ALTRE DONNE

E’ orribile, probabilmente, concordare sia pure per un istante con il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. Ma quando ha detto, ieri, che anche gli Stati Uniti hanno la loro Sakineh, non aveva del tutto torto.
Teresa Lewis, si chiama. Il miglio verde l’aspetta fra poche ore, in Virginia.  E’ una disabile mentale borderline. Amnesty International ha lanciato un appello in suo favore all’inizio di settembre (lo trovate qui). Nessuno ne ha parlato.
Più vicino: Teresa Buonocore. Ne scrive Piero Sorrentino, su Nazione Indiana.
Ps. E poi c’è la proposta di legge “di riforma e di riqualificazione” dei consultori nel Lazio (qui l’appello di Zeroviolenzadonne). E poi ci sono tutti i tagli che riguardano i servizi a famiglie e anziani in varie regioni del nostro paese. E poi, e poi. Proprio vero che il problema è il cavallo (e non il cavaliere, o l’elefante che dir si voglia).

61 pensieri su “ALTRE DONNE

  1. Anche vero che, con l’intervento di Ahmadinejad, le speranze di grazia per Teresa Lewis si sono azzerate (se mai ce n’erano state): ogni eventuale protesta negli USA contro questa condanna d’ora in poi sarà bollata come di “simpatizzanti del regime iraniano”, figuriamoci!
    Detto questo, è irritante vedere come si ripropongono, a tutte le latitudini, le stesse reazioni. Quando negli anni Novanta si protestava proprio contro le esecuzioni statunitensi, tipo quelle di Karla Tucker, c’era sempre chi diceva “Perché non protestate contro la pena di morte in Cina o a Cuba?”; ora che si protesta contro l’Iran, è il regime a rovesciare l’accusa in “Perché non protestate contro la pena di morte in USA?”; a quanto pare, gli attivisti contro la pena di morte per essere legittimati ad esistere devono avere il dono dell’obiquità…

  2. La grazia è stata respinta e Teresa Lewis morirà domani. Lei ha ragione, Lipperini: concordare anche solo per un istante con un uomo di quella risma è orribile. È anche orribile che si facciano figlie e figliastre. E che, tanto per dire, sulla Repubblica (di carta) di stamattina non si trovi traccia dell’omicidio di Teresa. E pure che sui due principali quotidiani nazionali non venga ricordato il caso analogo di Matilde. In quanti leggiamo lei o Nazione indiana? In quanti veniamo a sapere queste cose? All’indifferenza e all’ignavia si somma anche un colossale buco nell’informazione. Ammesso che a qualcuno – che non siamo noi, che siamo una minoranza – interessi qualcosa.

  3. Non credo che il confronto sia azzardato: la pena di morte è un’inaccettabile violazione dei diritti umani, sia che si pratichi in Iran, sia che si pratichi in Occidente, sia che riguardi le donne, sia che tocchi gli uomini, le persone che sono in grado di disporre di sé o quelle che – come Teresa Lewis – avrebbero difficoltà a stilare una lista della spesa.
    E’ chiaro che per noi – da occidentali – è più semplice puntare il dito contro l’Iran. C’è un paradosso amaro in questa storia: le persone disabili spendono di solito molte energie per conquistarsi pari dignità e pari opportunità, nel far rilevare la persona più della disabilità. Ma nel caso di Teresa Lewis è stato proprio il fatto di non essere stata trattata da disabile a causarle la maggiore discriminazione.

  4. C’è da dire che l’infermità mentale è spesso invocata a sproposito, ma capisco che non sia questo il punto.
    Onestamente anch’io trovo che il confronto sia un po’ azzardato: non so di che spessore possa essere stato il processo contro Sakineh… di certo non paragonabile a quello della signora Lewis.

