza? Cos’hanno che gli suscita rispetto?
    Io, ripeto, non so nemmeno di chi parla Tassinari, ma son quelli dei manici di piccone tricolori? Son quelli che picchiavano gli studenti con le cinghie? Se son QUELLI si ritorna lì:”Non devono parlare!” E non ho voglia di ascoltarli! E non li ascolterei nemmeno se avessero i manici dipinti di rosso, sia chiaro, prima posi il manico, poi ti rinfili la cinghia e dopo, molto dopo, sentiamo cos’hai da dire.

  11. In una pagina del proprio diario, Fenoglio aveva annotato una riflessione di Giaime Pintor sui fascisti che diceva, più o meno: «guai a noi se, finita la guerra, non saremo capaci di altro che odiarli». E aveva aggiunto: «ma appunto: io non riesco ad altro che a odiarli».
    Io la penso come Fenoglio. E così pensavo anche quando macinavo libri su libri della e sulla destra neofascista e neonazista italiana per il mio Scirocco, e mi preoccupavo di rendere umano e credibile un personaggio palesemente ispirato a Vincenzo Vinciguerra (e Franco Freda, e Roberto Fiore, e Guerin Serac, ecc.).
    Come Tassinari sa, ho il massimo rispetto per il valore scientifico e documentario del suo lavoro. Il che non mi impedisce di trovare (per usare una sua espressione) una “puttanata colossale” la definizione dell’antifascismo come «rito identitario e ideologia di sostituzione». Lo pensavo anche negli anni Settanta, quando una parte dell’Autonomia Operaia teorizzava il superamento dell’antifascismo (“i fascisti non sono più il problema”, “tutto quello che mina le basi dello Stato è roba buona”, ecc.), negli anni Ottanta, quando il superamento delle vecchie barriere ideologiche era teorizzato dagli allievi di Alain de Benoist (“La Voce della Fogna”, per capirci), negli anni Novanta, quando il neo-revisionismo storico è diventato merce comune, e io invece di leggere Pansa e Violante continuavo a leggere Pavone e Calamandrei. Vorrà dire che continuerò a consultare Fascisteria, e non andrò mai a sentire il suo autore in una qualche Casa Pound. E, a scanso di equivoci, non firmerò alcun appello contro un qualche atto violento, metaforico, simbolico o concreto, perpetrato ai danni di una qualche Casa Pound.

  12. @ Nautilus
    “son quelli dei manici di piccone tricolori?”
    Ebbene sì. Quelli, cioè questi. E io non rispetto chi li rispetta.
    La chiudo qui, mi limito a dire che quel che ha scritto Giro potrei averlo scritto io. Concordo in toto.

  13. Nautilus, ho rispetto per l’umanità delle persone.
    Ai miei tempi, per dirla con Nautilus, oltre a praticare (con altre cose) l’antifascismo militante ho anche studiato Marx, che trovava più potente sul piano cognitivo un vecchio reazionario come Balzac che il chiacchiericcio dei benintenzionati.
    E in Marx è chiaro il concetto che l’odio di classe è fondativo del processo rivoluzionario, che però è tutto dentro la teoria del valore e del rapporto di capitale.
    Il Moro di Treviri non si sogna mai di pensare che l’elemento costitutivo della soggettività possa essere l’odio per i versagliesi.
    E Marx è anche teoria dell’alienazione e critica dell’ideologia: e il suo progetto di liberazione prevede la liberazione umana, quindi anche dei funzionari del capitale non certo lo sterminio di interi ceti sociali, come i culachi nella Russia degli anni 30 o gli intellettuali nella Cambogia degli anni 70.
    Il vostro odio irriducibile ha, paradossalmente, molto poco a che fare con tutto ciò mentre è assolutamente dentro i paradigmi schmittiani della guerra giusta e dell’inimicizia assoluta.
    Sentimenti nobili, sentimenti tragici, i vostri, ma di cui sono riuscito a liberarmi anche attraverso l’ossessivo lavorio sulla fascisteria e di cui non sento francamente la mancanza.
    E se è vero, come è vero, che qui ho discusso con alcuni dei migliori cervelli della mia (e della successiva) generazione, trova fondamento il mio sentimento di crescente disperazione e quindi, per dirla con un comico mai abbastanza compianto, non mi resta che piangere…

  14. In fondo è semplice. Lo spiegava in modo folgorante Nicce. Quando guardi a lungo in fondo all’abisso, l’abisso guarda dentro di te.
    Girolamo, ti ringrazio per le immutate attestazioni di stima – ancor più preziose nel momento della viscerale reiterata condanna – ma ti è così difficile capire che l’empatia è uno strumento fondamentale per la qualità della ricerca?

