Leonardo Colombati interviene oggi sul Corriere della Sera a proposito della (non utilissima) polemica sugli scrittori “adottati” da destra o da sinistra. Riporto qui l’articolo, ci si risente fra qualche giorno: la sottoscritta da domani e fino a mercoledì sera è nuovamente a Torino (prima o poi vi spiego perchè).
Qualche giorno fa il Corriere della Sera si è occupato del Viareggio, «il premio letterario più di sinistra d’Italia» a cui «sembrano piacere molto anche i candidati di destra». Nell’articolo si menzionavano tra gli altri, come finalisti per l’opera prima, Alessandro Piperno e il suo Con le peggiori intenzioni e il sottoscritto con il romanzo Perceber , «definito proprio da destra il romanzo del decennio, di quello che è trascorso e di quello che verrà». Da questi stralci, si evince che io sarei uno «scrittore di destra» perché il mio libro è stato lodato «da destra». E qui si sottintende una recensione apparsa su Il Giornale lo scorso 21 aprile. Se davvero un libro appartiene allo schieramento politico di riferimento del giornale che ne parla bene, il fatto che Con le peggiori intenzioni sia stato incensato dal Magazine del Corriere significa che questo giornale è di destra? E come la mettiamo con le recensioni positive che Perceber ha ricevuto dal Riformista e da Famiglia Cristiana ? Sono forse l’artefice di una nuova Bicamerale? A questo modo di etichettare i libri un po’ come si faceva un tempo con la mortadella (di sinistra) e il prosciutto cotto (di destra), in genere si replica con un altro luogo comune: i libri non sono né di destra né di sinistra; esistono solo buoni o cattivi libri. Ma è davvero così?
Secondo me, sì e no.
C’è stato un tempo in cui questo criterio di classificazione funzionava. A sinistra (ad esempio) stava il realismo; a destra, il racconto fantastico. Anche se Borges argomentava che tutta la letteratura, in realtà , è fantastica: se non si sospendesse l’incredulità, non ci si convincerebbe né del fatto che sia esistito in un paese della Mancia un cavaliere che sfidava i mulini a duello né che in un’estate, a Pietroburgo, uno studente assassinò un’usuraia per emulare Napoleone.
Ma poi qualcosa s’è interrotto. Già nel 1962, Mario Pomilio scriveva: «La crisi in cui sono entrati i vari storicismi, e in primo luogo quello marxista, con tutti i miti e le aspettative a esso connessi, una cosa ha significato anche per chi non si sentiva marxista: la fine della convinzione che azione sociale e intervento politico fossero in grado d’esonerare l’uomo di cultura da tutti gli altri presumibili suoi doveri. È come se molti tra i nostri scrittori sentendosi improvvisamente sprovvisti d’un sistema organico di verità e a corto di strumenti per l’accertamento della realtà si sforzassero a un tratto di celebrare il proprio smarrimento e d’elevare a segno esemplare dell’attuale momento la loro condizione».
Hitler, Stalin e l’atomica hanno disintegrato la fede nel progresso; la razionalità non ci fa liberi, bensì schiavi in una «gabbia d’acciaio», per dirla con Weber. Le illusioni di Marx e di Freud di dotarci di uno schema interpretativo che metta in relazione e rappresenti tutte le cose sono già ricerche di un tempo perduto.
Lo scrittore di oggi, messa da parte l’ambizione di ridurre l’universo a una maestosa sinfonia, deve accontentarsi di eseguire qualche onesto blues urbano o di giocarsi le proprie carte come disc-jockey. Ecco palesarsi la distribuzione della letteratura contemporanea nei due triti filoni del minimalismo e del postmodernismo.
Quanto al primo, si può citare un’osservazione di John Barth: «Fra i grandi scrittori minimalisti, la semplificazione avviene nell’interesse della potenza espressiva. Fra gli scrittori meno grandi, però, può essere semplicemente un ripiego». Circa il genere postmoderno si potrebbe insistere sull’idea di Lyotard di un fenomeno non tanto post cronologico quanto post tematico, in contrapposizione alla modernità intesa come volontà di costruire sistemi totalizzanti e come rilettura critica del determinismo scientifico; oppure metterne in risalto, da un punto di vista prettamente stilistico, gli intenti decostruzionisti, perseguiti con il montaggio di testi diversi, il citazionismo, il pastiche, le sfumature pop. Ma il minimo comune denominatore, per gli scrittori postmoderni è il crollo del Tempo. Se l’idea di progresso è negata, il caos del mondo comporta anche un nuovo modo di vedere il passato; la storia può essere percorsa in ogni sua direzione .
In Italia, dopo molti anni in cui è rimasto congelato «un discorso interrotto», così come evidenziava Pomilio, sono esplose narrazioni radicalmente minimaliste e postmoderne. Da un po’ di tempo a questa parte, a me sembra, le cose si sono un po’ ammorbidite, rese più fluide, fino a tornare al grado zero della letteratura. Non più minimalismo contro postmodernismo, ma novel contro romance : da una parte il racconto di accadimenti reali, di personaggi verosimili, di psicologie; dall’altra, l’intreccio che schiaccia i personaggi, li giostra come marionette, riproduce la «giostra» medievale.
Che poi, ad esempio, il romanzo di Piperno (etichettato come di destra) sia ascrivibile al genere realistico del novel e quello di Tommaso Pincio (ascritto alla sinistra) sia un fantastico romance è solo un paradosso apparente; basta osservare cosa sta succedendo nelle ultime settimane, qui da noi, nei due schieramenti politici e si capisce tutto o niente.