  5. Stando alle informazioni divulgate da Amnesty International l’iter del processo a Teresa Lewis è stato tutt’altro che trasparente. Ma il problema non è questo. O meglio, non è solo questo. Mi spiego: se anche i processi di Teresa e Sakineh si fossero svolti correttamente, se anche loro fossero realmente colpevoli di terribili reati, ebbene, anche in tal caso, la pena di morte non sarebbe comunque accettabile. Il Paese che ammette la pena di morte non può permettersi di accusare un altro Paese di macchiarsi di questo stesso delitto: è un ossimoro. Entrambe questi Paesi violano il più elementare dei diritti umani: il diritto alla vita. Non sono credibili gli USA quando puntano il dito contro l’Iran nello stesso modo in cui non è credibile l’Iran quando punta il dito contro gli USA. Sarebbe più dignitoso che entrambi lavorassero per abolire la pena di morte in casa propria.

  6. “L’Olocausto è una leggenda” (tra l’altro, come “battuta” non è neppure nuova).
    Direi che può bastare come risposta, mi fermo qui: le sue sparate sono noiose e prevedibili quanto quelle di Ahmadinejad.

  7. In realta’ ha detto: “L’Occidente permette a chiunque di mettere in discussione i profeti e persino Dio ma non di fare una semplice domanda e di aprire la scatola nera di un evento storico”. Non ha negato l’Olocausto. Anzi, contrariamente a quanto leggiamo sui nostri giornali ha piu’ volte riconosciuto che è stato un avvenimento terribile, ma ha anche sottolineato il fatto che i responsabili di questo genocidio non ne hanno mai pagato il prezzo, mentre i Palestinesi sì. Sostiene che per stabilire quali siano i responsabili dell’Olocausto e farli pagare, si debba studiare questo tragico avvenimento e farne dibattito pubblico. E’ troppo? Bisognera’ pur distinguere fra quello che egli dice veramente e quello che i media occidentali gli mettono in bocca. Un esempio classico di questa manipolazione e’ la sua presunta intenzione di cancellare Israele dalla carta geografica. In persiano Ahmadinejad disse: Imam ghoft een rezhim-e ishghalgar-e qods bayad az safheh-ye ruzgar mahv shavad. La parola chiave era rezhim-e, che significa regime. Ahmedinejad non si riferiva ne’ al paese Israele ne’ al territorio- Isreale ma al regime israeliano. Da nessuna parte nella frase c’era la parola naghseh, che significa carta geografica, e nemmeno aveva mai nominato Israele. Una traduzione realmente fedele al testo, parola per parola, sarebbe risultata cosi’: Imam (Khomeini) ghoft (diceva) een (questo = il) rezhim-e (regime) ishghalgar-e (occupante = che occupa) qods (Gerusalemme) bayad (deve) az safheh-ye ruzgar (dalla pagina del tempo) mahv shavad (sparire). L’Imam diceva che il regime che occupa Gerusalemme deve sparire dalla pagina del tempo.

  8. @ MarcoS.
    Difficile pensarlo, dato che le cose che ho appena detto le pensa anche Mohammed Hassan, uno dei più brillanti studiosi marxisti della “questione mediorientale”.

  9. Cannella, rinnovo l’invito: si trasferisca. Le pagherò il biglietto. Ovviamente mi auguro che lei sia gay, considerato il trattamento (un soggiorno gratuito presso una beautyfarm iraniana) che Ahmadinejad – incompreso filantropo – riserva agli omosessuali.

  10. Anna Luisa, io sono un punk anarchico, cosa posso pensare di uno stato confessionale e’ conseguenza, puo’ risparmiarsi le sue battute. Mi sembrava che il discorso non riguardasse la legge coranica e la sua applicazione, ma i pronunciamenti (veri o presunti) di Ahmedinejad sull’olocausto, l’antisemitismo, o ancor meglio un confronto fra il barbaro Iran e la democratica America sui diritti delle donne e la pena di morte. La realta’ dice che Teresa e’ morta e Sakineh no. La realta’ dice anche che solo in Italia si ammazzano di botte centinaia di donne ogni anno. Per lei fa differenza uccidere una donna a colpi di pietra o d’arma da fuoco, con coltelli o cazzotti? In quanto ai biglietti di viaggio non si preoccupi. Ho vissuto in molti paesi, belli e brutti, buoni e cattivi. Ho visitato un paio di volte anche l’Iran, un paese in cui impiccano i gay, certo, come in altri civilissimi paesi occidentali, ma dove anche si può abortire fino al 45° giorno, l’operazione per cambiare sesso è pagata dalla mutua, la prostituzione è legale, il numero dei laureati è superiore al nostro, le donne votano e, benché portino il velo (il gran chiodo fisso dell’Occidente), possono accedere a tutti i mestieri.