  15. Gent. Tassinari, mi spiace ma dopo la sua risposta rimango più perplesso di prima.
    E’ esatto riconoscere che personalmente nutro un “odio irriducibile”, ma per i PICCHIATORI, fascisti o no. Il fascismo poi è nato col “santo manganello” in mano e purtroppo pare che questi neoadepti non si distinguano dai predecessori: manganelli erano e manganelli sono, quindi non ne voglio sapere. Marx o non Marx.
    Per chiarire meglio, ho visto un filmato denominato “cinghiamattanza”: non ho trovato nulla da obiettare. Se dei giovani con una concezione eroica della vita, o che vogliono sfogare la loro aggressività o compiere riti di iniziazione o per qualunque altra ragione pur lontanissima dalle mie concezioni si prendono reciprocamente a cinghiate, facciano pure, non li critico. Come non critico chi decide di darsi botte da orbi su un ring. Basta che le riservino a chi partecipa al gioco! Se, come ho visto, aggrediscono con questa “modalità” ragazzini delle medie, allora il rifiuto, di più l’esecrazione non può che essere totale, ma quale rispetto, empatia o simpatia!
    “ho rispetto per l’umanità delle persone.” Son d’accordo, ci mancherebbe di no, ma nel caso specifico che vuol dire? Che questi picchiatori sono in buona fede? Che hanno dei valori? Degli ideali? Va bene, ma picchiano per affermarli? E allora io non posso rispettarli, nemmeno come avversari.
    Vadano a prendere a cinghiate ir te..me di su’ ma’.
    Sono troppo schematico specie nella chiusa? Mi scuso, non è per lei, è che noi livornesi siamo un po’…diretti.

  16. Nautilus, noi napoletani parliamo in faccia. Avendo praticato (e subito) la violenza politica per oltre un decennio non ritengo di avere titolo per condannarne l’uso ponendomi dall’alto di un piedistallo. E essendomi battuto per la soluzione politica degli anni di piombo trovo indecente le logiche dissociative e fare i distinguo spiegandole, che so, che alcuni dei quadri di Casa Pound non faremmo male a una mosca: perché resto convinto che la responsabilità politica è collettiva.
    La questione di fondo è proprio questa: mi dispiace che vi girino i coglioni, ma senza nessun ragionevole dubbio Casa Pound contribuisce significativamente a ridurre il tasso di pratica della violenza da parte di soggetti che se non irrigimentati e portati a praticarla sul piano rituale (come lei ha ben capito: vedi cinghamattanza) sarebberò sì sicuramente più propensi a farlo.

