DI SARA, PER SARA, DA QUELLA PARTE DI ME CHE NON E' QUELLA CHE CONOSCETE

Diciamo che da ieri sono imprigionata in una fantasia. Una fantasia adolescenziale, di quelle che denotano una non guarita sindrome da onnipotenza. Una fantasia perfettamente inutile.
Non appartiene, la fantasia, alla scrittrice, all’attivista, alla femminista. Dimenticatele. Troppe volte quelle donne che sono io e che vanno a comporre quella che sono hanno scritto di femminicidio. Troppe volte hanno motivato l’uso del termine, la lettura dei dati, la motivazione storica dei femminicidi. Troppe volte hanno proposto la via culturale che si oppone al rafforzamento delle pene, alle leggi speciali, alla politica del pugno duro. Troppe volte hanno ripetuto che è faccenda che si risolve insieme, donne e uomini, e che non c’è atto di accusa alcuno al genere maschile in questi casi, non c’è rabbia, non c’è risentimento. Troppe volte hanno sostenuto che una e una sola è la strada, quella dell’educazione sentimentale e di genere (sì! di genere!) nelle scuole. Troppe volte hanno firmato appelli, petizioni, scritto post, scritto articoli, scritto libri. Troppe volte hanno discusso sui social con:
quelli e quelle che la parola femminicidio è brutta
quelli e quelle che non è vero che le donne muoiono più degli uomini è tutta una manovra per farvi pubblicità
quelli e quelle che voi femministe ce l’avete con gli uomini
quelli e quelle che approcciano la notizia di ogni morta ammazzata con “facciamo un distinguo”
quelli e quelle che “è stato un raptus, è matto, è ubriaco, non è normale non è come me o come mio marito o come mio figlio o come mio fratello”
quelli e quelle che “a proposito ho scritto un libro un saggio un romanzo che parla proprio di femminicidio, leggetelo”.
E’ stato detto e scritto molto da quelle donne che sono io e da tante, tantissime altre, e non è ancora servito. Ogni volta riparte il moto ondoso, ogni volta si compiange, si invocano rimedi, si interpellano ministri e ministre, si fa un tweet storm, un’inchiesta, una manifestazione con le scarpe rosse.
E intanto l’unica via che servirebbe – quella dei Centri antiviolenza, quella delle associazioni come Scosse che vanno nelle scuole a parlare di stereotipi maschili e femminili, quella delle case editrici come Settenove, quella di tutti coloro che sanno che la via appunto è prevenire la fragilità delle relazioni, liberare i maschi e le femmine dalle gabbie dove sono rinchiusi – quella via si riempie di ostacoli, di minacce, di Family Day.
Allora, sto scrivendo per me, e di me, di quella che sono e di quello che provo da ieri. La fantasia è semplice quanto inutile.
Sabato notte io ero a via della Magliana, una parte di Roma che conosco molto poco, per andare a vedere la mostra di mia figlia, appunto. Ci siamo, mio marito e io, persi dieci volte, perché io non ho ancora imparato a usare il navigatore del cellulare e lui non ha ancora imparato a chiedere indicazioni. Siamo arrivati a mezzanotte, infine. Siamo andati via, mio marito mio figlio e io, passata l’una del mattino. Ci siamo fermati a prendere un gelato. Sarà stata l’una e mezza. Due ore prima di quella disperata richiesta di aiuto di Sara Di Pietrantonio, in quella strada.
La mia stolta, infantile fantasia è quella di aver fatto più tardi alla mostra: bastavano un paio di bicchieri e due chiacchiere in più nel giardinetto. La mia stolta,inutile fantasia è aver potuto incrociare i passi di quella ragazzina, che aveva l’età di mio figlio, e aprirle lo sportello e dirle salta dentro.
Stolta, stolta onnipotenza. Non è avvenuto, non c’è nulla che si possa fare.
E infine, davvero, mi chiedo quanto serva questo triste balletto, che ogni volta si ripete: di qua chi si accora, di là chi dice “ragioniamo, il femminicidio non esiste”. Che si spegnerà fra qualche giorno e ricomincerà alla prossima ragazza che semplicemente sceglie di porre fine a un amore, e al prossimo ragazzo che non lo accetterà, e noi ritorneremo a riprendere i nostri ruoli, di qua chi si accora, di là chi dice ragioniamo. E tutto, ancora una volta, sprofonderà nel nostro rimanere immobili, nel nostro guardare il selciato, anziché, come dovremmo, il cielo.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo.
Poi soggiunge: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa.
Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco.

21 pensieri su “DI SARA, PER SARA, DA QUELLA PARTE DI ME CHE NON E' QUELLA CHE CONOSCETE

    1. Sì, c’entra moltissimo. Nel momento in cui sta impedendo l’educazione culturale e sessuale nelle scuole. Con una violenza verbale (e di pratiche) inammissibile, e tollerata.