  11. X Carlo. Mi sai dire se le donne iraniane possono fare il magistrato? Perchè a me risulta di no.
    E in quale paese occidentale lo Stato impicca i gay? Se ti riferisci ai casi di omofobia bè quelli riguardano dei privati cittadini non l’apparato statale

  12. No, non so se vi sono magistrati donne in Iran. So solo che il 65% degli studenti iraniani e’ donna. Sui gay impiccati chiedo scusa, volevo riferirmi agli stati filo-occidentali, Arabia Saudita in primis, dove la legge coranica e’ ugualmente applicata, dove le donne vengono ugualmente messe a morte, cosi’ come i gay, senza che questo disturbi il sonno alle buone democrazie europee o americane. E chissa’ perche’.

  13. «Sostiene che per stabilire quali siano i responsabili dell’Olocausto e farli pagare, si debba studiare questo tragico avvenimento e farne dibattito pubblico.»
    ma Ahmadinejad parla perché ha la bocca e deve darle aria?
    o è il suo profeta che parla a vanvera?

  14. Argomento tabù, Ahmadinejad. Quanta indignazione. Cosa proponete allora alla nostra propaganda occidentale per tentare di dialogare con una cultura complessa come l’Iran? Di propalare gravi inesattezze come nel caso Sakineh? Di non concedere mai la parola sui media al premier iraniano, lavorando in redazione per farne sintesi partigiane accompagnate con le immagini di repertorio di qualche fanatico incappucciato con l’Ak47 in mano? Oppure ritenete che l’intervento militare sia necessario per omologare i diritti umani dell’Iran ai nostri, che infatti sono così bene applicati da andarne fieri?

  15. Di recente ho visto il film “Gatti persiani” (del regista iraniano autore de “Il tempo dei cavalli ubriachi”, terribile…) e ho scoperto che in Iran ci sono 3000 band indie-rock. (!) Il gruppo rock di cui si racconta la storia – un gruppo che esiste veramente – è formato da una fortissima ragazza con frangiona e occhialoni anni ’70, e da quattro ragazzi, che provano, suonano e vivono quasi tutto il giorno insieme. La realtà che vivono è durissima, il regime è dappertutto, ma devo dire che è comunque diversa da come me l’aspettavo. E ho conosciuto una ‘società’ iraniana che non conoscevo. Un pezzettino, piccolo, ma interessante.
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    http://www.igattipersiani.it/
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    Questo senza sminuire l’orribilità di nessuno, solo per dire ceh apprezzo comunque chi – come sembra aver fatto Cannella, che ho cercato e trovato in rete – cerca di farsi un’idea delle cose dribblando le trappole dell’informazione com’è fatta oggi. Ma di Cannella so solo quello che ho potuto leggere in pochi minuti (punk, anarchico, autore di – almeno – un romanzo, eccetera), e dell’Iran so (quasi solo) attraverso Ebadi e Satrapi. E ogni tanto Zarmandili, che ascolto a Fahrenheit.

  16. l’analisi complessiva dell’ordine del mondo – e dell’Iran – di Cannella non la conosco, e probabilmente neanche la condividerei. Non sono anarchica, tanto per cominciare. Né anti-americana militante, o altro.
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    Per quanto riguarda gli omosessali, mi viene in mente anche Cuba.