  17. Ma che bel quadretto! I dirigenti di Casa Pound come angeli custodi, società di temperanza, “pompieri” che dissuadono i ragazzotti dal compiere azioni violente e quindi contribuiscono al vivere civile.
    Sarà. Fidiamoci dell’uomo che viene scrutato dall’abisso. E non diamo peso, ad esempio, al fatto che nella città dove vivo, l’attuale portavoce di Casa Pound, meno di due anni fa, sia stato inquisito insieme ad altri per, aspetta che ritrovo l’articolo… ah, ecco! “Associazione per delinquere finalizzata alle lesioni personali, al porto abusivo di armi improprie, alla violenza privata ed alla discriminazione, all’odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Tra gli episodi loro contestati c’e’ l’aggressione ai danni di un maghrebino avvenuta in via Saffi il 6 aprile 2006. Secondo il gip «’si tratta di un episodio particolarmente significativo in quanto la persona offesa e’ stata aggredita e picchiata da un numero consistente di soggetti a causa della sua razza»[…]
    .
    Ma si sa, le aggressioni razziste sono opera non di militanti fascisti bensì di “canaglia sociale”… Ecco un altro articolo:
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    “Non solo la razza. Certo bisognava essere «belli, bianchi e cattolici», ma l´organizzazione voleva di più. Voleva gente che non ha paura di «darsi», parola significativa di un gergo interno per dire menar le mani, aggredire e picchiare «tunni (tunisini ndr) e marocchini, negri di m.» e «partigiani» (simpatizzanti di sinistra ndr), omosessuali, diversi e tifoserie nemiche. Per affermare che «l´orgoglio naziskin è ancora nelle strade…. Che il mondo bianco si deve alleare sotto un´unica bandiera» […] Fu sempre opera dell´associazione a delinquere, poi, la spedizione punitiva del dicembre 2005 nella casetta diroccata nel parco della Corticella. Poco tempo prima si era verificata in quella zona una violenza sessuale, e i nazi decisero di punire l´extracomunitario che ci viveva, prendendolo a calci e pugni.”
    .
    Se per limitare violenze e aggressioni dobbiamo affidarci a simili soggetti… Mi sa che qui qualcuno ha le lenti coperte di prosciutto cotto, di quello bello rosa.

  18. Negli anni Settanta, oltre ad auspicare, con appropriati slogan, il definitivo soggiorno di Almirante a piazzale Loreto (cosa della quale non mi sono mai né pentito né scusato), mi battevo per la messa fuorilegge del MSI. Ricordo i berlingueriani che mi spiegavano, saputi, che il MSI svolgeva una funzione di moderazione, ecc. ecc. verso la destra eversiva. Nel frattempo la destra eversiva entrava, si riparava dalla pioggia, usciva, rientrava dal MSI , dal FdG, dal FUAN. Sarà una questione di empatia, ma una volta letto Gobetti, è difficile appassionarsi a chi crede che, faccio per dire, Julius Evola abbia un qualche valore filosofico o letterario.

  19. Wu Ming, io non ho mai detto che i militanti neofascisti sono dame di San Vincenzo. Sono ampiamente reperibili in rete i dati dell’osservatorio antirazzista che dimostrano che la quota di episodi razzistici imputabili a militanti politici è minoritaria. Quanto al mio giudizio storico sul ruolo di freno delle organizzazioni politiche c’è una consolidata esperienza e un giudizio ampiamente condiviso. Già in due distinte circostanze storiche (anni 70 e anni 90) lo scioglimento dei gruppi (Ordine nuovo e Avanguardia nazionale prima, Movimento politico poi) ha prodotto una radicalizzazione della violenza (sia in senso terroristico sia in senso apertamente criminale) e non una sua riduzione. E quindi evitiamo di mettere in caricatura le mie posizioni. Anche in questo caso posso produrre decine di riferimenti e di riscontri.
    Girolamo, anch’io ero contrario a quella campagna perché: l’Msi fuorilegge ce lo mettiamo noi e non chi lo protegge, le sedi fasciste si chiudono col fuoco con i fascisti dentro se no è troppo poco …
    Do you remember revolution?

  20. Così, sempre per precisare, del portavoce di Casa Pound Bologna – che per altro ha un aspetto molto poco ariano – nello stesso atto giudiziario è detto che proveniva da una militanza negli Sharp, gli skin antirazzisti. Possibile che le ragioni, le dinamiche di queste trasmigrazioni non vi intrighino?

  21. AH il potere infinocciante di un buon congiuntivo ragazzi miei! Quanto mistifica la cultura Dio bbono alle volte.
    Non credo che la vita del sor Tassinari ne subirà un grande mutamento, ma sinceramente, la panzana dell’osservazione partecipante, con uno che giunto all’età della ragione ancora che ni ci piace simpatizzare con i cattivelli, con uno che in tutta allegrezza dichiara di avecci l’approccio empatico con i picchiatori… ma che differenza c’è? Ma alla fine stimo persino di più il piacchiatore.
    Merda per merda – fa vedere le mani sporche.

