COSA C’ENTRA TWILIGHT CON LA GNAM? C’ENTRA ECCOME. SUL CONCETTO DI CULTURA.

Ieri sono successe alcune cose: una in apparenza ininfluente, l’altra meno, e tutte e due riguardano la cultura e quello che noi intendiamo per cultura.
La prima. Nella notte di martedì è stata rilasciata la seconda puntata di Cose (molto) preziose, il bookclub che realizzo insieme a Emons e che ogni settimana propone un’intervista a un’autrice o a un autore. Questa volta l’intervistata era Maura Gancitano, che ha scritto Erotica dei sentimenti: un saggio sull’educazione sentimentale dove si chiede se la medesima sia possibile nei termini in cui viene intesa (da Valditara, in primis). Fra le altre cose, si sofferma sulle letture delle adolescenti. Dunque, abbiamo discusso con Gancitano del modello, in apparenza intramontabile, del bello-e-dannato che viene redento dall’amore per la protagonista: avveniva in Cime tempestose di di Emily Brontë, continua ad avvenire nei best-seller di anni vicini o vicinissimi, da Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia a Il fabbricante di lacrime di Erin Doom, passando per Twilight di Stephenie Meyer.
Ora, interrogarsi sui motivi dell’intramontabilità è complesso, e abbiamo provato a farlo (potete ascoltare un po’ ovunque, qui per esempio). Il giorno dopo, come ogni settimana, sui social viene pubblicata la bibliografia, ovvero i libri di cui abbiamo parlato in quella puntata. Ed ecco il punto. Su X, un utente si scandalizza: “credevo parlasse di libri, non di aria fritta”, sbigottisce l’utente davanti a Moccia e Doom. Ora, a parte le considerazioni che si possono fare sul concetto di aria fritta (si potrà ancora usare la definizione ora che abbiamo le friggitrici ad aria? Boh), è interessante notare come l’osservazione delle predilezioni di lettura delle ragazze (e dei ragazzi) sia “aria fritta”, e non una parte importante del discorso culturale, come Umberto Eco sostenne sessant’anni fa in Apocalittici e Integrati, e sembra che quei sessant’anni siano passati invano, almeno per alcuni, auspicabilmente pochi, che investono tempo e post su Facebook per aggrapparsi alle tende sostenendo di essere assediati da cattivissimi e ignorantissimi chierici monopolisti della cultura medesima.
Sto dicendo che bisogna leggere Twilight? Eccome. Sto dicendo che bisogna leggere Doom? Ovviamente. Perché, come diceva sempre Eco, non si può parlare del juke-box senza averci messo il gettone almeno una volta, e se si ha la pretesa di parlare di libri, bisogna leggere pure quelli che non consideriamo tali. E se è per questo ho la sensazione che non si leggano neanche le sorelle Brontë, ma pazienza.
Cosa ha a che vedere questo (vecchio) discorso con il ministero della Cultura e il gran pasticcio di queste ore? Sul pasticcio non mi soffermo, perché pur interessandomi alla cultura popolare non sono particolarmente attratta da questo genere di intrattenimento fatto di  amanti e rivelazioni sensazionali. Mi interessa, invece, capire cosa si intende per cultura, in assoluto. Da parte di questo governo e pure di quelli precedenti, già che ci siamo.
Ieri, come forse è noto, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna è stata occupata da una festa in onore del quotidiano Il Tempo, e i visitatori che pure hanno pagato il biglietto intero non sono potuti entrare nella maggior parte dei settori perché, appunto, si innalzavano festoni erbacei in onore della premier e del giornale. E’ piuttosto disgustoso, è vero, visto che stiamo parlando di un bene pubblico. Ma, appunto, qual è l’idea di Bene Culturale a livello istituzionale? Perché abbiamo alle spalle, e probabilmente anche davanti, anni e anni di dirette o registrate televisive su festival  che sono semplicemente autocelebrativi, e a volte neanche riescono a celebrarsi bene? Come vengono preservati e valorizzati quei beni culturali? Quanto si investe nei presidi della cultura come le biblioteche? Eccetera.
Qualunque cosa accada al ministero della Cultura, che è visto come una casella qualsiasi da occupare e non come dicastero chiave, non terrà probabilmente conto degli interrogativi e neanche delle proteste, perché probabilmente è normale trasformare un museo in casa della destra. Ma se questa è la famosa egemonia culturale di cui parlava sempre il non compianto Sangiuliano, è pochissima cosa.
E a sinistra, a proposito?

Comunicazione di servizio: domani sarò a Torino perché riprendono le lezioni a Scuola Holden, domenica invece sarò a InQuiete, a Roma, sperando di vedervi. Il blog tornerà a essere aggiornato lunedì.

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