Questo è un bignamino. Penso che a nulla serva uno scrittore che non parli del “difuori”, che non lanci idee e apra gli occhi, sobilli.
Cosa fa Colombati in questo pezzo? Parla dell’ambientino:Piperno, Pincio e se stesso…e dimentica Desiati.
Ma quello che è più triste è che nell’opera prima del viareggio stanno i tre figliocci di siciliano.Tutto taroccato! Ma dico: Scarpa, Wuming, Moresco, Voltolini, Evangelisti esistono?
nu pocu di trasparenza!
Poi, nel merito non ho difficoltà ad ammettere che “Fini è proprio un bell’uomo e La Russa è un uomo proprio simpatico e spiritoso!”
Oggi esiste il “giustificazionismo”. Che non è di destra nè di sinistra, e soprattutto non è un metodo.E’ un “modo di convivenza”.
Questo modo non è stato inventato oggi, e in Italia contraddistingue la politica più che altre discipline.
E’ un modo che tende ad attenuare i conflitti, volutamente ignorare i disagi che provengono da quei conflitti ( i conflitti sono reali, non inventati, non frutto di invenzione romanzesca).
il giustificazionismo quando pensa – e cioè nella sua versione migliore, perchè c’è anche quello che non pensa, “arraffa” e basta – tende a considerare l’esistente come frutto di una “gigantesca invenzione”. Una invenzione che chiunque può darsi la pena di raccontare o leggere.
Ora, Marx nel suo “metodo interpretativo” che consiste (come anche i bambini sanno) in soldoni nel “considerare i rapporti economici – materiali – come fondamentali”, ci indica l’esistenza di un’ingiustizia (derivante da determinati sistemi economici, determinati modi di organizzare la vita delle persone). Ci racconta che questa ingiustizia è reale e soprattutto ci dice, “Ci sarà sempre qualche giustificazionista che – dico io – per stare tranquillo, giustificherà l’ordine di cose esistente”.
non è un OT, un attimo che concludo. La letteratura non è “astratta” rispetto alla realtà. E’ un modo di leggere la realtà. Quello di Colombati è un modo giustificazionista, e questa non è un’accusa. 🙂 giuro. ma Colombati non può non sapere che il motivo per cui lui (Colombati) piace alla destra è proprio questo.
se potessi citerei wu ming, ma lo cito lo stesso 🙂
ma il massimiliano parente tanto odiato ed egli stesso odiatore, mi spiegate cosa ci fa sull’ultimo numero di “nuovi argomenti” insieme a genna , wuming e tanti altri da lui deprezzati?
bah…sarà appunto il giustificazionismo? o che veramente si fanno ridere i polli?? ;-))
…e comunque (visto quel che scriveva nei commenti al blog di mozzi), se non è di destra colombati non so più allora chi definire di destra.
ma anonimo con la minuscola è lo stesso di Anonimo con la maiuscola?
io penso che il problema stia proprio nell’esigenza di polarizzare e nella “semplificazione” estrema che, soprattutto i quotidiani, spingono fino all’insignificanza.
da piccolo mi chiedevo, e spesso mi chiedo ancora, come mai non esistono scrittori e poeti di destra. (va bene, a parte junger, sempre ad adottare un’idea di scrittore allargata.)
ma che vuol dire uno scrittore di destra? forse è uno di quelli che scrive quei libri vuoti, quelli che figurano nelle librerie di tronchetti provera o del signor b*****.
in che modo si identifica un libro di destra? sarebbe utile, se gli addetti alla classificazione rivelassero i raffinati strumenti di analisi che utilizzano.
Una domanda per chi si è firmato “ilpostodelgiustificazionismo.it”. E allora, perché “Perceber” è piaciuto anche a sinistra? Ad esempio a Massimo Adinolfi che ne ha scritto nel “Riformista”, o a Tommaso Giartosio (http://www.feltrinelli.it/BlogItem?item_id=825) che tanto di destra proprio non è, eccetera? Non discuto l’analisi; ma se il “giustificazionismo” non è “né di destra né di sinistra” (e quindi, mi pare, è sia di destra sia di sinistra) proprio per le stesse identiche ragioni per le quali è piaciuto a destra “Perceber” è piaciuto a sinistra. O no?
Ah, eccomi giuliomozzi, scusami, stavo navigando nella mia spazzatura, ormai da due giorni, (laspazzadelposto.splinder.com) perchè è così divertente. gente comune, direbbe qualcuno.
sono ANGELA SCARPARO.
vedi giulio, il giustificazionismo non è di destra nè di sinistra, ma non è detto che tutti quelli di sinistra siano giutificazionisti. invece tutti quelli di destra nell’ultimo periodo lo sono stati un po’. io non dico che non si possa fare. io non lo farei perchè non è molto chic, ecco.
invece, per quanto riguarda la letteratura (le citazioni del post sopra) non è detto che la letteratura recente debba essere per forza minimalista o postmoderna, o basarsi sulle affermazioni di un pomilio del ’62, può tranquillamente e senza complessi, se di sinistra basarsi sullo scicchissimo e colto assunto marxista che siano “i modi di produzione materiale a dar vita all’immaginario
Con modi di produzione intendo: come viene prodotta la ricchezza materiale, come viene ripartita, fra chi? chi arriva ultimo (soprattuto se sul barcone) paga pegno? le femmine se vanno via da roma perdono la poltrona? chi si somiglia (fra ricchi) si piglia? chi nasce tondo (ricco) può morire quadro? corvo (ricco) e corvo possono cecarsi gli occhi?