  17. @Carlo Cannella: “Mi sembrava che il discorso non riguardasse la legge coranica e la sua applicazione, ma i pronunciamenti (veri o presunti) di Ahmedinejad sull’olocausto, l’antisemitismo, o ancor meglio un confronto fra il barbaro Iran e la democratica America sui diritti delle donne e la pena di morte.”
    Guardi che è stato lei per primo a fare deragliare la conversazione dal thread postato da Lipperini con molta cautela; è stato lei che è andato fuori dai binari (spostando l’attenzione sulla figura di Ahmadinejad anziché sul caso Sakineh/ Lewis) e lo ha fatto con queste due frasi che ho letto (e riletto) con attenzione prima di risponderle e che le riporto:
    1) “Io sono quasi sempre d’accordo con quello che dice Ahmadinejad.”
    2) “Saprebbe indicarmi una sola cosa orribile detta dal presidente iraniano?”
    Mentre per quanto riguarda la frase :“[Ahmadinejad] sostiene che per stabilire quali siano i responsabili dell’Olocausto e farli pagare, si debba studiare questo tragico avvenimento e farne dibattito pubblico.” Beh, qui siamo quasi all’assurdo: esiste un dibattito (dentro e fuori il mondo accademico) su tali argomenti da almeno 20 anni.

  18. @ Anna Luisa
    Il post si apre con una constatazione, e cioe’ che e’ orribile concordare con cio’ che in generale dice Ahmadinejad. A me non sembra, dunque perche’ avrei deragliato?
    Comunque vabbe’, a ognuno le sue conclusioni.

  19. MarcoS. Non ho “dato ragione” a Cannella. Ho trovato interessante il suo intervento, e utile. Non minaccioso. Ho creduto di averci letto qualcosa che potevo condividere, e ho spiegato cosa e perché, o ci ho provato.
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    Condivido anche l’ultimo commento di Anna Luisa. In particolare i punti 1 e 2 come li ha esposti qui sopra.

  20. condivido le obiezioni che Anna Luisa muove a Cannella.
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    “Io sono quasi sempre d’accordo con Ahmadinejad” è un’esagerazione. Anche se probabilmente era solo un’esagerazione provocatoria buttata lì per dire altro, dava fastidio. Non sono del tutto d’accordo con Anna Luisa, però, che fosse deragliante. Obiettava alla prima affermazione del lancio del thread, e la argomentava.
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    :“[Ahmadinejad] sostiene che per stabilire quali siano i responsabili dell’Olocausto e farli pagare, si debba studiare questo tragico avvenimento e farne dibattito pubblico.” Anch’io, come tutti credo, quando l’ho letto ho pensato quello che ha scritto Anna Luisa.
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    Confermo di avere condiviso alcune cose dei commenti di Anna Luisa e di cannella. Forse mi riconosco complessivamente di più nel commento di hommequirit, soprattutto per quanto riguarda il discorso sul dialogo con una cultura complessa come quella dell’Iran, i rapportoi di quella cultura col regime, e l’informazione che da noi si fa su quel paese, eccetera.
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    Trovavo sempre molto illuminante quella giornalista di origine iraniana, Fahrian (…), quando interveniva in tv o in radio a commentare i fatti di quel paese.
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    Infine pensavo: forse non è sempre il caso di impostare il discorso in termini di: “Sei con noi o contro di noi?”. Qui e altrove.

  21. Sui gay a Cuba vorrei dire che molti passi avanti sono stati fatti grazie a Mariela Castro (figlia di Raul e nipote di Fidel) direttrice del Cenesex (Centro Nazionale per L’Educazione sessuale) che si è spesa molto per i diritti dei gay e trans, già da anni Cuba ha istituito una Giornata Nazionale contro l’omofobia. Anche lo stesso Castro ha fatto autocritica sulle persecuzioni cui i gay cubani furono fatto oggetto in passato. Va’ detto comunque che il machismo e l’omofobia sono una costante della cultura latina influenzata dal cattolicesimo. E comunque accusare chiunque critichi la teocrazia iraniana di essere guerrafondaio e filoamericano è un po’ come accusare tutti quelli che criticano il governo israeliano di essere antisemiti

  22. dipende da cosa si intende per bastian contrari. Mi sono dichiarata anche d’accordo con molte persone (tra cui Binaghi, Angiolini, vincent, regazzoni, anna luisa, cannella, hommequirit, valeria e altri). Comunque, d’accordo, capito.

