Ricevo una mail. E’ firmata, ma qui riduco la firma all’iniziale, A. E’ un giovane uomo. Ho deciso di renderla pubblica:
Carissima Loredana,
ti segnalo questo video condiviso su Facebook da un mio amico da sempre amante di rap ed hip-hop. Non sono mai stato partciolarmente ferrato in materia, tuttavia, come poi ho cercato di spiegargli di persona, trovo si tratti del peggior video musicale in cui mi sia imbattuto tra 2011 e 2012. Ciò per una serie di ragioni facilmente constatabili dopo anche pochi secondi di visione. La clip non si riscatta nemmeno nel finale, non cerca soluzioni ironiche (che, del resto, risulterebbero ipocrite dopo 3 minuti di maliziosi ammiccamenti e luoghi comuni maschilisti). Tutto quanto, dalla struttura ai contenuti del filmato, sembra il frutto di una mal riuscita parodia dell’ennesima pessima scopiazzatura del già di suo tremendo American Pie. E non sto enfatizzando.
Soprattutto mi preme evidenziare due punti:
- Il video si prende sul serio, dunque rispetta una concezione effettiva della realtà condivisa da più della metà delle persone che hanno visto e deciso di valutare il video (al momento leggo “2486 Mi piace, 2443 Non mi piace“)
- Il video vede protagonisti dei ragazzi, dei ragazzini, delle ragazze e delle ragazzine di età difficilmente definibile, sfruttando il famoso abbassamento dell'”entry point”. Costoro sono ideatori e star a tutto tondo del prodotto. Sembrano conoscere bene le strategie commerciali e rispettano i loro “ruoli predefiniti“.
Regia, testo e stereotipi sono decisamente desunti dalla più becera pornografia: si tratta della stessa costruzione riscontrabile nella maggior parte dei video hip-hop americani.
Ma come puoi vedere tu stessa, sono proprio gli americani a prenderci in giro:
Italian Pop Song About Oral Sex
Horny or Ernie?
Ecco, invece, alcuni commenti estratti da YouTube:
che cagne da bastonare! XD
frafreezeer
figa che cagne!!
solotwofingerz
Gionny scopatele!
MrRocche
Quantè fica Maite?? Dio porco.
IMTOSSICO93
Cazzo aspetti? Fottile!
TheHitmanFourtyseven
Che Faccia Da Porca Ha Maite PorcoDue
Elena91LesboXScelta
Minchia MAITE che troia!ispira un casino sesso! (…)
exacAKAdeta
MA MAITE AVRA’ 16 ANNI, E NA PORCA ASSURDA ( TROIA ) E GIA SEMBRA CHE SI VUOLE SCOPARE SCANDAL, AL ROGO1
coccinellanera32
LMAO!!!! “I’M ERNIE, ERNIE!”
…seriously??? “Tonight I’m gonna make you enjoy with a blowjob”???
Everyone involved with this video should be feeling humiliated right now because WE’RE ALL LAUGHING AT YOU!
Are there trailer parks in Italy?
jessinerr
Okay. As an Italian I ask you sorry for this crap. So embarassed : |
axLRey
clearly these Italians have very low standards…and are pedophiles..
55sxekristend
18+ only? How come you demand that when the girls in the video are 13?
Elyzater
strumenti di traduzione on line sono fresche. Posso far finta io sono italiano. Qui, qualche spaghetti. troie e puttane
Elyzater
Maite una carriera strappata al porno.
kryoist
E così via…
Inutile dire che gli unici commenti in merito a Gionny riguardano le sue doti canore e la qualità della canzone. In un paio di occasioni si insinua persino che la ragazza sia scesa a compromessi sessuali per prendere parte al video.
Ora, avendo verificato su Internet, mi duole ammettere di avere la stessa età di questo individuo. Lo dico da ragazzo, lo dico da uomo, lo dico da femminista (o profemminista, che tuttavia mi piace meno). Non ne posso davvero più.
Link al testo (le parti in inglese sono, come già sottolineato da alcuni utenti di YouTube, a dir poco maccheroniche)
Una domanda: ma Binaghi non può commentare altrove? Voglio dire, c’è anche un limite al narcisismo e alle battute salaci che non fanno ridere nessuno.
Il problema, in questo video, è uno solo: l’immaginario.
E parlo di immeginario condiviso della nazione ( vedi il documentario della Zanardo).
Quindi, molto più che radicali e liberazione sessuale (meno male che ci sono stati) hanno fatto la cultura televisiva berlusconiana – mutuata dalla Rai – e i ripetuti tagli alla cultura di questi anni, che sono stati anche un taglio di visione. Non accorgersene vuol dire avere occhi foderati di prosciutto.
È un lavoro lunghissimo, questa correzione, da affrontare su più piani.
Questo blog ne sta affrontando uno, altri ne sono necessari.
Quindi, Binaghi – e chi per lui o con lui – se dovete salvarvi l’anima leggete i vangeli, se parlate di questi argomenti meglio rileggere Pasolini (non Il Vangelo secondo Matteo eh, in questo caso gli articoli).
Ma perchè va così male questo paese, cosa ce ne facciamo dei professori al governo visto che abbiamo la diagnosi perfetta e il prontuario farmaceutico per affrontare tutti i sintomi?
Eravamo belli e sani, attrezzati dal progressismo dell’Età dell’Oro ad affrontare tutte le tempeste e a partorire la nuova razza illuminata (Pasolini ieri, i documentari della Zanardo oggi, Pannella sempre), poi è successo l’inspiegabile: il cancro berlusconiano, venuto su come un fungo su un tessuto sano (è così che Benedetto Croce interpretava il fascismo, rendendolo storicamente incomprensibile), e tutto è finito in merda.
Cosa vuole questo Binaghi, che continua a dire che forse la degenerazione attuale nasce da lontano (come il fascismo da una rivoluzione risorgimentale mancata, secondo Gramsci), a gettare sospetti su quello che abbiamo imparato sui manualetti (de sinistra) a santificare acriticamente? Vai via Binaghi, lasciaci alle nostre certezze, ai pannicelli caldi dell’indignazione a buon mercato che non mette in questione noi e scarica l’intera colpa sul morbo virulento che ci contamina dall’esterno. Ai coretti e ai compianti, alla storia di un paese imparata sui corsivi di Scalfari, alla buona coscienza del pensiero allineato, del bravo studente che sa subito da che parte stare e che formula applicare per risolvere il problemino. Il risultato è scritto in fondo al libro, se l’espressione non viene si raddrizza con un colpetto.