come sopravvivono o si tengono in vita, e nell’interesse di chi sopravvivono determinati frankestein (sistemi) economici?
a che prezzo? quanti barconi per quanti sacchi d’oro?
e per finire l’iimmaginario letterario (in inglese da secoli: ‘romance’ e ‘novel’) sia di destra ch di sinistra ha senso, per me, solo se parla di questo. ha senso in altre parole solo quando è chic, ma sul serio 🙂
scusa, mozzi, siccome ho usato un termine che si usa di frequenta anche in pubblicità, “urge un chiarimento” 🙂
be, io con “molto poco chic” intendo tutti quelli che hanno paura di finire come marx, o come la jean rhys: quelli che temono le due camere e cucina.
e che allora, sopraffatti da questa paura, poverini, cambiano. e fanno e dicono cose in cui non credono, o non pensano. e così si rovinano. fino a rovinarsi.
chic invece, be’, scicchissimi sono tutti quelli che non hanno paura della camera e cucina, ecco, e vanno avanti per la loro strada. ce ne sono tanti.
scusa, mozzi, siccome ho usato un termine che si usa di frequenta anche in pubblicità, “urge un chiarimento” 🙂
be, io con “molto poco chic” intendo tutti quelli che hanno paura di finire come marx, o come la jean rhys: quelli che temono le due camere e cucina.
e che allora, sopraffatti da questa paura, poverini, cambiano. e fanno e dicono cose in cui non credono, o non pensano. e così si rovinano. fino a rovinarsi.
chic invece, be’, scicchissimi sono tutti quelli che non hanno paura della camera e cucina, ecco, e vanno avanti per la loro strada. ce ne sono tanti.
…ah, be’, è evidente no, che lo chic non abbia nulla a che fare coi parioli, no?
o meglio che ne abbia a che fare solo in quanto ne mostri i progressivi decadimenti?
e che l’analisi della famiglia sia chic, molto molto chic, è chiaro, no?
però solo in quanto analizzi: come entrino i soldi in quella determinata casa. da dove provengano. che tipo di ricchezza o di miseria ci fosse nella famiglia di origine dei protagonisti. 🙂 tutto il resto è in più. tutta gioia. tutto il resto – a partire da ciò – è la letteratura. secondo laspazzadelposto, è chiaro. 🙂
scusate l’OT. sono OT?
Caro Colombati, non posso discutere dl suo libro perchè non ho avuto modo di leggerlo. Lei quì parla di politica e delle sue posizioni rispetto alla guerra in Iraq. Non condivido una virgola di quello che dice, ma forse il tempo impiegato a scrivere la sua Opera le ha impedito di porsi alcuni interrogativi riguardo alla politica di intervento delle ‘democrazie.
Credo nella sua buona fede, ma la invito a rispondere a (o amediate su) qualcuna di queste domande:
Come mai la ‘democrazia’ americana (democrazia per antonomasia) non è mai intervenuta a garantire l’esercizio della democrazia nel Cile di Pinochet, nell’Argentina dei generali e in tutto quel giro di amici di merende che erano i dittattori dell’America Latina? Perchè oggi non interviene in forze a instaurare una democrazia in Arabia Saudita, Pakistan e altri neri regimi sparsi ai quattro angoli? come mai non si preoccupa della condizione dei Kurdi in quella democrazia pienamente realizzata che è la Turchia? le ricordo poi che Israele oltre a disattendere non so più quante risoluzioni ONU, umane e di buon senso non ha neanche una Costituzione, come la mettiamo?
Di certo gli alti ideali della Democrazia (di alcune -non tutte- democrazie occidentali e di qualche isoletta sperduta del Pacifico) erano compromesse e offese solo dall’Iraq di Saddam Hussein (ex amico, ex foraggiato dall’Occidente, anche nel pieno del suo delirio dittatoriale) e i pozzi di petrolio e la posizione strategica sono qualcosa di incidentale e passeggero. In futuro, su quelle lande resterà solo la Democrazia ….e poco altro..di vivo.
Che poi Fassino la veda come lei ..lasciamo perdere…non è detto che vi giustifichiate a vicenda..
La saluto cordialmente
Caro anonimo, hai scritto: “…e comunque (visto quel che scriveva nei commenti al blog di mozzi), se non è di destra Colombati non so più allora chi definire di destra”.
Sul blog di Giulio Mozzi ho espresso più volte il mio parere sulla questione irachena, affermando che: 1) gli argomenti addotti da inglesi e americani per giustificare il loro intervento erano falsi e pretestuosi; “2) i veri motivi, che stavano dietro la bugia delle armi di distruzione di massa, erano l’abbattimento di un regime sanguinario (e foraggiatore del terrorismo islamico) e l’occasione di fare dell’Iraq il primo paese democratico dell’area, una specie di riequilibratore che servisse come volano (anche per il conflitto israelo-palestinese); 3) a guerra in corso, ho “tifato” per la sconfitta del regime baathista, responsabile di terribili genocidi e di una tirannide che si fondava sulla tortura, sulla privazione dei diritti e sull’eliminazione fisica degli oppositori; 4) ho esultato alla cattura di Saddam Hussein e ho esultato all’indomani delle prime elezioni libere svoltesi in Iraq; 5) da ultimo, ho fatto notare come non ci sia, dal punto di vista sostanziale, alcuna differenza tra l’intervento in Iraq e quello condotto per abbattere il regime di Milosevic.