  1. Cara Loredana, io sono un uomo dalla lacrima indisciplinata, le mie ciglia non mi ubbidiscono mai come vorrei e non trattengono quello che vorrei non mostrare (perché poi?) ecco non so che uomo io sia, so che condivido con lei il pensiero magico, la sua stolta inutile fantasia di poter fare qualcosa. Cosa miodio? Cosa?
    Adesso incontro una classe di terza elementare, hanno occhi che vivono di vita propria, dovrò parlar loro della mia lingua antica e degli alberi, vorrei che capissero perché i miei occhi, così diversi dai loro, luccicano di acqua e sale, è poca cosa, è niente. È qualcosa?
    Cara Loredana la stimo da tanto tempo, oggi vorrei dirle che le voglio bene.

  2. cioè, una manifestazione, il family day appunto che può piacere o fare schifo e che è iniziato pochi anni fa, è la responsabile del fallimento dell’educazione sessuale nelle scuole?
    Come minimo, molto azzardata come affermazione, come minimo ….

    1. Ovviamente non quella manifestazione, non quell’unica giornata, Mauro: ma la prassi di boicottare l’educazione sessuale, minacciare le associazioni che la fanno, minacciare i dirigenti scolastici, chiamare l’esorcista (è successo) se si parla di educazione sessuale. Eccetera. Azzardato, se posso, è negare il danno devastante che si sta facendo.

  3. Cara Loredana, quando ho scoperto di essere incinta di una bambina ho pensato che mi attendeva una sfida bellissima e ardua, ovvero quella di crescere con mia figlia, senza segregarmi nel solo ruolo di madre, ma aiutando Anna a diventare grande e autonoma e consapevole del fatto che nulla, ma proprio nulla le è precluso e che non deve permettere a nessuno di farla sentire inadatta. È un compito difficile, a volte mi spavento di fronte a quella che mi sembra una guerra contro gli stereotipi, contro chi parla di teoria del gender come fosse uno spauracchio, contro chi mi dice che mia figlia non è vestita abbastanza da bambina. Poi leggo quello che scrive Lei e penso che sì, è una guerra, ma non la combattiamo da sole almeno. Grazie di cuore!

  4. ieri
    ho creduto essere altrove
    non appeso a radiotre al tuo programma
    non ti sei mai lasciata andare
    così…ogni pensiero riga memento era attaccato alla truce fine di SARA…,queòòa ragazza
    romana trovata bruciata come fosse erba secca concime indescrivibile e puzzolente pure.
    Allora mi son girato,ho spento eppoi acceso la radiolina amica per sapere sera la mia sensazione vera incubo indescrivibile..: eri davvero Tu Loredana la tua voce senza fiato secca priva di lacrime e quasi gridavi..
    Ho capito sentito che la ferita inferta era troppo profonda e non ho desiderato poi altro che finisse la trasmissione.Mi hai fatto pena paura e procurato dolore per il tuo sentire dire…-Spero oggi tgi senta meglio…mi spiace Loredana…suvvia : verrà giorno ora che un nuovo sole splenderà…-Grazie per essere concepita così delicatissima AMICA..!!!-
    Ciao LOREDANA….. <3
    dario.

  5. Grazie Loredana. Penso sia importante esserti accanto per farti sentire che non sei sola. Che le tue parole intelligenti e amorevoli non sono inutili. Che noi Uomini, qualche volta, ci siamo.
    Un abbraccio.

  6. Sono state pubblicate le deposizioni dei due automobilisti. Non si sono accorti. Quello che vede una telecamera non è lo stesso di ciò che vede un occhio umano impegnato a guidare. Non c’è stata indifferenza. Probabilmente anche se l’avessi incrociata, non ti saresti accorta. Molto probabile.

  7. Nel momento in cui non spieghiamo ai nostri cuccioli come comportarsi nel mondo in cui li liberiamo, nel nostro ruolo di genitori e /o insegnanti , fingendo di credere che non siamo responsabili per tutti i bimbi che sono nella nostra tribu’ planetaria, siamo il tizio che torna a casa in auto e non rallenta davanti ad una ragazzina che chiede aiuto.
    Mi piacerebbe fosse una sciocchezzuola retorica, ma purtroppo non è così.

  8. Io, per dire, qualche idea ce l’avrei. Primo, creiamo una cordata transpartitica che intenda seria,ente occuparsi della questione femminile in Italia. Secondo, facciamo passare una legge, come ne esistono in Europa, che imfligga ammende economiche a chi impugni pubblicamente stereotipi di genere. Terzo, sostituiamo nelle scuole l’ora di religione con un’ora di educazione civica e comprendiamo in quell’ora un’educazione alle relazioni di genere. Quarto, potenziamo l’efficacia dei centri antiviolenza, in termini economici e legali. Quinto, controlliamo l’operato degli assessorati alle pari opportunità e creiamo un efficace ministero alle pari opportunità capace di influire sul lavoro delle donne, sui servizi sociali e sanitari che garantiscono la loro occupabilità. Per esempio.