Non c’è dubbio del resto, i buoni siamo noi.
Ma questo Paolo di Wikipedia l’ha letto sul serio Pasolini? Il Pasolini che parlava del consumismo sessuale come di una droga che avrebbe intortato i poveri, intorbidandone l’anima popolare e facendone gli entusiastici propugnatori del nuovo verbo piccolo borghese? Il Pasolini che vedeva nei capelloni e nell'”immaginazione al potere” del ’68 la nuova formula del consenso sociale al nuovo potere, non più repressivo e democristiano, ma capace di creare nuovi schiavi col progressismo tossico delle aspettative crescenti?
Caro Paolo, se ogni tanto mi lascio andare a battute (che non ti fanno ridere) è perchè desisto per carità cristiana dall’analizzare interventi come il tuo qui sopra: l’anatomia impietosa svela solo cultura approssimativa e sbrigativa sottomissione.
Meglio i dialoghini o il silenzio ma, per quest’ultimo, accetto inviti espliciti solo dall’autrice del blog.
@zauberei credo che in questo caso i due discorsi (quello sottolineato da zanardo dell’approccio fra adulto e ragazzina e quello tutto interno alla fascia d’età minorenne) vanno di pari passo.
Le ragazze nel giocare i ruoli (e vorrei sottolineare ancora una volta lo scopo commerciale) lanciano tutta una serie di messaggi sessuali diventando cosi oggetto (appunto) delle attenzioni sia dei coetanei che di uomini adulti.
se i primi non hanno gli strumenti per decodificare certi segnali (e il lavoro di Zanardo cerca di fornirglieli) dai secondi ci si aspetterebbe una reazione diversa, invece usano il solito baluardo “della libertà” e giustificano se stessi perché “le quattordicenni di oggi sono sveglie e sanno quello che vogliono”(sic!)
Ti assicuro che nella realtà accade, ad esempio dove vivono i miei (un paesino di 4000 anime) due uomini sposati con figli hanno messo in crisi i loro matrimoni per delle “relazioni” avute con ragazze minorenni che hanno conosciuto al bar.anche da altri commenti letti qui sopra non mi sembrano casi così isolati.
Caro Binaghi di Famiglia Cristiana, certo che l’ho letto davvero Pasolini, da quello che citi (che comprende anche il celebre adagio sui poliziotti) ad altro. E il consumismo sessuale che citi è precisamente l’indicazione di quanto è sfociato nell’estetica che chiamo berlusconiana per comodità. Certo che Pasolini era critico con molti aspetti del sessantotto, ma al di là di questo indicava guasti di immaginario che non partivano certo da li.
Certo che la degenerazione parte da lontano, ma non certo dai suoi quattro sassolini nelle scarpe.
E la cultura approssimativa è quella di chi usa sufficienza come la sua, per poi lanciare due mezze allusioni wikipediane anch’esse e arrogarsi chissà quale comprensione d’analisi critico-letteraria.
Portatori del fardello della carità cristiana, invece di avercela con cappelloni e radicali, fate una bella interrogazione ai vostri prelati: sarete d’accordo con me nel voler sapere perché su uno spettacolo teatrale alzano i forconi, ma per vent’anni non han detto ‘Ba’ sul circo televisivo indegno a cui abbiamo assistito.
Mistero della fede.
“Caro Binaghi di Famiglia Cristiana
fate una bella interrogazione ai vostri prelati
su uno spettacolo teatrale alzano i forconi”
caro paolo,
più ne scrivi e peggio è.
ragioni per famiglie e conventicole, che uno che si firma nome e cognome sia responsabile solo di quel che fa e scrive in prima persona non ti passa nemmeno per l’anticamera del cervello
tanto sei ansioso di trovare una squadra in cui arruolarti e una contro cui sparare bordate (dal salotto di casa)
l’ultima volta che si è vista di questa gioventù è passato un caporale coii baffetti e se li è portati tutti con sè.
PS
prima di partire per la campagna di russia copriti che fa freddo.
Non si preoccupi, Binaghi, ho un cappotto caldo e giornali da mettere nelle scarpe. Di squadre in cui arruolarmi non ho bisogno, così come lei non ha bisogno di un pensiero per polemizzare.
L’atteggiamento degli adulti è di consumo verso i e le giovani, ciò permette la proliferazione di questa cultura, non la libertà sessuale in sé, dei giovani e poi degli adulti. Gli adolescenti e i preadolescenti vengono bombardati da messaggi pensati da adulti che non hanno alcun rispetto per loro, la reazione de* ragazz* è di adeguamento, ed è una reazione logica secondo me, non perchè un/’ adolescente è incapace di pensare, ma perchè non è dotat* di strumenti per selezionare (decostruire) e quindi si forma sull’immaginario di qualcun’altro, qualcuno che da questa situazione trae grande beneficio, perchè è completamente deresponsabilizzato dal punto di vista educativo e perchè trova soddisfazione dei suoi propri bisogni.
Trovo che questo tipo di prodotto sia straordinariamente efficace nel descrivere il risultato di anni e anni di silenzio, variamente declinato, di molti adulti, genitori, insegnanti ed esperti vari, cosi impegnanti a discutere attorno al tema della sessualità e dell’educazione alla sessualità da lasciatre campo e tempo libero a pornografia, modelli e storie di erotismo meccanico e stereotipato, e in particolare ad una ipocrisia di fondo che sfalsa il corpo e le relazioni delle persone. Che cosa potevano-possono osservare e imparare dai comportamenti che li circonda a cui possono accedere tranquillamente molti ragazzi e ragazze in crescita? A molti di loro questo tipo di mondo non piace, a molti si. Ma questo non vale anche per gli adulti? La pornografia continua ad essere una delle fonti principale di informazione per ragazzi e ragazze, anche piccoli…
Certo poter costruire con ragazzi e ragazze strumenti critici di conoscenza che consentano di scegliere liberamente pare un percorso lungo e accidentato, ma
anche possibile stando ad alcuni dei commenti qui presenti, ai lavori che ci sono nelle scuole, alla presenza di adulti che si sentono di offrire narrazioni e modelli diversi, possibili, e in qualche modo integri.