Se tutto ciò vuol dire che io sono di destra, allora sono in compagnia anche di Piero Fassino, che all’ultimo congresso dei DS ha detto più o meno le stesse cose; e sono in compagnia di Ezio Mauro che, all’indomani dell’attentato terroristico compiuto da Al Qaeda a Madrid, così scriveva sulle pagine del quotidiano fascista La Repubblica: “Quando è minacciata, la democrazia si deve difendere. A mio parere la democrazia deve difendersi e difendere i suoi valori con ogni mezzo, anche con il mezzo estremo e per le democrazie innaturale della guerra: e se necessario per evitare conseguenze peggiori, persino con la contraddizione della guerra preventiva, quando non esitano altri strumenti di protezione. Può essere scomodo dirlo, ma è inevitabile: parlare solo di pace, oggi, non basta più, perchè la difesa della democrazia è il primo problema”.
Cara Spettatrice,
opporre una lista di ciò che non si è fatto ad un fatto compiuto è un esercizio retorico scadente. E non capisco perché lei voglia ricordare proprio a me ciò che non va in Israele, visto che di Israele nel mio intervento non ho parlato (se non accennando alla “questione israelo-palestinese”). Comunque, visto che ci siamo, le ricordo che nemmeno l’Inghilterra ha una propria Costituzione, ma non mi pare che si possa negare il fatto che sia un Paese democratico.
ho trovato molto inteteressante il pezzo di sartori su vibrisse, se permettete, vi segnalo l’url:
http://www.vibrissebollettino.net/archives/2005/05/il_mio_romanzo.html#more
trovo che già spostare il discorso sulle categorie critiche mitopoiesi/mitoclastico sia molto più interessante che su quelle troppo astratte e nello stesso tempo troppo contingenti di destra/sinistra. ancora una volta invito chi fa uso di queste ultime a fornirci gli strumenti per poterle applicare anche a casa in modo da semplificare la vita di tutti noi ed evitarci l’imbarazzo di avere sui nostri scaffali qualche volume “sbagliato”.
già, perchè alla fine dei conti, se il problema in passato è stato quello della militanza, adesso si è ridotto allo schieramento, questione molto più semplice e riduttiva.
la gravità del bushismo “o con me o contro di me” sta, a mio avviso, proprio nell’appiattimento binario della realtà che esso provoca.
Leonardo, del tuo romanzo ho letto solo qualche pagina. Ma – se è legittimo esprimere un giudizio così affrettato – credo sia un gran romanzo.
Ma un conto è l’opera, un conto le posizioni politiche dell’autore (altrimenti non amerei i libri di Céline).
Scrivi: “i VERI motivi, che stavano dietro la bugia delle armi di distruzione di massa, erano l’abbattimento di un regime sanguinario (e foraggiatore del terrorismo islamico) e l’occasione di fare dell’Iraq il primo paese democratico dell’area, una specie di riequilibratore che servisse come volano (anche per il conflitto israelo-palestinese)”. Ecco, io credo che questa sia una cosa prima di tutto falsa – e, secondariamente, di destra. Non sto ad argomentare, ché di queste cose ne abbiamo parlato fin troppo, e qui ed ora sarebbe inutile discettarne ulteriormente. Ma insomma, non vedo perché negare.
Caro Colombati,
Lei ha colto la mediocrità del mio esercizio retorico e mi ha rimproverato per avere pensato a cose che nel passato non si sono fatte. Ehm, se lei ha occasione di pensare al passato le ricordo che di cose quelle democrazie ne hanno fatte e non proprio a tutela della salvaguardia della democrazia. Basta chiedersi di quali appoggi godessero quelle dittatture sudamericane o di quale ruolo abbia la Turchia nella Nato o Israele per il controllo area o, ancora, domandarsi perchè oggi i Paesi Arabi e il Pakistan godano dell’amicizia di pressochè tutte le democrazie, ma forse è solo perchè sono dei fari di splendente democraticità.
Sull’amicizia di cui godette Saddam compreso il periodo della gasificazione dei Kurdi meglio sorvolare. Allora non era ancora così cattivo come quando aprì i forzieri del Kuwait. E poi da che mondo e mondo ci sono sempre degli amici che sbagliano.
Ecco, passi sopra i miei esercizi mediocri e anche sul ‘non fatto’ e si chieda perchè ‘non fu fatto’ (o fu fatto altro) e perchè attualmente certe cose si fanno e altre no. Sicurarmente starò sbagliando qualche figura retorica, ma Lei che è superiore a ciò cerchi per un attimo di focalizzarsi sulle situazioni e magari sui documenti desecretati proprio negli USA. Forse le verrà in mente qualche altra motivazione meno peregrina, che ne so il traffico di droga, interessi finanziari, pulizia e ordine nel cortile di casa, traffico d’armi, ricchezze economico-petrolifero-territoriali, capitalismo leggermente, ehm, senza regole ecc…però potrebbe anche vederci solo serpenti piumati, allineamento sbagliato dei pianeti, karma negativo, idealisti allo sbaraglio o un semplice mal di stomaco globale. L’importante è non radicalizzarsi nelle spiegazioni che ci si è dati, provi a cambiare angolazione, può essere anche un buon esercizio letterario:-).