  9. La ringrazio per tutto quello che scrive e che dice, su questo argomento in particolare. Sono un’insegnante e a scuola parlo con le ragazze e i ragazzi di queste cose, si parte dalla Lupa di Verga per arrivare a Vanessa Scialfa e alle altre. Stia bene, Lei sta già facendo moltissimo .

  10. La ringrazio per tutto quello che scrive e che dice, su questo argomento in particolare. Sono un’insegnante e a scuola parlo con le ragazze e i ragazzi di queste cose, si parte dalla Lupa di Verga per arrivare a Vanessa Scialfa e alle altre. Stia bene, Lei sta già facendo moltissimo .

  11. Oltre a sentirsi schifosamente sconfitti per non aver potuto aiutare, impedire, salvare o quello che sia, un pensiero di lato mi distrae dalle vostre considerazioni sicuramente più necessarie.
    Ho distrattamente letto oggi: di due famiglie distrutte, anche quella dell’omicida che ha premeditato la fine della giovane ragazza.
    Non vorrei fare discorsi di odio (credo nel No Hate speech on line e possibilmente offline) e però dico:Non si potrebbe aspettare nel dolore di essere genitori di un assassino e forse di una persona a suo modo disturbata, nel voler essere considerati come vittime? Nel dolore intanto c’e una vittima, c’è la sua famiglia.
    Essere vittime non è uno status eroico auspicabile, glorioso. E’ un dato di fatto, allora anche se la famiglia di chi minaccia, insegue, aggredisce, e da fuoco soffre, si facesse un passo indietro, e la stampa la smettesse di gettarsi sulle prede giovani, belle, meno giovani, meno belle e smettesse di interpellare per alimentare il voyeurismo e senz’altro non fateci sentire più se una cosa privata come: “Perdona?” sia l’epilogo che ci mette il cuore in pace e una finta ricomposizione sia ripristinata, tutti tranquilli fino al prossimo femminicidio.

  12. Adesso è il tempo delle emozioni, che in eccesso non sono mai positive. Arriverà il momento della riflessione? Ne dubito.
    Sara diverrà una delle tante vittime (vittima solo di un fidanzato pazzo di gelosia?) un volto tra i tanti della rete, calerà il silenzio dei media tra qualche giorno fino al prossimo caso con l’estate è alle porte quando la sovraesposizione su ogni efferatezza raggiunge il picco.
    Oh si l’educazione… sessuale certo, se fatta bene è sempre meglio che i ragazzi imparino qualcosa da li e non dalla pornografia, e poi si dovrebbe insegnare Storia delle Religioni altrimenti “lo straniero” come lo si comprende in una civiltà multiculturale? E poi Ecologia della mente che non guasterebbe, e ci vorrebbe un Ministero dell’infanzia innanzitutto e un buon governo… con gli insegnanti pagati almeno 3000 euro al mese altrimenti te li scordi i metaloghi… Insomma nulla di quanto abbiamo o avremo… Poi potremmo leggere Bachofen e la Reisler e vedere che eventi come questo sono storia antica assai… Hillman diceva che gli Dei sono diventati sintomi… una ninfa che fugge inseguita da un satiro impazzito che vuole incenerirla, chissà quanto potremmo comprendere guardando davvero… ma in America nelle accademie
    hanno già cominciato a vietare Ovidio e il turno di Shakespeare, Dante, Euripide è prossimo così il futuro di tutti i grandi autori del Canone, segnato dalle petizioni che ci informano che questi autori sono sessisti… oh la la… (maestri dell’umanità che per secoli hanno insegnato a comprenderla l’umanità e a costruirsene una pensando con la propria testa) quindi il futuro libertinpornograficoculturalpiagnucolante che già ci abita non si dileguerà e la povera Sara, che libertà andava cercando, non è riuscita a sfuggire al suo Hans… “questo nome che non riesco a dimenticare”… perché c’è sempre un Hans e gli assassini sono tra noi e ci sono tanti modi di uccidere una donna soprattutto silenti, come ricordava l’amata Ingeborg Bachmann… ma via tutto questo… troppo complesso… basta studere e traducere, che per gli occhietti della maggior parte dei ragazzi che stiamo formando la peggiore violenza nei media è insensibilmente sopportabile, ma lo sguardo sui moti dell’anima ovvero la grande arte, stiamo scegliendo di non mostrargliela (noi stessi siamo ormai incapaci di leggere) ben celata sotto la patina della correttezza certificata dal fanatismo della prima minoranza che si sveglia al mattino… e che non si parli di regole, giammai! (Non si invochi nemmeno giustizia a quel punto…) Femminicidio è fin troppo “appetibile” come termine ormai già cooptato dal politicamente corretto che domina la nostra società… Non è solo femminicidio, un conflitto importante, è una guerra, che l’umanità sta perdendo, e l’umanità siamo noi

