BACI DALL'OSCURITA': PER CHIARA

Baci dall’oscurità, mi scrive il 12 ottobre 2007. Allora era un gioco fra ragazze molto cresciute, una piccola coincidenza fra una mail non ancora letta e una telefonata non ricevuta, e di fatto ci eravamo infine cercate contemporaneamente. Succede fra scrittrici horror, rideva lei, e di rimando, nella breve mail successiva, ridevo anche io, evocando appunto qualcosa di oscuro che si sollevava nell’aria.
Come a ogni compleanno, penso a Chiara, che oggi avrebbe compiuto 57 anni ma è sempre rimasta ferma a 50. Cosa ci saremmo dette, in questi sei anni? Chissà se si  sarebbe invertita la nostra fiducia in un mondo che sarebbe, credevamo, migliorato, e magari quei ragazzi timidi che non osavano farle leggere i loro testi sarebbero diventati più sicuri di sé; certamente ci sarebbero state occasioni per scambiarsi consigli di lettura, commentare una trama (una delle mie: delle sue Chiara era gelosissima fino alle terze bozze), spaventarsi un po’ per l’aggressività dei social. Quello sì, faceva paura anche allora. Ricordo che Chiara lesse su anobii la recensione a Non mi uccidere scritta da una ragazza, una che poteva chiamarsi Farfallina o Bastet o Cuoreselvaggio, uno di quei nomi che all’epoca sceglievano le giovanissime lettrici che di colpo diventavano visibili al mondo grazie ai social, e quella ragazza, infastidita dalla lingua di Non mi uccidere, che non somigliava in niente allo stile piano e spesso piatto del fantastico per giovinette, scrisse che avrebbe tirato una sediata all’autrice. “Una sediata! Ti rendi conto? Ma come si esprime?”, si stupiva Chiara, che grazie alla dea è stata ed è invece molto amata, e molto rimpianta.
Il mio rimpianto, in questo sesto non compleanno, è però per l’amica prima ancora che per la scrittrice. Per le telefonate che non ci siamo fatte. Per le risate che non ho condiviso. Per le lacrime che non hanno trovato una spalla. Per le disavventure e le difficoltà di cui si sarebbe presa cura. Per quel sentirmi chiedere “come stai?”, che è domanda che sento rivolgermi sempre meno, sostituita da quei “vorrei chiederti un favore”, che Chiara non ha mai, mai, mai detto, e semmai era lei a mandarmi materiale per i libri che stavo scrivendo, a leggere prime stesure, a suggerire letture che chissà come le capitavano fra le mani. Chiara Palazzolo è morta quando ancora l’oscurità non era così fitta, e mi chiedo, ogni volta, quale storia spettacolare avrebbe fatto sbucare dalle tenebre, lei che aveva saputo raccontare la paura e la rabbia quando ancora non era stato dato loro un nome.
Baci, cara.

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