  23. @ MarcoS
    Quindi o ci si allinea al vostro pensiero o non si ha diritto di parlare? Che vuol dire che si viene a fare i bastian contrari sempre e comunque, le risulta che io ad esempio sia un affezionato commentatore di questo blog e che vi abbia infastidito spesso? O che in questo caso abbia offeso qualcuno?

  24. Non entro in merito alla discussione innescata dagli interventi di Carlo Cannella, di cui ho apprezzato la traduzione della frase di Ahmadinejad, perché in effetti mi pare molto diversa da quella proposta da quasi tutti i media più diffusi.
    Dopo di che sono d’accordo con le perplessità espresse da Anna Luisa, e condivise da diana, nei punti 1 e 2.
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    L’espressione ‘venire per fare il bastian contrario’ mi ha fatto fare un salto sulla sedia. Considero ‘bastian contrari’ i troll e i disturbatori di professione, non chi esprime pareri diversi, anche in modo radicale, rispetto a quelli manifestati nel lancio del thread o dalla maggioranza dei frequentatori del blog.
    Poi, se uno vuole, discute oppure lascia cadere la ‘provocazione’.
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    Ma non ero entrata nel blog per dire questo, ma per segnalare l’articolo di Marco Rovelli, In tutta evidenza. Sakineh ci “riguarda” davvero?, indicato in calce all’articolo di Sorrentino su Nazione indiana, che condivido parola per parola.
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    In effetti, oltre che giusto, inevitabile e sacrosanto, è anche facile prendere posizione nei confronti di casi come quelli di Sakineh: segnaliamo a chiare lettere quanto certe situazioni siano intollerabili. L’azione però che deciderà di quella situazione è fuori della nostra portata e noi non possiamo sentircene responsabili: quel che potevamo fare l’abbiamo fatto.
    Scrive Rovelli: ” Ci si scaglia contro una ferocia che non ci riguarda, e dunque questa scelta non ci impone di riconsiderare la “nostra” vita per scorgerne gli aspetti feroci e barbari installati in essa”, giusto.
    Ma anche qualora volessimo riconsidere la nostra vita e il nostro mondo per scorgerne gli aspetti feroci e barbari installati in essa, poi cosa facciamo?
    E’ ovvio che petizioni, striscioni appesi sulle facciate dei municipi, indignazione urlata richiedono poi un’azione che non è (non dovrebbe essere) fuori della nostra portata, perché le cose che denunciamo avvengono in casa nostra. Eppure, e credo che sia un sentire diffuso, avvertiamo anche questa azione come fuori della nostra portata.
    Allora, la domanda è: perché in una democrazia occidentale, fondata – almeno così si dice – sul volere del popolo, accadono le stesse barbarie che accadono nei regimi più o meno assolutistici?
    Mi pare che le risposte possano essere solo due:
    1) o perché il popolo lo vuole (e allora perché mette bocca nelle barbarie altrui?)
    2) o perché, pur non volendole, l’azione per ostacolare quelle barbarie è fuori della sua portata (e, allora, se vuole mettere bocca, può farlo solo con quelle che avvengono altrove).

  25. Non per voler indulgere in controinformazione o teorie complottiste ma va ricordato qualche punto prima di firmare appelli sulla fiducia nel sistema mediatico:
    1) Sakineh è sotto processo per concorso in omicidio del marito e l’adulterio è accusa minore;
    2) È errato dire che l’esecuzione fosse imminente e successiva alla fine del Ramadan, poiché la sentenza non è stata emessa e vi sono due appelli a cui ricorrere nel sistema giuridico iraniano;
    3) La lapidazione è stata interrotta formalmente nel draft del nuovo codice penale del 2008. La pena di morte è comminata per impiccagione.
    4) La foto di Sakineh apparsa sul Time a volto scoperto si è dimostrata falsa e fornita dal sedicente avvocato di Sakineh Javid Houtan Kian, in verità un mitomane.
    5) L’ambasciata inglese aveva negato la sentenza già da inizio luglio e in tempi non sospetti; Ahmadinejad l’ha ribadito pubblicamente nella sua visita di qualche giorno fa negli States.