Un video del genere non si analizza compiutamente senza tenere ben chiara sullo sfondo la complicità sociale, compresa quella di chi, anche e addirittura in forza di un Concordato, si è arrogato il diritto di costituire una delle principali autorità morali del Paese e che, sono d’accordo, ha taciuto per un ventennio e continua a tacere, salvo prendere la parola, e che parola, sul corpo delle donne, sulla sessualità tutta tranne su quella che si fa carico della violenza contro le donne stesse e contro quella considerata da chi poi la pratica nelle sue forme peggiori (pedofilia) contro natura. Tale autorità, destituita di qualsivoglia credibilità, viene riproposta anche qui, con la pretesa di normare e di costituire “punto di vista critico”. Non c’è limite alla pezzenteria, come disse Franca Valeri al cospetto di una delle tante manifestazioni della miseria di un tizio che si esibiva nella sua (da lui) presunta nobile superiorità.
@Lipperini
Arbitro miope.
c’era una vecchia scenetta da cabaret, in cui un vecchietto trotterellava sul palcoscenico inseguendo una bella ragazza, poi si girava verso il pubblico e battendo la dentiera diceva “quando ero giovane correvo dietro alle ragazze…, anche adesso corro dietro alle ragazze… ma non mi ricordo più perchè”
ecco di questo video si potrebbe dire lo stesso;
che una volta ci avrebbe scandalizzato …
anche oggi ci scandalizza..
ma nessuno sa più dire perchè. o
forse nessuno osa dirlo, ci prova francesca Violi in chiave femminista(?), ma a me però pare piuttosto uno svicolare nell’asimmetria il suo; sicuramente in rete si trovano anche video con maschietti e femminucce in egual numero , non credo siano più accettabili di questo. come pure i ridicoli distinguo anagrafici, come se guei versi li facesse una persona di 30 anni sarebbero accetabili. f
Qui molti si aspettavano il commento di valter binaghi, io sinceramente dalla lipperini non mi aspettavo questo sbattere prima pagina del bel corollario di bestemmie e di oscenità del video ( magari qualcuno ha il computer in soggiorno dove girellano i bambini..) ma soprattutto non mi sembra il sistema scudoumanico per affrontare pacatamente e serenamente la qualsiasi questione.
a me le cose che dice Binaghi mi sembrano banali da quanto sono vere, voler accusare la Chiesa Cattolica di complicità come fa maddalena mi sembra pura comicità, come quella di marco kappato. vogliamo andare a vedere per esempio come venivano sbeffeggiate in rete le associazioni cattoliche che protestavano contro le oscenità nei programmi tv?
Poi non so, per drine una nel 1972 uscì un film di un grande regista italiano, in cui una ragazza di 18 anni in pratica venne stuprata sul set, la Chiesa cattolica protestò, ma allora erano altri tempi. recentemente il grande regista ha chiesto scusa e continua a pontificare.. e poi sinceramente mettersi adesso a dire di chi è la colpa mi pare perlomeno inutile. tutti abbiamo la nostra colpa.sarebbe più utile insegnare ai ragazzi a fare l’amore solo con chi gli vogliono bene davvero, quando sono in grado di accettare l’amore che si fa carne. e non la solita vaghezza sporca dei distinguo
Che il berlusconismo e, dunque, l’oggi degradato sia figlio del ’68 non lo dice solo Binaghi, lo dicono anche altri. Recentemente sono stati pubblicati due libri, di Perniola e di Magrelli, di cui ho ascoltato solo la presentazione alla radio, che affermano questosin dal titolo.
A me non pare che questa filiazione, 68/berlusconismo, ci sia o, almeno, che sia così diretta. E’ come dire che la parte distorta di bastone immersa nell’acqua è la prosecuzione reale di quel bastone. Basta togliere il bastone dall’acqua e si vede che non è così.
Ma lascio agli altri, e non qui (che non mi pare l’oggetto centrale del post), occuparsi di cause ed effetti.
Il punto, secondo me, è come affrontare ADESSO, allo stato attuale dei fatti, la situazione. Prenderne atto (ma davvero è così estesa e generalizzata?) e prendere posizione, sia con un giudizio (riaffermare il diritto alla critica, accidenti) che con le azioni consenguenti a quel giudizio, quale che sia.
Perchè, se non ricordo male, la scesa in campo di Lorella Zanardo è stata motivata proprio dal fatto che ci fosse un silenzio impressionante, anche da parte degli intellettuali di sinistra, sull’uso del corpo delle donne e sull’immaginario, soprattutto dei giovani, che quell’uso andava plasmando e legittimando anche negli esiti più degradati (so che l’aggettivo sa di moralismo a molti dei lettori e anche lettrici ‘esterni’ di questo blog, ma tant’è, a me mi viene immediata. E pure sull’uso della parola ‘moralismo’ e di quell’altra, esecrata, di ‘pedagogia’ quanto ci sarebbe da dire).
E dunque parlarne, soprattutto con le ragazze e con i ragazzi, come fa Lorella. Perché poi il punto di vista espresso da Zauberei non mi pare così bizzarro, forse è proprio da lì che bisognerebbe (ri)partire.
‘a me mi’ non è corretto, lo so.
Non è il berlusconismo che “deriva” dal ’68, ma l’irretimento del linguaggio degli affetti nella pornografia (come in questa clip) è (anche) figlio di quella sciagurata esaltazione del sesso come forza unicamente liberante. Ricordo un dibattito su RE NUDO, nel 77 o giù di lì, dove si discuteva se “Gola profonda” fosse libertario e rivoluzionario o ambiguamente mercificante rispettop a sessualità e corpo femminile. Era prima che entrassi io in redazione, Gianfranco Manfredi (che ogni tanto incrocio in rete) se ne ricorderà. Molti salutavano nella pornografia l’elemento liberatorio. Era una sciocchezza, pura e semplice, e molti oggi credo che l’abbiano capito.
Poi c’è Maddalena.
@Valeria
Il come affrontare ADESSO non è indipendente da una corretta amnalisi del fenomeno. Qui per lo più non c’è, mi dispiace, non perchè qualcun altro (io meno di tutti) abbia la verità in tasca, ma perchè le generazioni che hanno fabbricato questa attuale non sono disposte a fare ammenda degli errori di un tempo, a capire che la sessualità è una forza della natura, non positiva o negativa in sè finchè resta tale, ma potenzialmente devastante come i vulcani o le cascate, se non “educata” culturalmente. Ma educare significa valutare, contenere, orientare e qualche volta reprimere. E queste parole, a chi si è formato nei Sessanta e Settanta, proprio non vanno giù.
Per questo ho scritto più di una volta che si potrà ricostruire sul serio solo quando noi protagonisti di quel ventennio saremo tutti morti.
Con le nostre idiosincrasie e i nostri idoli siamo solo d’ostacolo, questa è la verità.