Per quanto mi riguarda vorrei tanto essere capace di riscrivere la Storia partendo dal sul punto di vista, ma mi sa che in giro ci sono già troppi concorrenti .-)
Buona giornata
P.S. stavo dimenticando un particolare: anche alcuni cattolici nel frattempo hanno avuto modo (non si sa ancora per quale santa intercessione) di scoprire delle piccole spiegazioni alternative e se le capita di trovarne qualcuno un pò interessato gli chieda di un certo cardinal Romero e di un certo Negroponte. Quest’ultimo ha avuto anche qualche ruolo in Iraq, ma si faccia spiegare da loro.
P.S.1: ma , ma , le altre demo lo sanno che gli UK non hanno una costituzione che sia una? povero Tony, già vedo i musi dei thank puntati su di loro, dall’Uzbekistan e le Isole Salomone si alza alto un grido: Democrazia c-o-s-t-i-t-u-z-i-o-n-a-l-e!!
(ricordo che Uzbekistan e Salomone hanno votato a favore della risoluzione per l’intervento in Iraq e che ogni commento sulla loro idoneità sarà considerato… facile ironia)
Alderano, le mie affermazioni non sono di destra: tanto è vero che sono concetti espressi da Clinton, da Blair, da Fassino, e, recentamente, anche da D’Alema.
E comunque, se vuoi etichettarmi come uno “di destra”, accomodati pure. Non sei il primo nè sarai l’ultimo a farlo.
Su qualsiasi fatto io provi a ragionare, l’ultimo dei miei problemi è cercare di capire se il mio giudizio sia di destra o di sinistra. Provo, umilmente, a capire solo se una cosa è giusta o è sbagliata. Soprendentemente, nel tempo, ho visto i miei pensieri collimare con tutto l’arco costituzionale. Sarà qualunquismo. O forse la prova che non v’è partito o coalizione che possa davvero vantarsi di possedere, tutta e intatta, la Verità.
Ti faccio una confessione: da quando ho acquisito il diritto di voto, ho dato il mio (quando l’ho dato) soltanto al partito radicale – e ultimamemente, devo ammetterlo, ho dovuto turarmi il naso con una sempre maggiore pressione esercitata sulle narici. Quando sarò chiamato a fare la mia scelta per le prossime politiche, se per un miracolo Walter Veltroni sarà il candidato-premier per il centrosinistra, darò senz’altro a lui il voto. Non lo darò mai, invece, nè a Silvio Berlusconi nè a Romano Prodi, che giudico due politici mediocri, espressione di tutto ciò che di marcio c’era nell’imprenditoria della prima repubblica. Se la sinistra continuerà il suo lento rituale di suicidio e non farà l’unica scelta logica e comprensibile (Veltroni), sarò costretto ad analizzare l’umorale e spesso contraddittoria politica dei vari Pannella, Capezzone e Bonino e deciderò se confermare il voto ai radicali o andarmene al mare.
Con questo, mi sembra di aver detto più di quanto avessi il dovere di dire sull’argomento.
Saluti.
bambo, non ho capito!
sei anche tu troppo complicata/o!
non va. nel senso che se uno/a scrive, chi legge non è che debba usare il vocabolario, o debba impiegare delle ore per leggervi, ragazzi/e!
per chi voglia fare lo scrittore (intrattenere scrivendo) è imperdonabile!
my god. come un parrucchiere che gli chiedi un taglio e ti fa la permanente! 🙂
credo ci vorrebbe più senso ludico, un ego
sconfinato e una punta di fatalismo (la miniera, l’ippica, lo zappare…)
chi razzola nella sinistra e viene invece additato come destroso.
e viceversa…
a volte sospetto qui risieda il genio.
un atteggiamento autoriale non dovrebbe mai essere un’eco.
io scelgo chi paga meglio. è un parametro politicamente valido e funzionale.
la beffa è la conquista che ne consegue. sempre.
Destra? Sinistra? E qualcuno era pure comunista. Ah, che noia, la politica nei libri, soprattutto quando non è una questione politica. Allora, Il partigiano Johnny, ad esempio, quello è un libro che è di sinistra chiaramente. Ma generalmente i libri o sono scritti bene o male, e non hanno appartenenza politica. Dico in genere, perché poi c’è chi fa d’un libello pure una bandiera; ma questa è già un’altra storia, che al momento non c’ho proprio voglia d’indagare. “Perceber” secondo alcuni sarebbe un libro di destra? Uhm, ma su quali basi direbbero che è un libro di destra? Il caldo fa brutti scherzi, anche alle menti migliori, o peggiori. Ad ogni modo Perceber è ben più di un ottimo romanzo, e non è bandiera né per la destra né per la sinistra o per il centro. E Pincio coi suoi romanzi sarebbe di sinistra? Vabbe’, sì, ma nel senso che non c’ha la fascetta ‘sono libro di sinistra’. Ed allora? E neppure Perceber ha fascetta con su scritto ‘sono libro di destra’. Queste polemiche mi ricordano un po’ la questione ancora in corso se Il Signore degli Anelli sia di destra o di sinistra. Tolkien sarebbe orripilato nel sapere che il suo lavoro viene etichettato politicamente, poco ma sicuro. Così capisco bene Leonardo Colombati, e dico che Perceber è un ottimo romanzo, ma non è un tira-e-molla per la dx o la sx. Semplificando: esistono romanzi scritti bene o male; Perceber è scritto bene, ma è riduttivo dire che è scritto semplicemente bene, perché è Opera, è trama e stile.