  22. Intrigano intrigano. Ma prima di tutto devo chiedere scusa a Tassinari se nelle righe che seguono troverà, anche, una certa messa in caricatura delle sue posizioni; comunque non mi riferisco all’autore. In effetti solo uno studio approfondito e sul campo, anzi nel, potrebbe facilitare la comprensione delle dinamiche delle trasmigrazioni, impreparato come sono non saprei decidere se gli skin antirazzisti non siano in grado di competere con la capacità d’irrigimentazione di Casa Pound, o il portavoce bolognese è un’eccezione che conferma la regola.
    Casa Pound irrigidimenta dei soggetti e li porta a praticare violenza sul piano rituale; soggetti che altrimenti, non irrigimentati, farebbero peggio. Casa Pound svolge quindi un ruolo da ammortizzatore sociale, è una sorta di casa di cura per soggetti violenti; se non proprio di cura, di contenimento, di distrazione, magari ogni tanto offre anche quei pupazzi di gomma, ercolinosempreinpiedi, da picchiare finché si hanno le forze.
    Soggetti da irregimentare. Brrr… E ci sono decine di riferimenti e riscontri.
    Però, anche l’empatia non è un tema da poco. Anzi m’intriga di più.
    “Empatia”, scusate, da un vecchio Zanichelli – 1 (filos.) Coinvolgimento emotivo nell’oggetto estetico. 2 (psicol.) Capacità di capire, sentire e condividere i pensieri e le emozioni di un altro in una determinata situazione.
    Condividere pensieri ed emozioni di una bella cinghamattanza?
    E se uno frequentasse l’empatia durante una ricerca sul suicidio?
    (Occhio, è una domanda retorica e a trabocchetto)
    In certe, buone, occasioni, dei soggetti ben irrigimentati, tra i quali c’è molta empatia, hanno praticato l’automattanza, il suicidio collettivo; in altre occasioni, cattive, milioni di morti.
    lucio

  23. @zauberei. Alla fine di ‘sto popò di conversazione in cui comincio ad avere le idee confuse, ho ideato un piano: tu e io apriamo una sezione di Casa Pound con la motivazione di abbassare il tasso di violenza praticata sul territorio e così facciamo contento Tassinari poi, ci si organizzano dentro solo “Tè delle 5” con le amiche e così facciamo contento Wu Ming 1.
    Tu come la vedi?

  24. @U.M.Tassinari. Torno seria… beh sì, le dinamiche Sharp/Casa Pound incuriosiscono pure me: più che una trasmigrazione, il passaggio mi verrebbe istintivo definirlo “un bel salto acrobatico”. La parola “trasmigrazione”sembra sottintendere una continuità: non ti pare un po’ eccessivo?

  25. Intrigata sono intrigata, ma confusa ancora di più.
    Premetto che non odio nessuno, non mi riesce. Certe azioni però mi fanno schifo, poi posso riconoscere che l’autore di quell’atto schifoso partecipa della mia stessa umanità, posso pure empatizzare con lui per quella cosa che essendo umani niente di umano ci è estraneo, posso addirittura chinarmi affascinata sull’abisso del male, però qui mi fermo.
    Allora, mi viene da chiedere: perché, invece di irreggimentare le intemperanze nazi parecchio violente, quelli di casa Pound non le stigmatizzano in modo deciso e inequivocabile?
    In un altro post parlavo di analisi dei fatti, ma pure dei repertori retorici e concettuali.
    Ora non è vero che gli atti razzisti (o come li si vuole chiamare) sono compiuti solo dalla feccia amorfa, ma pure – e molto – da chi si nutre e viene nutrito, in modo più o meno strutturato, di certe ideologie.
    Dunque, se un ragazzo (apparentemente) sfuso in un liceo bene di roma picchia a sangue un suo compagno slavo (nazionalità italiana, riconoscibile solo dal nome straniero) e gli fa vedere la svastica tatuata sulla spalla, come devo decodificare quel gesto? E come devo reagire? E come devono decodificarlo quelli di casa pound? E come devono reagire?
    Perché tra decodifica e reazione un qualche legame c’è, mi pare.
    Io per la mia reazione di condanna decisissima non ho problemi di sorta (reperterio ideologico/retorico e reazione sono assolutamente congruenti), ma quelli di casa Pound come si mettono?
    Al solito mi dispiace per questi interventi terra terra, ma meglio non mi vengono.