Girolamo mi ha preceduto, è vero, questa è una versione tamarra di provincia di modelli originali. Eccone uno:
http://www.youtube.com/watch?v=Hgf6jkp8bwQ&ob=av2n
C’è un argomento che viene affrontato solo di sfuggita, ed è: perché le ragazze accettano di assumere questi ruoli? Rispondere con la retorica della televisione e le escort e le veline ecc ecc serve ma a poco. Le ragioni temo siano da cercare con più profondità, ma non so se abbiamo gli strumenti. C’è un luogo dove tutto avviene allo stato primordiale, ed è la Sacra Famiglia Unita, ricettacolo di tutti gli orrori e le violenze, che avvengono in silenzio, tra le mura domestiche, salvo quando ci scappa il morto. Sono i comportamenti dei genitori, gli schiavi del triangolo edipico, che ci domina da secoli. Sono i sadismi, le umiliazioni, la mancanza di rispetto e di tolleranza e gli egoismi che regolano i rapporti di coppia, assorbiti dai figli. E’ lì che nasce tutto, ma è discorso enormemente scaleno, non so chi possa davvero permettersi di affrontarlo. Ci hanno provato i movimenti di liberazione degli anni sessanta e settanta, ma come si può pretendere che dei gruppi di studenti cambino da soli il mondo?
Baldrus, Sacra Famiglia Unita, ma anche immaginario: che è l’insieme delle cose, non solo televisione non solo rete non solo…quel che vuoi, ma il quadro complessivo che si forma, includendo familiari e scuola. Da dove cominciare? Io un’idea ce l’ho e siamo sempre al punto degli altri post: educazione sessuale (e di genere) a scuola. Come punto di partenza.
Forse sarà un tantino freudiano, ma l’intervento di Baldrus pone l’accento su un istituto, quello familiare, che ha i suoi limiti e le sue responsabilità nel produrre e riprodurre meccanismi di violenza e rapporti di subalternità (entrambi evidenti nel video in questione), ma su cui si è poco inclini a fare un’analisi che ne smascheri le tante storture e devianze. Si cercano chissà dove i perché, indietro nel tempo e dentro il tubo catodico, ma non si ha il coraggio di cercare bene dentro le mura della propria casa. E’ un classico, direi.
Valter, mi va benissimo critica e autocritica. Tu dici nel ’77 si discuteva, ci si interrogava. E mi pare che già qui ci sia una differenza con l’oggi, dove le cose scorrono in un mainstream indifferenziato e molto poco consapevole.
(E, dunque, ben vengano blog come questo, dove c’è discussione e dibattito).
Da quell’interrogarsi, però, tu dici, sono venute risposte sbagliate i cui effetti ‘devastanti’ arrivano fino ad oggi. E nessuno di quella generazione vuole riconoscerlo e assumersi le proprie responsabilità.
Si può discutere anche di questo.
Tu dici ancora: “la sessualità è una forza della natura, non positiva o negativa in sè finchè resta tale, ma potenzialmente devastante come i vulcani o le cascate, se non “educata” culturalmente. Ma educare significa valutare, contenere, orientare e qualche volta reprimere. E queste parole, a chi si è formato nei Sessanta e Settanta, proprio non vanno giù”.
Epperò, Valter, non è che tutto sia cominciato allora, bisognerebbe riuscire a stabilire una punteggiatura, come dicono quelli di Palo Alto.
Se a chi si è formato negli anni Sessanta e Settanta non vanno giù parole come ‘valutare’, ‘contenere’, ‘orientare’, ‘reprimere’ la causa è forse da ricercare nel fatto che con quel pacchetto di parole (che sono verbi e che, nella loro sostanza, sono performativi in quanto fanno o non fanno fare qualcosa) si sono dovuti confrontare e scontrare, e non hanno dimenticato quanto bigottismo e repressione veicolassero e quanto incidessero nella vita delle persone, in particolare, dico io, delle donne.
Si dovrebbe ripartire da qui, e centrare l’azione educativa su parole che allora, negli anni sessanta e settanta circolavano e che ora sembrano essere stata dimenticata: libertà e dignità di ogni essere umano. E per le donne, soprattutto per loro, questa diade, inseparabile perché l’una senza l’altra non è data, era espressa con il concetto di ‘autodeterminazione’.
E allora bisogna capire dove piantare i paletti, dove porre il confine in cui il ‘non possumus’ deve essere indicato. Perchè io a volte ho l’impressione che c’è un neppure tanto sotterraneo desiderio di sradicare il concetto di autodeterminazione (delle donne soprattutto, ovvio). E per me questo concetto è un valore non negoziabile. Il mio ‘non possum’ lo pongo qui.
Scrivevo non avendo letto i commenti di Loredana e di antonellaf. Sono d’accordo con loro, e nell’educazione metterei anche quella ai sentimenti, al rispetto di sè e degli altri. Non sono un’insegnante, ma mi pare difficile circoscrivere i campi, quando si parla di sessualità e di educazione in generale.
@Baldrus
La Sacra Famiglia Unita. Ma dove la vedi, se non nella pubblicità del Mulino Bianco? Buona parte dei ventenni di oggi sono figli di genitori separati, e le coppie che hanno resistito al cataclisma dei primi trent’anni di divorzio libero sono coppie che hanno strutturato rapporti post-patriarcali. La Sacra Famiglia Unita è un “mito tecnicizzato” ad uso di un certo conservatorismo di maniera, teorizzato e non praticato (esattamente come fa Pierferdy Casini). Secondo me così si confonde un mito consolatorio con quella che è la reale causa del problema. Quale? Consiglierei di puntare di più sul role playing tutto interno al sesso come oggetto di consumo, dove i ruoli sono ancora quelli della pupa e del gangster, parodia teatrale di quello che fu un tempo un rapporto di potere reale. Che poi questo tipo di immaginario possa condizionare gli effettivi rapporti di coppia tra ragazzi di oggi ci credo poco. L’effetto devastante non è quello di creare dei maschi dominanti e delle femmine sottomesse (ma li conoscete questi ventenni, li frequentate qualche volta?) semmai di avallare l’identificazione tra sesso e merce di scambio sul piano sociale, cioè brutalmente di creare puttane e puttanieri, dove non si sa bene chi sfrutta e chi è sfruttato, e l’unica cosa che di sicuro si perde è l’autenticità dei rapporti umani e la pregevolezza di un’intimità sincera.
@Valeria
L’autodeterminazione non mi pare proprio a rischio qui. Questa Maite mi sembra molto determinata, a usare la seduzione per ottenere il potere.
