CARO DINO, CARI RAGAZZI

Trovo la lettera bellissima. Se n’è parlato ieri a Fahrenheit, grazie al ritrovamento della medesima da parte di Francesco Bortolini. E’ una lettera datata 18 marzo 1970. E’ Dino Buzzati a scriverla, in risposta a un gruppo di ragazzini: quelli della II E della scuola media Antonio Pertile di Agordo, Belluno. Ed è una lettera molto seria, come è giusto che sia.  Eccola.
“Cari ragazzi,
vi ringrazio per la lettera. Mi chiedete perché i miei racconti vanno in genere a finire nella irrealtà. Il motivo è semplice: fin da bambino mi sono piaciuti i libri, le commedie, i film, i quadri che mi parlavano di cose fantastiche, più di quelli che parlavano della realtà, questo in linea di massima. Con i temi fantastici si possono dire cose, umanissime e in questo senso verissime, che col realismo non si riuscirà mai a dire.
Perchè dipingere donne con quattro occhi? Perché ciò crea un effetto ottico speciale, cioè la diplopia. Chi guarda ha la sensazione di “vedere doppio”. E ciò dà all’immagine una singolare suggestione.
Perchè non scrivo mai niente di allegro? Perchè sono fatto così, evidentemente. E poi ricordatevi, come diceva Dostoievski, che “non esiste genio se non nel dolore”. Inoltre è ben raro che le cose allegre siano belle. Lo stesso Circolo Pickwick di Dickens che vi auguro di leggere al più presto, benchè sia un capolavoro immortale di umorismo è tutt’altro che allegro.
Sadismo nell’Uccisione del drago? Ma come avrei potuto esprimere l’imbecillità e la cattiveria di quegli uomini se non accentuando la loro perfidia?
Infine: può darsi che fosse meglio scrivere cose di tutti i giorni, di problemi attuali. Ma si vede che non ne sono capace. Del resto, i miei attuali colleghi che lo fanno li trovate tanto divertenti?
Ecco fatto.
Vi saluto molto affettuosamente. E voi salutatemi l’Agner!
Vostro
Dino Buzzati”

5 pensieri su “CARO DINO, CARI RAGAZZI

  1. La lettera è molto bella, lo avevo già pensato ieri, ascoltandola: ha la bellezza dell’onestà e della leggerezza, pur essendo, come tu scrivi, molto seria. Ma ancora più bello è che dei ragazzini di seconda media abbiano scritto a Buzzati ponendogli delle domande. Sono trascorsi 42 anni da allora, e mi chiedo se (e a quali scrittori) i ragazzini di oggi rivolgono domande sulla scrittura e sulle sue motivazioni. Mi vien da pensare che questo tipo di curiosità intellettuale, nelle giovanissime generazioni, sia del tutto scomparsa. Spero, però, di sbagliarmi.

  2. La domanda a cui Buzzati risponde per prima in particolare mi colpisce come pesante, da parte di ragazzini: chiedere a uno scrittore perchè le sue storie sono fantastiche invece di occuparsi della realtà! Forse era nello zeitgeist una certa diffidenza verso il fantastico, sospettato facilmente di coincidere con disimpegno e fatua evasione?

  3. Adesso capisco perché Dino Buzzati era uno dei miei autori preferiti quando ero un ragazzetto. E di certo non mento, visto che la mia email si intitola “Stefano Roi”.

  4. Anche oggi i ragazzini scrivono a scrittori, magari facendo le stesse domande, e ritenendole ovvie (da parte loro). Le prime due domande che fanno i ragazzi a scuola, quando si finisce un libro, sono in genere proprio quelle citate da Buzzati: perché il libro (o il racconto) si conclude in modo non reale (questa è una cosa che colpisce molto) e perché finisce male.
    E non lo chiedono perché fanno un ragionamento sulla coincidenza tra fantastico ed evasione (per lo meno nella mia esperienza). Lo chiedono perché avvertono lo scarto rispetto all’atteso, o rispetto quello cui sono abituati.
    Poi, riguardo la curiosità intellettuale, di certo è in qualche modo diminuita, ma non diamo tutta la colpa ai ragazzini: alle volte tentano di instaurare un dialogo e pochissimi scrittori oggi rispondono, sono tutti troppo occupati per dedicarsi a una classe che scrive loro una lettera. Anche se uno che lo ha sempre fatto c’è, ed è sempre stato disponibile e chiaro e netto come Buzzati, e Milvia lo sa, perché si chiama Mino Milani.

  5. Ah, bè, se un libro è realistico e il fantastico si presenta solo alla fine, in effetti viene da chiedersi perché… Dalla risposta di Buzzati non avevo inteso in quel senso, pensavo che la domanda si riferisse tipo ai suoi racconti che mettono spesso in scena temi fantastici e surreali (non solo nel finale) invece che “cose di tutti i giorni, probelmi attuali”. Dicevo che mi sembra una domanda strana da parte di dodicenni ancora freschi di letteratura per l’infanzia (abitata da animali parlanti, strane creature e ogni sorta di prodigi)… Personalmente da ragazzina non mi è mai passato per la testa di chiedermi perchè certi scrittori scrivessero di visconti dimezzati, yankee che viaggiavano nel tempo, universi paralleli o persone che si trasformavano in scarafaggi: mi sembrava la cosa più naturale del mondo che i libri fossero pieni di cose fantastiche.

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