  26. Posso senza scandalo dichiararmi totalmente d’accordo con Lucio?
    Per Valeria. Fonte Centro europeo di monitoraggio sul razzismo. Periodo ottobre 2003-settembre 2004.
    Su 91 episodi di razzismo 37 sono di violenza fisica, prevalgono tra le vittime immigrati (58), ebrei (15), musulmani (12). Questa invece la classifica dei responsabili:
    cittadini ordinari 33
    neofascisti 17
    ultras 15
    forze dell’ordine 11
    Lega nord 11
    Se mettiamo insieme neofascisti ultras e leghisti si pareggiano i conti con cittadini ordinari e poliziotti…
    Ma se restiamo a chi è caratterizzato da una precisa ideologia è una netta minoranza.
    E nell’elaborazione di questi dati non c’è nessuna empatia
    PS: Per altro, come argomentato in precedenza, io ascrivo pienamente la Lega Nord alla “fascisteria” …

  27. con tutto il rispetto,un piccolo contributo personale:c’è stato un periodo della mia vita in cui volevo diventare uno specialista di qualcosa di estremo nella speranza che facendo in questo modo potessi pubblicare qualcosa di peregrino e magari venire coinvolto in tutte le iniziative culturali che riguardassero l’argomento.Presi in considerazione i fenomeni post-nazisti,la sarcofagia e i ratti indonesiani.Oberato dai dubbi e divorato dall’incapacità di discernere,dopo mesi trascorsi senza riuscire a operare una scelta decisa optai per una più tranquilla gita al parco col Codice sul volo degli uccelli di Leonardo sottobraccio

  28. Si parla giustamente di condannare i picchiatori…sacrosanto.Però mi domando, e vi domando, allora bisogna pur condannare quelli che ieri sera hanno aggredito due ragazzi di destra a Bologna,coinvolgendo per giunta tre ragazze che erano con loro?…io penso di sì.

  29. L’empatia de pansa.
    Fingendo che la domanda sull’empatia non sia rivolta esclusivamente a Girolamo, vorrei impelagarmici perché l’intrigo continua.
    “è così difficile capire che l’empatia è uno strumento fondamentale per la qualità della ricerca?”
    Credo di no, anzi credo che sia facile. Ma come qualunque strumento offre la possibilità di migliorare la ricerca quanto di peggiorarla.
    E provo a fare 2 esempi di come l’empatia tra il ricercatore e l’oggetto della ricerca possa correre su strade diverse.
    es. A – Roberto Saviano sta dedicando tutte le sue energie alla ricerca sul Sistema, ed ha parlato più volte dei meccanismi di fascinazione che certi personaggi, con i loro atteggiamenti, le loro storie ecc mettono in moto nei confronti di soggetti convinti di non avere alternative. Ha raccontato anche in che modo lui stesso abbia subito quel fascino, e in che modo l’empatia per la sua ricerca lo costringa a vivere sotto scorta.
    es. B – Giampaolo Pansa sta dedicando tutte le sue energie alla ricerca sui mali della Resistenza, e ha raccontato in che modo viene regolarmente contestato alla presentazione dei suoi libri, e in che modo l’empatia per la sua ricerca lo abbia fatto scontrare con Giorgio Bocca e lo costringa a farsi difendere da Maurizio Gasparri.
    Forse in certi casi una forte empatia sembra richiedere anche una scelta di campo, e quindi una nuova valutazione della ricerca che si porta avanti.
    lucio

  30. Meriduck… non scherzare… ma cosa dici????
    in che secolo vivi???? i fascisti vanno eleminati… picchiare o uccidere un fascista non è mica reato… quelli sono compagni che sbagliano, se falliscono l’obiettivo… se invece uccidono diventano eroi…

  31. Lucio, a costo di imbarazzarti, continuo a essere completamente d’accordo.
    Il problema, dal mio punto di vista, è che nessuno dei miei confutatori è riuscito a dimostrare che la mia empatia ha prodotto falsificazioni.
    E’ infatti anche chi, sul piano dei giudizi di valore, ribadisce siderali, incolmabili distanze, come Girolamo De Michele, riconosce e non confuta la qualità scientifica dell’opera.
    Io comunque, per quel che vale, per quel che serve, continuo a interrogarmi sui meccanismi di retroazione nella ricerca sociale e più in generale degli effetti della captatio benevolentiae e del narcisismo (che, come sottolineava Wu Ming, non mi manca)
    Quanto a Meriduck, mi rendo conto che è molto pesante, ma se avessi letto tutto il dibattito, sapresti che no, non tutte le violenze sono considerate uguali.