Più la famiglia si sfascia, più la chiesa cattolica mostra falle e fallimenti (conversioni verso lo zero, pedofilia, evasione fiscale pesantissima per di più giustificata dalle opere pie nel circolo vizioso evado-creo povertà e voglio evadere perche voglio essere io fare del bene ai poveri che contribuisco a creare), più si ergono a baluardi dell’ordine dato, costituito e riaffermato anche attraverso la creazione di l’immaginario, precisamente quello del Mulino Bianco.
P.S. mai teorizzati, per parte mia, libertinaggio e prostituzione in luogo di una sessualità liberata dal dominio maschile, Binaghi, ti fai dei “magnifici” film sul mio conto!
Fammi un favore, fai finta che non esisto.
Ogni cosa che dici su sesso, famiglia, cattolicesimo, mi sembra di una tale approssimativa rozzezza che proprio non ce la faccio a non risponderti ma non serve a niente. Non rivolgerti a me, fai la tua concione per altri, così almeno ti ignoro anch’io e sopravviviamo.
In effetti fa specie constatare come, da adulti, si confonda ancora libertà sessuale con libertinaggio e con certo tipo di prostituzione. Specifico “certo tipo” di prostituzione perchè magari non tutta la prostituzione è fatta per creare modelli di sottomissione. Qualcuno ha sentito parlare di postporno e pornoterrorismo, di Virginie Despentes e di Beatriz Preciado? Chi frequenta questo blog dovrebbe, perchè la stessa Lipperini se ne è occupata e ha intervistato Beatriz Preciado. Si è andati un po’ avanti rispetto a Gola profonda e le patatine di Rocco Siffredi, insomma. Va benissimo mettere in discussione gli errori del 68, ma è sconsigliabile attaccare sempre con le stesse litanie e perdere di vista il presente e, soprattutto, quello che accade dentro le mura di casa propria. Perchè non è un’impressione soggettiva, ma un dato statistico, che la violenza contro donne, bambini e bambine si consuma per la stragrande maggioranza in ambito familiare.
Loredana mi sembra centrare il punto nell’aggiungere all’educazione sessuale la parola educazione di genere, come aggiunge valeria i due pilastri dei movimenti degli anni 60/70 libertà e rispetto di se stesso e degli altri vanno studiati e insegnati, riempendoli di quei significati che ai ragazzi sfuggono o che fraintendono a causa della valanga di messaggi sessuali da cui sono sommersi (Da qui il malinteso di pensare che Matie sia davvero libera nel video e che stia ottenendo del potere).
Questo è l’unico modo per avere nuove generazioni di adulti liberi e consapevoli, sufficientemente attrezzati per non cadere in facili trappole pubblicitario/commerciali, capaci di valutare con la propria coscienza ciò che ritengono morale senza sottostare a precetti o imposizioni.
Antonellaf grazie per le tue precisazioni con le quali concordo del tutto.
Binaghi , non posso ignorarti. Lo farei volentieri e lo sai ma non è possibile per ragioni che conosci meglio di me ma che mi costringi a chiarire rischiando l’OT del quale mi scuso moltissimo con gli altri e con Loredana che farà di questo mio commento ciò che riterrà opportuno.
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Sei talmente pervasivo con il tuo argomento, che chiedermi di ignorarti è volermi escludere dal dibattito.
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La pervasività è dovuta al contrasto che immagino pervada anche te, se la tua non è malafede. Tu pretendi di conciliare ciò che dichiari (sei favorevole all’autodeterminazione delle donne) con ciò che pure dichiari ma assegnandogli un rango solo in apparenza inferiore alla tua roboante ma vuota affermazione di principio. Se tu pensi che l’aborto sia un omicidio, se tu pensi che non spetti alla donna di decidere prima di ogni altro cosa fare di “ciò che si compie in lei” (parole tue) e per questo l’ accusi di voler essere “proprietaria” (altra parola tua) del loro destino e del loro corpo, dovrai prima o poi avere la compiacenza di spiegare in cosa consiste per te il fatto, ripeto, il fatto che un soggetto si autodetermini.
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Il tuo è un atto isterico, come quello di molti come te, organizzati, istituzionalizzati o no come la chiesa cattolica, ma è un gesto di isteria maschile, ovvero di colui che causa, o è causa di un problema, che compie gesti ben precisi in direzione della creazione di un problema o di un fatto, e poi o non ne vuole sapere, o pretende di condizionare fino in fondo chi è destinatario di quell’atto fingendo che non sia così. L’io diviso, Laing, letto nei tuoi odiati anni 70 come se tu non li avessi vissuti. Ma anche Hanna Arendt, Vita activa e molti e molte altre.
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Inoltre tu fai un’operazione profondamente scorretta nel comparare il tuo senso di onnipotenza alle condizioni in cui la donna che deve abortire si trova a dover dolorosamente, o anche non dolorosamente a dirimere, come la scelta di abortire o di non farlo.
Hai detto in un altro post di sapere cosa significa uccidere perché, a tuo dire, ti senti responsabile della morte di una persona che introdotto alla tossicodipendenza. Soltanto l’incapacità, o la non volontà di prendere atto del proprio limite può indurre una simile credenza: chi ti ha nominato arbitro del destino di un altro? Cosa ti fa pensare di essere tanto potente? E, soprattutto, dove si radica la tua terribile convinzione se non nell’idea che a un nostro atto corrispondano di necessità tutti gli atti compiuti da un soggetto, altro da noi ma che tu presenti quasi “contaminato” dal tuo volere? Tieni conto, se ce la fai, che è questa stessa sbagliatissima idea che hai di te stesso a determinare l’idea che hai degli altri e quindi della libertà altrui, ivi compresa e soprattutto quella delle donne, visto che ti sporgi con pesantezza su di esse.
Fintanto che parteciperò a questo blog, sappi che non hai, non hai mai avuto e non avrai nessun potere sulla mia libertà di esprimermi e di sottolineare anche con quella che tu, offendendomi, chiami rozzezza, posizioni che forse in sé posseggono la facoltà di smascherare i tuoi tentativi mistificatiori. Tuoi e della organizzazione di potere alla quale appartieni.