Cari saluti.
Iannox
scusa eh, dall’alto della “bloggerità” mi esprimo.
non dal basso della “critica letteraria” (tutto è relativo): ma come? sai scrivere? sei bravo e talentuoso e invece di “buttarti sulle ipotesi più…chic” ti accasi subito sulle penne del pavone i serpenti … (come diceva spettatrix).
ecco, dico così come se fossi un mio amico: buttati colombo! che te frega de pomilio?
adesso vado a (ri)farmi la testa!
ma Colombo :-), stai spostando il problema! tu per fortuna nostra non sei un politico (o no?): sei uno scrittore!
nella mia testolina di ex bella uno scrittore è uno che pur di scrivere cose diciamo “interessanti” – qualcuno su diceva “sobillare” io direi chic – è disposto a qualche (come dire?) “sforzo per non giustificare”, e non il contrario.
il sobillo può essere anche di tecnica letteraria, è chiaro, no?
tu invece che fa? vieni qui e giustifichi tutti! guerrafondai e non!
ci difendi quelli che da destra ti elogiano, quelli da sinistra ti elogiano, e poi, tutta certa sinistra non propriamente simpatica e “movimentista”!
come dire, vieni qui e rappresenti la difesa delle istituzioni 🙂
tesoro, ma io se fosse così il lavoro dello scrittore, me ne sarei stata a casetta 🙂
se in politica uno scrittore si comporta come te preferisco la rudezza plebea di un Nunzio scaricatore (di letame davanti al portone del premier).
però mi sei simpatico perchè sei identico alla maggior parte degli amici miei (che vuoi fare mica una/o nasce dove sceglie di nascere! se potessi vorrei essere Anselma dall’Olio, lo dico sempre)
ah, e i personaggi femminili, no, eh? dopo un consiglio di iene abbiamo deciso. colombo. ma chi frequenti tesoro in fatto di “altra metà del cielo”? 🙂
cara il postodellaiena. Sfortuna vuole che stia leggendo ecografia di una potenzialità, tiqqun, capitolo oikonomia (legge del focolare domestico) che dice del divenire prostituzionale delle democrazie biopolitiche e della perniciosa coincidenza tra economia libidinale ed economia mercantile. Si apre su una camera con vista (da destra a sinistra) di Dworkin (pornography)
“la differenza sta nel fatto che quando la destra distingue fra madri e puttane, la sinistra proclama il diritto di tutti gli uomini di far uso di tutte le donne. La sinistra applica alla donna il concetto di libertà, che queste cercano sopra ogni cosa, ma in realtà le vuole libere per usarle; la destra le inganna con il concetto di “donna perbene”, cosa che vogliono essere prima di ogni altra, e le usa in quanto spose: sono delle troie che procreano”. Tutto questo (tanto:)per dire, a te che leggi tutto , e a te che dei personaggi femminili ci hai la fissa come me ma io non leggo tutto: e fallo:). dico fallo, tra una rifa(r)citura di testa e l’altra, fallo il postodelle(s)vistedelneutro in quello dei libri.it. Abrazo cum salsa, y bigodino
Non è che detto che sia a destra che a sinistra siano tutti deficenti come certi.
ilpostodelvocabolario: se io fossi uomo e usassi un nikname come bambolescente, in tal caso sì, sarei troppo complicato/a.
hai comunque ragione, troppo lapidaria. e le lapidi, si sa, non sono quasi mai esaustive.
è curioso tu mi attribuisca velleità letterarie che non ho…
comincia a darmi i brividi questo blog
🙂
gina, (scusate tutti l’OT, ma gina non ha messo la mail) siccome mi pari bella preparata. se vuoi ti apri su ilpostodeilibri.it, ilpostodelle(s)vistedelneutro.it. così, perchè ci va. 🙂 ti do la mia mail.
Leonardo, tanto perché non ci siano fraintendimenti: a me delle tue posizioni politiche non importa. Credo che voler attribuire a tutti i costi delle singolarità artistiche ad un partito sia esercizio ozioso e sciocco – come sciocca era la canzone di Gaber. A me ‘interessa’ (nel senso che mi prende dentro di sé) l’opera di uno scrittore, non lo scrittore medesimo.
uffa ovunque uno va c’è perceBER 🙂 .
Un c’è verso di schivarlo
E’ un vero tormentone.
la storia dello scrittore di destra e sinistra NON ESISTE la tirano fuori solo quelli che, a torto o a ragione, non sopportano che le persone serie non parlino di loro 24 ore su 24 🙂
Se fosse per loro non ci lascerebbero neppure il tempo per un panino
Arriverebbero veloci come un fulmine e ci metterebbero una bella fetta di perceber come ripieno.
E così se uno si distrae e si rilassa un attimo ecco che paf … ti tirano fuori la destra e sinistra (ma perceBER che c’entra con la destra e sinistra? me lo chiedo pure io).
Con destra e sinistra la pubblicità è “quasi” assicurata ed è a rischio zero, meno rischiosa che scrivere contro qualche religione suscettibile.
Io però non trovo la cosa leale e poi in questo caso la discussione la stanno sponsorizzando solo i diretti interessati e i loro amci.
Per me un vero scrittore non è mai di destra.
E’ uno scrittore e basta.