  13. Cari padri di figli maschi,
    lasciate che anche a voi si chieda aiuto. Dobbiamo impegnarci insieme, uomini e donne, e provare a costruire un futuro migliore della barbarie dell’oggi. E necessario che diate tutti quanti il vostro contributo per aiutare le madri ad educare gli uomini di domani affinché non vi sia più nessun’altra Sara da piangiare.
    Per favore, insegnate ai vostri figli che il mondo femminile non è il terreno di caccia di perenni play boy; che non occorre essere sempre un super macho predatore, che non si può essere sempre vincenti nelle relazioni con l’altro sesso o peggio conquistatori infallibili e superdotati. Insegnate, vi prego, ai vostri ragazzi che si può essere uomini veri anche e soprattutto nella sconfitta, anche dopo essere stati abbandonati. Anche dopo essere stati traditi. Che si può e si deve imporare a sostare dignitosamente nel dolore in attesa che passi senza meditare vendetta, senza sentirsi derubati perché l’amore non è mai possesso, ma quotidiana, libera scelta. Non guardate mai, padri, i vostri ragazzi che sono stati lasciati come se fossero degli incapaci….Non abbastanza virili e in grado di tenersi una donna; non fateli mai sentire inferiori agli standard necessari per essere dei veri maschi. Spiegate che un Uomo vero rispetta prima di tutto la libertà della propria compagna, ne rispetta le scelte anche quelle che dovessero ferire ed è capace di vivere anche da solo senza pensare di non valore niente. L’ essere lasciati non diminuisce l’identità di nessuno ed è colpevole ridurre rabbiosamente la donna che non ti vuole più al rango di puttana, di troia…comunque di nemica da oltraggiare e punire perché ha osato scegliere di essere di nuovo libera o liberamente un altro amore.
    E poi, padri cari, sedetevi accanto ai vostri ragazzi e piangete con loro. Non abbiate voi per primi paura a mostrarvi fragili e sconfitti. Commuovetevi con i vostri figli per le loro sofferenze. Abbracciateli senza vergogna. Prendeteli virilmente per mano e fateli rialzare. Aiutateli a stare in piedi da soli…perché dovranno ancora scontrarsi con pregiudizi, stereotipi e vecchi schemi mentali. Rendeteli forti nella dignità e sicuri che valere davvero vuol dire rispettare la libertà e i diritti degli altri e quindi la propria libertà e i propri diritti.
    E poi, vi prego, fermatevi ancora un attimo….Leggete insieme il giornale e guardate il sorriso di Sara. Versate ancora qualche lacrima e poi sorridete fieri di poter dire insieme: mai più.

  14. ciò che i padri di figli maschi dovrebbero fare è insegnare che non c’è proprio nulla di “virile” (qualunque cosa si intenda) nell’uccidere una donna che non ti vuole più; una persona davvero forte e sicura di sè soffre per un abbandono o un tradimento, può provare rabbia, dolore, può anche avere pensieri negativi, nerissimi ma li supera senza diventare distruttivo, sa affrontare la sofferenza e non ne fa un totem. Il padre di figlio maschio dovrebbe insegnare che essere un marito “fedele” che maltratta la moglie e le impedisce di avere una vita propria è molto peggio che essere un playboy incallito che non torce un capello a nessuno
    Abbracciare i figli e piangere con loro è giusto, solo non facciamo l’errore di misurare la sensibilità e la capacità empatica di qualcuno in base alla frequenza dei pianti. Mi sbaglierò ma ciò che manca oggi a molti uomini non è la capacità di piangere (mi pare che molti assassini non abbiano problemi a piangere) ma di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e anche dei propri sentimenti, per non parlare della capacità di amare davvero (e per amore intendo appartenersi l’uno all’altro/a nella libertà, passione e fiducia reciproca che impedisce all’eventuale gelosia di diventare ossessiva e soffocante)

  15. Spinosa questione quella del cosa insegnare ai maschi, quando tutto l’immaginario maschile è messo sotto accusa e additato come causa d’ogni male.
    A mio figlio insegno una cosa molto semplice. Testa alta e schiena dritta, sempre. L’abbandono non può coinvolgere anche te, i tuoi principi, tutto quello che sei.
    Rabbia e frustrazione sono normali. Non reprimerli perché è peggio. Accettali e sfogati in modo costruttivo. Boxe, karate, caccia, nuoto, o anche solo spostare mobili pesanti o distruggerne di vecchi. Fa’ in modo che l’energia che lo stress ti fa accumulare dentro venga usata per la tua crescita, fisica ed emotiva.

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