Non posso far finta di nulla di fronte al costante intendimento della chiesa cattolica di voler imporre un ideale moralistico al quale è la prima a trasgredire sia attraverso i “rozzi” esempi che ho già riportato (ce ne sono molti altri), sia macchiandosi di un silenzio oltremodo colpevole nei confronti dello scempio che viene fatto delle donne in questo Paese dove la sua presenza è radicata per ragioni politiche, sociali, economiche e culturali e per di più con la pretesta di essere autorità morale, oltre che religiosa (politica, culturale, etc.). Una chiesa che tace e che soccorre le donne coinvolte nella tratta pretendendo per questo di non dover nulla allo Stato in temini di contribuzione fiscale, chiaro Binaghi? E’ troppo rozzo l’argomento, vero?
Esatto antonella, infatti ritorniamo al punto che aveva sottolineato Loredana con questa serie di post, che a mio avviso sono tutti legati dal filo rosso di una domanda: quanta libertà vera e non apparente è concessa oggi alle donne? Di non doversi conformare, fisicamente e socialmente, ad un unico modello? Di poter fare le proprie scelte di vita in autonomia e libertà? Di veder riconosciuto un proprio diritto all’autodeterminazione e alla salute? Di scegliere se e quando essere madre senza essere giudicata o peggio abbandonata a se stessa e al proprio dolore?
Discutere di questi argomenti, fare proposte, confrontarci è l’unico modo di portare alla luce il problema e cominciare a trovare soluzioni reali, prima che sia troppo tardi, perché ormai è evidente che in questo paese i diritti si svuotano dall’interno, i bisogni che li hanno fatti nascere con il tempo vengono sminuiti o rimossi, e le leggi rimangono parole su carte non applicabili nella realtà.
Cambiare l’immaginario per cambiare la società è operazione ardua che non può non irritare chi a sempre piegato le due cose a proprio uso, consumo o vantaggio, prima fra tutti la chiesa, come è evidente anche dai commenti scritti in questo blog
Non mi parlate di chiesa, sono anticlericale fino al midollo. E la ritengo la maggior (anche se non l’unica) responsabile nel costruire un immaginario repressivo e morboso intorno alla sessualità (e alla famiglia), che ha poi come reazione contrapposta ed estrema lo scempio dei rapporti umani che abbiamo visto nel video da cui è partita la discussione.
Io penso che in questo commentarium si voglia far finta di credere a tutti i costi che c’è equivalenza di giudizio e di complessità (perchè la militarizzazione di genere prevale su ogni altra istanza), ma che alcune posizioni siano del tutto fuorvianti e perfino (per la causa) autolesionistiche. Si rileggano gli ultimi tre commenti che ho scritto e poi qualcuno mi spieghi cosa c’entrano con gli sproloqui di Maddalena. Si ragiona su una clip e questa mi accusa di essere liberticida quando ho sempre difeso la 194, si parla dell’ambiguità degli anni Settanta in materia di pornografia e questa mi scarica addosso le nefandezze della Chiesa che non paga l’ICI. Vi garantisco che l’immagine di femminismo che esce da questi interventi è persino involontariamente comica. Prima di raddrizzare le gambe ai cani bisognerebbe che faceste un po’ di ordine nelle vostre posizioni, quando pretendono di essere unanimi.
Comunque, il resto della domenica lo passerò leggendo l’ultimo post-atomico di Tullio Avoledo. Se devo confrontarmi con mutanti e ircocervi è meglio che sia fiiction conclamata.
Credo che per riconoscere la violenza contenuta nel video ci sia bisogno di uno sguardo sufficientemente “empio” (letteralmente “non pio”)tale da smascherare il goffo tentativo di presentare la partecipazione delle ragazze come consenziente verso un sistema che non solo non ha rispetto del genere cui appartengono, ma le rende strumento attivo di un esercizio di autosvalutazione.
Né più e né meno dei processi che sottostanno alla minaccia all’autostima. In tali processi si sottintende un invito a partecipare dell’ingiunzione al godimento non soltanto sessuale, e che razza di sessualità!, ma al godimento dei vantaggi derivanti dall’assunzione attiva degli sessiti.
Ne consegue una inibizione molto preoccupante dell’autoconsapevolezza da parte delle ragazze, delle donne coinvolte in questa “festa”.
Con la globalizzazione, ma non solo, assistiamo all’affermasi di una pluralità di modelli che mettono in crisi il soggetto maschile così come lo abbiamo conosciuto fino a qualche anno fa. La caduta del fascismo, ad esempio, ha comportato che il modello virile e aggressivo cedesse il passo a tale pluralità di modelli maschili che hanno messo in discussione un ruolo senza, però, eradicare una mentalità sessista che continua a ritenersi egemone, per altro senza esserlo, ma di fatto comportandosi come se lo fosse. Vi sono, infatti, letture in chiave reazionaria del perpetuarsi della violenza maschile che se da un lato pretende di disporre un velo sulle responsabilità degli uomini mediante il coinvolgimento attivo delle donne, dall’altro attribuisce alle donne medesime la colpa della violenza in quanto si ritiene che sono loro a mettere in crisi i ruoli sessuali sovvertendo così l’ordine della famiglia, per di più femminilizzando l’uomo.
In questo video almeno io rilevo l’assenza totale di negoziazioni rispetto agli ideali di genere soppiantate dall’apprendimento passivo delle proposte formulate dalle agenzie di socializzazione e dai mass media mediante le quali le ragazze, ma anche i ragazzi, imparano modelli di pratiche riconosciute come coerenti con ciò che viene chiamata maschilità o femminilità, ovvero con ciò che noi sappiamo essere pericolosissimi stereotipi sessisti.
Scusate. Alla ottova riga: “assunzione attiva degli stereotipi sessisti”.
Credo che se anche maddalena, con tutto il rispetto, non raccogliesse più le provocazioni di Binaghi lui smetterebbe di rispondere e tutti tireremmo un respiro di sollievo.
Io sarei curiosa di sapere che tipo di reazione-analisi susciterebbe il videoclip rovesciando però i generi ( sempre un utile esercizio questo per capire meglio dov’è la stonatura), nel senso, immaginarsi che al posto del ragazzo che canta c’è una ragazza e il coretto è fatto da un ragazzo più piccolo di lei che dice tipo- lo metto in italiano- “questa sera voglio leccartela, voglio sentirlo sulla punta della lingua”… perché una cosa del genere ( tralasciando la volgarità-cattivo gusto) con un testo così esplicito difficilmente viene prodotta e distribuita dalle donne (al di fuori del circuito della pornografia commerciale ovvio)? Eppure anche alle donne il sesso orale garba assai… 😉
Gianna, mi sembrava di averlo appena fatto ma vedo che il tuo commento arriva a 15 minuti dal mio ultimo che, quindi, avrai letto.