  26. valeria scrive, citando un articolo:
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    “Ci si scaglia contro una ferocia che non ci riguarda, e dunque questa scelta non ci impone di riconsiderare la “nostra” vita per scorgerne gli aspetti feroci e barbari installati in essa”
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    Fantastico. Ecco cosa dà da pensare. Ecco quello che ci ha segnalato Saviano scrivendo il suo libro, e quando ha dichiarato, citando Michael Herr (Dispacci):
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    “Scrivo per scoprire che cosa ho in comune con quello che mi sta puntando una pistola in bocca.”
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    Quando ci si dichiara difensori di ‘valori’ ( tolleranza, accoglienza, inclusione, libertà, lessico del rispetto, anti-censura, anti-lapidazione, coltivare il dubbio, coltivare il rispetto per la complessità, ecc.) e ci si indigna, giustamente, quando avvengono violazioni palesi di questi valori (dopo aver verificato che ci siano effettivamente state), poi sarebbe auspicabile testimoniarlo nei fatti.

  27. p.s. anch’io ho trovato estremamente utile e illuminante (e meticolosa) la traduzione delal frase di Ahmadinejad, che non avevo letto da nessun’altra parte. Non sta lì a dimostrare quant’è buono A., ma quanto è poco buona la nostra informazione.

  28. A proposito di coltivare il dubbio, cara @diana, spero che tu abbia verificato se Cannella è un profondo conoscitore del persiano.
    Cannella mi sembra molto permeabile ai pregiudizi antisemiti, visto che non è al corrente del sessantennale dibattito sull’olocausto e che la frase “L’Imam diceva che il regime che occupa Gerusalemme deve sparire dalla pagina del tempo.” gli sembra innocua.
    L’auspicio che “il regime che occupa Gerusalemme” debba sparire dalla pagina del tempo non sembrerebbe proprio un semplice auspicio a un cambio di governo.

  29. non l’ho ancora verificato, ma lo farò. Un mio vecchio compagno di forum (fahrenheit), iraniano ha un suo blog, che pensavo di andare a consultare. Per inciso, sono per metà ebrea, quindi mi interessa. Il punto è: mi ha interessato quello che ha scritto Cannella? Ha introdotto spunti nuovi, dissonanti ma utili ad approfondire? E la mia risposta è stata sì. Su Sakineh – come ha scritto anche hommiquirit – non tutti abbiamo approfondito. Una larga parte di noi ha aderito senza approfondire, forse, è possibile.
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    quanto ai pregiudizi antisemiti. Ricordo la vicenda di Ariel Toaff, e del suo libro Pasque di sangue. Il figlio del rabbino Toaff, professore per anni in una università israeliana ed ebreo praticante, è stato tacciato di antisemitismo e ha dovuto ritirare il suo libro, nato da 7 anni di ricerche in quella stessa università israeliana. Chi erano gli antisemiti italiani che l’hanno costretto a ritirare il libro? Ebrei. C’è qualcosa di vero, dunque, nel fatto che ancora oggi lla sacrosanta memoria dell’Olocausto non permette ad alcuni di essere intellettualmente onesti fino in fondo.

  30. @ aldrovandi
    Probabilmente, in quanto a pregiudizi, la cosa migliore mi sembra citare il caro Luigi Di Ruscio (Verso noi stessi un’acuta cecità, però gli altri li squadriamo in maniera impietosa, implacabile). Per quanto mi riguarda sono anti-sionista, se questo per lei vuol dire essere antisemita o avere pregiudizi verso qualcuno, allora ha ragione. In quanto al dibattito sull’Olocausto mi sembrava evidente, dal contesto della frase, che mi riferissi a cio’ che Ahmedinejad prefigurava, cioe’ un discorso sulle responsabilita’. Perche’ a pagarne le conseguenze sono stati solo i palestinesi? Non siamo stati noi europei i macellai?