Il problema, per me, è sempre e solo essere veri scrittori (cosa non da poco) e non di destra o di sinistra.
Ad ogni modo se uno è un vero scrittore si vede solo col tempo.
… nel frattempo in attesa del giudizio dei posteri urge vendere ;-).
Legittimo inseguire la vendita, la fama, i premi ecc. ma … per favore PER PIETA’ non ce la fate passare come ricerca della verità :-)).
Io leggo sinistra e destra senza problemi però … via mozzi … definire il riformista di sinistra mi sembra un simpatico scivolone, ecco perché poi hai gli incubi che ti insegua lo spazzino con la monnezza 😉
(ottimo raccontno quello sia che fosse di destra che di siistra).
cara gina, ilpostodell(s)vistedelneutro.it c’è così tanto, ma tanto (in tutte le interviste c’è una domanda apposita, in tutti le recensioni c’è uno spazietto apposito, come per le ore dello smalto. c’è 🙂 sich.! c’è a sfinire e infatti a furia di sfinirmi, finisce che mi dedicherò ad altro, ma prima te lo dico, tranchila!
bamboo, mi scuso. hai ragione. scrittore/ice oggi come oggi è un insulto. 🙂 giuro che mi scuso. non ha detto da nessuna parte che scrivi. mi scuso 3. basta così? pace?
cambio i nomi delle persone perchè mi piace. siccome non conosco nessuno di faccia “creo” una faccia mia. all’uncinetto. ;.)
PS
Comunque, quando scrivevo che la cosa è falsa, e ‘secondariamente’, di destra, intendevo dire quello che dicevi tu: cioé che quando penso il giochetto delle classificazioni e delle attribuzioni è un intralcio.
Ciao
Marco
Onde evitare confusioni: io ho citato Gaber, quella canzone che tu, caro Marco, ritieni sciocca. E non Leonardo Colombati.
Saludos
Iannox
Ormai siamo alle classificazioni spicciole… sopratutto ho visto e letto nei blog stroncature di Piperno da ridere… si tenessero Bukowski, io continuo a proporre J. Fante a tutti, lo diceva nache Bukowski…
non capisco la tirata a chiè più di sinistra, non capisco la semplificazione della polarizzazione.
non capisco come si faccia a definire un libro di destra o di sinistra, magari la mia è una presa di posizione, ma, ancora una volta, chiedo a chi abbia idea di come farlo di spiegarlo a tutti.
non capisco come si faccia a definire blair di sinistra, o clinton, o d’alema se è per questo.
e poi mi chiedo se non sia una esigenza dei critici, poveri di parametri estetici per giudicare un’opera, a fare una specie di sociologia della letteratura. perchè che cosa è di sinistra, una letteratura realista? una letteratura che è memoria storica? il discorso filerebbe pure: se la tendenza al distacco, al cinismo, alla dimensione individualista sono caratteristiche derivanti e funzionali ad un sistema capitalistico allora una letteratura resistente è di sinistra, ma questo discorso andava una meraviglia 50 anni fa. adesso è diverso, le narrazioni, anche particolari, che si pongono a margine della Storia (fallologocentricaoccidentale ecc. ecc.) rappresentano una forma di resistenza. e potreo andare avanti per una mezz’ora, ma fa troppo caldo e penso che si capisce quello di cui sto parlando…
allora, vogliamo andare avanti per contrapposizioni? brecht contro beckett, steinbeck contro scott fitzgerald…a me pare riduttivo.
ci provo?
per me essere “di destra” nella vita, non è un insulto, perchè lo si può essere in buona fede, perchè si è un po’ stupidi o bonaccioni, o stanchi di vivere, pure 🙂
però è di destra (ma preferisco dire “poco chic” e adesso spiego perchè e che intendo): chi non si accorge (o fa finta, o giustifica) delle “speculazioni, delle iniquità” – economiche, sociali, culturali, politiche che vengono perpetrate. di solito chi le perpetua si serve un po’ della “menzogna” 🙂
è sbagliato dire, brecht vs beckett, entrambi – “nell’arte della scrittura” – hanno svelato delle inquità (linguistiche o economiche) come fitzgerald, come drieu la rochelle, come celine;
dovresti dire pomilio 🙂 vs brecht, e subito ti viene fuori come nel gioco delle cartine di tornasole chi tra i due è “meno chic” ( meno elegante). non c’è nessuna eleganza nel giustificare delle falsità – magari uno/a le giustifca perchè non le vede, o per pigrizia – e nessun/a “grande artista” l’ha mai fatto; un bravo artista è esercitato a “vedere bene”. lo fa a qualsiasi costo. vuole solo vedere. per tutta la vita non fa che quello. non è pigro/a mai, un/a bravo/a artista. lavora sempre.
quindi: si può essere “grande artista” – se si vuole usare questo termine, per quel che vale – e dichiararsi di destra (come uomo o come donna);
ma nessun “grande artista” è mai stato “poco chic”. nessun grande artista ha cioè, mai – nelle sue opere – coperto volutamente – nelle sue opere! ripeto, che sono ciò che conta, visto che parliamo di “arte” – delle iniquità.
e con poco chic, ripeto, intendo chi per babbionaggine o consapevolmente dica “non vedo” anche quando vive davanti a una macchinetta di dipaositive che fa continuamente “clic, clac, clic, clac, clic, clac”
ci ho provato andrew.c 🙂 ma voglio migliorare!
più che di destra però io lo definirei “poco chic”.
l’ultima riga non c’entra.