Bene, c’è un provocatore, un pesantissimo provocatore e cosa si fa? si riprende una donna che osa dirgli, senza per altro usare il suo modo violentemente offensivo, che ai suoi argomenti non ci sta. Storia vecchia quella di redarguire le donne, molto in linea con le provocazioni che qui riceviamo e che evidentemente più di tanto non ci turbano. Se poi sono le mie reazioni a impedire il sollievo che invochi allora facciamo ciò che ci propne michi: ribaltiamo la visione senza accorgerci che così la riconfermiamo. Ma se questo è il livello gradito, io ne prendo atto.
Non ho niente contro i tuoi interventi, ma se si continua a rispondere al provocatore (sono d’accordo sulla definzione sulla violenza e sull’arroganza) non se ne andrà mai. Non era una critica ma un invito, perchè io non ce la faccio più a collegarmi con questo blog e trovare i vergognosi commenti di Binaghi.
Va bene, Gianna, se la sola arma di cui disponiamo è ignorarlo lo farò anche quando mi appellerà come “questa”, cosa fatta nel suo ultimo, vergognoso, commento. Per esperienza so che non basta perché la crisi maschile sono in molti a pretendere di risolverla vomitandoci addosso ciò che sono incapaci di elaborare. Eppure in molti ce la fanno e sono sempre di più, ma io mi chiedo e chiedo loro: se abbiamo capito che la violenza contro le donne riguarda gli uomini, perché non sono gli uomini migliori a contenere gli altri? Qui qualcuno ogni tanto lo fa e io li ringrazio, tutti (Andrea, Paolo) di cuore e vorrei che sapessero che questo messaggio arriva anche dalla responsabile della Casa delle donne maltrattate di Milano che ha maturato una lunga ed efficace esperienza e che nel confronto con uomini di grande spessore ha condensato la determinazione di dire che ci vogliono uomini per contrastare la violenza maschile.
Purtroppo si arriva a livelli dopo i quali il contenimento non basta neanche più.
Lo so, Gianna, ma io m’immagino un grande lavoro da fare in molte e in molti. M’immagino una diversa efficacia della normativa non soltanto in materia di violenza e di stalking ma anche una migliore regolazione degli strumenti che già ci sono e una necessaria, irrinunciabile e costante presa di parola pubblica in tutti i luoghi per riaffermare con la forza che oramai occorre che tutto deve essere affrontato in maniera laica e rispettosa delle soggettività. Io scrivo (anche) qui per questo obiettivo, perché ho capito che questo è uno spazio di grandissimo valore soprattutto perché si è dato e ci ha dato il compito di riposizionare luce su un’emergenza che si è consolidata negli anni e che ha portato ad un incremento pauroso della violenza contro le donne. Perché al nostro silenzio si è opposta una parola indegna che sta avendo anche una sua traduzione normativa (rimessa in discussione dell’autodeterminazione femminile, legge 40, etc.), perché chi pronucia quella parola lo fa pensando che le donne e i soggetti a loro non graditi (salvo sfruttarli) devono essere arginati, controllati, se necessario puniti e nei cui confronti la violenza resta sempre legittima. Gentaglia che non dice una parola contro il fenomeno rappresentato da questo pauroso video e che, anzi, nei fatti lo legittima o si limita a voltarsi dall’altra parte, in pubblco, perché in privato chissà cosa fa e cosa pensa…
@maddalena: Credo di non essermi fatta capire bene. Intendevo dire che il fatto che non ci sia un videoclip con lo stesso contenuto esplicito ma che voglia umiliare gli uomini è indice forse di qualche cosa di importante. Non voleva essere un invito all’emulazione da parte delle donne anche se in USA, ma anche altrove credo, ce ne sono molte di donne economicamente ben messe ( e post-post-femministe) che adorano trattare i maschi ( soprattutto più giovani) come oggetti sessuali, presentandoli alle amiche come toy boys… e anche in molta pornografia contemporanea e per le donne si stanno realizzando prodotti dove le donne sembrano riprendersi la loro libertà da modelli e dinamiche un tempo create e gestite esclusivamente dagli uomini e il loro piacere attraverso rappresentazioni più vicine e vere a quello che la donna in genere sente e vuol vedere. E anche secondo me dovresti provare ad ignorare Valter 🙂
Michi stavo giusto pensando a come reagirebbe l’opinione pubblica se noi donne facessimo del corpo maschile l’ ostentazione irrispettosa che viene fatta del nostro. Innanzitutto si penserebbe male di noi e forse si farebbe un favore al loro narcisimo, chissà…
Io credo, in generale, che non esistano e non debbano esistere oggetti sessuali e che la libertà di ciascuno subisca una profonda mortificazione quando si viene trattati come oggetti. Voglio dire che se ciascuno è libero di pensarla e di comportarsi come crede nel rispetto dei suoi bisogni, quando ci vogliamo porre con attenzione nei confronti di questioni di rilevanza sociale, dovremmo sempre fare lo sforzo di capire quali conseguenze generiamo per gli altri, per noi stessi, per i nostri processi di maturazione e quale senso diamo alla responsabilità sociale e civile anche quando ci sembra che il privato resti nell’ombra di ciò che crediamo non venga comunicato. Un piacere vissuto in una condizione di riproposizione dei ruoli previsti da una cultura del dominio, presto o tardi emergerà anche in altri comportamenti. Ciao Michi 🙂
Sul fenomeno della donna consumatrice di toy boys consiglio un libricino uscito da poco in Italia: Nina Power, La donna a una dimensione, che tratta della trasformazione del femminismo in un brand, un marchio per vendere vibratori e preservativi colorati al sapor di fragola. L’analisi della Power per la verità non è nè approfondita, nè accurata, ma offre quanto meno uno stimolo per la riflessione e per il collegamento di tale fenomeno con il capitalismo, che tutto fagocita e riduce a merce, alla ricerca di profitti, a cominciare dalla sessualità. Forse dovremmo porre l’attenzione anche ai meccanismi economici che caratterizzano la nostra società: il liberismo che ha monopolizzato il concetto di libertà, deformandolo in una versione grottesca, aberrante, fino alla confusione (voluta) tra liberazione, libertà e libertinaggio, confusione in cui incappano gli adulti, figuriamoci i/le adolescenti. E soprattutto, la riduzione di ogni aspetto del vissuto in merce da comprare, vendere, barattare, con l’unico obiettivo di un godimento superficiale ed estemporaneo, usa e getta. Io, in quel video, ci vedo molte di queste dinamiche. Forse dovremmo cominciare a ragionare anche in questi termini e a collegare, invece che svincolare, la riflessione sull’educazione al contesto economico e sociale in cui quell’educazione dovrebbe svolgersi e da cui non può che essere influenzata.
