In questo post avrei dovuto parlare di:
– sessismo e letteratura. Argomento non piccolo, riproposto da una polemica su Facebook.
– mutazione dei lettori. Ho scritto un articolo per Repubblica che è uscito oggi, in proposito.
– la sfilata di moda del Parini
– l’appello contro la chiusura di Zeroviolenzadonne.it
Invece, non troverete nessuno di questi contenuti. Il motivo è semplicissimo: Lipperatura aderisce alla campagna di Valigia Blu per un post a reti unificate contro la norma ammazzablog. Quindi, questa mattina leggete questo. E, magari, diffondetelo.
Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.
Cosa è la rettifica?
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.
Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.
<Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?
La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.
Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.
Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?
La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.
Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.
posso fare una domanda che spero si capisca non essere polemica, ma e’ soltanto che vorrei capire meglio: io vivo in UK, e qui l’estensione del reato di diffamazione anche a internet esiste da molto tempo, mi pare. Trovo per esempio questa guida fornita dalla BBC su come evitare di incorrere nel reato, che risale al 2003:
http://www.bbc.co.uk/dna/collective/A1183394
Vorrei capire in cosa la legge italiana differisce da questa (mi scuso per l’inglese, spero che qualcuno abbia la pazienza di leggersela), cioe’ non capisco se quello che vedo scritto qui sopra e’ un’istanza di sopruso legislatorio, oppure se e’ il clima italiano corrente che renderebbe una legge del genere de facto censoria. Grazie.
Intanto, ti rispondo con le parole di Rodotà:
“Non so se in questo caso dover parlare di ignoranza assoluta delle nuove tecnologie oppure di deliberata volontà di censurare. Nell’uno o nell’altro caso è palese il tentativo di imbavagliare qualcuno. I blog sono un mondo eterogeneo, sono molto diversi tra loro: esistono quelli professionisti, quelli amatoriali, poi i siti che sono diversi dai blog. Con il comma 29 si uccide quello che oggi è un fatto estremamente importante per l’informazione, perché l’ammontare della cifra che dovrebbe essere pagata, 12mila euro, annienta qualsiasi blogger, il quale invece di far circolare con libertà informazione, sarà costretto ad una autocensura. In secondo luogo anche il meccanismo, la rettifica entro 48 ore, è sbagliato: se un blogger per 2-3 giorni decide di non svolgere la sua attività e non si rende conto dell’obbligo di rettifica? Il blog non sempre è aggiornato di continuo o quotidianamente. Il problema per lui qui è estremamente pericoloso. Inoltre stona anche che questa richiesta di rettifica sia senza alcun riferimento al fatto (non si dovrebbe prima indagare sulla fondatezza o meno della rettifica?).”
OK, quindi e’ il meccanismo della rettifica il problema, e la pena? Perche’ il fatto che i blog siano equiparati alla stampa on-line mainstream e’ anche una cosa che succede altrove, ma questo potrebbe essere positivo, per esempio ho visto (ho fatto un po’ di googling di recente per informarmi un po’) che in US la corte suprema ha dichiarato che, nel contesto della defamation law, i blogs devono considerarsi con gli stessi diritti della stampa main-stream (quindi se ritraggono il claim offensivo non sono perseguiti). Sempre se ho capito bene…
Ma il blogging non è necessariamente un fenomeno professionale. Con il clima avvelenato di questo paese, basta che un qualsiasi hater denunci, che so, Lipperatura per diffamazione. Se io non ho accesso al blog per quarantotto ore, devo pagare. Mi sembra aberrante.
Non tanto assurdo quanto palesemente intimidatorio.
