Lo Strega è stato conferito a
Moravia: giustamente, avuto riguardo al merito generale. Il suo libro è
arrivato (a passi felpati) 20 giorni dopo la scadenza del concorso e comprende
lavori già editi in volume. Non è giusto accusare di lesa maestà moraviana i
concorrenti «ripetutamente invitati» come me. Io non solo mi sono
legittimamente iscritto a tempo debito, con libro uscito a tempo debito, ma
fino alla scadenza delle presentazione et ultra, ignoravo, come tutti
ignoravano, che Moravia avrebbe presentato un libro, auspice la famiglia
Cecchi, e col rumoroso codazzo degli strombazzatori di sinistra; i quali hanno
pubblicato che le mie Favole
sono «sostenute dai preti». Se è Moravia che ha varato questo siluro di tutta
puzza, bisogna dire che il suo cervello è quello di un autentico deficiente: e
che la spondilite e l’eredolue gli è arrivata alla ipòfisi, o pituita. O è
malafede anaria.
Va bene,
lo avete riconosciuto, era Gadda, lettera del 7 luglio 1952 a Gianfranco Contini, a proposito della vittoria di Alberto Moravia allo Strega. Il giochino si può
protrarre all’infinito, naturalmente.
Altri
tempi, altri vincitori, è il mantra
che si sente ripetere in questi ultimi giorni. Altri tempi, altri polemisti, vien voglia di ribadire.
Be’, però Gadda un po’ di ragione ce l’aveva, no? 😉
Non vedo l’ora che Biondillo vinca lo Strega, mi accontenterei anche del Bancarella o del Campiello: così mentre lui si compra casa io posso sputare fuori tutto il rancore che macero dentro per i suoi ossobuchi e i suoi risotti e la sua villa al mare (se vinci lo Strega devi avere la villa al mare, foss’anche all’idroscalo), lo accuso di essere amorale e pure sociologico, e per finire oltre alla spondilosi – sa lui perché – gli affibbio l’eredolue, che non so neanche cos’è ma suona bene.
Mi associo a Girolamo meditando un post in cui accuso Biondillo di fare il bagno a Capalbio insieme a Giuliano Ferrara e di aver ormai convertito il suo talento al linguaggio da fiction.
Gianni, spicciati che qui vogliamo divertirci un po’.
Non me ne intendo ma forse con un personaggio seriale non si può vincere lo Strega. Bisogna dare la patina del “libro unico”, anche se è una cagata.
Nell’ambito invece dei libri davvero belli, ieri dicevo che dentro Einaudi, tra la montagna di fesserie che pubblica soprattutto con Stile libero, c’è una collana piuttosto bella, L’arcipelago. Mi sembra che sia una delle poche collane di major in cui la qualità e ricerca resistono (senza esterofilia per di più). Mi chiedevano il curatore ma io non lo conosco. Allora se qualcuno di voi lo conosce gli faccia avere un bel BRAVO! da parte della persona che era con me, e naturalmente da parte mia.
Scusa Lipperini, non si potrebbe sostituire Giuliano Ferrara con Vittorio Sgarbi?… non sia mai che a causa della stazza di GF, si solleva un’onda anomala che inghiotte Biondillo… dopo chi infamiamo?
Anna Luisa
Ma poi magari Sgarbi gli rinfaccia quella famosa lettera e lo annega. Uno Strega postumo porterà anche bene alle vendite, ma noi al Biondillo ci teniamo!
HAARGH! Avevo dimenticato la famosa lettera ;-))
Anna Luisa
trasferire(“en trombe” direbbero a Parigi)la gauche,e relativa claque,nel paradiso di Rosignano Solvay renderebbe tutto molto più consono
Ok, ragazzi, m’impegno a vincerlo. Non tanto per il premio ma per la villa al mare, che farebbe la gioia di mia figlia Laura (“papà, perché non viviamo al mare?” continua a chiedermi, pora stela)
Voi però poi rosicate alla grande, non deludetemi!
Per inciso le Favole del sommo Gadda le valuto 100 a 1 rispetto ai 3 o 4 libri che ho letto del fu Palloso Annoiato Nazionale. Parere personale, eh.
Ok, Gianni, adesso consulta un po’ il pendolino da rabdomante e trovati l’editore opportuno… è importante registrarne le oscillazioni!
io guido la bici spessissimo contromano…avrò senso civico??? potrò per questo parlare del premio strega??? chissà se Michele mi illumina…
Michele, la rete pullula di siti (ad esempio questo) dai quali puoi apprendere che il “pluriassassino” Cesare Battisti è stato condannato a sua insaputa (e dunque senza potersi difendere e senza poter ricorrere nei tempi prescritti) sulla sola parola del pentito Pietro Mutti, ritenuto dalla Digos l’autore degli stessi omicidi, nonché smascherato nel tentativo di attribuire a Battisti alcune rapine compiute da amici del Mutti medesimo.
