Beh, negli anni Novanta ero troppo grande e i figli erano infanti, e il fenomeno Beverly Hills scivolò senza troppo coinvolgimento, quindi perdonerete lo sguardo disincantato. Però ne scrissi, su Repubblica. Era il luglio 1993 e quello, peraltro, fu il primo incontro tra Giovanni Arduino e la sottoscritta, e magari nessuno dei due lo ricordava.
Chi la fa l’ aspetti. Dopo anni di saccheggio della letteratura da parte del piccolo schermo le parti si invertono e trionfano le “novellizzazioni”. La brutta parola (meglio il “romanzamento” suggerito da Oreste Del Buono”) sta ad indicare quei prodotti, non necessariamente sublimi dal punto di vista estetico, che alle sceneggiature televisive fanno riferimento sia riscrivendole fedelmente, sia usandole come punto di partenza per nuovi scenari. Così, dopo il Diario di Laura Palmer il cui successo si legò a Twin Peaks, ecco il caso Beverly Hills 90210, serie televisiva giovanilistica e tifatissima in 65 televisioni di ogni parte del mondo, compresa la nostra Italia 1. Quanto a merchandising, Beverly Hills fa impallidire ogni suo predecessore, dai Simpsons fino al Club di Topolino: rastrella un pubblico di under ten che fa incetta di figurine e patatine e bamboline e orologini, mentre i videogiochi e la hot line telefonica sono per i fratelli adolescenti, riservando, si suppone, ai genitori la pastasciutta (in Germania, dove il successo della serie è quasi superiore a quello americano, si vendono penne e linguine col marchio 90210). Poi ci sono i libri. In America sono già usciti sette titoli che viaggiano complessivamente sui dieci milioni di tiratura, con i primi due in testa per cinque mesi alle classifiche riservate ai teenager. In Inghilterra si vendono strenne fotografiche e ricettari (cosa mangerà Luke Perry per il breakfast? Lo sapremo presto anche noi). In Italia, per l’ appunto, si contano finora cinque libri pubblicati da Sperling e Kupfer nei tascabili, tutti basati sulle sceneggiature di Star, Rosin, Stenn e Spies, e tutti a prezzi accessibili, tra le undici e le tredicimila lire. La tiratura per i due titoli d’ esordio (Primo incontro e Senza segreti) si aggirava in autunno sulle 40.000 copie. Balziamo a mezzo milione per i tre in libreria da aprile (I nostri sogni, Tutti in spiaggia e Il mondo di Beverly Hills). Particolare notevole: l’ acquisto avviene generalmente in blocco: i giovanissimi telelettori, cioè, collezionano i volumi – tutti – come un ulteriore gadget di complemento all’immagine. Quanto ai contenuti, poco conservano dell’ operazione d’ autore che, a torto o a ragione, circondava il citato Twin Peaks. I ragazzotti belli e dubbiosi di Beverly Hills 90210 sembrano semmai ricalcare le orme di Happy Days, con i due gemelli sedicenni, poveri e piacenti di nome Brandon e Brenda sulla falsariga di Ricky e con Dylan come aggiornamento tenebroso di Fonzie (che a sua volta si modellava su James Dean e dintorni). A contorno, i tipi umani che popolano il lussuoso liceo locale: la secchiona impegnata, la ricca infelice che si dà al taccheggio, quella che ci sta e quella che non ci sta, su sfondo californiano di surf, Hollywood e insalate di alfa-alfa, ovvero il lato allegrone del vecchio Cioccolata a colazione di Pamela Moore. Motivi del successo planetario? Per l’ America a contare è il fattore “problematiche giovanili”: il più ovvio per la nazione che ha scoperto i giovani come categoria negli anni Cinquanta, e che ai giovani torna quarant’anni dopo con un prodotto che, sottolinea Giovanni Arduino, editor della Sperling, “ripropone tematiche e paure reali, dall’aborto alla contraccezione, dall’ Aids al divorzio dai genitori”. Problemi veri, ma ambientati in un mondo finto, dove i dolori si annegano sorseggiando margaritas al mango (cosa che non capita con regolarità ai sedicenni comuni). Che poi la finzione corteggi ad arte la cronaca è un altro conto. Come accade nella più recente letteratura rosa, anche Beverly Hills sposa, ad esempio, la causa del sesso protetto. Questa la “prima volta” di Brandon: “controllò se nel tavolino da notte c’ era il pacchetto di preservativi. Lo vide. Era pronto come non mai”. Poi dicono di Lupo Alberto.