Mi sento d’accordo con Alderano (opera e opinioni dello scrittore due cose distinte, ma poi vedremo con quali eccezioni), con Georgia (polemica ‘di destra-di sinistra’ facile pubblicità senza impegno monetario), con il posto (sostanziale onestà intellettuale di opere e scrittori degni di codesto nome) e quindi mi trovo d’accordo anche con M. Carlotto e con quanto lui risponde in una intervista sul libro ‘le irregolari’:
http://www.massimocarlotto.it/irregolari-interviste3.html
UN PUNTO DEL TUO ROMANZO MI HA COLPITO. E’ QUANDO FAI DIRE A UN TESTIMONE (TUTTI GLI ARGENTINI SOPRAVVISSUTI SONO, AHIME’, DEI TESTIMONI): >. COS’E’ QUESTO? UN SEGNO DI DISTINZIONE TRA LETTERATURA E DENUNCIA POLITICA?
Più che altro tra letteratura e letteratura. Diversi scrittori (alcuni noti come democratici, progressisti o addirittura di sinistra) non solo non si schierarono contro la dittatura, ma addirittura accettarono inviti a cena dal generale Videla. Eppure sapevano quello che accadeva in Argentina. A mio avviso questo non può essere dimenticato, nemmeno di fronte alla bellezza di “CARME PRESUNTO”. E non si tratta certo di estremismo politico o letterario, ma solo ricordare che Soriano ha preferito l’esilio e Haroldo Conti, autore di “NUDESTE”, forse il più bel romanzo argentino del Novecento, è ancora desaparecidos.
non ho le idee ben chiare, ma alla categoria sinistra-destra mi piace sostituire umano-non umano e spesso, chissà perchè, mi viene da pensare che le guerre, democratiche e preventive anche, non rientrano nella categoria dell’umano, ma in quella della distruzione di esso.
Mi scuserà Colombati (e poi non siamo certo sotto dittatura), ma per questo mio particolare modo di vedere trovo difficile essere del tutto serena quando leggo l’Opera sublime di chiunque trovi giustificazioni per quella che giudico una carneficina ad uso e consumo del controllo economico e territoriale.
Spero che altri non siano influenzati da questi strani pregiudizi e le auguro il successo editoriale che merita.
saluti
Recentemente, mi è stato detto che uno scrittore non è maschio o femmina: è uno scrittore e basta. Qui la quaestio riguarda l’arena politica. Personalmente credo che uno scrittore ha la sua identità sessuale e la sua rappresentazione della realtà. Ovvio, lo scrittore deve esser capace di far parlare personaggi maschili o femminili, deve esser capace di rappresentare un clima politico piuttosto che un altro: questo è il minimo. Ovvio, un romanziere può esser scelto da una parte politica piuttosto che da un’altra. Ovvio, non è detto che lo scrittore si riconosca in chi lo ha scelto. Ma a cosa serve spenderci tante parole? Certo è un modo per far parlare del libro. Ok, promotion. Molto più interessante la riflessione su senso e ruolo della letteratura, molto più interessante la riflessione su minimalismo e post moderno. La discussione può essere più o meno colta, possiamo citare esempi stile format, senza che tutto questo aggiunga o tolga nulla alla riflessione sulla palude letteraria italiana. Le scelte editoriali sono viziate da mode vere o presunte, di conseguenza gran parte della produzione si adegua. Più che domandarsi chi è di dx o di sx, sarebbe più utile chiedersi chi avrà senso e significato tra 10/20/50 anni.
maddalena mongiò
Recentemente, mi è stato detto che uno scrittore non è maschio o femmina: è uno scrittore e basta. Qui la quaestio riguarda l’arena politica. Personalmente credo che uno scrittore ha la sua identità sessuale e la sua rappresentazione della realtà. Ovvio, lo scrittore deve esser capace di far parlare personaggi maschili o femminili, deve esser capace di rappresentare un clima politico piuttosto che un altro: questo è il minimo. Ovvio, un romanziere può esser scelto da una parte politica piuttosto che da un’altra. Ovvio, non è detto che lo scrittore si riconosca in chi lo ha scelto. Ma a cosa serve spenderci tante parole? Certo è un modo per far parlare del libro. Ok, promotion. Molto più interessante la riflessione su senso e ruolo della letteratura, molto più interessante la riflessione su minimalismo e post moderno. La discussione può essere più o meno colta, possiamo citare esempi stile format, senza che tutto questo aggiunga o tolga nulla alla riflessione sulla palude letteraria italiana. Le scelte editoriali sono viziate da mode vere o presunte, di conseguenza gran parte della produzione si adegua. Più che domandarsi chi è di dx o di sx, sarebbe più utile chiedersi chi avrà senso e significato tra 10/20/50 anni.
maddalena mongiò
Sobilli, l’anonimo interogativo, sobilli! 🙂
insomma, si ritorna a questo :
“Questo è un bignamino. Penso che a nulla serva uno scrittore che non parli del “difuori”, che non lanci idee e apra gli occhi, sobilli.
Cosa fa Colombati in questo pezzo? Parla dell’ambientino:Piperno, Pincio e se stesso…e dimentica Desiati.
Ma quello che è più triste è che nell’opera prima del viareggio stanno i tre figliocci di siciliano.Tutto taroccato! Ma dico: Scarpa, Wuming, Moresco, Voltolini, Evangelisti esistono?
nu pocu di trasparenza! ”