Senso civico è anche non prendere per buone le verità ufficiali e cercare di farsi una propria opinione.
solo per precisare su battisti: lui non c’era perché all’epoca era evaso; ovviamente sapeva benissimo del processo in corso, regolare perché in italia è consentito il processo in contumacia, e lo sapeva tanto bene che ha nominato un avvocato di fiducia che ha seguito tutto il processo. Ma il post non era Battisti e comunque tutti possono firmare gli appelli che vogliono, ovviamente.
Su Rai3 al mattino leggono i romanzi e qualche tempo fa Servillo ha letto gli Indifferenti (lo potete ancora trovare negli archivi). Beh, ho sempre pensato che Moravia fosse inutile leggerlo o insomma un cane morto, ma questa lettura è assolutamente straordinaria. Dico questa lettura e forse non questo libro. Signora Lipperini (o chi vuole) mi dice qualcosa su questo? sento che ci sono delle cose da dire sul rapporto fra una scrittura e una lettura (perché non è una interpretazione teatrale quella di Servillo). Voglio dire che siamo al di qua del confine – siamo ancora nella letteratura non ancora nel teatro – cosa ha reso così straordinaria queste mezze ore che mi impedivano letteralmente di lavorare intanto che le ascoltavo?
grazie
@ stamparassegnata
No, Battisti sapeva di essere processato per l’omicidio Torreggiani (e lì non c’era, lo dice la sentenza). I tre omicidi per i quali è stato condannato sono spuntati fuori dalla deposizione di Mutti. L’avvocato di fiducia non sapeva dov’era, e non ha materialmente potuto informarlo della svolta processuale. È veroa che esiste il processo in contumacia, ma è altrettanto vero che esiste lo stralcio processuale: ma i giudici non hanno ritenuto di dover stalciare la posizione di Battisti.
Ma hai ragione, ciascuno è libero di firmare gli appelli che vuole (per Valpreda, per Carlotto, per Hanefi…) se crede che sia stata commessa un’ingiustizia: e firmare un appello non è nascondere una lima da ferro nella torta. Ma forse (sospetto) M. (Michele? Massimo?) è ancora rintronato dai decibel romani degli Stones…
La componente musaica musicale che è nella voce narrante e resta implicita nella scrittura. Io da quando l’ho capito preferisco quasi fare reading che scrivere. Moravia resta orrendo, uno scrittore inventato dai salotti, come altri oggi.
Ovviamente questa era una risposta a erabbit.
Battisti? Meglio Lucio, dai.
Ho visto Servillo, oltre che in qualche film di rilievo, a teatro recitare De Filippo e Goldoni: beh, io credo che smetterei di fare quello che sto facendo anche se Servillo declamasse la reclame della mortadella di Bologna o delle patatine fritte.
Comunque: essere un grande scrittore (può darsi che Moravia lo fosse, non sono io la persona più indicata per dirlo) non ha nulla a che fare con l’essere una brava persona: si può essere grandissimi nella scrittura e negli abissi della stronzaggine (Rimbaud e Jim Morrison insegnano). Purtroppo si può anche essere uno stronzo di essere umano, ed una nullità artistica: ma vaglielo a spiegare ai recensori senza libri, ai critici senza critica, ai post-nichilisti senza nichel, ai patetici senza pathos e ai fedeli in malafede.
Spiega cosa ti rode, Girolamo. Non essere timido. Qui sei praticamente a casa tua.
@ Valter,
Non mi rode nulla (e non sono a casa mia, tutt’al più ospite, come te del resto): anzi, talvolta ho come l’impressione di essere l’unico cui non roda del successo di Ammaniti.
Trovo poco elegante, diciamo così, ignorare (o meglio: fingere di) un libro uscito ad ottobre e poi ritirar fuori la bile a luglio perché arriva primo da qualche parte. “stepan petrovskij”, nella discussione su NI, ha fornito più di un esempio. Come trovo poco elegante decidere che il tal libro (mica solo Ammaniti) è bello o brutto non per averlo letto, ma semplicemente sulla base di chi ne parla bene e di chi ne parla male – che è la forma peggiore di nichilismo, quello passivo nutrito di risentimento (ovviamente non parlo di te, non condivido una sola sillaba della tua recensione, ma almeno si vede che lo hai letto).
@ Michele
Lipperini ha firmato credo lo stesso appello che ho firmato io e la motivazione era:
“Ci uniamo perciò all’appello rivolto alle autorità francesi affinché non si prestino a un gioco che più che agli interessi della giustizia e della verità sembra obbedire a logiche di altra natura.”