  32. – annalisa mi pare un’ottima idea! MA sorge la domanda: di che si deve parlare ar tè delle cinque di casa Paund? MIca che te poi intrattenè sui vestitini eh! Invece si pole parlare – bene però – delle leggi razziali.
    – Ho da ridire sull’ottimistico post di lucio. Se casa Paund irreggimenta le violenze selvatiche portandole a sistemi ritualizzati e controllabili gli effetti non solo nella – ammessa e non concessa – ammortizzazione, ma anche nella legittimazione, con operazioni tipo quella del Tassinari, e con l’effetto di richiamo non solo sulle violenze selvatiche ma su quelle latenti. Perchè non tutti i tipi violenti sono immediatamente conclamatamente latenti non tutti i discriminanti sono subito palesemte discriminanti – organizzazioni come queste, o come la Lega appunto, slatentizzano processi psicologici. Per conto mio dovrebbero starsene fuori dallo spettro democratico, perchè esulano dalle categorie di destra e sinistra e dalle forme dell’agire democratico.
    Ben per questo non sono disposta a condividere l’amorevole gentilezza degli altri commentatori, nei confronti del Tassinari, specie quando scivola nel benaltrismo, che mi mette sempre in guardia. Ih ma guarda che i razzisti non sono mica solo loro eh? Uffa! Ci sono anche quell’altri!
    Ma dai! COme se dice a Roma, non te se po’ nasconde gniente.

  33. Purtroppo la Lega – che non solo è razzista ma ha profondi laison con ambienti della destra radicale e cattolico-integralisti: e non è benaltrismo ricordarlo – è ben dentro l’agire democratico occupando numerosi posti nel potere esecutivo …
    E per restare ai cori da stadio di Salvini, la risposta, ora e sempre è quella della curva del Napoli alle provocazioni veronesi…

  34. Lucia, io qualche riserva sul fatto che le violenze non siano tutte eguali ce l’avrei.La categoria della Democrazia,dovrebbe essere univoca.

  35. @Meriduck…
    a chi lo dici… io la penso esattamente come te…
    la Democrazia non può essere Partigiana… leggiti i miei commenti ;-)))

  36. Lucia,poi se mi permetti,avendo riletto il dibattito,anche su Tassinari che preciso ha posizioni molto diverse dalle mie!…E velatamente revisioniste..però c’è da dire che non mi sembra elegante discutere un uomo che ha militato in momenti non sospetti e comunque ha una sua storia culturale.Trattarlo quasi da fascista,perdonatemi,ma mi sembra che si alzino i toni.

  37. Preso atto di tutte le statististiche e le quantificazioni, rimane elusa una domanda: a casa Pound che ne pensano, e cosa dicono, delle violenze di quell’aggregato: neofascisti+ultras+leghisti? Magari pure delle altre violenze, se si sa.
    Questo thread mi ha un po’ stranita, c’è qualcosa che mi frulla a vuoto nel cervello, in particolare sul taglio del giornale di Sansonetti.
    Su quel concetto di ‘altro’ secondo me ci sono parecchi equivoci, romanticherie e rimorsi da parte di una certa sinistra. E tanta retorica.
    Se riesco a dipanare il pensiero intervengo di nuovo, sennò no.
    Grazie Tassinari per lo scambio, Zaub dice che tu inclini al benaltrimo, pare pure a me, se non proprio al benaltrimo, agli sgambetti discorsivi sicuramente sì. Mi verrebbe da mettere un pò di cartellini gialli qui a là sui tuoi interventi, ma quello che volevo dirti comunque mi pare di avertelo detto, più o meno.