  31. Anche il bellissimo film di Steven Spielberg, Munich, affronta questo problema – Olocausto, memoria storica, responsabilità… E Spielberg è un ebreo che ha devoluto una buona fetta dei suoi guadagni per mettere insieme la più grande banca della memoria dell’Olocausto. Il personaggio interpretato da Eric Bana, e soprattutto quello di sua moglie, sono quelli che forse romperanno il circolo vizioso che può trasformare le vittime in carnefici.
    Un circolo vizioso incarnato dalla madre di lui – e dai mandanti dell’operazione.

  32. Il libro Pasque di sangue (che comunque è stato ripubblicato) sosteneva e sostiene, ricostruendo la vicenda di Simonino di Trento, una tesi storica discutibile e già peraltro contestata e smontata da storici di valore come Adriano Prosperi e Carlo Ginzburg e anche altri.
    La censura o l’autocensura imposta non è mai una cosa giusta, ma nel caso specifico le reazioni mi sono sembrate comprensibili.
    Consiglio peraltro sullo stesso tema “L’accusa del sangue-storia politica di un mito antisemita” di Ruggero Taradel dove oltre a tracciare una storia generale di questa diceria antiebraica si ricostruisce attentamente il processo di Trento al centro della tesi di Toaff, giungendo però a conclusioni diverse

  33. eh, è stato ripubblicato ma riveduto e corretto.
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    Il dibattito è stato ampio (rimando ai documenti che possono essere googlati) e ricordo un commovente intervento di Ariel Toaff , in cui cercava di argomentare le ragioni di uno studio durato 7 anni, svolto insieme ai suoi studenti israeliani, e il senso di quella ricerca, affrontando punto per punto le obiezioni che gli venivano mosse. Ma il tono della sua *autodifesa* suonava disperato e sconvolto.

  34. Per mantenermi su un piano astratto e molto generale, farò solo delle domande, che mi piacerebbe non suonassero retoriche e che, peraltro, sono state poste molte volte.
    Se, nelle democrazie occidentali, poniamo come punto fermo il diritto alla critica, dobbiamo prevedere anche dei limiti a questo principio?
    E se poniamo dei limiti a questo principio, quali sono i criteri di discriminazione che utilizziamo?
    E se utilizziamo dei criteri di discriminazione, è opportuno renderli espliciti e pubblici oppure no?
    …..
    L’elenco di domande potrebbe continuare, ma mi fermo qui e spero di non essere andata O.T., ma non credo, perché mi pare che queste domande siano sottese alla domanda implicita nel lancio.
    Mi rendo conto però che questo approccio al problema è astrattamente razionale, mentre è chiaro che quando si riflette su queste questioni entrano anche fattori di altra natura, che proprio razionali non sono o che non lo sono ancora diventati, e allora sarebbe bene esplicitare anche questi.
    Solo per fare un esempio personale, io, che non sono ebrea, da un po’ di tempo provo un disagio profondo a parlare di questioni relative all’ebraismo perché, pur non essendo antisemita (credo almeno, in piena onestà, di non esserlo), rischio di incappare sempre in questa accusa, implicita o palese.
    E allora, invece di avventurarmi in un campo minato, preferisco stare zitta.
    Ma è normale che in democrazie che si autodefiniscono libere esistano questi campi minati e che alcune parole, tra cui la parola ‘ebreo’, siano diventate dei tabù?
    Spero di non aver offeso, con questa domanda, la sensibilità di nessuno.

  35. Può darsi che sia lecito porre dei limiti (penso a quanto mi hanno dato fastidio certe dichiarazioni di Foucault sulla ‘pedofilia’, ma va bene). E’ una cosa che non ho ancora completamente chiara.
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    E’ senz’altro opportuno renderli espliciti e pubblici e chiamarli col loro nome, comunque, se vengono posti. Così si gioca a carte scoperte e ognuno sa dove sta esattamente, quello che fa, e cosa rischia.

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