Dunque non era una presa di posizione sull’innocenza o non di Battisti. Comunque, senza entrare nello specifico della vicenda processuale, vale la considerazione generale che in quel momento i processi erano a dir poco sommari nel senso del garantismo, questo è un dato di fatto, tant’è che la legislazione col tempo è stata cambiata radicalmente.
ps la considerazione di Erabbit sul romanzo letto è molto bella.
@Girolamo
Non ho parlato del libro di Ammaniti in ottobre perchè non frequwentavo blog a quel tempo, ma l’ho letto dopo una settimana dall’uscita. Ero tutt’altro che prevenuto, visto che ho consigliato il precedente pure ai miei studenti. Questo mi ha deluso e soprattutto fatto incazzare, per motivi che dalla mia recensione si capiscono. Non sono un critico, me ne manca la formazione e la voglia, per me la narrativa è soprattutto mimesi sociale e da quel punto di vista la giudico. Non si tratta di essere o non essere brave persone ma, come ha detto benissimo Jorio su Liberazione, di guardare a fondo o di restituire facili stereotipi. Per me questo è il punto discriminante.
Sono facili stereotipi anche quelli di una critica che invoca un lavoro sulla scrittura, e poi non sa riconoscerlo se non è all’interno dei parametri pre-fissati. Che chiama la letteratura alla visione, ma non riesce a vedere la profonda pietas per la condizione umana che anima questo (e gli altri) libri di Ammaniti. Che scambia per la fine la descrizione delle figure dalle quali si diparte un ordito che trova nella sua tessitura finale il proprio senso, e non vede il mutamento e il divenire nella e della trama. La recensione di Jorio è esemplare nel mostrare un critico che i libri li legge, ma nel leggerli legge solo quello che vuole leggere e capisce solo quello che vuol capire. Non c’è molta differenza con chi Come dio comanda non l’ha letto, e infesta la rete con dozzine di commenti nei quali non c’è una sola parola riferibile al libro.
Opinioni mie, ovviamente.
La chiudo qui.
Continuo a pensare che Ammanniti abbia scritto un gran bel libro. Per quanto mi riguarda è la migliore lettura degli ultimi 12 mesi. E sottoscrivo quanto affermato da girolamo circa la “pietas” che muove l’autore nell’invenzione dei personaggi.
E poi, scusate, ma quel finale, in una notte di tempesta che pare di sentirli quei tuoni, la follia della malattia e quella dell’alcool, il montaggio delle sequenze quadruple, la tensione mantenuta fino all’ultimo rigo… se non è buona scrittura questa…
Premio o non premio è davvero un racconto molto bello.
Bruno per curiosità, negli ultimi dodici mesi hai letto uno di questi libri:
– Dio non ama i bambini di Laura Pariani;
– Sirene di Laura Pugno;
– La mano che non mordi di Ornela Vorpsi;
finora è scrittura in lingua italiana ma aggiungerei anche questo bellissimo lavoro di un russo:
Siberia di Nikolaj Maslov.
Non ho letto il libro di Ammaniti, perché con le sue cose ho un rapporto un po’ strano, penso che sia molto bravo, non ho nulla da ridire se prende il suo immaginario da tv e fumetti americani, capisco il suo sincero amore l’infanzia maturato anche grazie al padre, però poi qualcosa in quello che fa mi stanca subito e non riesco a leggerlo. Credo sia il fatto della “storia”, a me piacciono le immagini e l’affetto che possono provocare, non mi interessa il cammino “causa-effetto” da A a Z di una storia. Quando chiuderò il libro mi rimarranno solo immagini e affetti incollati insieme, per esempio per me Il castello errante di Howl di Hayao Miyazaki è – tra l’altro – la camminata aerea dei due protagonisti con quella bellissima musica malinconica, perché quell’immagine mi dice e mi fa provare qualcosa di profondo. Mentre i libri che ho elencato sopra non mi stancano, però li trovo molto “duri”, a volte intollerabili come le facce stravolte dalla vodka disegnate da Maslov con la sua semplice grafite, o l’accoppiamento delle sirene, docili, indifese, accalappiate… mi sembra una invenzione così bella che il dolore normalmente lontano degli animali sia avvicinato raccontando di un corpo che è semi-umano.
No, Andrea, non li ho letti. Ma fra quelli che ho letto, circa quaranta, il migliore è quello di Ammanniti.
nonostante lo Strega continuo a considerare Ammanniti sopravvalutato (e molto) come scrittore… in quanto a Gadda aveva ragione (forse) ma lo Strega è sempre un premio alla memoria (letteraria)…