  38. Con tutte le mazzate che mi avete tirato qualche sgambetto discorsivo ci può stare. Ammetto – se è ancora lecito scherzare – l’altrismo non il benaltrismo.
    Alla tua domanda rispondo invece direttamente: a CP si dichiarano innocenti, si ritengono vittime di violenza, hanno un atteggiamento sostanzialmente assolutorio sulle “violenze razziste” di cui negano con ostinazione la matrice politica.
    Per evitare perdite di tempo ti dico quello che io penso di tutto ciò:
    non sono innocenti ma (per quanto possa fare accaponare la pelle a qualcuno) sono un gruppo militante che fa un uso molto controllato della violenza; hanno effettivamente in qualche caso subito anzicché inflitto violenza; sbagliano a negare l’esistenza di tre cerchi concentrici di violenza razzista (politica, di area di prossimità, sociale) e (visto che ci parliamo pubblicamente) glielo ho detto chiaramente …

  39. @ Ugo Maria, Meriduck, Lucia, ecc.
    sulla democrazia che non può essere partigiana, l’uso della violenza, i due pesi e due misure, l’antifascismo come istinto e quant’altro: tutto quello che ho da dire lo ha già detto uno migliore di me. Qui. Buona (ri)lettura.

  40. C’è qualche burlone che si diverte a sparigliare. Anche se pienamente condivisibile, l’ultimo messaggio non è il mio. E a questo punto, per scongiurare una tarantella di smentite e controsmentite – e il fastidio alla titolare del blog di verificare gli ip di provenienza e le segnalazioni alla polizia postale per furto di identità – e visto che tutto sommato quello che avevo da dire l’ho detto e quello che mi dovevate dire pure, non interverrò più nel topic.
    Grazie a tutti …

  41. Caro Tassinari,
    non c’è bisogno di invocare la polizia e l’uso legittimo della forza dello stato. Confesso subito, effettivamente si tratta di una burla: il commento firmato “ugo maria tassinari” non lo ha scritto lei, ma io.
    Quello firmato ugotassinari, però, non l’ho scritto io. Era scritto su un forum pubblico (per quello mi sono permesso di copiarlo), controlli pure:
    http://bit.ly/XwB7a
    Dunque, lei condivide quello che ha scritto il falso “Ugo Maria Tassinari” in questi commenti e smentisce quello che ha scritto “ugotassinari” (vero o falso, a questo punto) nel forum di vivamafarka.
    Giusto?
    Autoironia Operaia

  42. Ho segnalato che due persone hanno usato in maniera falsa il mio nome, a prescindere da quanto scritto. Che poi le due persone si siano rivelate una sola, un Burlone con la B maiuscola, ben venga.
    Un Burlone abbastanza colto, immagino, da sapere che una citazione filologicamente “vera” estrapolata dal contesto può costituire lo stesso una falsificazione.
    Quanto alla questione giudiziaria, ti posso rassicurare: non solo per autoironia, ma per principio non querelo mai … Mi sarei tolto il gusto e il piacere di alimentare questa polemica infinita piuttosto …

  43. Per la comprensione dei lettori. La titolare del blog ha cancellato due messaggi “apocrifi” firmati uno “ugotassinari” e uno “ugo maria tassinari”, entrambi scritti da “il burlone” e di cui si continua a discutere …

  44. Caro Tassinari,
    il tabù della querela le fa onore. Questo permette a tutti di continuare ad usare le armi della dialettica senza temere rappresaglie (qui un po’ tutti hanno rivendicato la necessità di menare le mani, quando ce vo’: capirà che uno mingherlino si fa venire dei pensieri). Spero anche che Lei chiarisca bene quale fosse il contesto della citazione e convinca tutti, me compreso, della sua buona fede di ricercatore.
    Peccato che Loredana Lipperini invece abbia cancellato i commenti, perché forse è stata una precauzione eccessiva ed ha tolto ad altri lettori la possibilità di capire.
    Spero che lei, Tassinari, si unisca a me nella richiesta di rimetterli online visto che la comprensione dei lettori le sta a cuore. Non voleva essere una scorrettezza, ma un giochino linguistico paradossale andato a buon fine: lei ha difeso il falso Tassinari e ha rinnegato quello vero. Credo che anche a lei piaccia discutere in punta di fioretto, e mettere in terra lo stalin di tanto in tanto.
    Si unisce?

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