Bella porcheria.
il clima avvelenato del paese non dovrebbe far perdere di vista il fatto che una legislazione in questo campo e’ opportuna, magari non questa ma il vuoto legislativo e’ un problema. Trovo questa associazione US molto interessante https://www.eff.org/issues/bloggers/legal (e si, li’ non si fa distinzione fra blog professionali e non, sia come diritti che come doveri)
gli oltre 30 anni di giornalismo mi hanno insegnato che l’istituto della rettifica è (nel 99,99 per cento dei casi) una foglia di fico tanto per chi la chiede quanto per chi la pubblica. la rettifica attiene spessissimo a particolari di una notizia e non alla sua sostanza. contro la presunta falsità della notizia si agisce con la querela per diffamazione. la rettifica, sostanzialmente, significa “fammi il piacere di correggere questo particolare così io sto in pace e a te non rompo più le palle”. questo è (anche) il motivo fondamentale per il quale nessuno a mia memoria si è mai lamentato se la notizia esce a 7 colonne di apertura e la rettifica viene pubblicata (anche con tutta calma) in una breve a piede di pagina infischiandosene delle proporzioni da rispettare.
Su Rodotà sono fazioso, lo premetto, perché è stato il docente universitario migliore che io abbia mai conosciuto durante il mio percorso a Giurisprudenza. Preparatissimo, gentilissimo e disponibilissimo. Ciò che dice lo sottoscrivo in pieno. Però un problema esiste, ossia che tanto nei blog quanto nei social network vengono spesso riportate affermazioni che si basano sui “si dice” o, addirittura, su fasi processuali in fase preliminare o, peggio ancora, su inchieste embrionali. leggendo questi siti si può notare il piglio giornalistico o la prosopopea cronistica di chi li gestisce e di chi ci commenta. ora, non dico sia auspicabile una sorta di legge del taglione, ma quale dovrebbe essere il provvedimento nei confronti di chi straparla sulla vita altrui senza saperne una minchia?
Tra l’altro, raggiungere un giornalista della carta stampata o di un emittente televisiva per chiedergli conto di quello che ha firmato, è facile. Non lo è altrettanto per un blog, soprattutto se il problema riguarda i commentatori. Eppure, basta fare un giro per blog e facebook e se ne dicono di tutte su tutti: da berlusconi a de magistris, da cicciolina a topo gigio. sarò demagogico, ma continuo a essere strenuo assertore della libertà di opinione, ma contrario a lanciare la merda nel ventilatore. quest’ultima pratica non mi sembra libertà, ma vigliaccheria.
Aberrante, intimidatorio, censuratorio: in poche parole siamo sotto dittatura.
In più è un modo per fare soldi, dato che non si sa più dove prenderli. O meglio, si saprebbe, ma i ricchi devono diventare sempre più ricchi (e non sborsare un euro) e i poveri sempre più poveri (pagando per le colpe altrui che magari si fanno notare)
Regolamentare certi comportamenti è certamente segno di una società civile e quindi è anche giusto che non si consnta di sparare a zero; il problema semmai è la soluzione, il modo. Come accade ormai in tutti i campi della società, si vieta tutto a tutti perché manca la volontà di studiare una norma equa. Così facendo vale la norma del “pagano tutti per colpa di uno”, un po’ come quando nessuno va in gita scolastica perché un bullo di periferia si è fatto sospendere.
Ho condiviso sul mio blog.
Marino
Domanda.
Ma se dovesse passare questa norma, io posso aprire un blog su una piattaforima straniera, che ne so le monde sgurgolic splinderìc? il pais informatique? scrivendo nella mia lingua? Kataweb potrebbe comprarsi uno spazio fuori per salvare la sua piattaforma?
E poi io non ho capito bene la questione della verità – che forse è quella che più se è come espressa nel post (che ho pubblicato paro paro sul mo blog) mi angustia di più.
Infine – per quel che dice Gregori: anche io ho constatato l’uso della rettifica come lui la propone sui giornali, ma ho la sensazione che la proposta di legge sia fatta per incoraggiare un uso diverso e più massivo.
acc, non lo sapevo. ho pubblicato normalmente oggi. mi farò perdonare con qualcosa la prossima settimana, capperi…
non conoscevo Valigia Blu.. grazie