scusate, “figuriamoci gli/le adolescenti”
I ragazzi crescono con questa idea sbagliata di “sessualità”, a cinque anni sono su internet senza controlli, a dieci guardano pornografia a go go o video violenti o video come quello di cui si parla qui. In italia non esiste un progetto di educazione sessuale (ci sono persone che vanno nelle scuole a parlarne ma lo stato latita), non si insegnano certe cose nelle scuole con tutti i rischi che ne conseguono: dalle gravidanze indesiderate, alla violenza sessuale sino alle malattie che sono in aumento e nessuno dice niente. C’è un problema enorme legato “all’idea” che i giovani hanno del sesso, delle minoranze sessuali e delle donne. Ma da una società sessuofoba e malata come la nostra in cui va bene tutto basta che non si sappia in giro che cosa ci aspettiamo?
Io ci ho scritto un libro su questi temi (anche). Nessuno se n’è accorto.
@Christian
ho letto il post sul tuo blog sugli adolescenti italiani oggi. Non concordo, per lo meno non con le generalizzazioni che ho trovato. Io con gli e le adolescenti ci sto tutti i giorni, è il mio lavoro e spesso vado pure oltre l’orario di servizio in senso stretto. Ieri sera, per esempio, con un gruppetto di loro sono stata a teatro. Martedì pomeriggio, con un altro gruppetto, ci incontreremo in biblioteca perché stiamo lavorando a delle voci da inserire nel progetto enciclopediadelledonne.it. Per favore, smettiamola con le generalizzazioni, non facciamo niente di utile né per loro, né per la società, né per noi. E poi non possiamo lamentarci se nemmeno ci ascoltano. Perché dovrebbero farlo? Cosa gli stiamo proponendo di interessante?
Per inciso: per tutto il lavoro extra che faccio, non guadagno nemmeno un centesimo in più del mio magrissimo e precario stipendio. Inoltre, le attività di cui sopra sono facoltative,non sono oggetto di valutazione e non concorrono nemmeno all’attribuzione del credito, trattandosi di una classe di biennio. Tanto il teatro quanto l’enciclopedia delle donne sono attività di cui, sia io che loro, ci occupiamo solo ed esclusivamente per interesse e per passione. Più che per me, lo dico per restituire un’immagine più completa degli e delle adolescenti, che non sono tutt* aspiranti playboy e attrici porno, nonostante la società in cui crescono e gli adulti che si ritrovano a modello.
Frascella, scrivi bene tanto quanto non capisci una sega ( spero si capisca che non è una offesa, sia perché non ha motivo di ritenersi offeso da me che manco mi conosce, sia perché non lo voglio offendere ). Ho letto il tuo post Martina eccetera e la verità sugli eccetera. Ad un certo punto scrivi: “i giovani non sono arrabbiati”. Ma di che cazzo dovrebbero essere arrabbiati? E ignorantelli poi. Tanto è vero che stavano in una scuola. Gli unici giovanetti arrabbiati hanno sempre avuta la posa del giovanetto arrabbiato, oppure vogliamo pensare che a 15 anni si ha l’esigenza della questione palestinese? Oppure ci sono quelli con l’incazzatura creativa.
@Frascella
“Per promuovere il libro sono andato nelle scuole. Risultato? Per colpa loro o di chi li educa, alla stragrande maggioranza dei ragazzi non fregava niente di niente. In pochi si sentivano stimolati, si riconoscevano nelle istanze di Bet. Il novanta per cento di loro erano – sono – narcotizzati. Annoiati. Rinunciatari. Il libro non aveva toccato le corde giuste? A tutt’oggi penso che quelle corde nemmeno ci fossero.”
Tipico. Non mi cagano, quindi sono dei coglioni.
Ma a te l’idea di esserti inventato un personaggio di adolescente che è credibile per te e non per loro, neanche ti sfiora?
@Binaghi
Parlavo di ‘corde’, assenti. E quindi di una propensione al dialogo che il libro, piacesse o no, poteva stimolare. A quelli non gliene fregava niente di niente, al sud come al centro come al nord. Non discuto il valore-non valore del mio libro. Che cazzo me ne frega, di quello? Ai posteri l’ardua. Mi riferivo al disinteresse totale che mostravano nei miei confronti e nei confronti di quegli altri scrittori, sceneggiatori, artisti in genere che erano con me a quegli incontri. Poi nel post l’ho specificato che non sono un grande performer, perciò mi prendo le mie colpe – che sono tante.
@Al commentatore sopra
A 15 io ce l’avevo “l’esigenza della questione palestinese”, come dici tu. E provengo da una famiglia tutt’altro che interessata alla politica in generale, figurarsi a quella estera. Per il resto non ho capito di che cavolo parli.
@ Frascella
non ho le competenze necessarie, ma a naso direi che l’interesse per le questioni politiche quando si è così giovani non è nient’altro che darsi una forma. Ovvero fra te e un qualsiasi giovincello che passava le ore a ingellarsi la cresta o a lisciarsi il piercing, a livello neuro-biologico o come cavolo si dice non c’era differenza alcuna. tu sei entrato in contatto con un certo mondo e ti ci sei attaccato, per questioni di sensibilità, boh. che la tua fosse una nobile causa è pura coincidenza. perché a dirla tutta che motivi avevi di interessarti alla causa palestinese o a qualsiasi altra causa? onestamente dico. perché bisogna essere onesti e ragionevoli, ovvero ai palestinesi a parte la causa palestinese non è che interessi altro, come è logico d’altronde. è solo nel nostro magico e ricco mondo che ci possiamo dispiacere dei cazzi amari degli altri, a 15 anni.
Ma a parte le mie cazzate, la domanda principale resta: di cosa dovrebbero essere arrabbiati questi giovani? Passano giornate in un luogo in cui misteriosamente gli ripetono nozioni che al 95 per cento avranno dimenticato una volta saputo il voto dell’esame di maturità e ogni tanto gli portano uno scrittore, o un artista. a parte i giovani che di colpo si innamorano delle parole della poesia e di tutto il bel mondo che sappiamo, ma agli altri che gliene frega? è un giorno di noia e battutine come un altro. semmai dovevano essere incazzati di doverti stare a sentire, mentre gli davi il contentino culturale. questo mio commento potrebbe averlo scritto un 15n in effetti, almeno uno inkazzato l’hai trovato