Giovedì scorso si diffonde la notizia della defezione di un gruppo di scuole dell’ascolano dal Così fan tutte di Mozart. Lo denuncia il regista Pier Luigi Pizzi, si conferma oggi parlando di tre dirigenti scolastici delle medie che hanno considerato troppo scabrosa (parla di sesso!) l’opera mozartiana.
Però sono corsi ai ripari, dice il Resto del Carlino:
“È così ieri mattina prima della recita di sabato al Teatro Ventidio Basso, è andata in scena al Teatro Filarmonici, l’opera studio ‘Così fan tutte’ con gli studenti che hanno avuto un incontro con il dottor Daniele Luciani dirigente del reparto di prevenzione dell’Area Vasta 5 e con il vicesindaco Donatella Ferretti docente di storia e filosofia al liceo scientifico Orsini di Ascoli sul tema dell’educazione sentimentale. La lirica è diventata così anche occasione per approfondire i corretti comportamenti interpersonali: formazione musicale e formazione personale”.
Repubblica, dal canto suo, ci informa che l’opera ha provocato “l’ira delle femministe” perché il Così fan tutte del titolo si rivolgerebbe solo alle donne.
E qui viene da sbottare. Ma in nome della Dea, di che diavolo state parlando, dell’opera di Mozart-Da Ponte o del film di Tinto Brass?
Perché non è possibile stracciarci le vesti per l’analfabetismo di ritorno, l’ignoranza dei social e la decadenza e caduta dei tempi quando la prima, clamorosa ignoranza è quella dimostrata da chi ha rifiutato di portare un gruppo di adolescenti a teatro e anche di chi ha fornito la notizia. Bastava ascoltare. Bastava, se proprio non si voleva ascoltare, leggere il libretto. Bastava, se proprio non si voleva fare nessuna delle due cose, interpellare non dico un musicologo, ma un qualsiasi amante della musica, (un orecchiante, neanche un orecchiuto, per usare un’antica espressione).
Perché Così fan tutte parla di giovinezza e di amore, e dei giochi dell’amore che sono possibili, in quei termini, solo quando si è ragazzi e ragazze, e si è mobili come aurette gentili. Tant’è vero che nel meraviglioso terzettino Soave sia il vento, dove le due fanciulle, Dorabella e Fiordiligi, insieme a Don Alfonso, salutano i fidanzati Guglielmo e Ferrando che sono richiamati alla “bella vita militar”, c’è una nostalgia anticipata, un presagio di fine e mutamento, che solo Mozart poteva restituire così. Ascoltatelo, magari: vi farà bene.
Si sarebbe potuto, a quei ragazzi, dire questo: ci sono due coppie di innamorati, c’è un vecchio amico dei due, Don Alfonso, che ama smascherare le illusioni e ordire intrighi e, soprattutto, c’è una straordinaria servetta, Despina, che di Don Alfonso è il perfetto contraltare femminile. E che risente non poco dei venti rivoluzionari, già dal recitativo che ce la presenta:
Che vita maledetta
È il far la cameriera!
Dal mattino alla sera
Si fa, si suda, si lavora, e poi
Di tanto, che si fa, nulla è per noi.
È mezz’ora che sbatto;
Il cioccolatte è fatto, ed a me tocca
Restar ad odorarlo a secca bocca?
Non è forse la mia come la vostra?
O garbate signore,
Che a voi dessi l’essenza, e a me
l’odore!
Despina è quella che da una parte cade nel tranello di Don Alfonso (presentare alle due infelici ragazze due turchi innamorati, che sono poi gli stessi fidanzati, e farle innamorare di loro, permettendogli così di vincere la scommessa sull’infedeltà femminile), e dall’altra lo rintuzza scena dopo scena, travestendosi da dottore esperto in mesmerismo prima e da notaio poi. E, soprattutto, ha le idee ben chiare sui diritti delle donne. Così, da una parte don Alfonso canta:
Tutti accusan le donne
Ed io le scuso.
Se mille volte al dì cangiano amore;
Altri un vizio lo chiama, ed altri un
uso,
Ed a me par necessità del core.
L’amante che si trova alfin deluso,
Non condanni l’altrui,
Ma il proprio errore.
Giacchè giovani, vecchie e belle e
brutte,
Ripetete con me:
Così fan tutte!
Ma Despina, nelle due arie che ha a disposizione, ricorda alle due padroncine che una donna può e deve
qual regina dall’alto soglio
Col posso e voglio farsi ubbidir.
Non solo, se Don Alfonso dice che le donne sono infedeli, Despina dice lo stesso degli uomini:
In uomini, in soldati, sperare fedeltà?
Non vi fate sentir, per carità!
Di pasta simile son tutti quanti,
Le fronde mobili, l’aure incostanti
Han più degli uomini stabilità!
Mentite lagrime, fallaci sguardi
Voci ingannevoli, vezzi bugiardi
Son le primarie lor qualità!
In noi non amano che il lor diletto,
Poi ci dispregiano, neganci affetto,
Ne val da barbari chieder pietà!
E conclude:
Paghiam o femmine, d’ugual moneta
Questa malefica razza indiscreta.
Amiam per comodo, per vanità!
Così fan tutte è tutto tranne che un’opera sul sesso e contro le donne. E’ un’opera di immensa bellezza che può dare, volendo, un’infinità di spunti didattici. Bocciarla a priori, o contestarla, qualora fosse reale la famigerata ira femminista (?), significa, banalmente, non conoscerla, non volerla conoscere, finire dritti nella trappola del pregiudizio e del puritanesimo neofondamentalista che puzza di Gilead. Una faccenda che a scuola non dovrebbe trovar posto.
Grazie, anche per i brani del libretto
poveri noi, e allora l’otello e la butterfly e ……orrore ….la traviata IL DON CARLOS, il Nabucco……..poveri diavoli quei ragazzi nelle grinfie bacchettone di quelle teste vuote